N. 88 - Aprile 2015
(CXIX)
l'ideologia (assente)
riflessioni sulla società contemporanea
di Elisa Temellini
Le ideologie hanno sicuramente cambiato il corso della storia. Ma nella nostra società contemporanea si può ancora parlare di ideologia?
Michel
Foucault
ne
L’ordine
del
discorso,
1972,
ed i
filosofi
Adorno
ed
Horkheimer,
nell’ultimo
capitolo
di
Lezioni
di
sociologia,
scritto
nel
1966,
esprimono
un
concetto
innegabile
che
lascia
alquanto
perplessi
circa
il
vero
significato
del
pensiero
contemporaneo.
Innanzitutto
bisogna
mettere
in
chiaro
che
l’ideologia
secondo
i
filosofi
della
Scuola
di
Francoforte
è
comprensibile
solo
contestualizzandola
storicamente.
In
quanto
tale,
oggi,
sarebbe
da
collegarsi
ad
un
sistema
sociale
di
mercato
dove
lo
scambio
deve
avvenire
tra
prodotti
–
non
solo
materiali
–
equivalenti.
In
realtà
l’equivalenza
auspicata
non
avviene
quasi
mai
e i
rapporti
di
potere
all’interno
di
un
sistema
di
questo
tipo
possono
non
essere
chiari
facendo
quindi
nascere
gravi
problematiche
legate
alla
mancanza
di
eguaglianza
tra
i
contraenti
dello
stesso
scambio.
In
una
società
di
questo
tipo,
difettosa,
s’insinua
un’idea
che
promette
giustizia,
libertà
ed
uguaglianza.
I
pochi
membri
di
una
comunità
che
detengono
il
potere
difendono,
ovviamente,
un
governo
a
loro
congeniale,
prevaricando
le
classi
che
in
quel
momento
sono
ai
gradini
più
bassi
della
scala
sociale.
Per
questi
ultimi
diventa
di
conseguenza
desiderabile
un
conflitto
atto
ad
ottenere
una
società
più
equa.
L’aspetto
negativo
dell’ideologia
di
oggi
non
è
quindi
da
ricercare
nel
desiderio,
nella
rivendicazione
di
un
mondo
migliore
ma
nel
fatto
che
questi
buoni
propositi,
questi
fantastici
obiettivi
vengano
dichiarati
falsamente
già
auto-realizzati.
Per
completare
il
quadro,
Foucault
ci
mette
in
guardia,
invece,
da
un
discorso
modellato,
controllato
e
selezionato.
Il
controllo
dell’ordine
sociale
deriva
da
parole
mediate
in
funzione
di
una
verità
parziale
legata
a
interessi
di
potere.
In
epoca
classica
la
volontà
di
conoscere
era
universale,
non
limitata
da
alcunché.
Nel
corso
della
storia
questa
verità
enunciata
dal
discorso
si è
andata
spostando
e la
stessa
volontà
di
sapere,
così
ampia
in
epoca
classica,
è
divenuta
sempre
più
ristretta
arrivando
a
rispondere
solo
a
questioni
finalizzate
all’utilità,
giustificando
una
forma
di
governo
piuttosto
che
un’altra,
sostenendo
un
certo
sistema
penale
o
economico,
creando
nuove
gerarchie
sociali.
La
realtà
mediata,
la
manipolazione
del
discorso,
la
mancanza
di
trasparenza
non
possono
in
un
qualche
modo
avere
a
che
fare
con
una
certa
idea
deviata
di
ideologia?
Il
discorso
non
serve
a
tenere
a
freno
la
violenza,
ad
ammansire
gli
animi,
a
controllare
gli
individui?
O
meglio
ancora
non
è
quella
giustificazione
di
cui
parlano
i
filosofi
tedeschi,
atta
a
difendere
un
determinato
sistema
legislativo
applicato
da
pochi
su
tutti?
La
verità
di
cui
parla
Foucault
è
una
volontà
di
verità
che
ha
dovuto
fondarsi,
razionalizzarsi
e
giustificarsi
sopra
teorie
di
ricchezza
e di
produzione.
Niente
di
misterioso,
piuttosto
un
discorso
che
lentamente
ha
modificato
la
realtà,
spostandola
sempre
più
verso
una
teoria
del
profitto
obbligata
a
ricercare
l’aiuto
delle
scienze
per
rendersi
più
plausibile
ad
esseri
umani
che
credono
reali
solo
le
cose
evidenti
e
soprattutto
utili.
Un
discorso
addomesticato
che
protegge,
o
imprigiona,
l’uomo
all’interno
di
strutture
invalicabili
nate
proprio
con
il
compito
tenere
alla
larga
i
pericoli,
o le
evasioni.
In
conclusione
si
può
affermare
che
l’ideologia
è
una
verità,
non
condivisa
da
tutti
o
per
dirla
con
le
parole
di
Foucault
non
universale,
con
la
pretesa
di
migliorare
il
mondo.
Nasce
per
cambiare
la
situazione
o
meglio
la
società
che
l’ha
concepita:
i
valori
proposti
dall’ideologia
sono
giusti
e
auspicabili
per
coloro
che
si
sentono
ingiustamente
prevaricati,
traditi
o
sfruttati
da
un
sistema
giuridico,
economico
o
sociale
che
non
li
considera
uguali
ad
altri
membri
della
stessa
società
o
semplicemente
per
coloro
che,
anche
se
non
coinvolti
direttamente,
non
tollerano
queste
forme
di
ingiustizia.
Il
problema
contemporaneo,
come
già
detto,
scaturisce
perché
questi
valori
di
eguaglianza
si
dichiarano
già
raggiunti
e
realizzati
all’interno
di
una
società
ancora
problematica
ma
resa
cieca
e
inconsapevole
da
una
volontà
di
dominio
(Scuola
di
Francoforte)
e
ammansita
dal
discorso
(Foucault),
volontà
alla
mercé
di
chi
in
quel
determinato
momento
storico
si
trova
a
possedere
più
credibilità.
I
prodotti
spirituali
che
per
i
filosofi
tedeschi
sono
la
miccia
che
dà
vita
all’ideologia
nell’ultimo
secolo
hanno
subito
una
trasformazione.
Il
mondo
spirituale,
di
fronte
ai
terribili
eventi
del
‘900,
non
poteva
rimanere
indifferente
e
integro.
Lo
spirito
e la
trascendenza
non
servono
più.
Come
sottolinea
Foucault,
non
sono
più
utili
alla
mera
esistenza.
Il
vuoto
lasciato
da
questa
mancanza
è
però
stato
riempito
con
oggetti
materiali
e
dell’ideologia
non
è
rimasto
niente,
se
non
una
parvenza
che
ci
dice
“diventa
ciò
che
sei”
(un
inutile
rafforzamento
di
un
io
ormai
svuotato
da
qualsiasi
spiritualità).
E
per
diventare
ciò
che
siamo
dobbiamo
produrre
guadagnando,
per
poi
acquistare
spendendo.
Sebbene
la
maggior
parte
di
noi
sia
consapevole
di
questa
manipolazione,
non
riesce
a
fare
niente
per
uscire
da
questa
macchinazione.
Non
si
tollera
più
nessuna
fuga.
Anche
la
sociologia
serve
al
buon
funzionamento
di
questo
sistema:
la
si
usa
per
il
miglioramento
della
propaganda,
della
pubblicità
nello
studio
dei
teatrini
che
qualificano
un
tale
prodotto
come
migliore
dell’altro.
Si
cerca
con
metodi
scientifici
il
modo
migliore
per
far
presa
sulle
coscienze
delle
persone
al
sol
fine
dell’acquisto.
A
tutto
questo
si
aggiunge
l’industria
culturale,
che
diffonde
norme
e
regole
atte
uniformare
le
masse,
in
una
sorta
di
conformismo
che
raggiunge
persino
le
emozioni
più
intime.
Più
i
prodotti
sono
difficili
da
acquistare
contenendo
una
sorta
di
falsa
esclusività,
più
sono
desiderabili.
Ci
si
indebita
per
l’ultimo
modello
di
un’automobile,
per
un
viaggio
di
pochissimi
giorni
in
un
paese
esotico
o
per
un
intervento
di
chirurgia
estetica.
Arriviamo
addirittura
a
modificare
il
nostro
corpo
costringendolo
a
torture
inutili
come
diete
alimentari
rigidissime
e
quant’altro.
Il
tutto
in
funzione
di
un
sistema
che
ci
vuole
uguali
l’uno
all’altro,
privi
di
una
opinione
propria,
impegnati
a
raggiungere
sciocchi
obiettivi.
Tra
la
società
così
come
realmente
è e
la
comprensione
della
società
viene
interposto
un
velo
che
rende
le
coscienze
cieche.
Sebbene
non
sia
così
difficile
immaginare
un
mondo
migliore
di
questo,
non
lo
si
fa,
lasciando
le
cose
così
come
sono
in
funzione
di
un
sistema
che
arricchisce
i
pochi,
una
regia
organica.
Le
cose
non
potrebbero
comunque
essere
diverse
da
come
sono.
L’ideologia
contemporanea
è la
realtà
che
si
finge
la
migliore
che
ci
sia:
gli
uomini
non
hanno
motivo
di
cambiarla.
Una
società
privata
di
vere
ideologie
come
viene
descritta
dai
filosofi
della
Scuola
di
Francoforte
non
cerca
di
migliorare.
Non
ne
ha
motivo.
È
stata
imbrogliata
da
ciò
che
rimane
dell’ideologia
che
ha
fatto
credere
alle
masse
di
vivere
nel
miglior
mondo
possibile
dove
quelle
rivendicazioni
di
giustizia,
libertà
non
hanno
motivo
di
esistere
in
quanto
già
realizzate.
Riferimenti
bibliografici
Lezioni
di
Sociologia,
a
cura
di
M.
Horkheimer
e
T.W.
Adorno,
Istituto
per
la
ricerca
sociale
di
Francoforte,
Torino
1966
e
2001.
M.
Foucault,
L’ordine
del
discorso,
Einaudi,
Torino
1972.