N. 149 - Maggio 2020
(CLXXX)
LA
LIBRERIA
DI
KAPPLER
A
GAETA
Gli
interessi
culturali
del
boia
delle
Fosse
Ardeatine
di
Nicola
Ancora
Herbert
Kappler
ha
trascorso
circa
tre
decenni
all’interno
del
reclusorio
militare
di
Gaeta
per
essere
stato
uno
dei
mandanti
della
cosiddetta
strage
delle
Fosse
Ardeatine
a
Roma
dal
nome
della
località:
Cave
Ardeatine.
In
quella
circostanza
persero
la
vita
335
persone,
molte
di
esse
provenivano
dal
carcere
romano
Regina
Coeli,
ma
anche
ebrei
e
ragazzi
minorenni.
Durante
il
processo,
Kappler
e la
difesa
sostennero
che
quell’episodio
fu
realizzato
in
seguito
all’attentato
in
via
Rasella,
come
legittima
rappresaglia,
poiché
un
attacco
dinamitardo
(preparato
da
gruppi
di
liberazione
antifascista)
uccise
30
tedeschi
della
divisione
“Bozen”.
Nel
1947
le
porte
del
carcere
di
massima
sicurezza
di
Gaeta,
ubicato
all’interno
del
castello
Angiono,
si
aprirono
al
Kappler,
incriminato
per
omicidio
continuato
et
alii
e
condannato
alla
pena
dell’ergastolo.
Il
fine
pena
mai,
indicato
dalla
sentenza,
terminò
molto
prima:
nel
1977
fu
trasferito
al
Celio
(ospedale
militare
romano)
dove
gli
fu
diagnosticato
un
cancro
al
colon-retto.
Il
ferragosto
del
medesimo
anno,
fuggì
verso
la
Germania,
aiutato
dalla
complicità
della
moglie
Annaliese
(che
sposò
in
seconde
nozze
durante
la
reclusione),
dal
figlio
di
questa
e da
altri
complici.
La
fuga
avvenne
in
auto,
ma
inizialmente
(stando
alle
cronache
giornalistiche
del
tempo)
sarebbe
dovuto
fuggire
con
un
aereo
privato,
ma
un’avaria
al
motore
evitò
questa
modalità
di
evasione
dall’Italia.
Una
volta
arrivato
a
Soltau
(paese
natio
della
moglie,
in
Germania),
vani
furono
i
tentativi
per
riportarlo
indietro
o,
tantomeno,
detenerlo
in
una
struttura
penitenziaria
tedesca;
morì
l’anno
seguente,
nel
1978.
In
una
pubblicazione
precedente
sollevai
la
questione
sulla
libertà
di
muoversi
all’interno
del
carcere
di
Gaeta,
nonostante
fosse
detenuto;
ricordo,
nuovamente,
che
i
suoi
trattamenti
erano
di
gran
lunga
differenti
a
quelli
di
altri
detenuti
militari;
essendo
un
detenuto
con
status
di
“prigioniero
di
guerra”,
la
Convenzione
di
Ginevra
stabiliva,
per
lui
come
anche
per
altri
militari
catturati
post
bellum,
trattamenti
più
“umani”.
Difatti,
lui
continuava
a
ricevere
lettere,
a
spedirle
e
inoltre,
sempre
via
corrispondenza,
riceveva
numerosi
pacchi
di
vivande
da
paesi
quali
Germania,
Austria
e
numerosi
altri.
Poteva
recarsi
allo
Spaccio
militare,
fare
passeggiate
in
terrazza,
lungo
il
corridoio
della
sezione
ufficiali,
recarsi
in
chiesa
(dopo
la
sua
conversione
al
Cristianesimo),
dedicarsi
ai
suoi
interessi.
A
darci
un’idea
su
quali
fossero
i
suoi
interessi
ci
sono
venuti
in
soccorso
diversi
giornali
del
tempo,
che
dedicarono
svariati
articoli
sul
Kappler
studioso.
Innanzitutto
c’è
da
sottolineare
come
i
suoi
studi
e le
sue
letture
vertessero
su
argomenti
scientifici,
ma,
anche,
su
quelli
umanistici.
Una
delle
discipline
di
studio
da
lui
preferita
era
l’etruscologia,
come
anche
l’ecologia
e
l’etologia:
ovvero
quella
summa
di
studi
fatti
su
diverse
specie
animali
nei
loro
habitat
naturali.
Una
campagna
fotografica
militare
sarebbe
stata
favorevole
per
dare
un’idea,
ai
posteri,
dei
suoi
reali
interessi,
mi
riferisco
ai
numerosi
libri,
che
gli
furono
concessi
di
avere.
Oggigiorno
i
locali
che
ospitarono
Herbert
Kappler
e i
suoi
trent’anni
di
vita
lì
dentro,
sono
spogli;
non
c’è
più
traccia
della
libreria,
dell’acquario,
della
macchina
da
scrivere
e di
altri
arredi
interni.
Molti
di
questi
materiali
furono
trasportati
in
Germania
e,
quelli
lasciati
in
loco,
depredati
negli
anni
che
vanno
dalla
chiusura
del
reclusorio,
avvenuta
nel
1990,
e la
presa
in
comodato
d’uso
da
parte
dell’Università
degli
Studi
di
Cassino,
avvenuta
nei
primi
del
2000.
.
Herbert
Kappler
mentre
scrive
Finora
non
era
mai
stata
posta
l’attenzione
sui
veri
interessi
del
Kappler
detenuto.
Comprendere
cosa
leggeva,
quali
libri
aveva,
è di
grosso
aiuto
nel
capire
qual
era
il
suo
pensiero
e/o
se
avesse
lasciato
lontano
da
sé
l’ideologia
nazista,
della
quale,
secondo
il
giudice
della
corte
militare,
ne
era
pieno.
Di
grande
ausilio
nel
ricostruire
alcuni
dei
suoi
interessi
e
preferenze
di
letture,
è
stato
un
servizio
della
Rai,
mandato
in
onda
nel
1967.
Il
programma
era
TV7
e il
titolo
della
docu-intervista
era
“Le
ombre
di
Gaeta”.
L’allora
giornalista
Andreassi
provò
a
farsi
dire
quali
fossero
i
generi
da
lui
preferiti;
la
sua
fu
una
risposta
vaga,
ma
una
cosa
è
certa,
ossia,
parafrasando
lui;
“non
leggo
storia
contemporanea”.
I
suoi
interessi,
dunque,
erano
di
stampo
scientifico,
come
da
lui
ribadito
più
volte;
resta
il
dilemma
di
quale
branca
scientifica
si
occupasse
maggiormente.
Un
frame
del
filmato,
sul
quale
lo
scrivente
più
volte
si è
soffermato
ad
analizzarlo,
mette
in
secondo
piano
alcuni
dei
titoli
della
libreria
di
Kappler.
Di
seguito
l’elenco;
Verteidigung
deutscher
Soldaten
(Difesa
dei
soldati
tedeschi);
Mein
Leben
für
die
Tiere
(La
mia
vita
per
gli
animali),
Hildegard
Grzimek;
Mein
Inselparadies.
Ein
Buch
von
Tieren
und
nicht
von
Manchen
(La
mia
isola
paradisiaca,
un
libro
di
animali
e
non
di
umani),
Franke
F.R.;
Ihr
werdet
sein
wie
Götter:
Der
Mensch
in
der
biologischen
Revolution,
Düsseldorf
1966
(Sarai
come
dèi:
l’uomo
nella
rivoluzione
biologica),
Heinrich
Schirmbeck.
Altri
autori
che
figuravano
sullo
scaffale
erano
due
volumi
di
Konrad
Lorenz;
un
altro
di
Theodor
Seidenfaden.
Vorrei
soffermarmi
su
questi
due
ultimi
scrittori/scienziati;
il
primo
è il
padre
dell’etologia,
una
disciplina
scientifica
che
studia
i
comportamenti
degli
animali
nei
loro
habitat
naturali,
il
secondo
uno
scrittore
che
si
occupava
di
romanzi
storici
e
rivisitazioni
di
antiche
saghe
germaniche
e
dialoghi
immaginari
tra
personaggi
storici.
I
due,
ma
non
gli
unici
avevano
in
comune
le
simpatie,
se
non
addirittura
l’adesione
al
partito
nazista.
Se
il
primo
non
era
così
esplicito
come
il
secondo;
questi
aderì
al
NSDAP
(partito
nazista,
chiamato
così
dopo
l’originario
DAP)
dal
1931
al
1932.
Lasciò
il
partito,
ma
non
l’ideologia;
infatti,
continuò
a
scrivere
su
testate
nazionalsocialiste
e
sposare
a
pieno
la
dottrina
nazista.
Compare
un
altro
nome
sullo
scaffale
di
Gaeta:
Hans
Laternser.
Si
tratta
di
un
avvocato,
diventato
famoso,
nell’immediato
dopoguerra,
per
aver
difeso
vertici
nazisti
nel
famoso
Processo
di
Norimberga,
quali
gli
ex
marescialli
di
campo
Albert
Kesserling
ed
Erich
von
Manstein.
Un
ultimo
libro,
che
compare
all’interno
dell’unico
spezzone
disponibile
per
ricostruire
questo
angolo
di
cultura
di
Kappler,
era
Il
Concilio
Ecumenico
Vaticano
II.
Come
è
finito
lì
quel
libro
di
fede,
ma
soprattutto
cattolico,
tra
diversi
libri
di
stampo
nazionalsocialista?
La
risposta
a
questa
domanda
potrebbe
essere
la
seguente,
ossia,
fu
un
regalo
fattogli,
da
qualche
cappellano
militare,
molto
dopo
la
conversione
al
cristianesimo,
avvenuta
il 4
luglio
1956.
Certificato
di
battesimo
di
Herbert
Kappler
Alcuni
di
questi
libri,
come
quello
di
Heinrich
Schimbeck,
risalivano
ad
anni
poco
più
precedenti
all’intervista,
fatta,
come
già
ricordato,
nel
1967;
al
1966.
Kappler,
nonostante
il
suo
stato
detentivo,
era
a
corrente
di
ciò
che
accadeva
all’esterno
o lo
era
solamente,
ma
di
certo
non
probabilmente,
per
la
sua
passione
verso
la
lettura?