INTELLIGENZA ARTIFICIALE ED ETICA
QUALCHE BREVE RIFLESSIONe
di Giovanna D’Arbitrio
Si parla sempre più di Intelligenza
Artificiale e per
associazione di idee ci viene in
mente HAL 9000, il malvagio
computer di bordo della nave
spaziale nel film 2001 Odissea
nello spazio di Stanley Kubrick,
oppure David, il robot
bambino capace di sentimenti umani
in A.I. Artificial Intelligence
di Steven Spielberg,
apparso nelle sale nel 2001.
A quanto pare, tuttavia, il nostro
futuro non sarà più tanto
fantascientifico, anzi molto più
realistico del previsto poiché in
tempi brevi i progressi di scienza e
tecnica non si sa dove ci
condurranno se non usati in modo
corretto. E tutto ciò in effetti
viene messo in evidenza da
Luciano Floridi, professore
ordinario di Filosofia ed etica
dell’informazione all’Oxford
Internet Institute e docente di
Sociologia della comunicazione
all’Università di Bologna, nonché
autore del libro Etica
dell’intelligenza artificiale.
Sviluppi, opportunità, sfide.
Il libro viene così presentato:
«Istruzione, commercio, industria,
viaggi, divertimento, sanità,
politica, relazioni sociali, in
breve la vita stessa sta diventando
inconcepibile senza le tecnologie, i
servizi, i prodotti digitali. Questa
trasformazione epocale implica dubbi
e preoccupazioni, ma anche
straordinarie opportunità. Proprio
perché la rivoluzione digitale è
iniziata da poco abbiamo la
possibilità di modellarla in senso
positivo, a vantaggio dell’umanità e
del pianeta. Ma a condizione di
capire meglio di che cosa stiamo
parlando. È cruciale comprendere le
trasformazioni tecnologiche in atto
per disegnarle e gestirle nel modo
migliore. Uno dei passaggi oggi
fondamentali è quello
dell’intelligenza artificiale, della
sua natura e delle sue sfide etiche,
che Luciano Floridi affronta in
questo libro in prospettiva
filosofica, offrendo il suo
contributo di idee a un quanto mai
necessario sforzo collettivo di
intelligenza».
In un’intervista della giornalista
Valentina Bigai, l’autore ha
affermato che un “umanesimo
digitale” è possibile, anche se oggi
non è più solo un discorso tra
umanità e tecnologia, ma riguarda
anche il pianeta sul quale viviamo.
«Bisognerebbe allargare l’umanesimo
digitale ad un’idea più ampia e
ambientalista,-facendo in modo che
la triangolazione tecnologia,
umanità, ambiente, possa “far bene”
a tutti e tre, sviluppando quindi
delle ottime tecnologie, potenti,
per fare di più e meglio con
l’umanità che ne trae il massimo
vantaggio e con un ambiente che
viene sostenuto e protetto anche
attraverso la tecnologia… allora sì
che avremmo una visione del XXI
secolo. […] Purtroppo il ruolo della
politica è uno dei grandi drammi che
abbiamo in questo nostro periodo di
straordinaria trasformazione
tecnologica, ma anche di
straordinaria assenza dalla
politica-ha
affermato il prof. Floridi […]
Diciamo che è un fatto che, oggi, la
tecnologia si sviluppa moltissimo ed
è presente ovunque, mentre la
politica sta implodendo ovunque.
Dalla Gran Bretagna all’Italia,
dagli Stati Uniti alla Russia, dalla
Cina al Brasile.
Vediamo le difficoltà di Paesi
democratici e non, Paesi dove la
politica ha avuto in passato ruoli
significativi ma che, oggi, non è
all’altezza delle sfide tecnologiche
e ambientali. Proprio in un momento
in cui la tecnologia ha maggior
bisogno di una guida, non per andare
più o meno veloce, ma per capire
dove andare. Ci vorrebbe molta più
politica e di maggior valore. Oggi
ne abbiamo poca, e di scarso valore.
Questo è un danno per le generazioni
future, perché quello che non faremo
oggi lo faremo domani a costi molto
più elevati e a sacrifici molto più
intensi. Farlo prima vuol dire farlo
meglio, con meno risorse, con più
facilità, con più flessibilità. Una
volta che, metaforicamente, abbiamo
perso il treno… rincorrerlo è molto
più difficile[…] Dobbiamo darci una
mossa e comprendere che alla
velocità dei cambiamenti dovrebbe
seguire anche una certa velocità di
gestione, adeguamento, management e
governance, cioè di gestione
intelligente […] Non è tanto
l’innovazione tecnologica che farà
la differenza, ma “cosa” ci facciamo
con questa innovazione tecnologica».
Di recente in diversi paesi (come
gli Usa) hanno preso provvedimenti
contro TikTok, l’app proprietaria di
ByteDance, vietandone l’uso sui
dispositivi governativi. In Europa è
stata per il momento sospesa dal
Garante della Privacy e rischia una
multa fino a 20 milioni di euro. In
Italia è stata sospesa per qualche
settimana la ChatGPT, la più nota
piattaforma di intelligenza
artificiale (IA), per proteggere i
dati personali degli utenti da essa
messi a rischio. E a quanto pare,
benché solo i maggiori di 13 anni
possano utilizzare il suddetto
software, in realtà non esiste uno
strumento per il controllo dell’età.
ChatGPT
è in grado di rispondere per
iscritto a domande di diverso
genere: progettato dalla società
californiana OpenAI, fondata
nel 2015 da un gruppo di
imprenditori, utilizza il natural
language processing, una
tecnologia che mediante algoritmi è
capace di apprendimento automatico e
di immagazzinare miliardi di dati:
può creare testi originali, tradurre
un articolo in 95 lingue, risolvere
equazioni matematiche, scrivere
lettere, poesie e canzoni e
quant’altro, ma non può dare
risposte sull’attualità (ad esempio
la guerra in Ucraina) perché il suo
“addestramento” si è concluso nel
2021.
E anche se NewsGuard (società che
certifica l’attendibilità delle
notizie online) ha messo alla prova
il chatbot con 100 fake
news che il sotfware non è stato
capace di individuare come tali, le
Big Tech continuano a puntare
sull’utilizzo delle loro enormi
banche dati per lo sviluppo
dell’intelligenza artificiale.
OpenAI ha tra i principali
finanziatori Microsoft, azienda
fondata da Bill Gates, che intende
integrare ChatGPT nei propri
prodotti per spodestare Google, che
dal 2014 aveva già acquistato il
laboratorio di ricerca DeepMind
insieme a Bard, servizio
sperimentale di intelligenza
artificiale basato sulla tecnologia
conversazionale e LaMDA che secondo
Blake Lemoine, un ingegnere che ha
sviluppato il software, è dotata di
“intelligenza emotiva”.
Nel 2022 Meta (che include Facebook,
Instagram e WhatsApp) ha iniziato a
investire circa 100 miliardi di
dollari nel Metaverso e poi ha
presentato Blenderbot 3, chatbot
basato su intelligenza artificiale
che cerca le informazioni su
Internet e dialoga con gli utenti:
il software, disponibile per ora
solo negli Usa, è stato accusato di
diffondere stereotipi razzisti e
antisemiti. Sempre Meta è stata
costretta a ritirare Galactica,
motore di ricerca enciclopedico di
intelligenza artificiale, per
diffusione di informazioni non
corrette. Anche Apple tra il 2016 e
il 2020 ha acquisito 25 start up di
AI, Amazon con la divisione AWS, IBM
con la piattaforma Watson, hanno
lanciato svariati progetti di
intelligenza artificiale.
E Martin Cooper, ritenuto
l’inventore del cellulare nel 1973,
alla Mobile World Congress di
Barcellona ha affermato che
l’attuale smartphone è destinato a
scomparire, poiché si
trasformerà in un microchip
impiantato sottopelle e il corpo
umano farà da “caricatore”.
Insomma un futuro abbastanza
inquietante e anche se in parte
siamo d’accordo con il professore
Luciano Floridi sulla velocità dei
cambiamenti e nell’attenzione agli
aspetti positivi che l’AI
rappresenta, è proprio la “gestione
intelligente ed etica”, che ci
preoccupa poiché se essa dovesse
mancare i danni sarebbero
incalcolabili.
«Non è tanto l’innovazione
tecnologica che farà la differenza,
ma “cosa” ci facciamo con questa
innovazione tecnologica»,
egli afferma. Ovviamente in quel
“cosa” sono racchiuse le
conseguenze, positive o negative,
dell’uso che si farà dei progressi
tecnologici e scientifici e diciamo
che finora purtroppo non se ne è
fatto sempre buon uso, come
evidenzia il degrado del pianeta
Terra.
Anche le epocali scoperte di Albert
Einstein sul potere nucleare hanno
mostrato la loro ambivalenza: da un
lato l’invenzione della bomba
atomica, dall’altro l’uso del laser
in chirurgia, ad esempio.