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N. 75 - Marzo 2014 (CVI)

COMINCIAMO DALLA SCUOLA
“L’ignoranza è forza”

di Giovanna D’Arbitrio

 

Purché ovviamente non sia solo “politica d’immagine” come in passato, ci sembra positiva l’intenzione del nuovo governo, guidato da Renzi, di partire non solo dal lavoro ma anche dalla scuola, un settore troppo spesso trascurato che di recente si è attirato molte critiche a livello europeo per i dati sull’analfabetismo, ancora non debellato nel nostro paese.

 

“L’ignoranza è forza” afferma G. Orwell nel suo libro “Nineteen Eighty-four” (del 1948) che descrive un paese governato da un misterioso dittatore, il Grande Fratello, il quale con varie strategie tiene basso il livello culturale del popolo per controllarlo più facilmente.

 

Come madre ed insegnante, ovviamente i problemi scolastici hanno sempre attirato la mia attenzione e, da quando scrivo su siti on line, più volte in diversi  scritti (“Istruzione, formazione, orientamento” , “Scuola di periferia”, “Scuola e Famiglia”, “Zero de Conduite”, “Invalsi”, “Registro elettronico”, “Meglio un figlio ignorante che morto” ecc.) ho evidenziato le carenze della scuola statale, come nel seguente articolo che risale al 2008, dal quale si evince che la situazione non è cambiata rispetto al passato.

 

Ecco ciò che scrissi anni fa: “Tanti sono oggi i gravi problemi dell’Italia e, tra questi, uno dei più seri è quello della crisi della scuola statale che non è capace di offrire più ai nostri ragazzi una preparazione culturale adeguata per affrontare la vita.

 

Ho insegnato per molti anni nella scuola dell’obbligo ed ho sempre difeso con tutte le mie forze il diritto allo studio degli alunni più deboli, più fragili, meno capaci e, in particolare, dei  cosiddetti “svantaggiati”, non solo nei quartieri a rischio ma anche nelle zone più ricche dove il divario culturale tra le diverse classi sociali è drammaticamente più marcato ed evidente.

 

Combattere la dispersione scolastica e offrire una buona istruzione, inoltre, nella nostra regione, la Campania, significa sottrarre manovalanza alla criminalità ed offrire ai giovani alternative e scelte di vita più valide e costruttive.

 

In tutte le scuole in cui ho insegnato  mi sono battuta per l’inclusione dei suddetti alunni in corsi di recupero e in laboratori pomeridiani, per l’intervento di psicologi ed esperti, per una didattica più idonea al raggiungimento degli obiettivi ecc.., sacrificando talvolta  parte del mio stipendio per acquisto di libri, materiale didattico e altro.

 

Anche se tanti insegnanti come me di solito raggiungono qualche risultato, tuttavia, è ben poca cosa rispetto a quello che si potrebbe fare se ci fosse una maggiore attenzione  verso i problemi della scuola statale.

 

Numerose, talvolta assurde e contrastanti riforme sono state introdotte dai vari governi, riforme che hanno creato un clima di instabilità, nervosismo e  grave disagio  che certamente non  educa e non aiuta i giovani in una società  sempre più corrotta, priva di valori etici e di positivi  punti di riferimento.

 

Perché il diritto allo studio in Italia non può essere un obiettivo perseguito da tutti i partiti politici e da tutti i governi come accade nei  paesi più civili?

 

Sono stati applicati alla scuola, purtroppo, gli stessi criteri che vengono imposti alle aziende per ridurre i costi: fusioni, tagli sul personale, precarietà, flessibilità, mobilità, non stipendi adeguati ma verticalizzazioni del personale, quindi contrasti e tensioni per accaparramento di incarichi e progetti, lotte intestine  per guadagnare qualche soldo in più. Una vera guerra tra poveri!

 

Insegnanti mal pagati, insoddisfatti, spesso assenteisti, non riescono certo a comunicare entusiasmo ed interesse per la cultura! La qualità si paga!

 

I docenti italiani hanno gli stipendi più bassi d’Europa. D’altra parte sarebbe giusto far responsabilizzare, con sanzioni e decurtazione di stipendio, chi non fa il proprio dovere  poiché, oltre a rovinare gli alunni,  genera caos e ostacola anche il lavoro dei docenti seri e motivati.

 

E che dire della mancanza di strutture, soprattutto nelle regioni meridionali, dove ci sono edifici scolastici fatiscenti in cui le più elementari norme igienico-sanitarie, nonché di sicurezza, vengono ignorate?

 

Non essendo quindi disponibili spazi necessari per organizzare il lavoro in modo diverso e  più produttivo, risulta impossibile estendere l’orario curricolare al pomeriggio e allestire laboratori  (aperti a tutti gli alunni, non a pochi come accade ora) che dovrebbero rappresentare la parte pratica ed operativa di ogni disciplina, seguendo l’esempio delle scuole europee.

 

Concludendo,  per la scuola statale, che rappresenta il sacrosanto  diritto allo studio di tutte le classi sociali, non ci sono mai soldi! Quale futuro stiamo preparando per i nostri giovani che dovranno lavorare nel contesto duro e spietato della globalizzazione?”.

 

E ora speriamo che qualcosa cambi!



 

 

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