N. 55 - Luglio 2012
(LXXXVI)
Ideologia e Occultismo...
... tra Nazismo e Comunismo
di Giovanni Piglialarmi & Roberto Rota
Come
più
volte
sottolineato
dalla
storiografia,
i
totalitarismi
più
“feroci”
del
XX
secolo,
Nazismo
e
Comunismo,
sono
stati
oggetto
di
studi
poliedrici,
di
numerose
osservazioni.
Un
aspetto
che
forse
ancora
rimane
incerto
è la
presenza
di
una
componente
cripto-religiosa
all’interno
dell’ideologia
di
fondo.
La
prima
pseudoscienza
che
ha
avvolto
le
nascenti
ideologie,
agli
albori
del
‘900,
è
stato
proprio
l’occultismo.
La
parola
occulto
deriva
dal
latino
occultus
(nascosto)
e si
riferisce
alla
'conoscenza
di
ciò
che
è
nascosto'
o
anche
'conoscenza
del
sovrannaturale',
in
antitesi
alla
'conoscenza
del
visibile',
ovvero
alla
scienza.
Dopo
questa
prima
definizione
a
dir
poco
letterale,
possiamo
subito
pensare
che
l’occultismo
potrebbe
essere
più
un
elemento
di
“cementificazione”
(termine
spesso
usato
per
indicare
l’unità
di
un
pensiero
fatto
di
realtà
e
mito)
nel
contesto
ideologico
del
Nazismo,
che
trova
la
sua
fonte
nelle
scienze
occulte
e i
suoi
obiettivi
negli
studi
dell’alchimia
e
della
pseudo
-
magia.
Adolf
Hitler,
nel
momento
in
cui
decide
di
lanciare
la
propaganda
nazionalsocialista
nel
1933,
rovescia
le
carte
sul
tavolo:
riunisce
alla
sua
“corte”
mentori
austriaci,
suoi
insegnanti
delle
materie
occulte,
per
iniziare
ad
“intrecciare”
una
tela
fatta
di
coincidenze,
volontà
superiori
di
razze
“superiori”
che
volevano
l’unità
del
popolo
tedesco
sotto
la
sua
svastica.
Questa
idea
fu
mostrata
al
popolo
tedesco,
avvolto
nel
misticismo
delle
parate
naziste,
organizzate
appositamente
per
colpire
e
manipolare
la
mente
di
ogni
singolo
tedesco.
Albert
Speer
era
l’ideatore
di
queste
parate;
la
coreografia
delle
luci
e il
gioco
delle
ombre
aveva
tutto
un
significato:
la
piazza
buia
veniva
illuminata
da
una
grande
torcia
non
appena
Hitler
pronunciava
la
prima
parola
al
megafono.
I
lunghi
teli
rossi
raffiguranti
la
svastica
avevano
il
compito
di
rappresentare
“le
colonne
del
tempio
della
purezza”.
L’Architetto
Speer,
protagonista
indiscusso
delle
follie
di
Hitler,
è
stato
accusato
dalla
storiografia
per
aver
minimizzato
nel
suo
diario,
Memorie
del
Terzo
Reich,
il
suo
ruolo
nella
Germania
Nazista.
Sicuramente
ebbe
un
ruolo
importante
nel
“disegnare”
e
rendere
reale
la
componente
esoterica
del
Nazismo.
Tutto,
naturalmente
concordato
con
Hitler,
che
liberamente
attribuiva
al
suo
partito
e
alla
sua
scalata
al
potere
“una
longa
manus”.
Escludere,
però,
aprioristicamente
anche
il
Comunismo
da
questa
componente
esoterica,
in
nome
della
bandiera
del
“materialismo”,
sarebbe
un
errore
imperdonabile.
Perché?
Il
socialismo
scientifico
preannunciato
da
Marx
ed
Engels,
per
distinguersi
dal
socialismo
“primitivo”
o
propriamente
detto
utopistico
–
che
partiva
da
un’idea
semplice
di
giustizia
sociale
–
secondo
le
parole
dello
stesso
Marx
,
era
supportato
da
una
teoria
che
trovava
il
suo
fondamento
nell’
analisi
e
nella
comprensione
scientifica
delle
leggi
della
storia
e
della
società,
su
cui
poi
sviluppare
un
modello
di
società
non
più
utopico,
ma
“reale”.
Innanzitutto
Marx
offre
una
critica
della
società
capitalista
"totale"
rispetto
a
quella
parziale
operata
da
Owen,
critica
resa
possibile
dall'ottima
conoscenza
che
egli
aveva
del
rapporto
fondamentale
sul
quale
si
basava
la
società
dell'epoca:
il
rapporto
economico.
Un
secondo
elemento
fondante
del
socialismo
scientifico
fu
proprio
la
pretesa
di
pensare
una
società
in
continua
evoluzione,
non
“bloccata”
da
limiti
finiti
e
precisi.
Era
solo
possibile,
dunque,
tracciare
un’idea
di
società
nelle
macrolinee.
Il
famoso
“cantiere
aperto”
di
Marx,
quindi,
era
proprio
la
società.
Eppure,
nel
1848,
il
Comunismo
appare
al
mondo
come
uno
“spettro”.
Uno
spettro
che
si
aggirava
per
l’Europa
con
la
pretesa
di
manifestarsi
come
ideale
nascente
della
rivoluzione,
ma
ancor
più
contraddittorio,
aveva
la
pretesa
di
“annichilire
le
superstizione
che
ancora
vessavano
il
popolo”,
come
scrive
Francesco
Dimitri
in
Comunismo
Magico.
La
grande
attesa
della
Rivoluzione
Comunista,
in
qualche
modo,
viene
presentata
come
spettro
in
quanto
avrebbe
dovuto
avere
la
funzione
di
tormentare
le
potenze
di
tutta
Europa,
preparando
il
terreno
ad
una
rivoluzione
che
avrebbe
dovuto
mettere
sottosopra
un
continente.
Questa
natura
spettrale
dell’ideologia
comunista
trova
il
suo
eco
in
un
contesto
settecentesco
dell’Europa
tutto
“magico”.
Il
secolo
XVIII
per
l’Europa
rappresenta
un
punto
di
crisi:
l’interesse
calato
verso
la
religione
porta
diverse
fette
della
popolazione,
anche
le
classi
meno
abbienti
dal
punto
di
vista
economico
e
culturale,
ad
avvicinarsi
alla
pratica
dell’occulto.
E
diversi
manuali,
che
illustravano
le
pratiche
dell’occulto,
circolavano
liberamente
(in
gergo
popolare,
i
cosiddetti
“grimori”);
erano
gli
stessi
testi
che
nel
Medioevo
erano
considerati
pericolosi
e
quindi
fonti
di
stregoneria.
Ora
che
c’entra
la
tradizione
della
magia
popolare
col
socialismo
scientifico?
La
presenza
dello
Spettro
– o
del
Comunismo
- in
Europa,
si
materializzò
nel
1917,
quando
la
Rivoluzione
Russa
scosse
il
continente.
L’assalto
al
palazzo
d’Inverno
rappresenta
lo
storico
episodio
che
vede
protagonista
il
partito
bolscevico,
demolitore
della
politica
Zarista
che
aveva
“feudalizzato”
la
Russia,
non
permettendo
quella
fase
di
progresso
che
aveva
travolto
tutta
l’Europa
nella
metà
dell’800.
Ma
c’è
un
episodio,
molto
più
nascosto,
che
nel
1916
già
scosse
la
casa
dello
Zar
Nicola
II:
la
morte
di
Grigorij
Efimovic
Rasputin,
contadino
originario
della
Siberia,
mago,
santone,
guaritore,
consigliere
dello
Zar.
Cosa
c’entra
questo
personaggio
con
la
figura
del
rivoluzionario
per
eccellenza,
il
Sign.
Lenin?
Ancora
una
volta
è
Francesco
Dimitri,
nella
già
citata
opera,
a
dare
una
risposta:
“Kerenskij
ha
affermato
che
senza
Rasputin
non
ci
sarebbe
stato
Lenin.
Senza
il
taumaturgo
non
ci
sarebbe
stato
il
materialista
[…]
poiché
l’uno
e
l’altro
erano
figli
della
Russia
del
loro
tempo,
una
Russia
percorsa
da
fermenti
rivoluzionari,
correnti
esoteriche
e
soprattutto
dalla
onnipresente
sensazione
che
ci
fosse
un
qualche
tipo
di
apocalisse
alle
porte.
Che
tale
apocalisse
fosse
sacra,
laica,
o
sacra
e
laica
insieme,
poco
importava:
la
cosa
importante
è
che
essa
avrebbe
travolto
per
sempre
lo
status
quo
su
cui
si
reggeva
l’Impero".
L’avvento
della
rivoluzione,
in
Russia,
trascina
con
sé
il
sogno
di
una
“nuova
libertà”,
inebriante
agli
occhi
del
popolo
e
appetibile
agli
occhi
degli
intellettuali
espatriati.
Appena
il
sistema
zarista
andò
in
crisi,
molti
antroposofi
e
teosofi
(rappresentanti
delle
rispettive
correnti
della
antroposofia,
scienza
che
studia
un
percorso
filosofico-spirituale
al
di
là
della
religione
-
trova
il
suo
fondatore
in
Rudolf
Steiner,
pedagogista
e
filosofo
austriaco
– e
della
teosofia,
scienza
delle
dottrine
mistico-filosofiche)
tornarono
in
patria
per
essere
i
protagonisti
della
costruzione
del
mondo
nuovo.
Ma
la
rivoluzione
d’Ottobre
si
mostrò
come
l’inizio
e la
fine,
allo
stesso
tempo,
di
questo
sogno.
I
bolscevichi,
che
lottavano
per
la
repressione
del
misticismo,
bloccarono
la
stampa
di
un
giornale
intitolato
“Vestnik
Teosofii”.
Successivamente,
Lenin
soppresse,
con
legge,
tutte
le
attività
pubbliche
dei
gruppi
mistico-religiosi.
Ma
la
repressione
vera
e
propria
iniziò
dopo
il
1920.
I
gruppi
religiosi
subirono
le
peggiori
angherie:
confisca
dei
beni,
interruzione
delle
riunioni,
chiusura
delle
sedi.
Tutto
il
contesto
spinse
tali
gruppi
alla
clandestinità
e
all’esposizione
al
rischio
di
essere
scoperti
e
uccisi.
I
rappresentanti
dei
vari
movimenti,
però,
non
interpretavano
la
reazione
violenta
del
partito
bolscevico
con
pessimismo;
anzi,
sostenevano
che
il
dominio
bolscevico
era
una
punizione
che
la
Russia
meritava,
ma
un
giorno
l’equilibrio
sarebbe
stato
trovato.
I
teosofi,
addirittura,
interpretavano
la
falce
ed
il
martello
come
simbolo
dell’arte
del
fabbro,
il
fuoco
che
avrebbe
purificato,
attraverso
cui
sarebbe
stata
forgiata
la
Nuova
Russia.
Dopo
la
morte
di
Lenin,
Stalin
iniziò
le
sue
massicce
persecuzioni,
minacciando
l’esilio
in
Siberia
e in
casi
non
poco
isolati,
la
morte.
Ma
l’influenza
dei
gruppi
religiosi
continuò
a
tal
punto
da
penetrare
anche
nei
circoli
bolscevichi.
E
proprio
in
questa
penetrazione
della
teosofia
nel
materialismo
bolscevico
che
si
può,
oggi,
intravedere
la
vera
essenza
della
critica
marxista
alla
religione.
La
differenza
che
si
può
intercettare
tra
il
Marxismo
e la
religione
sta
nel
fatto
che
la
seconda
tende
a
concentrarsi
sull’Universo
e
gli
eventi
del
cosmo
in
relazione
con
Dio,
ponendo
il
limite
dell’uomo;
ciò
che
risulta
infinito
e
inconoscibile,
non
accessibile,
è
delega
di
Dio.
Marx,
invece,
sostenitore
delle
leggi
immutabili
della
Storia
e
attento
studioso
delle
vicende
umane,
proponeva
la
sua
“sintesi”
come
sistema
dove
inserire
ogni
componente
dell’esperienza
umana,
permettendo
all’uomo
di
trovare
in
se
stesso
le
qualità
di
un
dio.
La
deificazione
dell’Umanità,
quindi,
non
era
la
grazia
o la
morte,
ma
la
conoscenza.
Non
c’era
altra
autorità
se
non
quella
della
ragione,
per
il
marxismo.
Sia
il
marxismo
che
la
religione,
quindi,
hanno
avuto
la
pretesa
di
una
costruzione
“divina”al
di
là
dell’uomo.
Ma
l’uno
partiva
dal
materialismo,
l’altra
dal
Cosmo,
considerando
l’uomo
semplice
componente
del
sistema
e
non
protagonista.
Dopo
questa
riflessione,
c’è
un’osservazione
da
fare:
anche
il
materialista
per
eccellenza,
che
affida
tutta
la
storia
dell’umanità
alle
leggi
immutabili
della
società,
rintraccia
una
componente
divina
in
esse.
Ma
perché
Marx
si
differenzia
dal
pensiero
religioso?
La
risposta
potrebbe
essere
una
soltanto:
il
filosofo
di
Treviri
crede
che,
nel
conoscere
le
leggi
immutabili,
l’uomo
possa
“licenziare”
ad
nutum
il
bisogno
interiore
di
un
essere
superiore
poiché
già
può
dominare,
se
non
prevedere,
tutto
ciò
che
gli
si
muove
intorno.
Spesso
viene
imputato
a
Marx
il
fatto
di
aver
concluso
la
sua
critica
alla
religione,
come
un
prodotto
della
mente
umana
e
strumentum
regnii
per
chi
governa.
La
dottrina
cattolica
ha
mosso
critica
in
quanto,
secondo
le
scritture
di
San
Paolo,
il
popolo
prega
Dio
non
per
accordarsi
con
i
capi,
ma
prega
sperando
che
essi
governino
in
modo
giusto.
Ora,
il
punto
di
snodo,
secondo
Marx,
sussite
in
questo
passaggio:
non
bisogna
affidarsi
alla
preghiera
per
individuare
la
giustizia;
non
solo
l’animo
esercita
giustizia.
Ma
anche
le
leggi
immutabili
della
storia.
Scriveva
il
giovane
Karl
Marx,
ancora
studente:
"Kant
e
Fichte
vagavano
fra
nuvole
lassù
cercando
un
paese
lontano.
Io
cerco
d'afferrare
con
destrezza
solo
quanto
ho
trovato
sulla
strada"
Riferimenti
bibliografici:
Francesco
Dimitri.
Comunismo
magico:
leggende,
miti
e
visioni
ultraterrene
del
socialismo
reale,
Roma,
Castelvecchi,
2004.
Albert
Speer.
Memorie
del
Terzo
Reich.
Milano,
A.
Mondadori,
1995.
Vittorio
Morrone.
Comunismo
e
Processioni.
Mondragone,
tipografia
“Sinuessa”,
1978.