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N. 39 - Marzo 2011 (LXX)

società degli Indiani d’America
ANALISI antropologico-sociale

di Domenico Letizia

 

Lo studio delle tribù, clan e delle popolazioni indiane d’America è stato alla base di studi antropologici e sociali dei secoli scorsi rivelando anche numerose sorprese per i sostenitori delle società centralizzate e statali.

 

Lewis Henry Morgan, senatore repubblicano e proprietario di ferrovie visse e lavorò con gli irochesi dello stato di New York e dell’Ontario nei decenni 1840 e 1850.

 

Studiò soprattutto il loro sistema di parentela e le loro istituzioni politiche tradizionali attivandosi a loro fianco nelle rivendicazioni del diritto alla terra. Analizzò “il sistema classificatorio di relazione” cioè la classificazione dei cugini paralleli con lo stesso termine usato anche per fratelli e sorelle, il loro era un sistema matrilineare di discendenza ed eredità, ma l’analisi maggiore su cui si soffermarono gli antropologi dei secoli scorsi e che continua con la ricerca attuale è Il principio di base del governo indiano che era sempre stato il rifiuto del governo stesso, concezione che portò gli europei a considerarli degli uomini selvaggi.

 

L’uomo indiano non aveva obblighi di lavoro o di tributi verso alcun suo simile: cacciava e lavorava per soddisfare i bisogni propri e del proprio clan, e una volta soddisfatti questi bisogni, dedicava il tempo alle arti e alle usanze tribali.

 

Il rispetto delle regole veniva assicurato da associazioni su base volontaria, che erano di due tipi: di polizia e civili. Queste associazioni mantenevano l’ordine, avevano funzione di controllo e sorveglianza dei campi, e regolavano la caccia e l’abbattimento degli alberi.

 

Un bracconiere non veniva privato della libertà, ma gli veniva imposta la consegna delle armi. Le decisioni più importanti della tribù erano prese da un “consiglio” formato dagli anziani, dal capo e spesso dai vari membri delle associazioni.

 

Ciò che colpisce nella gestione delle scelte decisionali e la necessità delle democrazia diretta e per ogni iniziativa l’unanimità, ma nessuna decisione poteva mai attentare alla libertà individuale di un consociato, i vari membri del consiglio, come i capi, erano scelti da tutti gli adulti della comunità.

 

L’omosessualità non fu vissuta mai come un problema e alcune tribù avevano un grande rispetto per omosessuali ed ermafroditi soprattutto da un punto di vista cerimoniale.

 

La società indiana era caratterizzata da una grande libertà sessuale, vi erano tisane usate come contraccettivi e non esisteva obbligo di castità prematrimoniale, furono poche le proibizioni sociali riguardanti le donne.

 

A differenza delle società moderne europee il divorzio poteva essere ottenuto semplicemente se entrambi i coniugi fossero d’accordo.

 

Lo studio della società degli indiani d’America risulta piacevole, soprattutto per le particolarità sociali e individuali, anzi, il rispetto per le libertà e le decisioni individuali riscontrato risulta essere davvero forte rispecchiando gli ideali di una società libertaria e non coercitiva, libertà che finì per affascinare anche i coloni europei.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

Storia del Pensiero Antorpologico, Alan Bernanrd, Il Mulino

Le origini degli Stai Uniti, Bailyin-Wood, Il Mulino 



 

 

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