N. 29 - Ottobre 2007
L’impero Axumita.
Dall’archeologia
alla storia
dell’antico
regno etiope
Il Periodo Preaxumita - Parte I
di
Antonio Montesanti
L’Etiopia è una delle pochissime regioni africane ad aver
interagito storicamente con la storia
europea ed occidentale in genere, nel
periodo antico. Se poi consideriamo l’Africa
in maniera generale, possiamo allora
affermare che l’Etiopia è l’unico paese al
di sotto della linea di demarcazione
desertica del Sahara, ad aver avuto
all’interno della politica euro-asiatica una
qualche connessione storica.
L’importanza della regione in realtà nasce dopo
l’interessamento, in realtà assai tardo,
degli studiosi occidentali al sito
archeologico di Axum, che ancora ad oggi è
sicuramente il più ambito per ricerche e
scavi archeologici dell’intera Africa.
Dal 1906 è stato oggetto di almeno 12 campagne di scavo che
hanno prodotto una quantità di informazioni
notevoli. La prima campagna di scavi, durata
due mesi e mezzo, venne condotta dalla
Spedizione Tedesca (DAE) ad Axum nel 1906.
Questa squadra raggiunse un notevole numero
di traguardi: vennero scavati principalmente
i “troni” di pietra (monoliti) che si
trovavano ai piedi del monte Mai Qoho.
Tuttavia fu e sarà sempre il raggruppamento principale
delle stele ad attirare l’attenzione
generale degli studiosi. Per questo gli
scavi vennero condotti primariamente ed il
più possibile intorno alla stele gigante,
per capire, come fosse stata costruita ed
eretta, i manufatti e la loro associazione
con le tombe. La tomba di Kaleb, situata nel
settore nord di Axum, venne parzialmente
scavata e ne venne notato il carattere
cristiano della sua architettura. A breve
distanza ad Est di Axum, venne scavata
un’altra struttura che portava il nome di
Tomba di Menelik.
Dopo poco, rendendosi conto dell’importanza dei manufatti
messi alla luce, vennero scavate le tre
strutture più interessanti chiamate: Enda
Mika’el, Enda Semon e Ta’akha Mariam. Si
trattava di strutture a più sale su scala
monumentale che ci danno un’idea della prima
architettura residenziale e che vennero
provvisoriamente identificate dalla
spedizione tedesca come un complesso di
palazzo.
La successiva campagna degna di nota venne condotta nel
1939 dall’archeologo italiano Puglisi.
Questo fu il primo tentativo di interpretare
stratigraficamente il sito di Axum. Una
serie di trincee ad est di Mai Lahlaha
restituì una serie impressionante di 7
sovrapposizioni stratigrafiche ed in quella
più profonda il Puglisi notò una serie
impressionante di grattatoi, mentre una
trincea vicino a Mai Hejja, registrò 5
livelli sovrapposti.
Non vennero effettuati altri scavi fino alla fondazione del
Ethiopian Institute of Archaeology quando,
solo nel 1954, l’Istituto intraprese scavi
in diverse aree sotto la supervisione di J.
Leclant. Insieme al collega Mikael
condussero una spedizione francese che scavò
una serie di tombe sotterranee situate nei
pressi della tomba di Bazin. Mentre altri
scavi vennero condotti da J. Doresse,
durante lo stesso periodo, presso alcune
rovine subito a nord della chiesa antica di
Mariam Zion; inoltre vennero scavate delle
trincee nell’area del gruppo principale
delle stele. Questi ultimi scavi misero in
luce una porzione dell’area immediatamente a
ad ovest della Grande Stele caduta e la
parte superiore della scalinata coperta
della tomba degli archi in mattoni.
Una seconda stagione di scavi venne intrapresa
dall’Istituto Etiope d’Archeologia nel 1955
sotto la direzione di Pironin. Il gruppo
principale delle stele fu nuovamente
obbiettivo degli scavi che seguirono. Il
muro della terrazza (M-1) venne parzialmente
messo in luce e il complesso cimiteriale con
il gruppo principale delle stele divenne
l’oggetto primario di scavo. All’interno
della terrazza vi era un’area,
immediatamente ad O della Grande Stele
caduta e nella zona a sudovest di Nefas
Mawcha vennero scoperte, nel corso degli
scavi, numerose deposizioni.
Continuando a concentrarsi sul gruppo principale di stele,
Leclant riprese gli scavi con la
sponsorizzazione dell’EIA. Il muro della
terrazza (M-1) precedentemente scavato da
Pironin venne evidenziato ulteriormente.
Inoltre, Leclant riprese lo scavo dell’area
subito ad O della Grande Stele caduta.
Durante la campagna successiva, gli scavi
ripresero sotto la supervisione di
Contenson. Questi portò con se l’importante
innovazione dello scavo a griglia: la zona
selezionata fu quella a Nord di Nefas Mawcha
e a sud del muro della terrazza (M-1).
Contenson riprese lo scavo dell’area di Pironin scavata nel
1955: lo scavo rivelò la presenza di tre
livelli: il primo, il più superficiale,
portò alla rimozione del contenuto di 75
tombe durante gli scavi; il secondo livello
era composto da un assemblaggio che sulla
base della monetazione associata, potrebbe
essere datato tra il V e l’VIII sec. d.C.;
mentre il livello più basso conteneva un
ricchissimo aggregato di materiali che
includeva anfore, manufatti di bronzo e
vetro.
Gli scavi ripresero nel 1958, in un’area lontana dal gruppo
delle stele principali, che erano state
l’obbiettivo primario sin dal 1954 e si
decise di ampliare l’indagine a differenti
settori d’esplorazione estendendo gli scavi
di Doresse nelle vicinanze dell’antica
chiesa di Mariam Zion. Lo scavatore
individuò tre livelli ben distinti tra il IV
e l’VIII secolo d.C. che vanno dal periodo
Axumita Antico fino a quello Postaxumita. A
breve distanza dalla tomba di Kaleb, venne
scavata una tomba sotterranea cruciforme
chiamata Addi Guatiya dalla sommità della
collina sulla quale è situata.
Il sito di Axum non venne più esplorato fino al 1966 quando
F. Anfray dispose di tre stagioni di scavo
per mettere alla luce il maggior complesso
architettonico nella periferia ovest del
sito nell’area detta Dongur-Addi Kilte. La
struttura occupava un area quadrata di 3000
metri. Dopo tre campagne di scavo (1966-68),
venne messo in luce un monumentale complesso
di 40 stanze, chiamato la Dongur Mansion. Il
complesso si sviluppava intorno ad una
struttura centrale ed una serie di cortili
minori che creavano una discreta serie di
stanze. In base alle informazioni ottenute
Anfray ritenne che l’intera struttura
apparteneva al periodo Tardo Axumita,
databile approssimativamente al VII sec d.C.
Lo scavo più recente sul sito di Axum avvenne nel 1973 da
Neville Chittick, direttore del British East
African Archaeological Institute che
utilizzò per questi scavi un team di
archeologi professionisti che furono abili a
compiere un altissimo ed ambiziosissimo
programma di scavo che permise di ottenere
dati ed informazioni di una serie di
monumenti critici che, nonostante il numero
di dati ottenuti nelle campagne precedenti,
rimanevano abbastanza oscuri e privi di
interpretazioni. Chittick, utilizzando
questa sua grande forza lavoro iniziò una
serie di scavi presso il Main Stelae Field
dove ebbe la possibilità di individuare una
serie di numerose nuove stele e che furono
aggiunte alla lista originale riportata
dalla German Axum Expedition.
Durante lo scavo Chittick rinvenne una serie di cunicoli e
camere sotterranee scavate nel banco che si
poneva al di sotto di un’area considerevole
del Main Stelae Field che egli ritenne
essere catacombe. Sul lato E della terrazza
del Main Stelae Field, precedentemente
studiata da Doresse e Pironin, Chittick
scoprì la Tomba dagli archi in mattoni, un
complesso sotterraneo ad una profondità di 8
metri sotto la superficie del piano attuale.
Un’altra area rapidamente scavata era quella di Nefas
Mewcha: venne individuato e scavato il
grande blocco di granito che venne sbalzato
dal suo supporto di fondazione dalla forza
d’impatto quando la Stele Gigante crollò su
di esso. Questa ipotesi era già stata
concepita, ma gli scavi di Chittick lo
spinsero con nuove evidenze ad indicare il
bisogno di un’interpretazione alternativa
riguardo il modo in cui la struttura fosse
stata costruita.
Suggerì che si trattasse di una struttura sotterranea
piuttosto che una struttura di superficie e
che il vasto blocco di granito rimanesse su
una substruttura di blocchi più piccoli con
una camera centrale con camere periferiche
tutte intorno. Insieme alla rivisitazione
del sito con nuove ed importanti ipotesi,
Chittick mise in luce nuovi monumenti
altrettanto interessanti. Il complesso di
catacombe, la Tomba dalla falsa porta e un
complesso funerario sotterraneo, rivestito
da una serie di lastre in splendido granito,
era connesso ad una struttura di superficie
che sembra riprendere un palazzo o un
tempio. La camera mortuaria nel complesso
sotterraneo conteneva un sarcofago di
pietra.
Subito ad ovest della tomba della falsa porta Chittick
rinvenne una piccola tomba di pietra.
Gli scavi sul lato occidentale della stele gigante
rivelarono un mausoleo costituito da una
tomba formata da una serie di camere
sotterranee multiple, alle quali si poteva
accedere attraverso una serie di porte
quadrate di granito finemente lavorato. Il
mausoleo è una complesso monumentale
mortuario che aggiunge al già vasto
complesso architettonico e agli episodi e
periodi di maggior costruzione registrato
nel gruppo del Main Stelae Field.
Chittick estese il suo programma di scavo dietro il confine
del Main Stelae Field per includere la tomba
di Kaleb e il campo di stele Gaudit. La
tomba di Kaleb, già scavata dalla German
Axum Expedition, venne scavata con una serie
di trincee con i dati della spedizione
tedesca alle mani, in modo da individuarne
le aree non scavate così da completare ed
integrare l’insieme dei dati così ottenuti.
Rispetto a quello che era sto messo in luce,
Chittick si convinse che un’architettura
estensiva e sostanziale esisteva dietro ai
rinvenimenti individuati.
Il campo di stele di Gudit, posto sulla parte periferica
occidentale del sito di Axum e
immediatamente a sud della Dongur Mansion
(scavata da Anfray), venne individuato dalla
GAE. Quest’area per lungo tempo coltivata,
se osservata bene, restituisce una grande
quantità di ceramica, indicando la presenza
di un antico insediamento. Inoltre vennero
individuate più di 100 stele, molte delle
quali ancora in piedi. Solo alcune erano
lavorate, molte erano per lo più
irregolarmente sbozzate rappresentando le
sfumature che assumevano al tempo in cui
vennero tagliate dalle cave. Per questo
Chittick assegnò ad un gruppo il compito di
scavare questi blocchi; il team individuò
delle tombe, alcune delle quali contenevano
globetti di vetro egiziano databili tra il
III ed il IV sec. d.C. e numerosi oggetti di
vetro.
A F. Anfray va il grande merito di aver dato alla fine
degli anni ’60 una schematizzazione molto
applicapile della periodizzazione
archeo-storica della cultura etiopica:
periodo Sud Arabico, Periodo Intermedio e
periodo Axumita.
Il periodo Sud Arabico o Etiopico-Sabeo si estende
dall’inizio del V alla fine del IV sec. a.C.
Durante questo periodo “indigeno” o
Proto-Etiopico le culture africane sono
esposte all’influenza sud arabica. Questo
periodo rappresenta la prima volta in cui è
praticata la costruzione di edifici.
L’influenza sud arabica è intensa. Le
affinità sono ben chiare nell’architettura
di Yeha, le sculture di Haoulti-Melazo e lo
stesso tipo di inscrizioni bustrofediche.
Il periodo intermedio si estende dall’inizio del III sec.
a.C. all’inizio dell’era cristiana. Benché
continui l’assimilazione alla cultura
sudarabica, la sua influenza tende ad
abbassarsi ed i contatti tra le due regioni
s’indeboliscono.
I caratteri distintivi di questo periodo sono dovuti una
scrittura meno geometrica, ceramica rossa e
nera di ottima fattura e la presenza in
contemporanea di manufatti di ferro e
bronzo.
Proprio in questo periodo sarebbe stato fondato il porto di
Adoulis.
Il periodo Axumita è il più lungo, andando dal I sec. d.C.
fino alla fine del IX d.C. Anfray vede
questo come un periodo di fioritura in una
sequenza di sviluppo e benché sussistano
elementi del periodo precedente preaxumita:
la lingua, la scrittura, il simbolismo
religioso, si ritrovano in maniera
modificata. La cultura axumita assume il suo
carattere specifico in questa fase.
Architettonicamente le strutture più grandi sono
rigidamente squadrate in forme spigolose
quadrate o rettangolari. Tutte le
costruzioni hanno un aspetto massivo,
inclusi i monumenti monolitici prodotti o
rivestiti in granito, come le stele, le basi
dei troni, e i blocchi giganti. Nella
scrittura fiorisce lo stile Sabeo ma viene
utilizzato anche il greco. Vengono coniate
monete d’oro, d’argento e bronzo ma solo dal
III sec. d.C.; la ceramica presenta nuove
decorazioni e nuovi simboli. Manufatti di
importazione appaiono in maniera congrua nei
contesti archeologici di questo periodo,
dimostrando un mercato a lunga distanza.
Anfrey propone anche una suddivisione del Periodo Axumita a
sua volta in due fasi: Epoca I (III-IV sec.
d.C.) ed Epoca II (VI-VIII sec. d.C.),
assegnando al primo periodo Axum e Nefas
Mawcha, le basi dei troni, Enda Semon, Enda
Mika’el, Ta’akha Mariam, e le stele giganti;
e al secondo: la tomba di Kaleb ad Axum, la
maggior parte delle rovine di Axum e siti di
Ham, Goulo-Makeda, Matara, Tokonda, Kohaito,
Aratou e Adoulis.
Origini ed espansione del regno
Axum era, stranamente potrebbe sembrare
inizialmente, situato nella parte
occidentale del regno futuro di Axumite.
Ciò, tuttavia, riflette una situazione
politica, economica e commerciale
prevalentemente stabile già molto tempo
prima che le ambizioni axumite
raggiungessero un emporio sul litorale del
Mar Rosso e probabilmente implica anche il
fatto che l'importanza preponderante del
luogo sia derivata dell'eccedenza delle
relative risorse locali determinate da un
ordine politico stabile e da una serie di
rotte commerciali interne, oltre che ad una
direttrice magiore più probabile ed
importante che è la Valle del Nilo,
utilizzando le valli del fiume di Takaze e
del Marab che s’immettono ad ovest nel Nilo.
Quasi certamente Axum sorgeva nel centro di
una serie di itinerari. Uno andava dal Nilo
ad Adulis, un altro conduceva alle
“Cataratte” (Aswan), un viaggio che durava
30 giorni secondo Kosmas. Questo itinerario
che conduce in Egitto inoltre è mensionato
dal re anonimo che innalzò il Monumentum
Adulitanum, oltre che da Procopio:
"Dalla città di Auxomis ai confini Egiziani
del dominio romano, dove è situata la città
denominata Elephantine, c’è un viaggio di
trenta giorni per inesperti il viaggiatore".
Si ritiene che un terzo itinerario
conducesse da Axum verso sud "alle estremità
dell'Etiopia", definito da Kosmas come "la
terra dell’incenso chiamata Barbaria "
(probabilmente si tratta della costa Somala
dove l'incenso si può ancora trovare), e
distante circa 30 giorni di viaggio.
Un quarto ed ultimo itinerario era quello
conosciuto per il commercio dell'oro, che
correva attraverso le terre di Agaw fino a
Sasu, per il quale erano necessari 6 mesi
per andare e tornare, compreso il fermarsi
“in loco” per cinque giorni necessari per il
commercio.
Oltre alla relativa posizione positiva per
commercio, il luogo, di fronte alle piane di
Axum e di Hasabo e con il plateau di Shire
alle sue spalle, gode di abbondanti piogge,
con una stagione umida lunga che va da fine
giugno l'inizio a settembre. Ci dovevano
essere probabilmente un buon numero di corsi
d’acqua ed un terreno fertile molto
probabilmente capace di produrre più di un
raccolto all'anno.
Nei dintorni della futura città vi erano
buone zone agricole, come la pianura di
Hasabo (Hazebo, Atzabo) ad Est. Michels, in
un'indagine estremamente utile, “intervistò”
i coltivatori della regione di Axum-Yeha nel
1974 riguardo alle qualità del terreno
studiando il potenziale locale di
irrigazione e di topografia. Riuscì a
classificare quattro zone ecologiche e trovò
che gli immediati dintorni di Axum e di Yeha
appartenevano a quella che lui definì come
“zona A”: "pendenza bassa, terra altamente
fertile, ottimale per coltura dell'aratro,
non richiede intervento di fertilità tranne
rotazione di raccolto e conta sulle piogge
stagionali".
Questa regione evidentemente favorevole era,
come sembra, già popolata quando Axum fu
fondata. Benchè ci siano luoghi più antichi,
con alcuni resti databili al periodo Sabeo
–influenzato da quello pre-Axumite anche
piuttosto vicini (Hawelti, Melazo - con
Gobochela ed Enda Cherqos - e Medoge) finora
nessuna prova consistente è stata trovata
per indicare che il luogo di Axum in se è
stato occupato poco prima dell'inizio della
nostra era.
Tuttavia, la zona culturale Sabea del
periodo pre-Axumite certamente si estendeva
lungo l'itinerario da Adulis e nella regione
di Axum.
Il recente lavoro dagli archeologi italiani
nella regione di Kassala, celebre quello di
Fattovich (1988), ha suggerito che
determinati aspetti della cultura Axumita
possono essere stati influenzati dalle
pianure occidentali anche prima di essa.
Fattovich ha osservato le caratteristiche
sulla terracotta del periodo pre-Axumita,
venendo anotare che i manufatti assomigliano
a quelli della gente sudanese identificata
dagli archeologhi come Kerma e gruppo C (C-group)
ed ha suggerito che persino tali
caratteristiche culturali come le stele,
caratteristiche delle abitudini funerarie
etiopiche successive, potrebbero forse
derivare da antichi prototipi sudanesi.
Alcune di queste caratteristiche risalgono
alla fine del III-inizi II millennio a.C. e
la scoperta evidente di società complesse
nella regione in un periodo antico può
suggerire, secondo Fattovich, "una più
complessa ricostruzione della formazione di
uno stato nella Etiopia del Nord".
Per ora, tuttavia, la storia remota di Axum
è quasi sconosciuta e le prove di uno stato
Axumita sono ancora labili. In ogni caso si
possono ipotizzare le linee guida di
sviluppo. Sembrerebbe che la posizione
favorevole della futura capitale sia dal
punto di vista commerciale e da quello di
alimentare-produttivo locale e di altre
risorse, permise l’incremento della
prosperità dell’insediamento.
Con questa prosperità fu possibile un
aumento della popolazione locale e,
simultaneamente, un aumento nel potenziale
della forza militare. L'espansione serviva
per assicurare le nuove risorse oppure i
vari itinerari commerciali e ciò fu
possibile con lo sviluppo di una macchina
militare che, come possiamo congetturare
dagli eventi successivi, diventò molto
efficiente.
Quali altri motivi possono aver incoraggiato
gli Axumiti a sfruttare questo nuovo
potenziale, non lo sappiamo, ma ci
potrebbero essere tali impulsi come la
necessità di respingere una possibile
minaccia dei nemici vicini, o l’ascesa di un
leader eccezionale. Axum non fu mai una
grande potenza coloniale, né in possesso di
armi superiori per combattere i locali
collinari ben equipaggiati; benché furono
sfruttate le possibilità di armi importate,
come narra il Periplo, fu, se possiamo
azzardare una congettura, l’aumento della
forzalavoro, una nuova abilità
organizzativa, velocità e una leadeship
capace, che permisero ad Axum il ruolo
militare dominante di controllo della
regione.
Come il sistema governativo del periodo più
antico abbia funzionato possiamo solamente
ipotizzarlo. Probabilmente era basato su una
specie di consiglio tribale o una probabile
organizzazione tradizionale basata, come per
esemio, su capi antichi del Punt e dei
Mukarribs ed i re del più antico periodo Sud
arabico che lasciarono l'eredità di un
sistema di controllo basato su un capo solo.
Axum dovette cominciare a prendere sempre
più il posto preponderante come elemento
principe della scena politica locale,
parzialmente con l’esercizio dell’iniziativa
militare e parzialmente, forse, sviluppando
le relazioni con i gruppi tribali vicini.
Non abbiamo idea sugli atteggiamenti degli
Axumiti nei confronti dei confinanti, quando
in periodo tardo verranno definitivamente
considerati come subalterni; ma
presumibilmente il dominio axumita una volta
realizzato non deve essere stato guadagnato
facilmente e persino alcune tribù
occasionalmente si impegnarono per
riconquisrtare la libertà, descritte nelle
fonti ufficiali axumite, come “rivolte”.
L'assorbimento dei gruppi tribali vicini
sembra aver seguito lo slancio iniziale
dell’espansione, per culminare con il
sistema tradizionale di frazioni lasciate a
governare da re-secondari, fino a che gli
Axumiti controllarono una regione molto
grande dell'Etiopia moderna.
Sotto il controllo axumita, possiamo
ravvisare un numero di antichi sistemi di
governo ancora in funzione e forse proprio
quegli stessi che influenzarono gli Axumiti
politicamente e culturalmente. I titoli dei
re sulle iscrizioni elencano un certo numero
di regioni, certamente quelle che hanno
costituito le province più importanti
dell'impero, ma le molti realtà politiche
più piccole vengono richiamate nel corpo
delle iscrizioni, con i loro re locali, che
evidentemente non sono erano considerati
significativi di meritare questa menzione
particolare.
È possibile, in questo perodo, includere
sotto il termine generale Habashat, o
persino, in alcuni casi sotto quello di
Axumites la situazione di fatto di vedersi
trasformati da uomo di una tribù straniera a
cittadino Axumita. Habashat era
un’indicazione originalmente riferibile alla
popolazione della zona orientale e molto
prosperosa di Tigray. Probabilmente, dopo la
loro presentazione, le imposizioni dalle
varie tribù o i loro clan aumentarono il
potenziale degli Axumite sotto il profilo
militare e potrebbero, inoltre, aver dato i
nomi ad alcuni dei reggimenti militari
conosciuti dalle iscrizioni.
Il titolo primario, negus in Ge`ez o
il najashi in arabo, (che indica re o
capo militare) di Axum, o “degli Axumites”,
sembra riferirsi al nucleo formato dai
gruppi tribali riuniti per formare un
singolo stato. Nonostante una ipotetica
riunificazione ed una partecipazione globale
delle tribù, nelle iscrizioni ancora è
presente il riferimento continuo a sommosse
nei territori interni poichè abbiamo
annotazioni dai tempi del Periodo Axumita ed
abbiamo poca idea riguardo alla presenza e
alla leadership axumita all’interno dello
stato. La terra che apparteneva alle tribù
secondarie forse non era considerata parte
giurisdizione territoriale axumita, poiché
potevano rimanere aree libere acquistate da
tribù sotto il pagamento di tributi che
riservavano loro una certa autonomia.
Questi vicini non divennero immediatamente
parte di uno stato unito in un contesto
politico degli Axumiti tramite la fusione
delle loro terre o l’accettazione delle
istituzioni di Axum, ma la loro scomparsa
finale dalle fonti indica che infine
l'assorbimento fu inevitabile.
Evidentemente sarebbe stato nell'interesse
della sicurezza della corona axumita
diminuire il potere delle autorità locali,
eliminare la sovranità provinciale e ridurre
i territori al controllo diretto della
monarca; dopotutto solamente il monarca era
capace di esercitare il controllo delle zone
acquisite, anche se l'esistenza continuativa
di unità più piccole riflette l'incapacità
dell'amministrazione centrale di controllore
la situazione.
Axum può essere stata obbligata dalla necessità di
tollerare una situazione imperfetta per un
certo tempo, fino all’utilizzo di una
politica dell’inserimento graduale dei
funzionari axumiti all’interno delle realtà
locali con lo scopo di sbriciolare
lentamente le identità separate in entità
via via più piccole.
La parte occidentale del plateau del Tigray sembra essere
stato colonizzato in maniera massiva dagli
Axumiti. Le iscrizioni axumite non parlano
di sottomissioni di popolazioni etiopiche ad
ovest di Axum. Probabilmente questo
territorio di fronte al paese di Baria nei
pressi del fiume Tekezze, faceva già parte
del Regno Axumita. L’espansione verso nuove
terre in maniera sostanziale ed un aumento
della popolazione è connesso con un
intensificazione dei ruolo di Axum rispetto
alla cultura Preaxumita.
La continuità di una serie di centri civici durante il
periodo Preaxumita e quello Axumita
suggerisce che il declino di una cultura
Sudarabica (V-IV sec. a.C.) non portò alla
distruzione dell’organizzazione statale.
Esso rimase nella forma piuttosto embrionale
di piccoli “regni” uniti da vincoli di tribù
o da piccoli centri comuni.
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