N. 60 - Dicembre 2012
(XCI)
la guerra per l'indipendenza greca - parte iI
l'inizio della dissoluzione dell'impero ottomano nei balcani
di Christian Vannozzi
Il
1821
è
l'anno
degli
scontri
in
Grecia.
L'arcivescovo
di
Patrasso,
la
terza
città
greca
dopo
Atene
e
Salonicco,
Germanos,
benedice
gli
insorti
quasi
in
ricordo
delle
crociate
contro
turchi
e
arabi.
In
effetti
una
crociata
lo
era,
la
croce
doveva
risplndere
nuovamente
sulle
terre
sottomesse
dagli
eserciti
di
Maometto.
L'Oriente,
sede
di 4
degli
arcivescovati
più
importanti
della
cristianità,
era
ora
sotto
il
dominio
islamico,
e
Gerusalemme,
Antiochia,
Alessandria
e
Costantinopoli
non
godevano
più
del
favore
di
Cristo
ma
di
Maometto.
Il
popolo
greco
più
di
quello
egiziano
e
anatolico
mal
sopportava
questo
giogo,
e la
popolazione
rimase
sempre
fortemente
legata
alle
tradizioni
ortodosse,
respingendo
quelle
islamiche
nonostante
i
quasi
400
anni
di
occupazione.
Il
comandante
Kolokotronis
guidava
gli
isnorti
in
Acaia
e
nel
territorio
ellenico,
contando
su
circa
100000
volontari
che
si
contrapposero
ai
400000
coscritti
turchi.
Alì
Pascià
in
Epiro
intanto
proclamava
la
sua
indipendenza
dall'impero,
secondo
l'accordo
con
il
comandante
dell'Etairia
Ysilanti,
creando
un
principato
autonomo.
La
reazione
Ottomana
fu
però
tremenda
e
sanguinosissima.
Durant
ei
primi
mesi
del
1822
ripresero
il
controllo
dell'Epiro
e
ristabilirono
l'ordine
con
il
terrore.
Nell'isola
di
Chio,
che
aveva
fortemente
appoggiato
la
rivolta,
la
popolazione
fu
quasi
interamente
sterminata.
Un
atto
tremendo
che
serviva
per
far
desistere
i
Greci
dal
tentare
nuovamente
un'insurrezione.
Ma
ormai
il
fuoco
della
rivolta
non
si
poteva
spegnere,
ed
ogni
atto
di
rappresaglia
faceva
accorrere
sempre
più
volontari
a
favore
degli
insorti.
Il
Patriarca
di
Costantinopoli,
Eugenio
II,
che
guidava
la
chiesa
ortodossa
dal
quartiere
greco
del
Fanar
situato
a
Costantinopoli
fu
accusato
di
tradimento
dal
Sultano
e
pagò
con
la
vita
l'insurrezione
del
suo
popolo.
Questi
violentissimi
atti
fecero
scalpore
in
tutta
l'Europa
cristiana,
e
migliaia
di
volontari
accorsero
ad
infoltire
le
file
di
Kolokotronis
che
resistevano
nel
Peloponnesso
nonostante
le
numerosissime
forze
militari
turche.
Tra
questi
vale
la
pena
di
ricordare
il
poeta
inglese
Byron
e
gli
italiani
Santorre
di
Santarosa
e
Giuseppe
Rosaroll,
che
si
sentirono
vicini
al
popolo
ellenico
che
combatteva
per
sottrarsi
e
secoli
e
secoli
di
occupazione
islamica.
Lo
spirito
di
crociata
stava
così
risorgendo,
e
sarà
proprio
questo
spirtio
che
sancirà
il
ritorno
della
Grecia
all'indipendenza.
Dal
1825
e il
1827,
la
flotta
egiziana
alle
dipendenze
degli
ottomani
riconquistò
tutte
le
principali
città
greche
che
si
erano
ribellate.
La
capitale
Atene
caddè
nel
1827.
Quando
ormai
la
resistenza
sembrava
sconfitta,
intervennero
le
potenze
europee
di
Francia,
Inghilterra
e
soprattutto
Russia,
che
più
di
chiunque
altra
si
sentiva
vicina
al
popolo
greco
per
la
fede
religiosa
comune
e
per
i
numerosissimi
esuli
greci
accorsi
nelle
loro
città.
In
primis
le
potenze
europee
cercarono
un
compromesso
con
il
Sultano
per
spingerlo
a
porre
fine
al
conflitto.
Vista
l'ostilità
degli
islamici
la
flotta
anglo-francese
intervenne
e
distrusse
quella
egiziana,
che
era
stata
determinante
per
la
riconquista
dei
territori
insorti,
a
Navarino.
Nel
1828
la
Morea
era
libera
dai
Turchi
grazie
alle
flotte
occidentali.
Nel
1829
il
trattato
di
Adrianopoli
stabilì
la'utonomia
della
Grecia
dall'impero
Ottomano
sotto
il
protettorato
delle
potenze
Francia,
Inghilterra
e
Russia.
Nel
1830
a
Londra
fu
stabilità
l'indipendenza
della
Grecia,
che
però
era
priva
dei
territori
di
Creta,
della
Tessaglia,
della
Macedonia
e
dell'Epiro,
che
rimanevano
annessi
all'impero
turco.
L'ordinamento
fu
repubblicano,
con
il
presidente
Giovanni
Capodistria,
che
seguì
una
politica
di
favore
nei
confronti
degli
storici
alleati
rappresentati
dalla
Russia
zarista.
Questo
governo
non
piacque
a
molti
greci
che
nel
1831
assassinarono
il
presidente,
gettando
la
Grecia
in
una
sorta
di
anarchia.
Francia
ed
Inghilterra
ne
approfittarono
allora
per
sottrarre
il
neo
stato
ellenico
dal
protettorato
russo,
stabilendo
come
monarca
il
principe
ereditario
di
Baviera,
Ottone
di
Wittelsbach,
eletto
re
dei
greci
a
Nauplia
nell'Agosto
del
1832.
Alessandro
Ypsilanti
fu
invece
imprigionato
in
Austria,
secondo
la
politica
delle
grandi
potenze
che
non
appoggiarono
la
società
segreta
Eteria,
considerandola
troppo
pericolosa
per
l'ordine
ricostituito
dal
Congresso
di
Vienna.
La
Russia
dovette
così
tradire
un
comandante
che
aveva
perso
un
braccio
per
difenderla
da
Napoleone.
Purtroppo
a
volte
la
ragion
di
stato
impone
scelte
dolorose.
Lo
Zar
però
non
si
dimenticò
di
Alessandro,
che
fu
in
fine
liberato
ma
non
potè
tornare
nella
sua
amata
Grecia,
terra
per
la
quale
aveva
combattuto
e in
cui
avrebbe
desiderato
vivere.
Riferimenti
bibliografici:
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The
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