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N. 29 - Ottobre 2007

L’impero Axumita. Dall’archeologia alla storia dell’antico regno etiope

Il Periodo Preaxumita - Parte I

di Antonio Montesanti

 

L’Etiopia è una delle pochissime regioni africane ad aver interagito storicamente con la storia europea ed occidentale in genere, nel periodo antico. Se poi consideriamo l’Africa in maniera generale, possiamo allora affermare che l’Etiopia è l’unico paese al di sotto della linea di demarcazione desertica del Sahara, ad aver avuto all’interno della politica euro-asiatica una qualche connessione storica.

 

L’importanza della regione in realtà nasce dopo l’interessamento, in realtà assai tardo, degli studiosi occidentali al sito archeologico di Axum, che ancora ad oggi è sicuramente il più ambito per ricerche e scavi archeologici dell’intera Africa.

 

Dal 1906 è stato oggetto di almeno 12 campagne di scavo che hanno prodotto una quantità di informazioni notevoli. La prima campagna di scavi, durata due mesi e mezzo, venne condotta dalla Spedizione Tedesca (DAE) ad Axum nel 1906. Questa squadra raggiunse un notevole numero di traguardi: vennero scavati principalmente i “troni” di pietra (monoliti) che si trovavano ai piedi del monte Mai Qoho.

 

Tuttavia fu e sarà sempre il raggruppamento principale delle stele ad attirare l’attenzione generale degli studiosi. Per questo gli scavi vennero condotti primariamente ed il più possibile intorno alla stele gigante, per capire, come fosse stata costruita ed eretta, i manufatti e la loro associazione con le tombe. La tomba di Kaleb, situata nel settore nord di Axum, venne parzialmente scavata e ne venne notato il carattere cristiano della sua architettura. A breve distanza ad Est di Axum, venne scavata un’altra struttura che portava il nome di Tomba di Menelik.

 

Dopo poco, rendendosi conto dell’importanza dei manufatti messi alla luce, vennero scavate le tre strutture più interessanti chiamate: Enda Mika’el, Enda Semon e Ta’akha Mariam. Si trattava di strutture a più sale su scala monumentale che ci danno un’idea della prima architettura residenziale e che vennero provvisoriamente identificate dalla spedizione tedesca come un complesso di palazzo.

 

La successiva campagna degna di nota venne condotta nel 1939 dall’archeologo italiano Puglisi. Questo fu il primo tentativo di interpretare stratigraficamente il sito di Axum. Una serie di trincee ad est di Mai Lahlaha restituì una serie impressionante di 7 sovrapposizioni stratigrafiche ed in quella più profonda il Puglisi notò una serie impressionante di grattatoi, mentre una trincea vicino a Mai Hejja, registrò 5 livelli sovrapposti.

 

Non vennero effettuati altri scavi fino alla fondazione del Ethiopian Institute of Archaeology quando, solo nel 1954, l’Istituto intraprese scavi in diverse aree sotto la supervisione di J. Leclant. Insieme al collega Mikael condussero una spedizione francese che scavò una serie di tombe sotterranee situate nei pressi della tomba di Bazin. Mentre altri scavi vennero condotti da J. Doresse, durante lo stesso periodo, presso alcune rovine subito a nord della chiesa antica di Mariam Zion; inoltre vennero scavate delle trincee nell’area del gruppo principale delle stele. Questi ultimi scavi misero in luce una porzione dell’area immediatamente a ad ovest della Grande Stele caduta e la parte superiore della scalinata coperta della tomba degli archi in mattoni.

 

Una seconda stagione di scavi venne intrapresa dall’Istituto Etiope d’Archeologia nel 1955 sotto la direzione di Pironin. Il gruppo principale delle stele fu nuovamente obbiettivo degli scavi che seguirono. Il muro della terrazza (M-1) venne parzialmente messo in luce e il complesso cimiteriale con il gruppo principale delle stele divenne l’oggetto primario di scavo. All’interno della terrazza vi era un’area, immediatamente ad O della Grande Stele caduta e nella zona a sudovest di Nefas Mawcha vennero scoperte, nel corso degli scavi, numerose deposizioni.

 

Continuando a concentrarsi sul gruppo principale di stele, Leclant riprese gli scavi con la sponsorizzazione dell’EIA. Il muro della terrazza (M-1) precedentemente scavato da Pironin venne evidenziato ulteriormente. Inoltre, Leclant riprese lo scavo dell’area subito ad O della Grande Stele caduta. Durante la campagna successiva, gli scavi ripresero sotto la supervisione di Contenson. Questi portò con se l’importante innovazione dello scavo a griglia: la zona selezionata fu quella a Nord di Nefas Mawcha e a sud del muro della terrazza (M-1).

 

Contenson riprese lo scavo dell’area di Pironin scavata nel 1955: lo scavo rivelò la presenza di tre livelli: il primo, il più superficiale, portò alla rimozione del contenuto di 75 tombe durante gli scavi; il secondo livello era composto da un assemblaggio che sulla base della monetazione associata, potrebbe essere datato tra il V e l’VIII sec. d.C.; mentre il livello più basso conteneva un ricchissimo aggregato di materiali che includeva anfore, manufatti di bronzo e vetro.

 

Gli scavi ripresero nel 1958, in un’area lontana dal gruppo delle stele principali, che erano state l’obbiettivo primario sin dal 1954 e si decise di ampliare l’indagine a differenti settori d’esplorazione estendendo gli scavi di Doresse nelle vicinanze dell’antica chiesa di Mariam Zion. Lo scavatore individuò tre livelli ben distinti tra il IV e l’VIII secolo d.C. che vanno dal periodo Axumita Antico fino a quello Postaxumita. A breve distanza dalla tomba di Kaleb, venne scavata una tomba sotterranea cruciforme chiamata Addi Guatiya dalla sommità della collina sulla quale è situata.

 

Il sito di Axum non venne più esplorato fino al 1966 quando F. Anfray dispose di tre stagioni di scavo per mettere alla luce il maggior complesso architettonico nella periferia ovest del sito nell’area detta Dongur-Addi Kilte. La struttura occupava un area quadrata di 3000 metri. Dopo tre campagne di scavo (1966-68), venne messo in luce un monumentale complesso di 40 stanze, chiamato la Dongur Mansion. Il complesso si sviluppava intorno ad una struttura centrale ed una serie di cortili minori che creavano una discreta serie di stanze. In base alle informazioni ottenute Anfray ritenne che l’intera struttura apparteneva al periodo Tardo Axumita, databile approssimativamente al VII sec d.C.

 

Lo scavo più recente sul sito di Axum avvenne nel 1973 da Neville Chittick, direttore del British East African Archaeological Institute che utilizzò per questi scavi un team di archeologi professionisti che furono abili a compiere un altissimo ed ambiziosissimo programma di scavo che permise di ottenere dati ed informazioni di una serie di monumenti critici che, nonostante il numero di dati ottenuti nelle campagne precedenti, rimanevano abbastanza oscuri e privi di interpretazioni. Chittick, utilizzando questa sua grande forza lavoro iniziò una serie di scavi presso il Main Stelae Field dove ebbe la possibilità di individuare una serie di numerose nuove stele e che furono aggiunte alla lista originale riportata dalla German Axum Expedition.

 

Durante lo scavo Chittick rinvenne una serie di cunicoli e camere sotterranee scavate nel banco che si poneva al di sotto di un’area considerevole del Main Stelae Field che egli ritenne essere catacombe. Sul lato E della terrazza del Main Stelae Field, precedentemente studiata da Doresse e Pironin, Chittick scoprì la Tomba dagli archi in mattoni, un complesso sotterraneo ad una profondità di 8 metri sotto la superficie del piano attuale.

 

Un’altra area rapidamente scavata era quella di Nefas Mewcha: venne individuato e scavato il grande blocco di granito che venne sbalzato dal suo supporto di fondazione dalla forza d’impatto quando la Stele Gigante crollò su di esso. Questa ipotesi era già stata concepita, ma gli scavi di Chittick lo spinsero con nuove evidenze ad indicare il bisogno di un’interpretazione alternativa riguardo il modo in cui la struttura fosse stata costruita.

 

Suggerì che si trattasse di una struttura sotterranea piuttosto che una struttura di superficie e che il vasto blocco di granito rimanesse su una substruttura di blocchi più piccoli con una camera centrale con camere periferiche tutte intorno. Insieme alla rivisitazione del sito con nuove ed importanti ipotesi, Chittick mise in luce nuovi monumenti altrettanto interessanti. Il complesso di catacombe, la Tomba dalla falsa porta e un complesso funerario sotterraneo, rivestito da una serie di lastre in splendido granito, era connesso ad una struttura di superficie che sembra riprendere un palazzo o un tempio. La camera mortuaria nel complesso sotterraneo conteneva un sarcofago di pietra.

 

Subito ad ovest della tomba della falsa porta Chittick rinvenne una piccola tomba di pietra.

 

Gli scavi sul lato occidentale della stele gigante rivelarono un mausoleo costituito da una tomba formata da una serie di camere sotterranee multiple, alle quali si poteva accedere attraverso una serie di porte quadrate di granito finemente lavorato. Il mausoleo è una complesso monumentale mortuario che aggiunge al già vasto complesso architettonico e agli episodi e periodi di maggior costruzione registrato nel gruppo del Main Stelae Field.

 

Chittick estese il suo programma di scavo dietro il confine del Main Stelae Field per includere la tomba di Kaleb e il campo di stele Gaudit. La tomba di Kaleb, già scavata dalla German Axum Expedition, venne scavata con una serie di trincee con i dati della spedizione tedesca alle mani, in modo da individuarne le aree non scavate così da completare ed integrare l’insieme dei dati così ottenuti. Rispetto a quello che era sto messo in luce, Chittick si convinse che un’architettura estensiva e sostanziale esisteva dietro ai rinvenimenti individuati.

 

Il campo di stele di Gudit, posto sulla parte periferica occidentale del sito di Axum e immediatamente a sud della Dongur Mansion (scavata da Anfray), venne individuato dalla GAE. Quest’area per lungo tempo coltivata, se osservata bene, restituisce una grande quantità di ceramica, indicando la presenza di un antico insediamento. Inoltre vennero individuate più di 100 stele, molte delle quali ancora in piedi. Solo alcune erano lavorate, molte erano per lo più irregolarmente sbozzate rappresentando le sfumature che assumevano al tempo in cui vennero tagliate dalle cave. Per questo Chittick assegnò ad un gruppo il compito di scavare questi blocchi; il team individuò delle tombe, alcune delle quali contenevano globetti di vetro egiziano databili tra il III ed il IV sec. d.C. e numerosi oggetti di vetro.

 

A F. Anfray va il grande merito di aver dato alla fine degli anni ’60 una schematizzazione molto applicapile della periodizzazione archeo-storica della cultura etiopica: periodo Sud Arabico, Periodo Intermedio e periodo Axumita.

 

Il periodo Sud Arabico o Etiopico-Sabeo si estende dall’inizio del V alla fine del IV sec. a.C. Durante questo periodo “indigeno” o Proto-Etiopico le culture africane sono esposte all’influenza sud arabica. Questo periodo rappresenta la prima volta in cui è praticata la costruzione di edifici. L’influenza sud arabica è intensa. Le affinità sono ben chiare nell’architettura di Yeha, le sculture di Haoulti-Melazo e lo stesso tipo di inscrizioni bustrofediche.

 

Il periodo intermedio si estende dall’inizio del III sec. a.C. all’inizio dell’era cristiana. Benché continui l’assimilazione alla cultura sudarabica, la sua influenza tende ad abbassarsi ed i contatti tra le due regioni s’indeboliscono.

 

I caratteri distintivi di questo periodo sono dovuti una scrittura meno geometrica, ceramica rossa e nera di ottima fattura e la presenza in contemporanea di manufatti di ferro e bronzo.

Proprio in questo periodo sarebbe stato fondato il porto di Adoulis.

 

Il periodo Axumita è il più lungo, andando dal I sec. d.C. fino alla fine del IX d.C. Anfray vede questo come un periodo di fioritura in una sequenza di sviluppo e benché sussistano elementi del periodo precedente preaxumita: la lingua, la scrittura, il simbolismo religioso, si ritrovano in maniera modificata. La cultura axumita assume il suo carattere specifico in questa fase.

 

Architettonicamente le strutture più grandi sono rigidamente squadrate in forme spigolose quadrate o rettangolari. Tutte le costruzioni hanno un aspetto massivo, inclusi i monumenti monolitici prodotti o rivestiti in granito, come le stele, le basi dei troni, e i blocchi giganti. Nella scrittura fiorisce lo stile Sabeo ma viene utilizzato anche il greco. Vengono coniate monete d’oro, d’argento e bronzo ma solo dal III sec. d.C.; la ceramica presenta nuove decorazioni e nuovi simboli. Manufatti di importazione appaiono in maniera congrua nei contesti archeologici di questo periodo, dimostrando un mercato a lunga distanza.

 

Anfrey propone anche una suddivisione del Periodo Axumita a sua volta in due fasi: Epoca I (III-IV sec. d.C.) ed Epoca II (VI-VIII sec. d.C.), assegnando al primo periodo Axum e Nefas Mawcha, le basi dei troni, Enda Semon, Enda Mika’el, Ta’akha Mariam, e le stele giganti; e al secondo: la tomba di Kaleb ad Axum, la maggior parte delle rovine di Axum e siti di Ham, Goulo-Makeda, Matara, Tokonda, Kohaito, Aratou e Adoulis.

 

Origini ed espansione del regno

 

Axum era, stranamente potrebbe sembrare inizialmente, situato nella parte occidentale del regno futuro di Axumite. Ciò, tuttavia, riflette una situazione politica, economica e commerciale prevalentemente stabile già molto tempo prima che le ambizioni axumite raggiungessero un emporio sul litorale del Mar Rosso e probabilmente implica anche il fatto che l'importanza preponderante del luogo sia derivata dell'eccedenza delle relative risorse locali determinate da un ordine politico stabile e da una serie di rotte commerciali interne, oltre che ad una direttrice magiore più probabile ed importante che è la Valle del Nilo, utilizzando le valli del fiume di Takaze e del Marab che s’immettono ad ovest nel Nilo.

 

Quasi certamente Axum sorgeva nel centro di una serie di itinerari. Uno andava dal Nilo ad Adulis, un altro conduceva alle “Cataratte” (Aswan), un viaggio che durava 30 giorni secondo Kosmas. Questo itinerario che conduce in Egitto inoltre è mensionato dal re anonimo che innalzò il Monumentum Adulitanum, oltre che da Procopio: "Dalla città di Auxomis ai confini Egiziani del dominio romano, dove è situata la città denominata Elephantine, c’è un viaggio di trenta giorni per inesperti il viaggiatore".

Si ritiene che un terzo itinerario conducesse da Axum verso sud "alle estremità dell'Etiopia", definito da Kosmas come "la terra dell’incenso chiamata Barbaria " (probabilmente si tratta della costa Somala dove l'incenso si può ancora trovare), e distante circa 30 giorni di viaggio.

 

Un quarto ed ultimo itinerario era quello conosciuto per il commercio dell'oro, che correva attraverso le terre di Agaw fino a Sasu, per il quale erano necessari 6 mesi per andare e tornare, compreso il fermarsi “in loco” per cinque giorni necessari per il commercio.

 

Oltre alla relativa posizione positiva per commercio, il luogo, di fronte alle piane di Axum e di Hasabo e con il plateau di Shire alle sue spalle, gode di abbondanti piogge, con una stagione umida lunga che va da fine giugno l'inizio a settembre. Ci dovevano essere probabilmente un buon numero di corsi d’acqua ed un terreno fertile molto probabilmente capace di produrre più di un raccolto all'anno.

 

Nei dintorni della futura città vi erano buone zone agricole, come la pianura di Hasabo (Hazebo, Atzabo) ad Est. Michels, in un'indagine estremamente utile, “intervistò” i coltivatori della regione di Axum-Yeha nel 1974 riguardo alle qualità del terreno studiando il potenziale locale di irrigazione e di topografia. Riuscì a classificare quattro zone ecologiche e trovò che gli immediati dintorni di Axum e di Yeha appartenevano a quella che lui definì come “zona A”: "pendenza bassa, terra altamente fertile, ottimale per coltura dell'aratro, non richiede intervento di fertilità tranne rotazione di raccolto e conta sulle piogge stagionali".

 

Questa regione evidentemente favorevole era, come sembra, già popolata quando Axum fu fondata. Benchè ci siano luoghi più antichi, con alcuni resti databili al periodo Sabeo –influenzato da quello pre-Axumite anche piuttosto vicini (Hawelti, Melazo - con Gobochela ed Enda Cherqos - e Medoge) finora nessuna prova consistente è stata trovata per indicare che il luogo di Axum in se è stato occupato poco prima dell'inizio della nostra era.

 

Tuttavia, la zona culturale Sabea del periodo pre-Axumite certamente si estendeva lungo l'itinerario da Adulis e nella regione di Axum.

 

Il recente lavoro dagli archeologi italiani nella regione di Kassala, celebre quello di Fattovich (1988), ha suggerito che determinati aspetti della cultura Axumita possono essere stati influenzati dalle pianure occidentali anche prima di essa.

 

Fattovich ha osservato le caratteristiche sulla terracotta del periodo pre-Axumita, venendo anotare che i manufatti assomigliano a quelli della gente sudanese identificata dagli archeologhi come Kerma e gruppo C (C-group) ed ha suggerito che persino tali caratteristiche culturali come le stele, caratteristiche delle abitudini funerarie etiopiche successive, potrebbero forse derivare da antichi prototipi sudanesi.

 

Alcune di queste caratteristiche risalgono alla fine del III-inizi II millennio a.C. e la scoperta evidente di società complesse nella regione in un periodo antico può suggerire, secondo Fattovich, "una più complessa ricostruzione della formazione di uno stato nella Etiopia del Nord".

 

Per ora, tuttavia, la storia remota di Axum è quasi sconosciuta e le prove di uno stato Axumita sono ancora labili. In ogni caso si possono ipotizzare le linee guida di sviluppo. Sembrerebbe che la posizione favorevole della futura capitale sia dal punto di vista commerciale e da quello di alimentare-produttivo locale e di altre risorse, permise l’incremento della prosperità dell’insediamento.

 

Con questa prosperità fu possibile un aumento della popolazione locale e, simultaneamente, un aumento nel potenziale della forza militare. L'espansione serviva per assicurare le nuove risorse oppure i vari itinerari commerciali e ciò fu possibile con lo sviluppo di una macchina militare che, come possiamo congetturare dagli eventi successivi, diventò molto efficiente.

 

Quali altri motivi possono aver incoraggiato gli Axumiti a sfruttare questo nuovo potenziale, non lo sappiamo, ma ci potrebbero essere tali impulsi come la necessità di respingere una possibile minaccia dei nemici vicini, o l’ascesa di un leader eccezionale. Axum non fu mai una grande potenza coloniale, né in possesso di armi superiori per combattere i locali collinari ben equipaggiati; benché furono sfruttate le possibilità di armi importate, come narra il Periplo, fu, se possiamo azzardare una congettura, l’aumento della forzalavoro, una nuova abilità organizzativa, velocità e una leadeship capace, che permisero ad Axum il ruolo militare dominante di controllo della regione.

 

Come il sistema governativo del periodo più antico abbia funzionato possiamo solamente ipotizzarlo. Probabilmente era basato su una specie di consiglio tribale o una probabile organizzazione tradizionale basata, come per esemio, su capi antichi del Punt e dei Mukarribs ed i re del più antico periodo Sud arabico che lasciarono l'eredità di un sistema di controllo basato su un capo solo. Axum dovette cominciare a prendere sempre più il posto preponderante come elemento principe della scena politica locale, parzialmente con l’esercizio dell’iniziativa militare e parzialmente, forse, sviluppando le relazioni con i gruppi tribali vicini.

 

Non abbiamo idea sugli atteggiamenti degli Axumiti nei confronti dei confinanti, quando in periodo tardo verranno definitivamente considerati come subalterni; ma presumibilmente il dominio axumita una volta realizzato non deve essere stato guadagnato facilmente e persino alcune tribù occasionalmente si impegnarono per riconquisrtare la libertà, descritte nelle fonti ufficiali axumite, come “rivolte”.

 

L'assorbimento dei gruppi tribali vicini sembra aver seguito lo slancio iniziale dell’espansione, per culminare con il sistema tradizionale di frazioni lasciate a governare da re-secondari, fino a che gli Axumiti controllarono una regione molto grande dell'Etiopia moderna.

 

Sotto il controllo axumita, possiamo ravvisare un numero di antichi sistemi di governo ancora in funzione e forse proprio quegli stessi che influenzarono gli Axumiti politicamente e culturalmente. I titoli dei re sulle iscrizioni elencano un certo numero di regioni, certamente quelle che hanno costituito le province più importanti dell'impero, ma le molti realtà politiche più piccole vengono richiamate nel corpo delle iscrizioni, con i loro re locali, che evidentemente non sono erano considerati significativi di meritare questa menzione particolare.

 

È possibile, in questo perodo, includere sotto il termine generale Habashat, o persino, in alcuni casi sotto quello di Axumites la situazione di fatto di vedersi trasformati da uomo di una tribù straniera a cittadino Axumita. Habashat era un’indicazione originalmente riferibile alla popolazione della zona orientale e molto prosperosa di Tigray. Probabilmente, dopo la loro presentazione, le imposizioni dalle varie tribù o i loro clan aumentarono il potenziale degli Axumite sotto il profilo militare e potrebbero, inoltre, aver dato i nomi ad alcuni dei reggimenti militari conosciuti dalle iscrizioni.

 

Il titolo primario, negus in Ge`ez o il najashi in arabo, (che indica re o capo militare) di Axum, o “degli Axumites”, sembra riferirsi al nucleo formato dai gruppi tribali riuniti per formare un singolo stato. Nonostante una ipotetica riunificazione ed una partecipazione globale delle tribù, nelle iscrizioni ancora è presente il riferimento continuo a sommosse nei territori interni poichè abbiamo annotazioni dai tempi del Periodo Axumita ed abbiamo poca idea riguardo alla presenza e alla leadership axumita all’interno dello stato. La terra che apparteneva alle tribù secondarie forse non era considerata parte giurisdizione territoriale axumita, poiché potevano rimanere aree libere acquistate da tribù sotto il pagamento di tributi che riservavano loro una certa autonomia.

 

Questi vicini non divennero immediatamente parte di uno stato unito in un contesto politico degli Axumiti tramite la fusione delle loro terre o l’accettazione delle istituzioni di Axum, ma la loro scomparsa finale dalle fonti indica che infine l'assorbimento fu inevitabile.

 

Evidentemente sarebbe stato nell'interesse della sicurezza della corona axumita diminuire il potere delle autorità locali, eliminare la sovranità provinciale e ridurre i territori al controllo diretto della monarca; dopotutto solamente il monarca era capace di esercitare il controllo delle zone acquisite, anche se l'esistenza continuativa di unità più piccole riflette l'incapacità dell'amministrazione centrale di controllore la situazione.

Axum può essere stata obbligata dalla necessità di tollerare una situazione imperfetta per un certo tempo, fino all’utilizzo di una politica dell’inserimento graduale dei funzionari axumiti all’interno delle realtà locali con lo scopo di sbriciolare lentamente le identità separate in entità via via più piccole.

 

La parte occidentale del plateau del Tigray sembra essere stato colonizzato in maniera massiva dagli Axumiti. Le iscrizioni axumite non parlano di sottomissioni di popolazioni etiopiche ad ovest di Axum. Probabilmente questo territorio di fronte al paese di Baria nei pressi del fiume Tekezze, faceva già parte del Regno Axumita. L’espansione verso nuove terre in maniera sostanziale ed un aumento della popolazione è connesso con un intensificazione dei ruolo di Axum rispetto alla cultura Preaxumita.

 

La continuità di una serie di centri civici durante il periodo Preaxumita e quello Axumita suggerisce che il declino di una cultura Sudarabica (V-IV sec. a.C.) non portò alla distruzione dell’organizzazione statale. Esso rimase nella forma piuttosto embrionale di piccoli “regni” uniti da vincoli di tribù o da piccoli centri comuni.



 

 

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