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N. 66 - Giugno 2013 (XCVII)

L'Impero Bizantino dall'apice alla sua caduta
LA FINE DELL'impero - parte VI
di Christian Vannozzi

 

I primi giorni Isacco li dedicò a consolidare il suo potere: così fece catturare Andronico II, che venne massacrato, e in seguito i suoi figli, Giovanni, che s'era proclamato imperatore, e Manuele. Entrambi vennero accecati. Anche il patriarca venne defenestrato.

Tuttavia la situazione interna ed esterna era disastrosa: lo Stato era al collasso, e i Normanni, che già tenevano Tessalonica e dominavano i mari, erano in marcia verso la Città. Isacco prese vigorosamente le redini del governo. Amato dal popolo riuscì a far affluire un gran numero di volontari e mezzi dalle province dell’Anatolia. Riorganizzò le truppe e le scagliò contro i Normanni sotto l'abile guida di Alessio Branas. Gli invasori vennero battuti presso Mosinopoli e presso Anfipoli, quindi Branas nel novembre del 1185 li battè definitivamente a Dimitritza. La disfatta normanna era completa, Tessalonica venne abbandonata e i superstiti fuggirono. La stessa flotta normanna, che nulla aveva potuto fare, lasciò le Isole dei Principi, dove aveva attraccato. Nella primavera del 1186 Isacco riprese anche il controllo del litorale dalmata e dell’isola adriatica di Corfù.

Ovviamente l'impresa aveva necessitato di più ampie alleanze, e così Isacco s'era assicurato la tranquillità delle frontiere orientali, concludendo un trattato con Kilidj Arslan di Iconio, e chiuse definitivamente le ostilità con Venezia, con trattative che, nel 1187, sfociarono nella emissione di ben tre Bolle d’Oro. Non si trattava ormai più di concessioni imperiali, bensì di trattati tra potenze di pari grado. Nello stesso tempo Isacco normalizzò i rapporti con l'Ungheria in modo proficuo e duraturo, con un trattato che, insieme a questioni territoriali, prevedeva le nozze tra il Βασιλεύς stesso, rimasto vedovo della prima moglie, Irene Comnena, e la figlia di Bela III d'Ungheria, la piccola Margherita, ribattezzata Maria.

Il matrimonio venne celebrato con gran fasto e le spese ricaddero, tramite una pesante tassazione aggiuntiva, sulle province, in particolare su alcune aree bulgare. Fu questa, secondo Niceta Coniata, la ragione che spinse alla ribellione quelle genti. Il casus belli sarebbe stata la negata cessione di una pronoia a due fratelli bulgari, Teodor, in seguito ribattezzato Pietro e Asen.

Infastiditi da tale rifiuto, i due fratelli decisero di porsi a capo di quanti tra Bulgari, Cumani e Valacchi intendevano liberarsi del giogo imperale, e presto crearono una loro enclave attorno a Trnovo, attaccando i territori bizantini confinanti con i territori sotto il loro controllo.

L'Imperatore non si scoraggiò né frappose indugi all'azione: per quanto molto incostante, influenzabile e debole, nonché amante del lusso e dei piaceri, Isacco non era né timoroso né inattivo, né tantomeno un incapace. Mentre si sviluppava la rivolta in Bulgaria, venne inviata, nella primavera del 1186, una flotta di 70 navi verso Cipro dove, sotto la reggenza di Andronico, Isacco Comneno si era “ritagliato” un suo impero. La spedizione ebbe esito fallimentare e Giovanni Centostefano si fece distruggere esercito e flotta.

Poco dopo Isacco rispose alla ribellione bulgara marciando personalmente contro i rivoltosi, che si ritirarono oltre il Danubio. Non essendo stato tuttavia raggiunto alcun risultato duraturo, tra la fine del 1186 e l'inizio dell'anno successivo Isacco tentò più volte di soggiogare i ribelli,con campagne mai dall'esito risolutivo. Giovanni Ducas conseguì successi; Giovanni Cantacuzeno si fece battere; Alessio Branas, il vincitore dei Normanni, parve giungere alla vittoria finale, quando decise di proclamarsi imperatore e di marciare contro Costantinopoli, che nel 1187 venne posta sotto assedio. In questo frangente Isacco trovò l'appoggio del cesare Corrado, figlio del marchese del Monferrato, che era lì giunto per sposare Teodora, figlia del Βασιλεύς. Isacco e Corrado affrontarono l'usurpatore fuori dalla Città e lo sconfissero. Lo stesso Corrado uccise Alessio Branas.

Corrado era a Costantinopoli per sposare Teodora Angelo, figlia dell’imperatore, che sposò nella primavera del 1187. Grazie all’unione con Teodora il marchese di Monferrato ricevette il titolo di cesare.

Branas era un generale ambizioso, si era già rivoltato contro l’imperatore nel 1186 dopo una vittoria sui Normanni. Di notte era entrato in Santa Sofia, ma il suo tentativo era fallito ed era stato perdonato in virtù dei suoi validi aiuti militari del passato. La guerra contro i Valacchi offrì una nuova occasione di rivolta al generale Branas che nel 1187 occupò la parte settentrionale del Corno d’Oro.

Subito dopo l'imperatore decise di marciare alla testa delle truppe imperiali contro i Bulgari e i Valacchi. Corrado non era con lui, avendo deciso di recarsi in Terra Santa, ove cinque anni dopo avrebbe trovato la morte. Comunque Isacco ottenne rilevanti successi, ma dovette accontentarsi di stipulare una tregua con Pietro e Asen, richiedendo quale ostaggio il loro fratello Kalojan, poiché la rivolta di Teodoro Mancafa, nel 1188, lo costrinse ad accorrere in Asia Minore, presso la città anatolica di Filadelfia.

 La caduta del Santo Sepolcro nelle mani del Saladino, tra l'emozione della Cristianità, aveva portato alla Terza Crociata. Uno dei suoi duci fu il grande nemico di Manuele Comneno, Federico Barbarossa, che, alla testa di un possente esercito, nell'estate del 1189 fu in territorio bizantino.

L'assenza del Βασιλεύς dalla capitale, i ritardi nelle comunicazioni e reciproche incomprensioni provocarono gravi tensioni tra Tedeschi e Bizantini, aggravate dalle fortissime diffidenze reciproche. Isacco fece arrestare degli ambasciatori crociati, un fatto inaudito, e stipulò un trattato con il Saladino, facendo inorridire i crociati. I Latini, dal canto loro, avevano stipulato un trattato con il sultano di Iconio. Fatto sta che le truppe romee cercarono in ogni modo, invano, di contrastare l'avanzata crociata, facendosi anche sconfiggere alle porte di Filippopoli, in cui era arconte lo stesso Niceta Coniata, e che presto venne occupata. La decisione del Barbarossa di avanzare su Adrianopoli costrinse Isacco a scendere a patti e, nel febbraio del 1190, venne raggiunta un'intesa con i Crociati, che a marzo poterono passare in Asia Minore e procedere senza eccessivi problemi da parte romea verso la loro meta. Nel mese di giugno Federico Barbarossa sarebbe annegato durante l’attraversamento a cavallo del fiume Göksu.
Isacco si dimostrò un sovrano religioso e generoso. Faceva donazioni ai poveri e costruiva chiese, monasteri, ospizi e ospedali. Tuttavia il suo problema era la debolezza nel governo, e la cessione di ampie prerogative imperiali a consiglieri dissennati. Del resto, dopo la morte di Manuele, l'impero aveva intrapreso una via che in brevissimo tempo l'aveva riportato indietro d'oltre un secolo, con un radicale rinnovo dell'aristocrazia tramite l'ingresso di elementi provinciali, e con il ritorno ai vertici del potere degli stranieri e il conseguente indebolimento dell'intera compagine imperiale.

L’imperatore Enrico VI voleva la sottomissione dell’impero bizantino al Sacro Romano Impero per formare un unico impero che comprendesse l’intera Cristianità. L’imperatore aveva già ottenuto dichiarazioni di sudditanza dai parte dei sovrani europei di Inghilterra, Aragona e Francia, e dai principati latini in Terra Santa di Armenia, Cipro e Palestina.

Intanto i Bulgari e i Valacchi dilagavano. Isacco, nonostante l’ostilità dell’imperatore tedesco, nel 1191 si lanciò contro il nemico bulgaro, ma la sua armata, cacciatasi in una stretta gola nei pressi di Beroe, venne annientata e lui stesso si salvò a stento. Caddero Anchialo, Varna, Sofia, e i Serbi di Stefano Nemanja insorsero contro Bisanzio. L'imperatore reagì velocemente e rioccupò e ripristinò le fortezze cadute, mentre concertava l'azione con l'alleata Ungheria. Sulla Morava Stefano Nemanja venne battuto, e in seguito i Bulgari vennero contenuti. Tuttavia, nel 1194 l'esercito romano venne nuovamente annientato ad Arcadiopoli, nella Turchia europea, a causa del tradimento d'uno dei comandanti. L'imperatore decise di mettersi nuovamente alla testa delle sue truppe nel marzo del 1195.

Durante la campagna a Kjpsella, il nobile Alessio, fratello di Isacco, si proclamò Imperatore e l'8 aprile fece arrestare il fratello. a Isacco vennero cavati gli occhi, e gli venne imposto di dimorare nel monastero di Bera, in Tracia. Fu in seguito portato a Costantinopoli, dove trascorse la prigionia.

Il Clari presenta una versione romanzata dell’avvenimento, in quanto descrive una semplice battuta di caccia in cui l’imperatore viene colpito e fatto prigioniero dal fratello usurpatore.

La principessa Irene, figlia di Isacco II e moglie di Filippo di Svevia, fratello dell’imperatore Enrico VI, permetteva all’imperatore tedesco di elevarsi al ruolo di protettore della famiglia regnante legittima di Bisanzio contro l’usurpatore Alessio III. L’imperatore bizantino impaurito si impegnò a offrire al Sacro Romano Impero 1600 libbre d’oro all’anno.

Il principe Alessio, figlio di Isacco, secondo la cronaca del Clari viene salvato dal precettore che lo fa condurre in Germania presso sua sorella Irene.

L’accordo con l’usurpatore Alessio fu reso possibile grazie all’intervento del papa, che insistette affinchè l’imperatore tedesco concentrasse i suoi sforzi non contro Costantinopoli ma contro Gerusalemme per liberarla dal “giogo” saraceno. La salvezza temporanea di Costantinopoli va anche attribuita alla prematura morte di Enrico VI.

Il tracollo dell’impero d’Oriente era, però, ormai inevitabile. Bisanzio con la sua debolezza e con le sue ricchezze invitava i nemici a intraprenderne la conquista.

La situazione internazionale sembrava però volgersi a favore di Bisanzio, in quanto l’impero d’Occidente si era disgregato. L’Italia si era sottratta al dominio tedesco e in Germania Filippo di Svevia aveva trovato come oppositore per la corona tedesca Ottone di Brunswick. La guida dell’Occidente passò dalle mani dell’imperatore a quelle del grande papa, Innocenzo III.

Il pontefice ristabilì nell’Oriente saraceno l’interesse dell’Europa occidentale. Secondo il progetto del papa, Bisanzio non doveva essere abbattuta con le armi, ma doveva essere sottomessa al seggio di San Pietro tramite l’unione delle chiese che erano separate dal 1054. L’unione religiosa della Cristianità avrebbe creato un forte esercito crociato che sarebbe riuscito a riconquistare Gerusalemme.

I disegni del papa non tenevano però conto degli interessi veneziani nell’impero d’Oriente. La repubblica di San Marco era guidata da Enrico Dandolo, uomo saggio e risoluto. Il doge vedeva nella distruzione dell’impero d’Oriente la premessa necessaria per assicurare durevolmente l’egemonia della repubblica nel Mediterraneo Orientale.

I ripetuti tentativi dell’aristocrazia greca di liberarsi dei privilegi commerciali concessi ai veneziani dall’imperatore Alessio Comneno del 1171 e del 1182 avevano creato una situazione di permanente insicurezza per il governo della repubblica veneta. Inoltre Genova e Pisa erano diventate per Venezia delle concorrenti pericolose, giacchè Bisanzio, per le difficoltà che attraversava, aveva concesso ampi privilegi anche a queste altre repubbliche marinare per opporre un contrappeso all’egemonia veneziana sull’impero.

Da li a pochi anni l’impero sarebbe caduto nelle mani dei crociati, che avevano intenzione di formare un territorio ponte tra Cristianità e Terra Santa, riunificando le due chiese sotto la guida di Roma.



 

 

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