N. 61 - Gennaio 2013
(XCII)
L'Impero Bizantino dall'apice alla sua caduta
Da Costantino a Giustiniano
- Parte I
di Christian Vannozzi
L’impero
d’Oriente,
erede
dell’impero
romano,
depositario
delle
istituzioni
e
della
cultura
del
mondo
antico,
fu
l’estremo
difensore
dell’Occidente
dagli
attacchi
dell’impero
persiano
e
poi
di
quello
musulmano.
Per
secoli
Costantinopoli
conserva
la
cultura
classica
e
quella
cristiana.
Il
sapere
del
passato
risiedeva
tra
le
mura
della
più
grande
città
dell’antichità,
sede
dell’unico
che
poteva
definirsi
l’erede
di
Ottaviano
e
Traiano,
e
cioè
il
Βασιλεύς.
Gli
storici
Gallina,
Ostrogorsky
e
Pirenne
affermano
che
l’impero
di
Costantinopoli
rimane
la
potenza
regionale
più
grande
in
Europa,
e
l’unico
punto
di
riferimento
culturale
e
religioso
per
essa.
La
rinascita
dell’Europa
occidentale
dopo
l’anno
mille
e la
potenza
sempre
più
grande
dell’impero
islamico
relegarono
l’impero
ad
un
ruolo
più
marginale,
e
cioè
quello
di
potenza
dell’area
del
Mediterraneo
orientale.
L’ascesa
delle
repubbliche
marinare,
Venezia
in
primo
luogo,
minarono
ulteriormente
la
prosperità
di
Bisanzio
poiché
tolsero
alla
città
il
monopolio
del
commercio
marittimo.
Grazie
a
sovrani
come
Basilio
e
agli
altri
imperatori
della
dinastia
macedone,
che
divisero
le
province
in
Temi,
ognuno
di
questi
difeso
e
amministrato
da
un
generale
(Strategos),
l’impero
d’Oriente
riuscì
a
resistere
alle
seconde
invasioni
barbariche
e
agli
attacchi
dei
musulmani
che
si
erano
stabiliti
permanentemente
nei
territori
che
andavano
dall’Egitto
alla
Siria,
un
tempo
sotto
il
controllo
bizantino.
Una
nuova
dinastia,
quella
dei
Comneni,
si
trova
però
a
fronteggiare
una
grave
crisi
economico-sociale
accompagnata
dall’ascesa
di
tre
nuove
potenze
nemiche:
Gli
Ungari
a
Nord,
i
Normanni
ad
Occidente
ed i
Turchi
Selgiuchidi
ad
Oriente.
Non
potendo
contrastare
i
tre
nemici
da
sola,
e
non
potendo
contare
sull’aiuto
del
Sacro
Romano
Impero
e
del
pontefice
a
causa
dello
scisma
del
1054
dovuto
a
controversie
teologiche,
Bisanzio
lega
la
sua
difesa
contro
i
Normanni,
che
erano
desiderosi
di
marciare
su
Costantinopoli
dopo
aver
conquistato
le
roccaforti
bizantine
nell’Italia
meridionale,
alla
repubblica
di
Venezia.
L’alleanza
con
Venezia
segnò
per
Bisanzio
una
sudditanza
commerciale
nei
confronti
della
repubblica
alla
quale
furono
concesse
franchigie
commerciali
ed
un
intero
quartiere
entro
le
mura
di
Costantinopoli.
Per
contrastare
la
“sudditanza”
verso
i
veneziani,
Manuele
Comneno,
il
più
vicino
agli
stili
di
vita
occidentali
degli
imperatori
bizantini,
si
legò
diplomaticamente
al
Sacro
Romano
Impero
ed
estese
le
franchigie
commerciali
anche
alle
città
nemiche
di
Venezia
come
Genova
e
Pisa.
I
suoi
buoni
rapporti
con
l’Occidente
resero
Manuele
Comneno
degno
di
ammirazioni
nelle
corti
occidentali,
tanto
che
nella
cronaca
del
Clari
ne
vengono
ampiamente
descritte
le
lodi
in
vari
capitoli.
La
morte
di
Manuele
e
l’usurpazione
del
trono
da
parte
di
Andronico
e la
successiva
ascesa
della
dinastia
degli
Angeli
fanno
si
che
l’impero,
ormai
non
più
in
grado
di
difendersi
da
solo,
diventi
succube
dei
più
potenti
vicini.
Il
Clari
fa
una
lunga
diversione
sulla
storia
dell’impero
bizantino,
spiegando
che
con
la
morte
di
Manuele
e
l’usurpazione
del
trono
da
parte
del
cugino
Andronico,
l’impero
inizia
il
periodo
più
buio
della
sua
storia,
interrotto
solo
dalla
vittoria
di
Isacco
Angelo,
grazie
al
volere
Divino,
che
ristabilisce
per
un
periodo
la
prosperità
dell’impero
destinata
però
ad
infrangersi
a
causa
di
un
nuovo
usurpatore,
Alessio
III
Angelo,
sovrano
che
sarà
causa
della
prima
conquista
di
Costantinopoli
ad
opera
dell’esercito
crociato.
Nel
330
dell’era
cristiana
Costantino
procedette
alla
dedicatio
della
città
che
da
lui
avrebbe
preso
il
nome
e
che
nel
tempo
si
sarebbe
affermata
come
“Nuova
Roma”.
Per
spiegare
tale
avvenimento,
a
cui
si
attribuiva
un
carattere
rivoluzionario,
gli
storici
hanno
dato
diverse
interpretazioni,
che
vanno
dalla
precoce
vocazione
cristiana
dell’imperatore
a
ragioni
di
carattere
strategico-militari.
Una
delle
ragioni
era
sicuramente
il
riavvicinare
le
popolazioni
greche
a
quelle
latine,
che
vivevano
una
specie
di
dicotomia
e si
guardavano
sospettosamente
l’un
l’altra.
L’imperatore
voleva
che
entrambi
i
popoli,
divisi
dalla
diversità
linguistica
e
culturale,
si
sentissero
parte
dello
stesso
ordine
giudiziario
e
politico
e si
riconoscessero
a
vicenda.
Inoltre
le
ragioni
commerciali
e
militari
non
erano
da
trascurare,
poiché
l’Oriente
rappresentava
la
parte
più
ricca
del
territorio
imperiale,
inoltre
la
posizione
dell’antica
città
di
Bisanzio,
all’estremità
di
un
triangolo
di
terra
affacciato
sulla
riva
più
tranquilla
del
Bosforo,
rendeva
la
città
difficilmente
espugnabile
e
base
d’appoggio
per
le
operazioni
sul
limes
danubiano
insediato
dai
Goti.
L’imperatore
Giustiniano
fu
forse
il
più
grande
sovrano
della
storia
bizantina.
L’imperatore
era
infatti
riuscito
a
riconquistare,
dopo
una
lunga
guerra
contro
i
goti,
l’intera
penisola
italiana,
l’Africa
occidentale,
e a
ricostruire
la
quasi
totalità
territoriale
dell’impero
ad
occidente.
Alla
morte
del
sovrano,
avvenuta
nel
565,
l’economia
era
dissestata
per
le
lunghe
guerre.
Alle
ristrettezze
monetarie
si
cercò
di
porre
rimedio
con
l’alterazione
della
moneta.
La
disciplina
dell’esercito
era
allentata
dal
mancato
o
ritardato
soldo
alle
truppe
mercenarie.
Il
potere
centrale
era
minacciato
dal
persistere
di
spinte
centrifughe
a
causa
dell’indebolirsi
del
controllo
amministrativo,
i
confini
erano
sottoposti
alle
pressioni
di
nuove
popolazioni
barbariche
che
si
sommavano
ai
nemici
esterni
tradizionali
dell’impero.