[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

184 / APRILE 2023 (CCXV)


attualità

INTELLIGENZA ARTIFICIALE ED ETICA

QUALCHE BREVE RIFLESSIONe

di Giovanna D’Arbitrio

 

Si parla sempre più di Intelligenza Artificiale e per associazione di idee ci viene in mente HAL 9000, il malvagio computer di bordo della nave spaziale nel film 2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrick, oppure David, il robot bambino capace di sentimenti umani in A.I. Artificial Intelligence di Steven Spielberg, apparso nelle sale nel 2001.

 

A quanto pare, tuttavia, il nostro futuro non sarà più tanto fantascientifico, anzi molto più realistico del previsto poiché in tempi brevi i progressi di scienza e tecnica non si sa dove ci condurranno se non usati in modo corretto. E tutto ciò in effetti viene messo in evidenza da Luciano Floridi, professore ordinario di Filosofia ed etica dell’informazione all’Oxford Internet Institute e docente di Sociologia della comunicazione all’Università di Bologna, nonché autore del libro Etica dell’intelligenza artificiale. Sviluppi, opportunità, sfide.

 

Il libro viene così presentato: «Istruzione, commercio, industria, viaggi, divertimento, sanità, politica, relazioni sociali, in breve la vita stessa sta diventando inconcepibile senza le tecnologie, i servizi, i prodotti digitali. Questa trasformazione epocale implica dubbi e preoccupazioni, ma anche straordinarie opportunità. Proprio perché la rivoluzione digitale è iniziata da poco abbiamo la possibilità di modellarla in senso positivo, a vantaggio dell’umanità e del pianeta. Ma a condizione di capire meglio di che cosa stiamo parlando. È cruciale comprendere le trasformazioni tecnologiche in atto per disegnarle e gestirle nel modo migliore. Uno dei passaggi oggi fondamentali è quello dell’intelligenza artificiale, della sua natura e delle sue sfide etiche, che Luciano Floridi affronta in questo libro in prospettiva filosofica, offrendo il suo contributo di idee a un quanto mai necessario sforzo collettivo di intelligenza».

 

In un’intervista della giornalista Valentina Bigai, l’autore ha affermato che un “umanesimo digitale” è possibile, anche se oggi non è più solo un discorso tra umanità e tecnologia, ma riguarda anche il pianeta sul quale viviamo.

 

«Bisognerebbe allargare l’umanesimo digitale ad un’idea più ampia e ambientalista,-facendo in modo che la triangolazione tecnologia, umanità, ambiente, possa “far bene” a tutti e tre, sviluppando quindi delle ottime tecnologie, potenti, per fare di più e meglio con l’umanità che ne trae il massimo vantaggio e con un ambiente che viene sostenuto e protetto anche attraverso la tecnologia… allora sì che avremmo una visione del XXI secolo. […] Purtroppo il ruolo della politica è uno dei grandi drammi che abbiamo in questo nostro periodo di straordinaria trasformazione tecnologica, ma anche di straordinaria assenza dalla politica-ha affermato il prof. Floridi […] Diciamo che è un fatto che, oggi, la tecnologia si sviluppa moltissimo ed è presente ovunque, mentre la politica sta implodendo ovunque. Dalla Gran Bretagna all’Italia, dagli Stati Uniti alla Russia, dalla Cina al Brasile.

Vediamo le difficoltà di Paesi democratici e non, Paesi dove la politica ha avuto in passato ruoli significativi ma che, oggi, non è all’altezza delle sfide tecnologiche e ambientali. Proprio in un momento in cui la tecnologia ha maggior bisogno di una guida, non per andare più o meno veloce, ma per capire dove andare. Ci vorrebbe molta più politica e di maggior valore. Oggi ne abbiamo poca, e di scarso valore. Questo è un danno per le generazioni future, perché quello che non faremo oggi lo faremo domani a costi molto più elevati e a sacrifici molto più intensi. Farlo prima vuol dire farlo meglio, con meno risorse, con più facilità, con più flessibilità. Una volta che, metaforicamente, abbiamo perso il treno… rincorrerlo è molto più difficile[…] Dobbiamo darci una mossa e comprendere che alla velocità dei cambiamenti dovrebbe seguire anche una certa velocità di gestione, adeguamento, management e governance, cioè di gestione intelligente […] Non è tanto l’innovazione tecnologica che farà la differenza, ma “cosa” ci facciamo con questa innovazione tecnologica».

 

Di recente in diversi paesi (come gli Usa) hanno preso provvedimenti contro TikTok, l’app proprietaria di ByteDance, vietandone l’uso sui dispositivi governativi. In Europa è stata per il momento sospesa dal Garante della Privacy e rischia una multa fino a 20 milioni di euro. In Italia è stata sospesa per qualche settimana la ChatGPT, la più nota piattaforma di intelligenza artificiale (IA), per proteggere i dati personali degli utenti da essa messi a rischio. E a quanto pare, benché solo i maggiori di 13 anni possano utilizzare il suddetto software, in realtà non esiste uno strumento per il controllo dell’età.

 

ChatGPT è in grado di rispondere per iscritto a domande di diverso genere: progettato dalla società californiana OpenAI, fondata nel 2015 da un gruppo di imprenditori, utilizza il natural language processing, una tecnologia che mediante algoritmi è capace di apprendimento automatico e di immagazzinare miliardi di dati: può creare testi originali, tradurre un articolo in 95 lingue, risolvere equazioni matematiche, scrivere lettere, poesie e canzoni e quant’altro, ma non può dare risposte sull’attualità (ad esempio la guerra in Ucraina) perché il suo “addestramento” si è concluso nel 2021.

 

E anche se NewsGuard (società che certifica l’attendibilità delle notizie online) ha messo alla prova il chatbot con 100 fake news che il sotfware non è stato capace di individuare come tali, le Big Tech continuano a puntare sull’utilizzo delle loro enormi banche dati per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. OpenAI ha tra i principali finanziatori Microsoft, azienda fondata da Bill Gates, che intende integrare ChatGPT nei propri prodotti per spodestare Google, che dal 2014 aveva già acquistato il laboratorio di ricerca DeepMind insieme a Bard, servizio sperimentale di intelligenza artificiale basato sulla tecnologia conversazionale e LaMDA che secondo Blake Lemoine, un ingegnere che ha sviluppato il software, è dotata di “intelligenza emotiva”.

 

Nel 2022 Meta (che include Facebook, Instagram e WhatsApp) ha iniziato a investire circa 100 miliardi di dollari nel Metaverso e poi ha presentato Blenderbot 3, chatbot basato su intelligenza artificiale che cerca le informazioni su Internet e dialoga con gli utenti: il software, disponibile per ora solo negli Usa, è stato accusato di diffondere stereotipi razzisti e antisemiti. Sempre Meta è stata costretta a ritirare Galactica, motore di ricerca enciclopedico di intelligenza artificiale, per diffusione di informazioni non corrette. Anche Apple tra il 2016 e il 2020 ha acquisito 25 start up di AI, Amazon con la divisione AWS, IBM con la piattaforma Watson, hanno lanciato svariati progetti di intelligenza artificiale.

 

E Martin Cooper, ritenuto l’inventore del cellulare nel 1973, alla Mobile World Congress di Barcellona ha affermato che l’attuale smartphone è destinato a scomparire, poiché si trasformerà in un microchip impiantato sottopelle e il corpo umano farà da “caricatore”.

 

Insomma un futuro abbastanza inquietante e anche se in parte siamo d’accordo con il professore Luciano Floridi sulla velocità dei cambiamenti e nell’attenzione agli aspetti positivi che l’AI rappresenta, è proprio la “gestione intelligente ed etica”, che ci preoccupa poiché se essa dovesse mancare i danni sarebbero incalcolabili.

 

«Non è tanto l’innovazione tecnologica che farà la differenza, ma “cosa” ci facciamo con questa innovazione tecnologica», egli afferma. Ovviamente in quel “cosa” sono racchiuse le conseguenze, positive o negative, dell’uso che si farà dei progressi tecnologici e scientifici e diciamo che finora purtroppo non se ne è fatto sempre buon uso, come evidenzia il degrado del pianeta Terra.

 

Anche le epocali scoperte di Albert Einstein sul potere nucleare hanno mostrato la loro ambivalenza: da un lato l’invenzione della bomba atomica, dall’altro l’uso del laser in chirurgia, ad esempio.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]