[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

184 / APRILE 2023 (CCXV)


moderna

SUGLI IMPERATORI IN ESILIO
La sorte dei Paleologi dopo la caduta di Bisanzio

di Lorenzo Bruni

 

La presa di Costantinopoli segnò la fine di un’epoca. Nel momento in cui le difese della capitale bizantina vennero definitivamente meno e le forze ottomane, guidate dal sultano Mehemed II, poterono dilagare nella città, crollò uno dei più importanti e duraturi imperi di ogni tempo. Non si dissolveva soltanto l’idea stessa di Impero Bizantino, ma, in maniera estremamente pragmatica, perdeva la vita il suo ultimo imperatore: in combattimento, proprio nel fatidico giorno in cui osservava il proprio mondo, così come lo aveva conosciuto e vissuto, crollargli di fronte agli occhi, Costantino XI Paleologo trovava la morte.

 

Numerose sono le teorie sulla sua dipartita: taluni sostengono che egli sia rimasto ucciso nel disperato tentativo di abbandonare la città sotto mentite spoglie, mentre secondo altri che sia valorosamente caduto in battaglia. Esistono inoltre delle ipotesi che vedrebbero l’imperatore sopravvissuto all’assedio, grazie a un piano di fuga dal’esito felice, e in base alle quali avrebbe trascorso il resto della propria vita nell’anonimato più totale. Se la discussione riguardo la sorte dell’uomo è tutt’oggi aperta, e probabilmente lo resterà per sempre, lo stesso non può essere detto per il simbolo storico che la sua stessa esistenza rappresentava: l’ultimo, riconosciuto imperatore di Bisanzio scomparve quel giorno, lasciando vacante il trono di un regno che non esisteva più.

 

La storia degli imperatori bizantini, però, non aveva ancora trovato la propria conclusione: infatti, nonostante la morte di Costantino XI Paleologo e la dissoluzione dell’impero, vi fu comunque chi, legato allo scomparso imperatore da legami di sangue, ha tentato di rivendicare il trono di Bisanzio come proprio di diritto. Il primo di questi, per importanza ed età, fu uno dei fratelli di Costantino XI Paleologo, cioè Demetrio Paleologo. Nato nel 1407 e dotato di un carattere irruento e poco incline al dialogo, egli venne precedentemente nominato despota di Lemno, dopodiché di Mesembria e Selimbria. Nel 1448, forte dei buoni rapporti che nel frattempo aveva intessuto con Mehemed II, tentò di appropriarsi del trono con un colpo di stato, sventato però dalla di lui madre Elena Dragas, la quale preferì prendere le parti del più mite Costantino Paleologo. Quest’ultimo decise dunque di allontanare da sé il fratello quanto più fosse possibile e lo nominò despota della Morea, carica che mantenne anche in seguito al crollo dell’impero, con il beneplacito di Mehemed II, assieme al fratello Tommaso.

 

È con quest’ultimo però che iniziarono insanabili attriti; dopo che furono riusciti a domare una rivolta interna, guidata dalla famiglia dei Cantacuzeni, durata fino al 1454, comprese che Tommaso stava acquisendo sempre più potere, sia popolare che nel palazzo di governo, e che ben presto sarebbe stato estromesso dalla carica di despota. Così nel 1460 Demetrio chiese aiuto direttamente a Mehemed II, implorandolo di invadere la Morea a suo nome e di consegnargliela in affido. Questa decisione ebbe però ripercussioni catastrofiche per Demetrio: non solo perse ogni possibile pretesa al trono di Bisanzio, essendosi alleato con un infedele, ma venne addirittura cacciato dalla Morea dallo stesso Mehemed II che, provando solo disprezzo per un individuo inetto, a suo modo di vedere indegno di governare alcun Paese, lo confinò in una villa ad Adrianopoli in qualità di esattore delle tasse. Là trascorse alcuni anni, prima di venire esiliato nel 1467; nel 1469 fece ritorno nella corte turca, ma ebbe iniziò la malattia che da lì a due anni lo condusse alla morte, non prima però di aver preso l’abito monacale sotto il nome di Davide.


Nel momento esatto in cui Demetrio propose una nuova alleanza a Mehemed II, come già detto, perse il diritto di rivendicare il trono di Costantinopoli: tale privilegio passò al di lui fratello Tommaso Paleologo, più giovane del primo di appena due anni, sestogenito e più giovane dei Paleologi. Cacciato dalla Morea dalle forze turche, egli fuggì a Roma, dove si convertì al Cristianesimo col fine di migliorare la propria immagine presso gli europei, e venne riconosciuto dal mondo occidentale come legittimo regnante di Bisanzio; nonostante ciò, Tommaso non cercò mai, in alcun modo, di ritornare nella propria terra per riprendere il controllo dei propri possedimenti e di quello che avrebbe potuto essere il suo impero.

 

Il resto della vita di Tommaso trascorse infatti senza sussulti degni di essere considerati: nel 1465 egli morì nella corte papale, passando il titolo di legittimo imperatore al più grande dei suoi figli, Andrea Paleologo, nato nel 1453 a Mistra. Costui trascorse l’intera sua vita a Roma, sotto la protezione di papa Paolo II prima e di Sisto IV poi. Le fonti lo hanno tramandato a noi come un individuo amante della vita superficiale e del lusso sfrenato, delle feste sfarzose e della compagnia femminile; non a caso sposò una prostituta romana di nome Caterina.

 

Non vi è sicurezza invece sullo stabilire di quanto potere economico, almeno in partenza, egli potesse disporre: secondo alcuni agli inizi poteva contare su un’ingente somma di denaro messa a sua disposizione dal papa, mentre secondo altri egli avrebbe amato concedersi ogni lusso degno di un imperatore bizantino senza avere però una solida base monetaria sulla quale poggiare. In ogni caso, ben presto Andrea dilapidò del tutto le proprie risorse economiche e si trovò sul lastrico. Accortosi della propria situazione di povertà e per nulla intenzionato a modificare il proprio tenore di vita, Andrea iniziò a vendere a più persone e più volte il titolo di imperatore bizantino: tra questi Carlo VIII di Francia e il sultano ottomano Bayezid II; quest’ultimo, in aggiunta, concesse ospitalità ai membri della famiglia Paleologo.

 

La loro sorte non fu però tra le migliori: dopo la morte del sultano, si dovettero convertire all’Islam e, in alcuni casi, furono ridotti in schiavitù. Andrea invece morì a Roma nel 1502 e, inizialmente, venne sepolto nella Basilica di San Pietro; in seguito, nel corso dei lavori di ristrutturazione avvenuti nel XVI secolo, la sua tomba venne perduta. In base al suo volere, i suoi eredi furono Ferdinando II d’Aragona e Isabella di Castiglia.

 

Numerosa indecisione vi è però riguardo alla sua discendenza diretta: alcuni gli attribuiscono un figlio o una figlia che avrebbero poi trascorso il resto della propria vita sotto la protezione dei papi, mentre per la maggior parte degli studiosi egli non ebbe figli riconosciuti e legittimi, per cui, con la sua morte, la dinastia dei Paleologi e, di conseguenza, degli imperatori bizantini, concluse la propria esistenza. 

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]