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N. 9 - Settembre 2008 (XL)

HULDRYCH ZWINGLI
Il Riformatore Svizzero

di Francesco Arduini

La Confederazione Svizzera prese il nome dal primo dei tre cantoni originari: Schwyz, Uri e Unterwalden, che firmarono un trattato di difesa reciproca contro gli austriaci nel 1291.

Questa Confederazione si andò estendendo negli anni seguenti fino ad includere Lucerna nel 1332, Zurigo nel 1351, Glarone e Zugo nel 1352, Berna nel 1353, Soletta e Friburgo nel 1481, Basilea e Sciaffusa nel 1501 e Appenzello nel 1513.

Zwingli nacque a Wildhaus il primo gennaio del 1484 nella valle di Toggenburg, nel cantone di San Gallo che, pur non facendo ancora parte della Confederazione, trentatre anni prima si era alleato con altri cantoni svizzeri. Dopo un iniziale periodo di studio a Berna, Zwingli frequentò l'Università di Vienna per quattro anni e in seguito quella di Basilea per altri quattro, dove approfondì le sue posizioni umanistiche. Viene ordinato sacerdote nel 1506, poi inviato a Glarona, dove inizia lo studio del Nuovo Testamento direttamente sul testo greco. Studia la storia dei padri della chiesa e la lingua ebraica. Il primo gennaio del 1519 assunse la carica di “prete secolare” nella cattedrale di Zurigo, dove diede inizio ad un programma di riforme basato su princìpi largamente umanistici e sull'idea di un rinnovamento generale della chiesa e della società.

Appoggiato dalle autorità cittadine, vieta le processioni considerandole pratiche superstiziose, le devozioni alla Madonna e ai santi, i sacramenti, tranne il battesimo e l’eucaristia. Inoltre rimuove le immagini sacre dalle chiese e abolisce il celibato ecclesiastico e i voti monastici. Chiude poi i monasteri e destina i loro beni all’assistenza dei poveri. Nel 1522 predicò praticamente contro quasi tutti gli aspetti della tradizione religiosa cattolica. Su richiesta di Zwingli, nel gennaio del 1523 venne organizzata una grande disputa pubblica tra lui e i suoi oppositori cattolici. Zwingli, in grado di tradurre senza difficoltà dall'ebraico, dal greco e dal latino, mostrò una padronanza delle Scritture tale che i suoi oppositori non poterono contrastare.

Fu appunto nel corso di questo dibattito con i rappresentanti del vescovo di Costanza che Zwingli presentò la sua dottrina in 67 tesi e sostenne la superiorità della Sacra Scrittura sulla Chiesa, l’uso del tedesco nella liturgia e il rifiuto del magistero dogmatico di Roma. La Riforma Zwingliana venne completata nel 1525 con l'abolizione della messa cattolica e l'introduzione del culto riformato. Tre anni dopo, nel 1528, Berna aderisce alla riforma; l'anno seguente vi aderisce anche Basilea seguita da lì a poco da Costanza, San Gallo, Biel, Mulhausen e Schaffhausen.

Nonostante le agitazioni sociali ed il malcontento verso gli abusi del clero cattolico, i cantoni di Uri, Schwyz, Unterwalden, Lucerna, Zugo e Friburgo rimasero fedeli alla Chiesa romana, e si opposero fermamente all'ondata riformatrice. A Baden, nel 1526, si tenne un dibattito tra Zwingli e i rappresentanti cattolici, che si risolse in un nulla di fatto. In seguito a questo evento, il riformatore persuase la città ad intraprendere una guerra contro i cantoni cattolici per permettere la diffusione della riforma. I cantoni cattolici si allearono con l'Austria nel 1529 nell'Unione Cattolica per difendersi, ma senza ricevere una effettiva assistenza. Lo stesso anno, a Marburgo, ci fu il tentativo di formare un'analoga allenza con i luterani. Il tentativo fallì a motivo dell'inconciliabilità delle posizioni di Zwingli e Lutero sull'eucarestia: unico ostacolo presente nei quindici argomenti discussi. Nessuno dei due modificò la propria posizione e si lasciarono come avversari.

Due anni dopo, nel 1531, i cattolici, esasperati dal blocco economico attuato nei loro confronti da Zurigo, attaccarono la città. I cantoni protestanti erano impreparati a tale mossa. Nello scontro di Kappel, lo stesso Zwingli venne catturato e poi ucciso come eretico l’11 ottobre 1531; con lui morì il governo “teocratico” di Zurigo. La Chiesa di Zurigo e la sua dottrina furono affidate alla sapiente guida di Enrico Bullinger, grazie al quale la riforma di Zwingli si consolidò, accrescendo il ruolo di Zurigo nel cristianesimo riformato.

Il pensiero religioso di Huldrych Zwingli è esposto nel De vera et falsa religione commentarius (1525), opera considerata il primo trattato teologico della riforma. Zwingli è forse ricordato soprattutto per le sue posizioni radicali sulla Cena del Signore, che egli considerava come mera funzione anamnetica. Fu senza dubbio colui che si spinse più in la di ogni altro nella sua critica filologica e teologica al concetto di sacramento. Ritenne il sacramento un’iniziazione o pubblica conferma senza nessuna capacità di liberare la coscienza, che poteva essere liberata solo da Dio. cioè segni con i quali il fedele dimostra davanti alla Chiesa di essere candidato alla militanza in Cristo. Inoltre Zwingli sostenne che Gesù ci lasciò semplicemente due sacramenti: il battesimo e la Cena del Signore. Mediante il primo diamo il nostre nome a Cristo e mediante il secondo, memori della vittoria del Signore, dimostriamo di essere membra della sua Chiesa. Nel battesimo riceviamo il simbolo, il quale significa che confermeremo la nostra vita secondo la regola di Cristo.

Nella cena del Signore diamo la prova che confidiamo nella morte di Cristo, quando con animo grato e lieto siamo presenti nella comunità che ringrazia il Signore per il beneficio della redenzione che egli, morendo per noi, ci ha generosamente donato.

Credo non ci siano parole migliori per chiudere questa “panoramica”, di quelle usate da Paolo Ricca (in Zwingli, Scritti teologici e politici, a cura di E. Genre, E. Campi, Claudiana, Torino, 1985)  quando scrive: “Zwingli merita non solo di essere studiato ma anche ascoltato ... pensando alla [sua] originalità, vogliamo qui intenderla come una esortazione all'inventiva cristiana, un invito al coraggio di intraprendere cose nuove e di pensare – anche teologicamente – l'inedito, uscendo dagli schemi consueti e dai sentieri già battuti. E' in quei paraggi che Zwingli ci aspetta”.



 

 

 

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