N. 39 - Marzo 2011
(LXX)
“Il Discorso del Re”
La volontà e l’umiltà di un sovrano
di Giovanna D'Arbitrio
“Il Discorso del Re” del regista Tom Hooper,film che ha
conquistato
ben
12
nomination
all’
Oscar
2011
e 7
al
Golden
Globe,
già
vincitore
del
Premio
del
Pubblico
al
Toronto
International
Film
Festival,
sta
riscuotendo
molto
successo
anche
in
Italia.
Il
film
narra
la
storia
di
Bertie,
Duca
di
York
(Colin
Firth)che
diviene
re
d’Inghilterra
col
nome
di
Giorgio
VI,
dopo
la
morte
del
padre,
Giorgio
V, e
l’abdicazione
di
suo
fratello,
Eduardo
VIII,
il
quale
preferisce
rinunciare
al
trono
per
sposare
Wallis
Simpson.
Affetto
da
una
grave
forma
di
balbuzie,
viene
curato
da
un
intelligente
logopedista,
Lionel
Logue
(Geoffrey
Rush),
che
la
sua
affettuosa
moglie
Elisabetta
(Helena
B.
Carter)
riesce
a
contattare
nell’ultimo
disperato
tentativo
di
farlo
guarire.
Il
re,
timido
ed
insicuro,
è
purtroppo
condizionato
da
esperienze
infantili
negative:
un’arrogante
figura
paterna,
complesso
d’inferiorità
nel
rapporto
col
fratello,
bambinaie
poco
affettuose,
dolorosi
apparecchi
per
raddrizzare
le
gambe
storte,
continui
rimproveri
per
costringerlo
ad
usare
la
mano
destra
(essendo
egli
mancino),
sono
le
cause
della
sua
malattia
che
sotto
la
guida
dell’abile
Logue
emergono
gradualmente.
Alla
fine
egli
riuscirà
a
pronunciare
il
suo
discorso
alla
radio,
mostrando
coraggio
e
grande
senso
di
responsabilità
nel
guidare
la
sua
nazione
contro
la
Germania
nazista
quando
scoppia
la
guerra.
Il
rapporto
medico-paziente
tra
Lionel
e
Bertie
è
anticonformista,
paritario,
e si
trasforma
pian
piano
in
un’amicizia
sincera
che
supera
le
barriere
sociali
e i
ruoli:
in
fondo
perfino
un
re
può
mostrare
tutte
le
fragilità
di
un
essere
umano
che
si
affida
con
umiltà
ad
un
altro
essere
umano
per
essere
aiutato.
Anche
gli
affetti
familiari
vengono
messi
in
evidenza:
un
ritratto
intimistico
e
non
retorico
di
persone
che
si
amano
con
semplicità
anche
se
discendono
da
potenti
dinastie.
Il
re
racconta,
sia
pur
balbettando,
delicate
e
strambe
fiabe
alle
sue
bambine,
Elizabeth
e
Margaret,
che
a
loro
volta
con
l’aiuto
della
loro
vigile
e
amorevole
madre
lo
incoraggiano
con
affetto
a
superare
i
suoi
gravi
problemi.
Concludendo,
possiamo
dire
che
“Il
Discorso
del
Re”
è
davvero
un
bel
film
che
si
avvale
di
un
bravo
regista
e di
ottimi
attori,
un
film
realistico
come
la
vita,
con
momenti
di
gioia
e di
dolore,
in
cui
ironia
e
humour
riescono
ad
alleviare
situazioni
di
grande
tensione.
Colin Firth si cala con impressionante bravura nel personaggio
del
tormentato
e
balbettante
Bertie
e
Geoffrey
Rush
gli
fa
da
contralto
con
la
superlativa
interpretazione
di
Logue.
Ancora
una
volta
il
cinema
inglese
ci
dà
una
lezione
di
eleganza
stilistica,
sottile
sensibilità
introspettiva,
bon
ton
intelligente,
ben
lontano
dall’imperante
arroganza
e
dalla
smodata
volgarità
che
troppo
spesso
ormai
siamo
costretti
a
subire.