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N. 140 - Agosto 2019 (CLXXI)

L’intimità della toeletta

La cura del corpo femminile nell’iconografia attica di età classica

di Alessandra Romeo

  

Se esci d'estate, due rivoletti neri scendono dai tuoi occhi;

il sudore produce strisce rosse sulle tue gote e sul tuo collo; e quando i tuoi capelli toccano il viso si sporcano di pittura bianca.

[Eub. fr. 97 Kassel-Austin. Trad. it. di R. Alterocca]

 

Questi versi, pronunciati da un cittadino di Atene contro una donna eccessivamente truccata nella commedia Stephanopolides (Le venditrici di ghirlande) di Eubulo, commediografo ateniese del IV secolo a.C., sono un esempio dell’importanza data all’aspetto esteriore e di come la cura per il corpo raggiungesse altissimi livelli: un ossimoro, tuttavia, considerando la tossicità di alcuni prodotti usati.

 

La toeletta, quindi, era un rituale quotidiano per le donne ateniesi, dalla detersione del corpo all’applicazione di creme e unguenti, dal trucco alla lotta contro gli inestetismi, peli superflui e spiacevoli odori.

 

Scena domestica, part. Sulla destra una donna si specchia. Lekythos attica a figure nere. Gorny & Mosch, Giessener Munzhandlung GMBH: 13.12.2017, 43, n. 22. Disegno di A. Romeo.

 

Prendendo spunto dai versi citati, fondamentale era il trucco, per l'applicazione del quale si usavano pennelli e materiali vegetali e minerali. La pelle del viso era schiarita con lo psimíthion, un tipo di biacca (carbonato di piombo), o con antimonio in polvere.

 

L'effetto del moderno blush, infine, si aveva applicando il minium (ossido di piombo), dal tipico colore sui toni del rosso, o succo di more. Per tingere di rosso le labbra si usava l’ánchousa , una sostanza ricavata da un’alga (phukos) o dalla pianta omonima (Anchusa tinctoria o Alkanna tinctoria), oppure il minium, il porpurissum o il succo di more.

 

Le ciglia erano scurite con lo stímmis, una tintura scura ricavata dall’antimonio, o col fuligo. Il tutto era fissato applicando una mistura di bianco d'uovo e gomma ammoniacale. Lo sguardo era intensificato ricalcando le sopracciglia con nerofumo o antimonio in polvere e le palpebre erano colorate, oltra al già citato antimonio, anche con noccioli bruciati, ocra, croco, ossidi di ferro e rame e polvere di minerali, quali caolino, malachite, crisacolla e galena (quest'ultima era la base del kohl, altra sostanza scurente usata per il trucco degli occhi).

 

Scena domestica, part. Una donna con specchio e frutto. Alabastron attico a figure rosse su fondo bianco (475-450 a.C.). Londra, British Museum, senza inv. Disegno di A. Romeo.

 

Nelle rappresentazioni vascolari attiche il trucco non è rappresentato se non in pochissimi casi. Un esempio è un alabastron (tipico vaso a goccia per la conservazione di oli e unguenti) a figure rosse su fondo bianco, datato al 475-450 a.C. e conservato la British Museum di Londra (senza inv.): esso mostra una donna che tiene nella mano destra un piccolo frutto e con la sinistra uno specchio. La presenza di quest’ultimo fa supporre si tratti proprio di una scena di trucco, nella quale la donna si appropinqua a stendere un velo di colore sul viso o su una parte di esso.

 

Le scene di toeletta femminile sono in genere legate all’atto di specchiarsi o alla detersione del corpo. Esempi interessanti di raffigurazioni con specchio sono la kylix (elegante coppa per bere il vino) a figure rosse ARV² 432.60, opera di Douris, datata al 500-460 a.C. e conservata al Musée du Louvre (inv. S1350) e la lekythos (vaso per unguenti e profumi) a figure nere del Gorny & Mosch, Giessener Munzhandlung GMBH:13.12.2017, 43, n. 22, quest’ultima risulta particolare dal punto di vista iconografico in quanto è raffigurato persino il riflesso sullo specchio del viso della donna che lo usa.

 

La kylix mostra, invece, una donna stante, con uno specchio nella mano sinistra, una vasca con alto piede, un alabastron e uno sgabello con sopra un kalathos (canestro in vimini tipico dei lavori femminili). All’esterno della coppa, invece, sono raffigurati uomini in un elegante e sobrio corteggiamento in favore di giovani ragazzi. Ciò che colpisce è la scelta di collocare la donna all’interno e con gli attributi tipici della femminilità (specchio, alabastron, kalathos, lavabo) e la posa assunta dalla stessa: il vaso rappresenta, a mio parere, la casa coniugale luogo al cui esterno si svolge la vita maschile e all’interno quella femminile.

 

La donna, tuttavia, ha lo sguardo rivolto verso il bevitore, essendo la raffigurazione sul fondo interno della coppa. Nell’iconografia attica è consuetudine dipingere le figure di profilo, a eccezione delle maschere, come ad esempio quelle della Gorgone e di Dioniso, e di coloro i quali sono in fin di vita o sconfitti in duello. Questo vaso, quindi, è una sorta di unicum interpretabile, a mio giudizio, se si pone l’accento sulla vera protagonista, la donna: essa in casa sa e vede e così come una qualunque donna si riconosce nelle specchio, così l’uomo bevitore si specchia e si riconosce sul fondo della coppa ormai priva del vino appena bevuto.

 

Scena domestica, donna con specchio. Kylix attica a figure rosse, ARV² 432.60. Douris (500-460 a.C.). Parigi, Musée du Louvre, inv. S1350. Disegno di A. Romeo.

 

Tra le raffigurazioni di donne intente a detergersi, spicca per eleganza la lekythos a figure rosse ARV² 1326.70, attribuita a una mano che ricorda quella del Pittore di Meidias, datata all’ultimo venticinquennio del V secolo a.C. e conservata all’Antikensammlung di Berlino (inv. F2701). Essa mostra una donna nuda accovacciata mentre lava i suoi capelli e aiutata da un piccolo erote che le versa dell’acqua sul capo. Dalla decorazione secondaria si intuisce che la scena si svolge all’aperto, possibilmente vicino a una fonte, come indicano i rami e il piccolo cervo.

 

 

Donna durante il bagno, part.. Lekythos attica a figure rosse, ARV² 1326.70. Maniera del Pittore di Meidias (425-400 a.C.). Berlino, Antikensammlung, inv. F2701. Disegno di A. Romeo.

 

Accertato è anche l'uso di creme e maschere a base di latte e farina o di origine vegetale al fine di contrastare rughe e macchie, di certo accentuate dall'uso delle sostanze dannose per la pelle precedentemente elencate.

 

I capelli erano colorati con speciali tinture a base vegetale e frizionati con unguenti per favorire la ricrescita e la protezione dal sole. Comuni erano gli unguenti di origine vegetale e i profumi erano estratti da fiori e avevano una base oleosa, tra cui olio di palma, essenza di maggiorana, timo, menta e mirra.

 

Per prevenire la traspirazione era usato olio di mastice e per nascondere il cattivo odore si usavano unguenti profumati. Per l’alito si masticava una sostanza a base di mastice e polvere di pomice o piante aromatiche. Per la depilazione si usavano apposite pinzette o rasoi e una mistura a base di orpimento (solfuro di arsenico), di origine minerale, e calce.

 

Nell’Archivio Beazley sono presenti cinque esemplari vascolari relativi al tema della depilazione. Purtroppo è labile il confine tra depilazione e gioco erotico e, quindi, risulta difficile una corretta interpretazione delle immagini. Esse, tuttavia, presentano due schemi iconografici: o una figura femminile solitaria e intenta a depilarsi o accarezzarsi da sola, o una donna stante di fronte a un personaggio maschile (giovane, satiro ed Eros) accovacciato, con una mano vicino all’inguine della donna e l’altra reggente una lucerna o una plemochoe (vaso per la conservazione di profumi).

 

In uno degli esemplari sono presenti entrambi questi schemi: si tratta del cratere a campana a figure rosse del Pittore del dinos, databile al 425-400 a.C., conservato all’ Arthur M. Sackler Museum di Cambridge (inv. L9.1988) e che mostra due donne nell’atto della depilazione sia in solitudine, come mostra la donna seduta, sia con l’aiuto di Eros. In entrambi i casi sono usate lucerne per facilitare la depilazione.

 

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Scena domestica di depilazione. Cratere a campana attico a figure rosse, Pittore del dinos (425-400 a.C.). Cambridge, Harvard Univ., Arthur M. Sackler Mus., inv. L9.1988. Disegno di A. Romeo.

 

In ultima analisi sono da citare i casi di detersione da parte di atlete. Per la pulizia del corpo dal sudore, dalla polvere e dall’olio era usato uno strumento apposito: lo strigile. Esso era in metallo, aveva la forma di una mezzaluna e, passato sul corpo, raccoglieva lo sporco. Per facilitare il movimento e la pulizia erano applicati oli. Un esempio è il cratere a colonnette a figure rosse ARV² 236.4, che ricorda la maniera del Pittore di Göttingen, datata al 500-475 a.C. e conservata al Museo Archeologico Provinciale di Bari (inv. 4979): nella scena, probabilmente svoltasi nel ginnasio pubblico o, molto più probabilmente, in ambiente domestico come mostrerebbe la presenza della colonna, sono raffigurate tre atlete nude al momento della detersione del corpo dopo l’allenamento.

 

La prima sulla sinistra è di spalle, pulisce la schiena con uno strigile e alla sua sinistra sono sospesi una spugna e un piccolo alabastron globulare per l’olio, la donna centrale si accinge a lavarsi presso una elegante vasca dove, infine, l’atleta a destra ha già versato dell’acqua con una hydria ormai vuota, come dimostra la posizione del vaso interamente capovolto.

 

Atlete, ma pur sempre donne di cui il pittore ha voluto sottolinearne la femminilità in due piccoli particolari: la piccola shoulder lekythos contenente olio tra le donne vicino al lavabo e la presenza, futile solo in apparenza, di un braccialetto sul polso destro dell’atleta con strigile. Entrambi questi elementi, infatti, sono raffigurati vicino alla rappresentazione dei gesti citati e testimoniano il doppio registro semantico di questo splendido cratere.

 

 

Toeletta di atlete. Cratere a colonnette ARV² 236.4. Maniera del Pittore di Göttingen (500-475 a.C.). Bari, Museo Archeologico Provinciale, inv. 4979. Disegno di A. Romeo.

 

Riferimenti bibliografici:

 

Le abbreviazioni delle fonti greche sono state redatte secondo le indicazioni rispettivamente del Liddell-Scott-Jones.

 

Aa.Vv., La città delle immagini. Religione e società nella Grecia antica, trad. it. Pontrandolfo A., Edizione Panini, Modena 1986 (ed. orig. La Cité des Images, L.E.P., Laussanne 1984), p. 84.

ARV² : Beazley, J.D., Attic Red-Figure Vase-Painters, Oxford 1963.

Durant, W., Storia della civiltà. La Grecia, Vol. 2, trad. it. Alterocca R., Mondadori Editore, Milano 1956 (ed. orig. The Story of Civilization. The life of Greece, Simon & Schuster, New York 1939), pp. 366-370.

Kassel, R. – Austin, C., Poeta Comici Graeci, Vol. 5, De Gruyter, Berlin – New York, 1986.

Tucker, T.G., Life in ancient Athens, the social and public life of a classical Athenian from day to day, The Macmillan Company, Londra 1912², pp. 114-116.



 

 

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