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N. 66 - Giugno 2013 (XCVII)

IL GENIO ITALIANO NELL’INGEGNERIA NAVALE
I 140 ANNI DEI CANTIERI BENETTI

di Christian Vannozzi

 

L’Italia è conosciuta per essere un Paese di navigatori, e questo è dovuto al fatto che con l’Impero Romano dominò il Mediterraneo grazie alla potenza della sua flotta e alla fattura delle proprie imbarcazioni che resero l’ingegneria navale romana invidiata da parte di tutti gli altri imperi.

 

La tradizione marittima perdurò anche dopo la caduta dell’Impero d’Occidente grazie alle Repubbliche Marinare, che diedero scuola all’Europa sia nella navigazione che nella costruzione di navi, che venivano invidiate da tutte le potenze europee.

 

Per questa ragione anche oggigiorno l’Italia non poteva che essere leader nella cantieristica navale, grazie al genio dei propri ingegneri e soprattutto a quello dell’armatore Benetti, che ben 140 anni fa rese le navi made in Italy conosciute e ricercate in tutto il mondo.

 

L’arte nautica, prerogativa italiana da secoli, conobbe una certa decadenza tra il XVI e il XX Secolo, dovuto soprattutto alla decadenza dell’ingegno, che con Leonardo Da Vinci ebbe la sua ultima apparizione sul suolo italico.

 

Fortunatamente le cose erano destinate a cambiare, e le navi italiane non potevano rimanere ancora a lungo nel dimenticatoio della storia. Pensate solamente alla potenza di Venezia, che a Lepanto sconfisse le flotte Ottomane, o a Genova che garantiva le rotte in tutto il Mediterraneo Occidentale. Una supremazia del genere non sarebbe potuta sparire a lungo, e infatti la famiglia Benetti colse l’occasione per ridare all’Italia il suo posto nella storia navale.

 

Il cantiere navale fondato da Lorenzo Benetti nel 1873 a Viareggio inizia la sua attività con la fabbricazione di navi in legno dedite al trasporto delle merci sia a livello nazionale che internazionale. Con la scomparsa di Lorenzo, il cantiere passò nelle mani dei suoi due figli, Gino ed Emilio, che cambiarono il nome dell’impresa in “Fratelli Benetti” ma non persero lo spirito imprenditoriale del padre, tanto che le imbarcazioni create nel loro cantiere venivano richieste non solo in Italia ma anche in Europa, arrivando a gareggiare anche con i costruttori statunitensi, che a quell’epoca erano all’avanguardia per le tratte transatlantiche per il commercio dei vari prodotti.

 

Tenendo presente che le navi rappresentavano l’unico mezzo di trasporto e i commerci sia nel Mediterraneo che nell’Atlantico erano essenziali per garantire le varie attività commerciali che iniziavano a sorgere all’inizio del ‘900 in virtù dell’apice ormai raggiunto dalla Rivoluzione Industriale, si può ben capire quanta importanza ebbe l’Italia e questo cantiere navale nel mondo.

 

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, e il disuso dei velieri in legno a favore di quelli in acciaio, per il cantiere italiano che aveva avuto fino ad allora notevole influenza sul mercato navale, sarebbe potuta iniziare una lenta decadenza, ma così non fu, grazie all’idea dei “Fratelli Benetti” di tramutare la propria azienda dalla fabbricazione di navi commerciali a quella degli Yacht di lusso in acciaio, imbarcazioni con le quali i possidenti italiani e stranieri passavano il loro tempo libero con amici e parenti gustandosi tutta la tranquillità del mare.

 

L’apice fu raggiunto negli anni ’60, in cui l’azienda divenne leader nella produzione di Yacht, tanto da divenire un marchio di fama internazionale costruendo imbarcazioni di 30 e di 60 metri. Nel 1980 lanciò lo yacht “Nabila” iper confortevole e della lunghezza di ben 86 metri.

 

Il 1985 è l’anno di una nuova svolta epocale per il marchio Benetti, poiché l’intera azienda viene acquistata dal costruttore torinese Azimut, che introdusse nell’artigianato tipico dell’azienda di Viareggio gli ultimi ritrovati della tecnologia in base a sistemi computerizzati e all’avanguardia che dotarono gli yacht di ancora più confort. Caratteristica principale però del marchio Benetti, anche con l’entrata in scena dell’Azimut, rimane il suo stile inconfondibile, il suo design e la passione degli ingegneri navali e degli operai specializzati che lavorano nel cantiere che ancora oggi rende famose le imbarcazioni italiane nel mondo.

 

Design innovativi grazie ai migliori ingegneri presenti sul mercato italiano e mondiale, e l’utilizzo combinato di alluminio e acciaio, uniti all’accurata attenzione per ogni particolare hanno reso possibile la realizzazione di yacht di lusso anche di 90 metri, in grado di poter soddisfare le esigenze di qualsiasi tipo di armatore che può contare su eleganza, stile, e innovazione In pratica chi compra uno yacht Azimut-Benetti si trova in possesso di un vero e proprio gioiello galleggiante che non teme paragoni a livello mondiale e che viene spesso preso come modello da diversi cantieri navali dislocati nell’intero territorio mondiale. Non è infatti difficile vedere degli yacht Benetti dislocati nei porti più importanti del mondo, arrivando nei luoghi più prestigiosi come i Caraibi, il Medio Oriente, e il Giappone.

 

Uno yacht non deve infatti solo essere funzionale o dotato di diversi confort, ma deve, soprattutto essere presentabile, e per farlo deve essere ben disegnato, in modo d’ avere una forma accattivante e innovativa che possa farlo spiccare quando si trova in un porto prestigioso, e un arredamento con mobili, sedie, armadi, divani, ecc. con design che possa renderlo il più gradevole tra i diversi modelli presentati dalle altre case costruttrici.

 

La Azimut-Benetti è riuscita a raggiungere, non senza impegno e investimenti sostanziosi, tale risultato, arrivando, nel campo del lusso, a non temere più nessun avversario, e raggiungendo l’obiettivo che qualsiasi cantiere navale vorrebbe raggiungere, e cioè il fatto che se qualcuno pensa a uno yacht di lusso pensa alla Benetti.

 

Non solo Viareggio produce ormai i lussuosissimi yacht della flotta Benetti, ma anche Livorno e Fano, che hanno così messo a disposizione i loro porti per la cantieristica navale della famiglia italiana famosa per il suo genio navale.

 

Lo yacht Benetti non è infatti simbolo solamente di stile, innovazione ed eleganza, ma anche di italianità, di dimostrazione di un popolo che sa ben lavorare nei campi che gli sono congeniali, come appunto la cantieristica navale, che crea sempre nuovi modelli di imbarcazioni in grado di solcare gli oceani senza problema, con motori efficienti e di ultima generazioni che solo l’accuratezza Benetti poteva realizzare.

 

La sede storica dell'industria navale Benetti è ubicata, come già ricordato, nella città di Viareggio e comprende un'immensa area di 6300 metri quadrati, 6200 dei quali interamente coperti per agevolare la produzione. 1000 metri quadrati sono occupati dagli uffici.

 

Nel 2003 la sede di Viareggio si ingrandisce ulteriormente con l'acquisizione dell'area portuale del cantiere SEC, fallito qualche anno prima. Grazie a questa acquisizione la Azimut-Benetti riprende a costruire imbarcazioni da diporto. Le imbarcazioni prodotte a Viareggio sono dai 23 ai 37 metri in vetroresina, mentre gli yacht marcati Benetti partono dai 32 metri per arrivare alla lunghezza faraonica di 70.

 

Storia importante ha anche il cantiere di Livorno, seconda sede principale Azimut-Benetti con i suoi 260000 metri quadrati di superficie. In questo cantiere si costruiscono e si riparano diverse imbarcazioni, e anche qui ci sono diversi uffici, che occupano 2500 metri quadrati della superficie del cantiere.

 

Il cantiere di Livorno sorge sulle cenere dello storico cantiere navale dei Fratelli Orlando, dove nel 2005 venne messo in acqua il primo yacht modello Galaxy, lungo ben 56 metri e dotato di qualsiasi tipo di confort immaginabile.

 

“Fratelli Orlando” fu fondato a Livorno nel XIX secolo, e fu acquistato sempre dalla Azimut a causa di una crisi finanziaria che aveva investito l'azienda navale italiana.

L'area del cantiere aveva ospitato il Lazzaretto di San Rocco, costruito nel 1590 dal Granduca Ferdinando I de' Medici.

 

La zona fu trasformata con la costruzione del Molo di Cosimo, voluto appunto da Cosimo de' Medici per meglio difendere il porto che era essenziale per la flotta del Granducato. Il Lazzaretto divenne infatti parte integrante di questo sistema difensivo portuale nel XVII secolo.


Il lazzaretto continuò la sua attività sanitaria fino al 1852, quando con l'intervento dell'ingegnere Tommaso Mati venne trasformato in cantiere navale con rispettiva darsena.


Il cantiere fu allora dato in concessione nel 1866 alla famiglia Orlando che lo fece diventare un cantiere navale all'avanguardia, tanto da poter tener testa alle compagnie navali straniere nella realizzazione di imbarcazioni militari e corrazzate.

 

Nel 1883 fu realizzata la corrazzata Lepanto, tanto maestosa quanto grande e difficile da poter mettere in acqua a causa della grandezza dello scafo. La Regia Marina del giovane regno d'Italia dubitava infatti che la si potesse mettere in acqua dalla darsena del cantiere Orlando, ma il presidente Salvatore Orlando giocò il tutto per tutto, posizionando delle gomene lungo la discesa in modo da poter favorire la discesa in acqua dell'imbarcazione.

 

Delle dicerie raccontano che Salvatore Orlando aveva una pistola in tasca ed era pronto a spararsi in caso di insuccesso. Questo fortunatamente non avvenne, e il laboratorio navale ricevette commesse in tutta Europa e persino in Argentina per la sua nuova imbarcazione, che rese ancora più famoso il cantiere livornese.

 

Gli Orlando divennero così famosi in campo militare che tutte le potenze europee chiedevano corrazzate e navi da guerra a loro, rendendo il marchio italiano primo nel mondo.


Con la caduta del fascismo e l'arrivo degli invasori statunitensi, il cantiere fu pesantemente bombardato e quasi raso al suolo, in modo da renderlo non operativo e quindi non in grado di produrre pericolose armi che la Guardia Repubblicana o i Nazisti potevano utilizzare contro gli Alleati.


Finita la guerra, il cantiere dovette combattere contro il veto americano per la sua riapertura, e solo grazie agli sforzi fatti dal governo De Gasperi riuscì a rimettersi in piedi, grazie anche a ingenti versamenti di denaro pubblico che le casse della Repubblica Italiana versarono per il cantiere che rappresentava una delle maggiori risorse economiche della città.


Il cantiere non raggiunse però più i fasti del periodo antecedente alla guerra, anche perché non produsse più navi militari ma imbarcazioni per il trasporto di merci e persone, che probabilmente non erano affini al DNA della Orlando, che iniziò così una lenta decadenza dovendo fare a meno di numerosi operai che vennero pian piano licenziati.


Nel 1984 l'azienda si trasformò radicalmente e prese il nome di Fincantieri, cantiere dedito alla produzione esclusiva di traghetti, cosa che però non funziono, ma anzi aggravò la crisi, che ridimensionò maggiormente sia l'azienda sia il numero degli operai che vi lavoravano.


Personale specializzato, ingegneri importanti, e soprattutto una grande storia alle spalle, furono però notate dalla Azimut-Benetti, che nel 2003 si appropriò degli stabilimenti rendendoli il fulcro della produzione dei Mega Yacht extralusso famosi in tutto il mondo.


In ultima analisi esaminiamo lo stabilimento di Fano, il più piccolo della Azimut-Benetti, perché solo, si fa per dire, di 50.000 metri quadrati, di cui 18500 al coperto. In questo stabilimento si fanno piccole produzioni, e serve più come decentramento commerciale che altro. L'importanza di Fano è soprattutto per la sua posizione sull'Adriatico, cosa che mancava all'azienda, che ora può guardare anche al Mediterraneo Orientale con occhi più profondi e lungimiranti.



 

 

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