SULLA STORIA DI PANAMA
II / Dalla costruzione del Canale ai
giorni nostri
di Lorenzo Bruni
Il 18 novembre del 1903 il
Segretario di Stato statunitense
John Hay e Philippe Bunau-Varilla,
un Ministro panamense, cittadino
francese e precedentemente ingegnere
nel cantiere guidato da de Lesseps,
al quale furono conferiti pieni
poteri per la trattativa e che egli
sfruttò senza coinvolgere la nuova
classe politica panamense,
stipularono un accordo sulla
costruzione del canale. Il trattato
Hay-Bunau Varilla prevedeva che, in
cambio di protezione e del pagamento
dei termini economici
precedentemente promessi alla
Colombia, Panama concedesse agli
Stati Uniti un territorio, in
seguito denominato Zona del Canale,
di circa cinquemila miglia quadrate,
gestito dagli stessi, dove costruire
e gestire il canale.
Dopo la ratifica del trattato, gli
Stati Uniti acquistarono dalla
Compagnie Nouvelle du Canal de
Panama, che aveva
ereditato i diritti, ogni azioni
riguardante la costruzione del
canale per quaranta milioni di
dollari. Non mancarono fin
dall’inizio le prime avvisaglie di
protesta nazionalista, visto che,
oltre a trovarsi nuovamente degli
stranieri su territorio nazionale,
nonostante fossero appena stati
cacciati i colombiani, il trattato
venne promulgato senza essere mai
stato approvato da alcun cittadino
panamense.
In ogni caso la presenza
statunitense sull’istmo sancì un
periodo di particolare benessere per
Panama: sotto l’attenta guida del
Colonnello Gorgas ebbe inizio un
processo di modernizzazione e
soprattutto di pulizia delle
principali città della zona, Panama
City e Colon. Le strade vennero
lastricate, l’immondizia eliminata
dai vicoli e dalle abitazioni, le
terribili mosche portatrici della
febbre gialla sterminate da apposite
squadre costituite per l’occasione e
venne resa disponibile una maggior
quantità di acqua pulita per ogni
cittadino: in poco tempo, il
flagello del terribile morbo, che
così tante vittime aveva mietuto in
passato, venne finalmente sconfitto.
Quando, nel 1907, i lavori al canale
presero ufficialmente il via, una
moltitudine di lavoratori
provenienti da ogni parte del mondo
si recò al cantiere alla ricerca di
soldi e occupazione. Nonostante la
superiorità numerica di lavoratori
panamensi e statunitensi, tra essi
si distinsero francesi, italiani e
spagnoli, oltre che indiani e
asiatici in generale. Nuove e più
avanzate tecnologie vennero aggiunte
a quelle acquistate dai francesi,
così come decisive furono la
costruzione di laboratori e
fabbriche direttamente sul
territorio e l’ampliamento e il
potenziamento delle ferrovie. Al
fallimentare progetto di de Lesseps,
che comunque venne preso in
considerazione dal Congresso e
inizialmente sostenuto dalla
maggioranza, ne venne preferito,
anche grazie al forte sostegno di
Roosvelt e di Taft, uno che
prevedeva un sistema di chiuse. I
lavori si conclusero il 3 agosto
1914.
I rapporti tra i due stati, già tesi
dopo la ratifica del trattato
Hay-Bunau Varilla, peggiorarono
ancora di più nel corso dei decenni
successivi: la crisi economica del
’29, che ebbe ripercussioni anche su
Panama, acuì i sentimenti di
ostilità per uno Stato straniero che
occupava parte dell’istmo a livello
anche militare, spesso intralciando
la vita politica della repubblica.
Per cercare di sedare questo
dilagante sentimento
anti-statunitense, nel 1936 venne
ratificato un nuovo accordo in
sostituzione di quello precedente:
il trattato Hull-Alfaro, con il
quale gli Stati Uniti si impegnavano
a rinunciare a qualsiasi impiego
militare esterno alla Zona del
Canale e ad aumentare la somma che
annualmente veniva versata alla
Repubblica di Panama. Ovviamente,
l’influenza statunitense nell’istmo
era ben lontana dall’affievolirsi.
Quando, in piena seconda guerra
mondiale, il presidente panamense
Arnulfo Arias, che già in precedenza
aveva palesato convinte simpatie
verso le forze dell’Asse, si rifiutò
di acconsentire
alla
richiesta
statunitense,
che prevedeva la concessione
di un’ulteriore parte di territorio
da poter controllare e sulla quale
costruire cento basi militari,
commise un errore che gli sarebbe
costato molto più caro del previsto.
Nell’ottobre del 1941 il presidente
panamense venne destituito e al suo
posto nominato il più accomodante
Ricardo Arolfo de la Guardia.
Ebbe inizio così un periodo di
profonda incertezza politica a
Panama, dove a prendere in mano le
redini dello stato saranno per lo
più regimi militari ma
populisti: nel 1949 Arias
venne nuovamente eletto presidente
della Repubblica panamense, ma nel
1951 fu destituito da un nuovo colpo
di Stato guidato dal colonnello José
Antonio Remon Cantera, il quale
assunse la guida del paese fino al
1955, anno in cui venne stato
assassinato. Gli ultimi anni del
decennio videro nuovamente de la
Guardia ricoprire il ruolo di
presidente delle Repubblica
panamense, mentre nel 1960 il
vincitore delle elezioni risultò
essere Roberto F. Chiari.
È durante la sua presidenza che, nel
1962, il Southern Command
statunitense venne spostato a Panama
per meglio coordinare gli aiuti,
intesi sia come truppe che come
corsi d’indottrinamento militare,
destinati alle forze armate
latinoamericane. Quando il suo
mandato si concluse, nel 1964, salì
al potere Marco A. Robles, a
discapito di uno sconfitto Arias. Si
tratta, questo, di un anno
importantissimo nella storia di
Panama. Il 9 gennaio, infatti, una
manifestazione studentesca che
cercava di rivendicare il diritto di
innalzare la bandiera panamense di
fianco a quella a stelle e strisce
nella Zona del Canale, sfociò in
tragedia: dopo che la bandiera venne
strappata dai militari di fronte ai
manifestanti, iniziarono tre
terribili giorni di scontri che
causarono ventisette vittime
e oltre
cinquecento feriti. Questo fatto
scatenò la furiosa reazione del
governo panamense che interruppe
ogni relazione con quello
nordamericano e minacciò di
rivolgersi al Consiglio di Sicurezza
delle Nazioni Unite.
Per cercare di sanare questa
frattura, che avrebbe potuto
comportare seri danni economici, gli
Stati Uniti si dichiararono dunque
disponibili a ritrattare la
sovranità del canale. In questo
clima di tensione fu ancora Arias a
cercare di ottenere dei vantaggi:
prima tentò, senza successo, di
destituire Robles, poi, nel 1968,
riuscì per la terza volta a vincere
le elezioni presidenziali. Il suo
governo durò ancora meno dei
precedenti: dopo appena undici
giorni la Guardia Nacionàl lo
depose con un atto di forza,
prendendo
il
controllo
della
nazione. Al termine di questo
colpo di Stato, emerse come figura
di spicco Omar Torrijos che, in poco
tempo, divenne
leader
e
guida
della
nazione.
Il
programma politico di
Torrijos prevedeva vari aiuti per il
popolo: riforme agrarie e sociali,
la sindacalizzazione degli operai,
la redazione di un codice del lavoro
e la trasformazione di Panama in
paradiso fiscale con il conseguente
flusso di capitali finanziari
esteri. Il vero successo di Torrijos
si ebbe sul piano nazionalistico: il
7 settembre 1977, infatti, venivano
firmati i trattati Torrijos-Carter
che prevedevano il ritorno del
Canale alla sovranità di Panama nel
1999. Nei due anni successivi i
trattati vennero ratificati in
entrambe le nazioni, malgrado la
resistenza dei conservatori negli
Stati Uniti. Nel 1978 Torrijos
rinunciò a candidarsi alle elezioni
presidenziali, restando però leader
della Guardia Nacionàl e, di
fatto, rimanendo a capo del Paese.
Troverà la morte il 31 luglio 1981,
durante un viaggio aereo, in
circostanze tutt’ora sospette.
A succedergli fu il suo braccio
destro, il Colonnello Manuel
Noriega. La sua dittatura militare
fu ancora più soffocante di quelle
precedenti: quando, nel 1984,
concesse, per la prima volta dopo
sedici anni, delle libere elezioni,
ignorò la vittoria di Arias ed
elesse presidente della Repubblica
panamense Nicolas Ardito Barletta,
il quale venne destituito neppure un
anno dopo per essere sostituito da
Eric Arturo Delvalle. Ancora di più
che da tali atti anti democratici,
la dittatura di Noriega fu
caratterizzata dalla corruzione: a
lungo sul libro paga della CIA,
diede il benestare e protesse
traffici di droga tra il suo stato e
la Colombia e, nonostante l’adesione
nel 1983 al
Grupo de Contadora,
coordinò attacchi
controrivoluzionari ai danni del
Nicaragua.
Quando, nel 1987, gli illeciti
affari del dittatore panamense
giunsero
alla luce, gli Stati Uniti,
forti del potere sempre crescente
che stavano acquisendo,
vista
l’irreversibile
rovina
del
blocco
sovietico,
adottarono
delle
contromisure:
prima Regan impose delle
sanzioni che ebbero come unico
risultato
quello
di
fortificare
il
regime,
poi
Bush,
ignorando
le
indignate
critiche
internazionali,
invase
Panama. L’operazione
militare, denominata Just Cause,
coinvolse circa ventimila
soldati americani e comportò
la cattura di Noriega, che venne
portato negli Stati Uniti e
condannato a trascorrere il resto
della sua vita in carcere, ma a un
prezzo altissimo sia per gli
statunitensi, che dovettero
sobbarcarsi la spesa dei vasti
bombardamenti che distrussero i
quartieri dove Noriega aveva maggior
seguito popolare, sia per Panama: si
calcola infatti che le vittime
furono tra le mille e le
quattromila, per buona parte civili.
Nonostante la fine dei regimi
militari, i problemi di Panama erano
ben lungi dal finire. Al termine
dell’intervento statunitense
nell’istmo, che aveva comportato
notevoli danni e atti di
sciacallaggio, il ruolo di
presidente venne affidato a
Guillermo Endara, colui che di fatto
aveva vinto le elezioni del 1989.
Purtroppo la situazione non
migliorò: l’amministrazione Endara
divenne presto celebre per scandali
legati alla corruzione e, mentre
aumentava il divario tra i più
ricchi e i più poveri all’interno
del Paese, la disoccupazione
raggiunse il 19%.
Alle elezioni del 1994 trionfò
Ernesto Pérez Balladares, che diede
inizio a un programma di
privatizzazione delle
infrastrutture, volto a migliorare
servizi quali sanità e istruzione. A
succedergli fu la vedova dell’ex
presidente Arnuflo Arias e capo del
conservatore Partito Arnulfista,
Mireya Moscoso. Il mandato della
Moscoso però fu un fallimento sotto
più punti di vista, soprattutto per
l’incapacità del governo di
diminuire il tasso di disoccupazione
che si mantenne sempre stabile
attorno al 18%. La maggior parte
delle critiche venne rivolta alle
eccessive spese della presidentessa
per motivi futili, come i dieci
milioni di dollari utilizzati per
pagare il concorso di Miss Universo
nel 2003.
Dopo la Moscoso il potere venne
assunto da Martin Torrijos, figlio
dello storico dittatore: è durante
il suo mandato che, nell’ottobre del
2006, attraverso un referendum
popolare, vennero largamente
approvati i lavori di espansione al
canale. A Torrijos succedette
Ricardo Martinelli, leader del
partito conservatore Cambio
Democratico e, sotto il suo governo,
si registrò uno dei tassi di
crescita economica più elevati
dell’America Latina (8%). In seguito
Martinelli venne accusato di
corruzione e di intercettazioni
illecite ai danni dei politici
rivali.
Le elezioni del 2014 sono state
vinte, a discapito del candidato
proposto da Martinelli, José Domingo
Arias, dal precedente vice
presidente Juan Carlos Varela: sotto
la sua presidenza, nel 2016, scoppiò
lo scandalo dei Panama Papers.
Le ultime elezioni del 2019 hanno
visto uscire vincente il candidato
del Partito Rivoluzionario
Democratico, Laurentino “Nito”
Cortizo.