[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

186 / GIUGNO 2023 (CCXVII)


contemporanea

SULLA STORIA DI PANAMA
II / Dalla costruzione del Canale ai giorni nostri
di Lorenzo Bruni

 

Il 18 novembre del 1903 il Segretario di Stato statunitense John Hay e Philippe Bunau-Varilla, un Ministro panamense, cittadino francese e precedentemente ingegnere nel cantiere guidato da de Lesseps, al quale furono conferiti pieni poteri per la trattativa e che egli sfruttò senza coinvolgere la nuova classe politica panamense, stipularono un accordo sulla costruzione del canale. Il trattato Hay-Bunau Varilla prevedeva che, in cambio di protezione e del pagamento dei termini economici precedentemente promessi alla Colombia, Panama concedesse agli Stati Uniti un territorio, in seguito denominato Zona del Canale, di circa cinquemila miglia quadrate, gestito dagli stessi, dove costruire e gestire il canale.

 

Dopo la ratifica del trattato, gli Stati Uniti acquistarono dalla Compagnie Nouvelle du Canal de Panama, che aveva ereditato i diritti, ogni azioni riguardante la costruzione del canale per quaranta milioni di dollari. Non mancarono fin dall’inizio le prime avvisaglie di protesta nazionalista, visto che, oltre a trovarsi nuovamente degli stranieri su territorio nazionale, nonostante fossero appena stati cacciati i colombiani, il trattato venne promulgato senza essere mai stato approvato da alcun cittadino panamense.

 

In ogni caso la presenza statunitense sull’istmo sancì un periodo di particolare benessere per Panama: sotto l’attenta guida del Colonnello Gorgas ebbe inizio un processo di modernizzazione e soprattutto di pulizia delle principali città della zona, Panama City e Colon. Le strade vennero lastricate, l’immondizia eliminata dai vicoli e dalle abitazioni, le terribili mosche portatrici della febbre gialla sterminate da apposite squadre costituite per l’occasione e venne resa disponibile una maggior quantità di acqua pulita per ogni cittadino: in poco tempo, il flagello del terribile morbo, che così tante vittime aveva mietuto in passato, venne finalmente sconfitto.

 

Quando, nel 1907, i lavori al canale presero ufficialmente il via, una moltitudine di lavoratori provenienti da ogni parte del mondo si recò al cantiere alla ricerca di soldi e occupazione. Nonostante la superiorità numerica di lavoratori panamensi e statunitensi, tra essi si distinsero francesi, italiani e spagnoli, oltre che indiani e asiatici in generale. Nuove e più avanzate tecnologie vennero aggiunte a quelle acquistate dai francesi, così come decisive furono la costruzione di laboratori e fabbriche direttamente sul territorio e l’ampliamento e il potenziamento delle ferrovie. Al fallimentare progetto di de Lesseps, che comunque venne preso in considerazione dal Congresso e inizialmente sostenuto dalla maggioranza, ne venne preferito, anche grazie al forte sostegno di Roosvelt e di Taft, uno che prevedeva un sistema di chiuse. I lavori si conclusero il 3 agosto 1914.

 

I rapporti tra i due stati, già tesi dopo la ratifica del trattato Hay-Bunau Varilla, peggiorarono ancora di più nel corso dei decenni successivi: la crisi economica del ’29, che ebbe ripercussioni anche su Panama, acuì i sentimenti di ostilità per uno Stato straniero che occupava parte dell’istmo a livello anche militare, spesso intralciando la vita politica della repubblica. Per cercare di sedare questo dilagante sentimento anti-statunitense, nel 1936 venne ratificato un nuovo accordo in sostituzione di quello precedente: il trattato Hull-Alfaro, con il quale gli Stati Uniti si impegnavano a rinunciare a qualsiasi impiego militare esterno alla Zona del Canale e ad aumentare la somma che annualmente veniva versata alla Repubblica di Panama. Ovviamente, l’influenza statunitense nell’istmo era ben lontana dall’affievolirsi.

 

Quando, in piena seconda guerra mondiale, il presidente panamense Arnulfo Arias, che già in precedenza aveva palesato convinte simpatie verso le forze dell’Asse, si rifiutò di acconsentire alla richiesta statunitense, che prevedeva la concessione di un’ulteriore parte di territorio da poter controllare e sulla quale costruire cento basi militari, commise un errore che gli sarebbe costato molto più caro del previsto. Nell’ottobre del 1941 il presidente panamense venne destituito e al suo posto nominato il più accomodante Ricardo Arolfo de la Guardia.

 

Ebbe inizio così un periodo di profonda incertezza politica a Panama, dove a prendere in mano le redini dello stato saranno per lo più regimi militari ma populisti: nel 1949 Arias venne nuovamente eletto presidente della Repubblica panamense, ma nel 1951 fu destituito da un nuovo colpo di Stato guidato dal colonnello José Antonio Remon Cantera, il quale assunse la guida del paese fino al 1955, anno in cui venne stato assassinato. Gli ultimi anni del decennio videro nuovamente de la Guardia ricoprire il ruolo di presidente delle Repubblica panamense, mentre nel 1960 il vincitore delle elezioni risultò essere Roberto F. Chiari.

 

È durante la sua presidenza che, nel 1962, il Southern Command statunitense venne spostato a Panama per meglio coordinare gli aiuti, intesi sia come truppe che come corsi d’indottrinamento militare, destinati alle forze armate latinoamericane. Quando il suo mandato si concluse, nel 1964, salì al potere Marco A. Robles, a discapito di uno sconfitto Arias. Si tratta, questo, di un anno importantissimo nella storia di Panama. Il 9 gennaio, infatti, una manifestazione studentesca che cercava di rivendicare il diritto di innalzare la bandiera panamense di fianco a quella a stelle e strisce nella Zona del Canale, sfociò in tragedia: dopo che la bandiera venne strappata dai militari di fronte ai manifestanti, iniziarono tre terribili giorni di scontri che causarono ventisette vittime e oltre cinquecento feriti. Questo fatto scatenò la furiosa reazione del governo panamense che interruppe ogni relazione con quello nordamericano e minacciò di rivolgersi al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

 

Per cercare di sanare questa frattura, che avrebbe potuto comportare seri danni economici, gli Stati Uniti si dichiararono dunque disponibili a ritrattare la sovranità del canale. In questo clima di tensione fu ancora Arias a cercare di ottenere dei vantaggi: prima tentò, senza successo, di destituire Robles, poi, nel 1968, riuscì per la terza volta a vincere le elezioni presidenziali. Il suo governo durò ancora meno dei precedenti: dopo appena undici giorni la Guardia Nacionàl lo depose con un atto di forza, prendendo il controllo della nazione. Al termine di questo colpo di Stato, emerse come figura di spicco Omar Torrijos che, in poco tempo, divenne leader e guida della nazione.

 

Il programma politico di Torrijos prevedeva vari aiuti per il popolo: riforme agrarie e sociali, la sindacalizzazione degli operai, la redazione di un codice del lavoro e la trasformazione di Panama in paradiso fiscale con il conseguente flusso di capitali finanziari esteri. Il vero successo di Torrijos si ebbe sul piano nazionalistico: il 7 settembre 1977, infatti, venivano firmati i trattati Torrijos-Carter che prevedevano il ritorno del Canale alla sovranità di Panama nel 1999. Nei due anni successivi i trattati vennero ratificati in entrambe le nazioni, malgrado la resistenza dei conservatori negli Stati Uniti. Nel 1978 Torrijos rinunciò a candidarsi alle elezioni presidenziali, restando però leader della Guardia Nacionàl e, di fatto, rimanendo a capo del Paese. Troverà la morte il 31 luglio 1981, durante un viaggio aereo, in circostanze tutt’ora sospette.

 

A succedergli fu il suo braccio destro, il Colonnello Manuel Noriega. La sua dittatura militare fu ancora più soffocante di quelle precedenti: quando, nel 1984, concesse, per la prima volta dopo sedici anni, delle libere elezioni, ignorò la vittoria di Arias ed elesse presidente della Repubblica panamense Nicolas Ardito Barletta, il quale venne destituito neppure un anno dopo per essere sostituito da Eric Arturo Delvalle. Ancora di più che da tali atti anti democratici, la dittatura di Noriega fu caratterizzata dalla corruzione: a lungo sul libro paga della CIA, diede il benestare e protesse traffici di droga tra il suo stato e la Colombia e, nonostante l’adesione nel 1983 al Grupo de Contadora, coordinò attacchi controrivoluzionari ai danni del Nicaragua.

 

Quando, nel 1987, gli illeciti affari del dittatore panamense giunsero alla luce, gli Stati Uniti, forti del potere sempre crescente che stavano acquisendo, vista l’irreversibile rovina del blocco sovietico, adottarono delle contromisure: prima Regan impose delle sanzioni che ebbero come unico risultato quello di fortificare il regime, poi Bush, ignorando le indignate critiche internazionali, invase Panama. L’operazione militare, denominata Just Cause, coinvolse circa ventimila soldati americani e comportò la cattura di Noriega, che venne portato negli Stati Uniti e condannato a trascorrere il resto della sua vita in carcere, ma a un prezzo altissimo sia per gli statunitensi, che dovettero sobbarcarsi la spesa dei vasti bombardamenti che distrussero i quartieri dove Noriega aveva maggior seguito popolare, sia per Panama: si calcola infatti che le vittime furono tra le mille e le quattromila, per buona parte civili.

 

Nonostante la fine dei regimi militari, i problemi di Panama erano ben lungi dal finire. Al termine dell’intervento statunitense nell’istmo, che aveva comportato notevoli danni e atti di sciacallaggio, il ruolo di presidente venne affidato a Guillermo Endara, colui che di fatto aveva vinto le elezioni del 1989. Purtroppo la situazione non migliorò: l’amministrazione Endara divenne presto celebre per scandali legati alla corruzione e, mentre aumentava il divario tra i più ricchi e i più poveri all’interno del Paese, la disoccupazione raggiunse il 19%.

 

Alle elezioni del 1994 trionfò Ernesto Pérez Balladares, che diede inizio a un programma di privatizzazione delle infrastrutture, volto a migliorare servizi quali sanità e istruzione. A succedergli fu la vedova dell’ex presidente Arnuflo Arias e capo del conservatore Partito Arnulfista, Mireya Moscoso. Il mandato della Moscoso però fu un fallimento sotto più punti di vista, soprattutto per l’incapacità del governo di diminuire il tasso di disoccupazione che si mantenne sempre stabile attorno al 18%. La maggior parte delle critiche venne rivolta alle eccessive spese della presidentessa per motivi futili, come i dieci milioni di dollari utilizzati per pagare il concorso di Miss Universo nel 2003.

 

Dopo la Moscoso il potere venne assunto da Martin Torrijos, figlio dello storico dittatore: è durante il suo mandato che, nell’ottobre del 2006, attraverso un referendum popolare, vennero largamente approvati i lavori di espansione al canale. A Torrijos succedette Ricardo Martinelli, leader del partito conservatore Cambio Democratico e, sotto il suo governo, si registrò uno dei tassi di crescita economica più elevati dell’America Latina (8%). In seguito Martinelli venne accusato di corruzione e di intercettazioni illecite ai danni dei politici rivali.

 

Le elezioni del 2014 sono state vinte, a discapito del candidato proposto da Martinelli, José Domingo Arias, dal precedente vice presidente Juan Carlos Varela: sotto la sua presidenza, nel 2016, scoppiò lo scandalo dei Panama Papers. Le ultime elezioni del 2019 hanno visto uscire vincente il candidato del Partito Rivoluzionario Democratico, Laurentino “Nito” Cortizo.  

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]