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N. 59 - Novembre 2012 (XC)

INTERVENTismo FASCISTA
1936–1939: la GUERRA CIVILE SPAGNOLA

di Tommaso Cherubini

 

Alla vigilia della Guerra Civile spagnola il sistema di relazioni internazionali in Europa era entrato in una crisi che avrebbe condotto nel giro di pochi anni alla Seconda Guerra Mondiale.

 

Il conflitto intestino spagnolo, che esplose in tutta la sua violenza nell’estate del 1936, fu uno scontro tra fazioni che trovò le sue origini nelle continue altalenanti vicende politiche che avevano caratterizzato la Spagna sin dai primi anni del Novecento. Le origini di questo conflitto, pur risalendo alle ingiustizie sociali che attanagliavano una nazione povera, arretrata che aveva visto cadere le ultime vestigia del proprio impero, furono fondamentalmente ideologiche.

 

Una lotta tra due fazioni che da anni si contendevano il potere: da una parte il fronte delle sinistre, affrancato da una vittoria elettorale, sempre più spinto dalle pressioni dei movimenti più radicali ad instaurare nella Spagna repubblicana uno stato di tipo rivoluzionario bolscevico; dall’altra i nazionalisti, ovvero coloro che tra i militari, i monarchici, i conservatori e le famiglie facoltose, ma anche tra gli appartenenti ai ceti inferiori, si sentivano minacciati dai mutamenti sociali che una classe operaia voleva imporre alla nazione.


La sincronia tra l’inizio della guerra in Spagna e l’aumento delle tensioni diplomatiche in Europa, alla quale si può aggiungere senza dubbio la cronica mancanza di mezzi militari su entrambi i fronti, fu alla base di un rapido processo di internazionalizzazione del conflitto spagnolo.


Il parziale successo della sollevazione dei generali spagnoli del 17 luglio del 1936, segnò l’inizio di una guerra civile che sin dai primi attimi assunse un carattere internazionale. Il fronte repubblicano ricevette un concreto appoggio militare dalla Francia e soprattutto dall’Unione Sovietica, oltre che dalla partecipazione attiva di numerosi volontari stranieri, tra cui antifascisti italiani inquadrati nelle Brigate internazionali.

 

L’Italia fascista e la Germania nazista si schierarono, coerenti con le proprie ideologie, con i nazionalisti nel nome di una cruzada (crociata), come lo stesso Franco la definì, contro la barbarie bolscevica e per l’instaurazione di un ordine nuovo in Europa. In ambito diplomatico, i delicati e tesi rapporti con la Francia testimoniano già dai primi mesi di guerra civile, che Mussolini puntava ad indebolire la forza francese nel Mediterraneo, cercando di evitare una vittoria della Repubblica spagnola che al contrario avrebbe favorito nello scacchiere mediterraneo la Francia rispetto all’Italia.


L’intervento dell’Italia fascista al fianco dei nazionalisti spagnoli se non decisivo deve ritenersi rilevante: le motivazioni che mossero Mussolini a soddisfare le richieste di aiuto di Franco già dai primi mesi dell’alzamiento erano state di vario ordine: politico, ideologico, strategico. Nell’arco dei trentatré mesi di guerra civile spagnola l’Italia inviò in Spagna poco più di 76.000 uomini, con una forza media presente di 40.000 unità, i quali combatterono nelle diverse battaglie in cui furono impiegati apportando un indiscutibile contributo alla conquista o liberazione di ampie zone di territorio repubblicano.


Nonostante il numeroso esercito nazionalista, che poteva contare su una leva di circa un milione di uomini, è difficile pensare alla vittoria finale nazionalista senza la partecipazione italiana. Forse il fattore più importante per la vittoria finale, nel quadro del contributo delle forze armate italiane, fu l’invio massiccio di materiale bellico già alla fine del luglio del '36 da parte di Mussolini.


Sul piano politico ed ideologico il contributo fascista alla vittoria di Franco non ebbe le conseguenze sperate: l’Italia ebbe qualche influenza sulla politica spagnola solo quando l’intervento militare italiano fu massiccio e Franco non ne poté fare a meno, ma la speranza di Mussolini di esportare il modello fascista italiano in Spagna fu vana. L’Italia di Mussolini pertanto non raccolse i vantaggi sperati dalla massiccia partecipazione alla guerra civile spagnola.

 

Riuscì nell’intento di evitare l’instaurazione in Spagna di un regime comunista o filosovietico che avrebbe potuto avvicinare la penisola iberica alla Repubblica francese, allora governata dai socialisti, con la conseguenza di chiudere politicamente e strategicamente l’Italia nelle proprie acque territoriali in un periodo di politica espansionistica in cui l’Italia voleva contrastare l’egemonia franco – britannica nel Mediterraneo.


Mussolini comunque si ritenne ampiamente soddisfatto del fatto di aver scongiurato l’affermazione in Spagna di uno stato comunista: l’instaurazione di un regime autoritario che aveva qualche collegamento con il fascismo se non fu un successo ideologico fu comunque un successo personale di Mussolini, che tanto si era speso per la vittoria finale di Franco.


Durante la guerra civile spagnola il governo italiano aiutò notevolmente i nazionalisti spagnoli attraverso un vasto lavoro propagandistico, diplomatico. Gli italiani si spesero molto per la mobilitazione dell’opinione pubblica in Europa ed in America a favore della causa nazionalista, cercarono di impedire che la Repubblica potesse ottenere maggiori aiuti soprattutto da Francia e Unione Sovietica, si adoperarono diplomaticamente affinché non vi fosse quella fine negoziata che avrebbe mutilato la vittoria franchista.


Tra le conseguenze più nefaste della partecipazione italiana al conflitto spagnolo al fianco dei nazionalisti vi fu senza dubbio il rapido avvicinamento di Roma a Berlino.


La collaborazione tra Italia e Germania, i cui rapporti diplomatici fino ad allora erano contraddistinti da reciproche diffidenze, si fece in questo periodo sempre più stretta: lo testimoniano la creazione dell’Asse Roma – Berlino nel novembre del ’36 e la firma del Patto d’Acciaio nel maggio del ’39, che avrebbe assicurato ad Hitler quel sostegno diplomatico necessario per attaccare la Polonia e scatenare così la Seconda Guerra Mondiale. Mussolini giunse a questa pericolosa alleanza dopo aver constatato, proprio in occasione del conflitto spagnolo, la debolezza diplomatica dei paesi democratici.


Nonostante il Duce fosse riuscito a definire un accordo per il riconoscimento britannico del neonato impero italiano, che poteva rappresentare il preludio di buone relazioni tra i due paesi, i fatti di Spagna dovevano sempre più tragicamente legare i destini di Italia e Germania. Francia e Gran Bretagna pur di giungere ad un accordo di pacificazione internazionale si dimostrarono disposti a tollerare l’appoggio non legale dell’Italia alla causa nazionalista spagnola e ad accettare le mire espansionistiche tedesche nell’Europa centrale che si stavano delineando proprio negli anni del conflitto spagnolo.
 

Mussolini si convinse della forza tedesca, ma doveva prendere anche atto che, nonostante cercasse di mantenere alto il proprio prestigio internazionale, mediando a volte tra Germania e Gran Bretagna, i rapporti di forza all’interno dell’alleanza italo tedesca stavano inesorabilmente cambiando a favore di Hitler.


L’Italia non riuscì nemmeno ad ottenere nella penisola iberica la giusta influenza politica che avrebbe meritato dopo il massiccio impegno profuso per la causa nazionalista. Terminata la guerra civile Franco riuscì astutamente a mantenersi al margine di un’ alleanza con Mussolini ed Hitler che sarebbe stata pericolosa se non addirittura mortale per sé e per il suo potere, riuscendo ad evitare con la giusta diplomazia le rappresaglie dei due dittatori.


La neutralità della Spagna durante la Seconda Guerra Mondiale favorì maggiormente gli alleati occidentali piuttosto che le nazioni che avevano aiutato Franco in modo determinante a conquistare il potere: forse fu questo uno dei motivi della longevità della dittatura franchista che al termine della Seconda Guerra Mondiale si offrì alle potenze occidentali come il necessario baluardo all’offensiva politica sovietica in Europa nel lungo periodo di crisi internazionale che passò alla storia con il nome di guerra fredda.


Le conseguenze economiche in Italia dell’intervento militare fascista in Spagna furono catastrofiche: Mussolini nella campagna privilegiò l’aspetto ideologico e propagandistico piuttosto che quello economico al contrario dei tedeschi che astutamente riuscirono a garantirsi con il loro intervento militare contratti di forniture di materie prime spagnole, indispensabili per la propria produzione bellica.


L’esperienza maturata nel campo di battaglia spagnolo non poté tradursi in una miglioria degli equipaggiamenti, degli armamenti, della logistica a causa delle insufficienti risorse finanziarie italiane.


La caparbietà di Mussolini nel finanziare la campagna militare in Spagna costerà molto durante la faticosa opera di risanamento dell’economia dell’Italia, appena uscita dalle campagne militari dell’Africa Orientale. Mussolini preferiva apparire come il Duce generoso che aveva a cuore le sorti del fascismo in Europa.

 

Questa sorta di generosità costò 8 miliardi di lire dell’epoca, una cifra importante che difficilmente la Spagna sarebbe stata in grado di restituire dopo una guerra civile sanguinosa e distruttiva: il credito italiano concesso agli spagnoli, costituito prevalentemente dalla cessione di materiale bellico, fu quasi a fondo perduto, perché i rimborsi furono pochi e parziali, almeno in principio. Ma quello che più impressiona è il costo che l’Italia pagò in termini umani: senza contare in questa breve analisi le perdite subite dai volontari italiani delle Brigate internazionali, tra l’agosto del 1936 ed il marzo del 1939 nelle file fasciste in Spagna morirono 3819 italiani, di cui 1824 del Regio Esercito 1777 della Milizia, 180 dell’aviazione legionaria e 38 della Regia Marina, mentre i feriti furono circa 12.000.


La missione italiana in Spagna fu solo uno degli scenari calcati da Mussolini in politica estera e forse il meno propagandato, soprattutto in principio, e ciò probabilmente concorse a far dimenticare gli uomini che parteciparono spesso con idealistica ingenuità a quella che, secondo Mussolini, doveva apparire al mondo come un’altra vittoria del totalitarismo fascista che avvicinava sempre di più l’Italia ad uno scellerato alleato, la Germania nazista.
 


Riferimenti bibliografici:


Beevor Antony – La guerra civile spagnola – BUR – Milano – 2006
Griner Massimiliano – I ragazzi del ’36: l’avventura dei fascisti italiani nella guerra spagnola – Rizzoli – Milano – 2006
Murias Carlos, Castañon Carlos, Manrique Josè Maria – Militares italianos en la guerra civil española – La Esfera de los Libros – Madrid – 2010
Rovighi Alberto, Stefani Filippo – La partecipazione italiana alla guerra civile spagnola 1936 – 1939 – Ufficio Storico Stato Maggiore Esercito – Roma - 1993



 

 

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