N. 117 - Settembre 2017
(CXLVIII)
una storia cinese
hong Kong, città tra le civiltà
di Gian Marco Boellisi
Alcune città, si sa, fanno la storia. Babilonia, Gerusalemme, Costantinopoli: tutte grandi metropoli che hanno da raccontare ancora oggi moltissimo sulla storia dell’umanità. All’interno di questo gruppo, sebbene si dimentichi spesso di includervela, vi è senza dubbio la città di Hong Kong. Insediamento dalle antichissime origini, Hong Kong ha rappresentato un simbolo molto importante per la storia cinese e, dal XIX secolo in poi, anche per quella europea e globale.
Restituita
alla
Repubblica
Popolare
Cinese
solo
nel
recente
passato,
essa
ancora
oggi
assume
un
ruolo
chiave
all’interno
delle
vicende
politiche
interne
di
questo
Stato.
Risulta
quindi
essere
di
grande
interesse
vedere
le
tappe
più
importanti
che
hanno
segnato
la
storia
di
questa
città,
la
quale
molto
spesso
ha
ricoperto
il
ruolo
di
frontiera
tra
il
mondo
orientale
e
quello
occidentale.
La
città,
fondata
nel
Sud
della
Cina,
per
la
precisione
tra
il
delta
del
fiume
delle
Perle
ed
il
Mar
Cinese
Meridionale,
registra
una
costante
presenza
umana
sin
dal
Paleolitico.
Le
successive
testimonianze
si
spostano
direttamente
sotto
la
dinastia
Qin.
Infatti
l’imperatore
Qin
Shi
Huang
annesse
la
zona
intorno
al
214
a.C.,
inserendo
la
zona
di
Hong
Kong
all’interno
della
propria
rete
amministrativa.
Alla
caduta
dei
Qin,
la
regione
fu
sottoposta
al
controllo
del
regno
di
Nanyue,
una
delle
tante
istituzioni
politiche
nate
dalle
ceneri
imperiali.
Tuttavia,
nel
111
a.C.
un
nuovo
potere
imperiale
tornò
a
reclamare
la
zona.
Si
trattava
infatti
degli
Han,
i
quali
riprendevano
a
pieno
titolo
controllo
di
tutta
la
parte
meridionale
della
Cina.
Nonostante
il
cambio
politico
all’interno
della
Cina
nel
corso
dei
secoli,
con
ascesa
e
caduta
delle
più
disparate
dinastie
regnanti,
la
regione
riuscì
comunque
a
subire
un
grande
sviluppo.
Fu
tuttavia
sotto
la
dinastia
Tang
che
si
ebbe
un
elevato
incremento
nelle
attività
commerciali,
in
particolar
modo
nel
commercio
del
sale
e
delle
perle.
Già
nell’ottavo
secolo
dopo
Cristo
quindi
si
delineava
il
destino
di
questa
singolare
regione.
Sempre
nello
stesso
periodo
risale
la
costruzione
della
prima
fortificazione
a
protezione
dei
commerci.
La
regione
fu
coinvolta
in
alcuni
eventi
storici
legati
alla
dinastia
Song
del
Sud,
proprio
durante
le
invasioni
mongole
che
avvennero
tra
il
1270
ed
il
1280.
Qui,
Huaizong
fu
incoronato
ultimo
imperatore
della
dinastia
Song
il
10
maggio
1278,
a
soli
8
anni.
Dopo
la
sconfitta
definitiva
delle
forze
cinesi
nel
1279
con
la
battaglia
di
Yamen,
l’imperatore
e i
suoi
officiali
si
suicidarono
affogandosi
sul
Monte
Ya.
Ancora
oggi,
Hau
Wong,
uno
degli
ufficiali
dell’imperatore,
è
venerato
all’interno
della
città
di
Hong
Kong.
Durante
la
dinastia
Ming
avvenne
il
primo
contatto
con
gli
esploratori
europei.
In
particolare,
un
esploratore
portoghese
di
nome
Jorge
Álvares
giunse
nel
1513
sull’isola.
I
portoghesi,
attratti
dalla
posizione
dell’isola
e
dai
potenziali
benefici
che
si
potevano
ricavare
dal
commercio
con
i
cinesi,
iniziarono
a
stabilirsi
nella
regione.
Tuttavia,
proprio
a
causa
di
interessi
commerciali
contrastanti,
scoppiarono
ostilità
intense
tra
i
cinesi
e i
portoghesi.
Ciò
portò
alla
cacciata
degli
europei
dalla
zona
e
anche
al
divieto
ai
mercanti
cinesi
di
commerciare
con
qualsiasi
straniero.
Gli
eventi
legati
all’arrivo
portoghese
portarono
stagnazione
all’interno
dell’economia
di
Hong
Kong.
Questa
aumentò
ulteriormente
quando
l’imperatore
Manchu
Kangxi
ordinò
di
evacuare
immediatamente
tutte
le
aree
costiere
del
Guangdong
nel
periodo
tra
1661
e il
1669.
Circa
16.000
persone
abbandonarono
la
zona,
e
solo
1.700,
in
un
secondo
momento,
vi
ritornarono.
Ma
Kangxi
non
ebbe
solo
dei
demeriti.
Infatti
fu
proprio
lui
il
primo
sovrano
a
permettere
nuovamente
il
commercio
con
gli
stranieri,
seppur
in
maniera
limitata
e
controllata.
Gli
occidentali
che
giungevano
in
Oriente
potevano
commerciare
solo
in
alcuni
luoghi
prestabiliti
(disposizioni
simili
faranno
la
fortuna
di
alcuni
centri
in
particolare,
come
Canton),
e
usando
come
valuta
esclusivamente
l’argento.
Nel
1699
arrivarono
gli
inglesi
e,
attraverso
la
celeberrima
Compagnia
delle
Indie
Orientali,
diedero
il
via
a
prosperosi
commerci
che
sarebbero
durati
poi
per
altri
due
secoli.
Il
loro
sviluppo
fu
rapido
e
aggressivo
verso
i
propri
concorrenti
occidentali.
Già
nel
1711
aprirono
una
stazione
commerciale
a
Canton
e
proprio
nello
stesso
periodo
iniziarono
il
florido
commercio
dell’oppio,
avviando
così
gli
eventi
che
sarebbero
stati
tanto
importanti
per
la
storia
di
Hong
Kong.
Infatti,
con
il
passare
dei
decenni
i
rapporti
tra
la
Cina
e
gli
stati
europei,
Gran
Bretagna
su
tutti,
si
intensificarono
notevolmente.
Tale
era
la
magnitudine
dei
commerci
che
si
creò
presto
un
deficit
all’interno
della
contabilità
statale
europea.
L’importazione
di
prodotti
europei
in
Cina
era
nulla
in
confronto
alla
richiesta
di
tè e
porcellane
cinesi
in
Europa.
Ciò
portò
a
una
grande
affluenza
di
argento
verso
l’impero
cinese,
creando
conseguentemente
gravi
difficoltà
monetarie
all’interno
dei
bilanci
inglesi
ed
europei.
Furono
però
proprio
i
sudditi
di
Sua
Maestà
a
trovare
una
soluzione
al
problema:
essendo
entrata
in
possesso
dei
territori
del
Bengala
dopo
la
sconfitta
francese
nel
1757,
gli
inglesi
iniziarono
una
coltura
intensiva
di
oppio.
Questo
era
uno
stupefacente
enormemente
richiesto
in
Cina,
in
particolar
modo
dalle
classi
più
abbienti.
Forte
di
questa
esigenza
orientale,
la
Compagnia
delle
Indie
Orientali
iniziò
a
importare
in
maniera
massiccia
oppio
in
Cina.
Il
risultato
fu
l’arresto
dell’emorragia
di
argento
dalle
tasche
inglesi,
l’aumento
smisurato
di
tossicodipendenti
all’interno
della
popolazione
cinese,
anche
non
abbiente,
e
infine
un
deficit
di
proporzioni
catastrofiche
all’interno
dei
bilanci
cinesi,
i
quali
non
riuscivano
a
frenare
il
flusso
d’argento
sporco
d’oppio.
I
vari
sovrani
che
si
susseguirono
negli
anni
tentarono
di
arginare
il
fenomeno
emanando
sempre
più
leggi
contro
l’utilizzo
dell’oppio
all’interno
dei
propri
confini
nazionali.
Ma
come
sempre
accade
in
questi
casi,
le
norme
furono
del
tutto
inutili.
Il
punto
di
rottura
arrivò
nel
1839.
L’imperatore
Daoguang,
infatti,
decise
di
agire
prontamente
sequestrando
un
grosso
carico
di
oppio
a
Canton
per
poi
distruggerlo.
La
risposta
inglese
non
si
fece
attendere.
Tra
il
1839
e il
1860
le
cosiddette
Guerre
dell’Oppio
misero
a
dura
prova
i
traffici
commerciali
della
zona,
e
soprattutto
cambiarono
completamente
il
destino
di
Hong
Kong.
Infatti,
il
20
gennaio
1840
forze
britanniche
occuparono
l’importante
porto
cinese,
decisi
a
mantenere
quella
posizione
strategica.
L’atto
ufficiale
di
cessione
all’impero
britannico
avvenne
con
il
Trattato
di
Nanchino
il
29
agosto
1842,
il
quale
stabiliva
i
termini
di
pace
della
Prima
Guerra
dell’Oppio.
Con
la
fine
della
Seconda
Guerra
dell’Oppio,
la
Gran
Bretagna
aumentò
ulteriormente
i
propri
possedimenti
nella
zona,
e
quindi
anche
la
propria
sfera
d’influenza.
Gli
inglesi
capirono
subito
l’importanza
di
questo
insediamento,
investendo
in
esso
enormi
risorse
ed
energie.
Enormi
quantità
di
merci
passavano
per
il
porto
della
città,
portando
sempre
un
maggior
afflusso
di
genti
dall’entroterra
e
dall’Europa
(ciò
si
deve
soprattutto
al
suo
status
riconosciuto
di
porto
franco).
La
città
conobbe
un
incremento
demografico
esponenziale,
aumentando
la
propria
popolazione
di
15
volte
in
30
anni
dall’inizio
del
dominio
inglese.
Non
mancarono
tuttavia
le
contraddizioni.
Un
esempio
fra
tutti
la
segregazione
etnica
tra
gli
europei
e le
genti
d’oriente,
che
risultò
una
caratteristica
molto
accentuata
della
città,
come
in
tutto
il
resto
dell’impero
Britannico
d’altronde.
I
primi
anni
del
XX
secolo
furono
di
modesto
sviluppo
per
Hong
Kong,
la
quale
conobbe
un
ulteriore
aumento
demografico.
Tuttavia,
neanche
questo
gioiello
poteva
sottrarsi
agli
orrori
dei
conflitti
del
Ventesimo
secolo.
In
particolare,
la
città
soffrì
enormemente
a
causa
dell’occupazione
giapponese,
che
avvenne
tra
il
1941
e il
1945.
Capitolata
il
25
Dicembre
1941,
la
popolazione
sopportò
la
fame,
le
privazione
e le
violenze
perpetrate
dall’impero
giapponese.
Tra
gli
episodi
più
deplorevoli
si
annovera
il
massacro
del
college
di
Santo
Stefano.
Ma
il
30
agosto
1945
gli
inglesi
ripresero
il
controllo
della
colonia,
iniziando
la
ricostruzione
e la
ripresa.
La
città
infatti
non
si
arrese.
In
seguito
alla
guerra
Hong
Kong
conobbe
un
rapido
sviluppo.
La
popolazione
ricominciò
ad
aumentare,
in
particolar
modo
quella
cinese.
Questo
fenomeno
fu
dovuto
in
larga
parte
all’esodo
che
ci
fu
in
quegli
anni
a
seguito
della
guerra
civile
Cinese.
Quando
infine
il
governo
comunista
salì
al
potere
a
Pechino
il
1
ottobre
1949,
questo
fenomeno
migratorio
subì
un
ulteriore
aumento
e il
governo
di
Sua
Maestà
dovette
riconsiderare
l’apertura
dei
confini
verso
la
nuova
Cina
comunista.
La
paranoia
della
Guerra
Fredda
si
stava
radicando
ormai
da
qualche
tempo,
e
nel
1951
gli
inglesi
stabilirono
una
zona
cuscinetto
sul
confine
tra
i
due
stati.
Giusto
per
sicurezza.
Lo
sviluppo
di
Hong
Kong
negli
anni
’50
fu
inarrestabile,
tanto
che
fu
inclusa
nelle
Tigri
Asiatiche
dell’economia
del
Sud-Est
asiatico.
Questo
grande
traguardo
fu
possibile
soprattutto
grazie
all’industria
tessile
e
manifatturiera,
che
si
avvaleva
di
manodopera
a
bassissimo
costo
rispetto
al
resto
del
mercato.
Ciò
fu
sfruttato
ancora
maggiormente
da
Sir
Murray
MacLehose,
25o
governatore
di
Hong
Kong
tra
gli
anni
’70
e
’80.
Egli
infatti
utilizzò
la
ricchezza
della
città
per
varare
un’ampia
gamma
di
riforme
che
andassero
dal
welfare
all’istruzione,
dai
servizi
alle
infrastrutture.
Un
esempio
lampante
fu
la
metro,
che
aiutò
la
popolazione
a
facilitare
gli
spostamenti
ovviando
parzialmente
al
problema
del
traffico,
grande
caratteristica
di
tutte
le
grandi
metropoli.
MacLehose
risultò
il
più
longevo
governatore
della
storia
della
città
e
divenne
una
personalità
di
spicco
all’interno
della
società
cittadina.
Nonostante
negli
anni
’80
e
’90
l’economia
di
Hong
Kong
abbia
subito
un
rallentamento
a
causa
dell’aumento
del
costo
della
manodopera
e
della
riapertura
dei
confini
con
la
Cina,
essa
si
guadagnò
un
posto
privilegiato
tra
i
maggiori
centri
finanziari
del
mondo,
alla
pari
di
New
York
e
Londra.
Ma
fu
proprio
in
questi
anni
che
la
questione
della
territorialità
della
città
divenne
più
forte
che
mai.
Nel
1972
lo
status
di
colonia
inglese
terminò
su
richiesta
della
nuova
Cina
comunista,
la
quale
aveva
da
poco
acquisito
il
seggio
presso
il
Consiglio
di
Sicurezza
delle
Nazioni
Unite.
Tuttavia,
il
governo
inglese
emanò
nel
1981
il
British
Nationality
Act,
il
quale
inquadrava
Hong
Kong
come
territorio
dipendente
dal
governo
britannico.
La
Cina
non
accettò
questo
sviluppo,
e
trattative
diplomatiche
iniziarono
immediatamente
per
cercare
di
riportare
la
città
all’interno
del
suo
naturale
paese
di
appartenenza.
Nel
1984
si
raggiunse
un
accordo
tra
i
due
paesi,
i
quali
concordarono
che
la
restituzione
di
Hong
Kong
alla
Cina
sarebbe
avvenuta
il 1
luglio
1997,
garantendole
però
lo
status
di
regione
amministrativa
speciale
e
tutta
una
serie
di
vantaggi
economici
e
legislativi
per
almeno
50
anni
dopo
il
trasferimento.
Quel
1
luglio
del
1997
non
solo
rappresentò
“il
ritorno
all’ovile”
di
una
città
che
per
posizione
geografica
e
culturale
era
da
sempre
appartenuta
alla
Cina,
ma
soprattutto
la
fine
del
plurisecolare
impero
Britannico,
tanto
duro
a
morire
nonostante
l’avvento
della
modernità.
Da
allora
Hong
Kong
ha
sempre
rappresentato
l’innovazione
all’interno
del
panorama
urbano
cinese.
Oltre
a
una
conformazione
urbanistica
e
sociale
che
risente
ancora
fortemente
degli
anni
di
dominio
britannico,
la
città
è
anche
all’avanguardia
all’interno
della
Repubblica
Popolare
Cinese
per
quanto
riguarda
i
movimenti
politici
che
stanno
nascendo
negli
ultimi
anni
e
un’editoria
che
cerca
di
rimanere
sempre
più
indipendente
da
Pechino.
E in
parte
questa
indipendenza
di
pensiero,
all’interno
di
un
paese
che
non
esibisce
il
pluralismo
tra
le
sue
caratteristiche
peculiari,
è
proprio
dovuto
alla
particolare
forma
amministrativa
semi
indipendente
che
è
stata
garantita
ad
Hong
Kong.
Uno
degli
esempi
più
noti
ma
anche
più
significativi
è
rappresentato
dal
cosiddetto
movimento
degli
Ombrelli,
il
quale
tanto
ha
difeso,
e
continua
a
difendere,
la
città
dalle
ingerenze
di
Pechino
sulla
città.
In
conclusione,
la
città
di
Hong
Kong
può
tranquillamente
essere
considerata
una
delle
città
più
importanti
e
influenti
all’interno
del
contesto
geopolitico
orientale.
È
innegabile
che
la
sua
storia
abbia
costretto
i
cittadini
di
questa
regione
meridionale
della
Cina
ad
affrontare
innumerevoli
sfide,
portate
dal
conquistatore
o
dal
sovrano
di
turno.
Nonostante
ciò,
essi
hanno
saputo
resistere
alle
pressioni,
alle
volte
rivelatesi
quasi
fatali,
provenienti
dall’esterno.
Al
contrario,
proprio
grazie
ai
suoi
trascorsi
storici
oggi
Hong
Kong
può
rappresentare
un
barlume
di
speranza
all’interno
di
un
contesto
tanto
complesso
quanto
importante
per
il
mondo
intero
quale
è
quello
della
Cina.