.

home

 

progetto

 

redazione

 

contatti

 

quaderni

 

gbeditoria


.

[ISSN 1974-028X]


RUBRICHE


attualità

.

ambiente

.

arte

.

filosofia & religione

.

storia & sport

.

turismo storico



 

PERIODI


contemporanea

.

moderna

.

medievale

.

antica



 

EXTEMPORANEA


cinema

.

documenti

.

multimedia



 

ARCHIVIO


 

 

 

 

 

.

attualità


N. 25 - Gennaio 2010 (LVI)

Immigrazione oggi
clandestinità e futuro

di Cristiano Zepponi

 

Mentre il dibattito pubblico continua a concentrarsi sul tema dell’immigrazione, e più recentemente sul reato di clandestinità (introdotto dalla legge 94 del 15/07/2009), la “Fondazione Migrantes” della Cei ha diffuso la quarta edizione del "Rapporto Italiani nel Mondo 2009": un’analisi particolareggiata e puntuale sulla storia, lo stato e le tendenze future dell’emigrazione italiana.


Dallo studio, presentato a Roma il 19 novembre, emerge un dato sorprendente: il sorpasso dei connazionali all’estero sugli stranieri in Italia. I primi, allo scorso aprile, ammontavano infatti a 3.915.767 (+181.339 unità rispetto all’anno precedente), mentre i secondi risultavano invece 3.891.295; un aumento, quello della comunità italiana residente all’estero, spiegabile sia con l’aggiornamento delle stime precedenti che con la crescita interna e le nuove partenze.


La ripartizione continentale conferma il predominio d’Europa (55,8%) e America centromeridionale (30,2%), seguite da America settentrionale (8,7%), Oceania (3,2%), Africa (1,3%) e quindi Asia (0,8%). La Germania domina invece la graduatoria nazionale, con 616.407 italiani, seguita da Argentina (593.520) e Svizzera (520.713). Resiste, inoltre, una caratteristica di lungo corso: la prevalenza d’emigrati d’origine meridionale, pari al 54,8% (1 milione e 400 mila dal Sud, 800 mila dalle Isole).


Al tempo stesso, accanto a elementi decisamente tradizionali, lo studio dimostra la nascita d’una forma di transnazionalismo contemporaneo, caratterizzato dall’uso di tecnologie moderne (mezzi di trasporto veloci, di comunicazione a distanza) e dall’inserimento degli emigrati nel mercato del lavoro globale.


A questo proposito, non si può non citare la ripresa di un’emigrazione ‘qualificata’: non solo d’italiani con titoli di studio d’alto livello, ma anche di “pendolari” in possesso di qualifiche di media o bassa caratura che espatriano in seguito alle necessità delle aziende o enti d’appartenenza - per i quali, ormai, la mobilità è divenuta un prerequisito indispensabile.
Interessante constatare, inoltre, la comparsa d’un nuovo ceto di giovani ‘italiani all’estero’, istruiti, bilingui, mobili e integrati nei contesti legali o commerciali dei Paesi ospitanti, e la contemporanea diffusione di un’idea d’italianità per così dire ‘secolarizzata’, sostanziata dai risultati/successi ottenuti all’estero, assai diversa da quella ‘memoria dell’altrove’ che per tanti anni ha contraddistinto il fenomeno migratorio.
Per quanto riguarda i giovani alcuni dati meritano un’ulteriore riflessione. La fascia d’età fino a 35 anni comprende, infatti, più della metà (il 54%) degli italiani all’estero; quella tra i 18 e i 35 (la ‘collettività giovane’) corrisponde grosso modo ad un quarto (24%) del totale.


La ‘collettività’ risiede principalmente in Europa/Nord Africa (53,9%) e America Latina (33,1%), mentre i Paesi anglofoni ne accolgono soltanto una frazione (10,1%); a livello nazionale, di nuovo, ritroviamo la Germania (18,4%) a guidare la classifica, seguita da Argentina (16,6%) e Svizzera (12,2%).


A questi dobbiamo però aggiungere gli studenti universitari, la cui mobilità è dettata da elementi peculiari (lingua parlata nell’Università, costo degli studi, legislazione favorevole all’immigrazione temporanea, reputazione accademica) e spronata dalla ristrutturazione di specifici programmi europei a breve termine (Erasmus); quelli italiani, a loro volta, alle nazioni che in passato hanno registrato i principali flussi dalla penisola (Germania, Belgio) sembrano oggi preferire i principali poli d’attrazione culturale a livello globale (Stati Uniti e Regno Unito su tutti) oppure Paesi che intrecciano con l’Italia forti legami culturali e linguistici (Spagna, Austria).


Per i giovani, la prospettiva di vita in Italia rimane precaria: meritocrazia lacunosa, debolezza degli ammortizzatori sociali, inefficienza burocratica, malcostume-malversazioni nell’assegnazione dei fondi di ricerca, penuria di finanziamenti adeguati continuano a scoraggiare le nuove generazioni, e ad impedire i rimpatri dall’estero.

 

Tra gli emigrati, invece, quattro su cinque sono riusciti a migliorare il tenore di vita in tempi brevi e si dicono “abbastanza soddisfatti del proprio lavoro”: l’emigrazione, temporanea o permanente, resta per molti l’ultima speranza di prospettive lavorative soddisfacenti. Eppure, un’ombra cupa sembra oscurarne il futuro: le previsioni degli addetti ai lavori, infatti, concordano nel ritenere gli emigrati una delle categorie più esposte alla crisi finanziaria in atto, in termini di perdita del lavoro e delle reti d’assistenza costruite negli anni.
Solo il tempo, e altri dati, ci diranno.


 

 

COLLABORA


scrivi per InStoria



 

EDITORIA


GBe edita e pubblica:

.

- Archeologia e Storia

.

- Architettura

.

- Edizioni d’Arte

.

- Libri fotografici

.

- Poesia

.

- Ristampe Anastatiche

.

- Saggi inediti

.

catalogo

.

pubblica con noi



 

links


 

pubblicità


 

InStoria.it

 


by FreeFind

 

 

 

 

 

 


[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA  N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE]


 

.