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N. 22 - Ottobre 2009
(LIII)
intrighi sul ghiaccio
Harding VS Kerrigan
di Simone Valtieri
Quella
che
segue
è
una
storia
di
sport.
Forse.
E’
una
storia
d’invidia
e
opportunismo.
Meglio.
E’
la
storia
di
due
atlete,
opposte
per
caratteristiche
fisiche
e
provenienza
sociale,
accomunate
da
un
solo
fattore:
l’abilità
nel
pattinaggio
su
ghiaccio.
Tonya
Maxime
Harding
nasce
a
Portland,
Oregon,
nel
1970.
Indossa
il
suo
primo
paio
di
pattini
a
soli
tre
anni
per
volontà
della
madre,
mentre
il
padre
la
cresce
sin
da
piccola
come
un
maschio,
insegnandole
a
tagliare
la
legna,
a
riparare
motori
e a
sparare
col
fucile.
Sua
madre,
cameriera
part-time
con
addirittura
cinque
divorzi
alle
spalle,
trova
il
tempo
e i
soldi,
nonostante
la
difficile
situazione
economica
familiare,
per
far
praticare
a
sua
figlia
il
pattinaggio
artistico,
vedendo
nella
biondina
Tonya
una
sorta
di
investimento
per
il
futuro.
La
Harding,
in
effetti,
si
dimostra
molto
brava
sulle
lame
e
sprigiona
una
potenza
rara
per
una
fanciulla.
In
palestra
sua
madre
non
le
risparmia
insulti
e
provocazioni
anche
durante
semplici
sessioni
di
allenamento,
atteggiamento
censurabile
che
fa
da
contraltare
alla
poca
dedizione
che
la
figlia
dimostra
di
avere.
Tuttavia
il
talento,
tanto,
e la
potenza,
pure,
ci
sono
e la
giovane
si
scopre
atleta
di
livello
rivelando
una
spiccata
propensione
per
i
salti.
Nancy
Kerrigan
nasce
nel
1969
a
Stoneham,
un
centro
di
ventimila
abitanti
nel
Massachussets.
Il
padre
è un
saldatore
che
manda
avanti
la
famiglia
arrotondando
con
altri
lavoretti,
la
mamma
una
casalinga
che
perde
la
vista
quando
la
figlia
ha
appena
un
anno.
All’età
di
sei
anni
Nancy
conosce
il
pattinaggio
e se
ne
innamora.
I
genitori
faranno
l’impossibile
per
sostenere
le
ingenti
spese
che
la
sua
attività
su
ghiaccio
richiedeva,
soprattutto
nei
primi
anni.
Successivamente
ci
penserà
la
bravura
della
ragazzina
a
procurare
degli
sponsor,
tutti
provenienti
dalla
comunità
cittadina
che
sostiene
in
ogni
modo
la
giovane
promessa
locale.
Nancy
Kerrigan
in
pista
è
l’opposto
di
Tonya
Harding:
leggiadra
nei
movimenti,
tutta
fiocchi
e
delicatezza,
non
rinuncia
mai
ad
esibire
il
suo
sorriso
in
ogni
gara
a
cui
partecipa,
incantando
il
pubblico
con
esercizi
artisticamente
perfetti.
Le
due
si
incrociano
per
la
prima
volta
in
una
gara
di
livello
nel
1988,
ai
campionati
assoluti
statunitensi.
La
diciannovenne
Kerrigan
termina
dodicesima,
mentre
la
più
giovane
Harding,
alla
sua
terza
partecipazione
ai
nazionali,
è
quinta,
così
come
aveva
fatto
l’anno
prima
e in
una
posizione
in
più
rispetto
al
suo
debutto
nel
1986.
In
effetti
Tonya
sembra
essere
una
delle
ragazze
più
promettenti
non
solo
degli
Stati
Uniti,
ma
dell’intero
panorama
internazionale.
A
soli
sedici
anni
sapeva
eseguire
in
maniera
perfetta
salti
e
combinazioni
che
secondo
molti
tecnici
la
ponevano,
in
prospettiva,
tra
le
più
forti
atlete
della
storia.
Il
suo
difetto
principale
risiedeva
però
nel
carattere
irascibile
e
scontroso,
figlio
di
una
situazione
familiare
che
non
aveva
mai
smesso
di
peggiorare:
nel
1986
il
padre
aveva
abbandonato
la
famiglia
per
andare
a
lavorare
in
Idaho
e
Tonya,
lasciato
il
liceo,
si
era
ritrovata
a
vivere
con
sua
madre
e
con
il
suo
nuovo
compagno,
decidendo
presto,
al
compimento
del
diciottesimo
anno,
di
trasferirsi
a
casa
del
suo
fidanzato,
Jeff
Gilloolay.
Nel
1989,
ai
campionati
nazionali,
la
Harding
centra
la
medaglia
di
bronzo,
precedendo
di
due
posizioni
una
Kerrigan
in
netta
crescita.
Nel
marzo
1990
Tonya
e
Jeff
si
sposano
e la
ragazza,
ormai
indipendente
dalla
famiglia,
ha
chiaro
in
testa
il
suo
obiettivo:
le
olimpiadi
di
Albertville
1992.
La
stagione
1989-90
è
interlocutoria.
La
Harding
termina
i
campionati
nazionali
soltanto
al
settimo
posto
dietro
anche
alla
Kerrigan,
quarta.
In
palestra
però
si
allena
come
un
uomo,
sollevando
pesi
e
rafforzando
la
muscolatura
in
maniera
impressionante.
Nel
1991,
grazie
a
tali
sforzi,
vive
la
sua
stagione
di
maggior
lustro.
Sarà
la
prima
statunitense
a
completare
in
gara
un
“triplo
Axel”,
difficilissimo
salto,
l’unico
con
partenza
in
avanti,
che
gli
permetterà
di
vincere
il
titolo
americano
e di
qualificarsi
per
i
mondiali.
Dietro
di
lei
la
giovanissima
fuoriclasse
californiana
dal
cognome
orientale,
Kristi
Yamaguchi,
e
Nancy
Kerrigan,
terza,
anche
lei
qualificata
per
la
rassegna
iridata
di
Monaco
di
Baviera.
In
Germania
le
tre
finiranno
sul
podio,
con
la
Yamaguchi
oro,
la
Harding
argento
e la
Kerrigan
bronzo.
La
vita
di
Tonya,
però,
non
smette
di
essere
movimentata.
La
scapestrata
ragazza
di
Portland
divorzia
nel
giugno
del
1991
e
ottiene
dalla
polizia
un’ordinanza
restrittiva
che
intima
all’ex
marito
di
stare
lontano
da
lei,
salvo
poi
ricongiungersi
con
Jeff
nell’estate
del
1993.
Questo
non
prima
di
altre
successive
separazioni
e
riconciliazioni,
in
alcuni
casi
anche
molto
rumorose,
come
nell’ottobre
dello
stesso
anno
quando
a
dividerli
dovette
intervenire
la
polizia
per
fermare
Tonya
intenzionata
ad
usare
una
pistola
contro
Jeff.
Al
contempo
la
Kerrigan
stava
migliorando
la
sua
tecnica
e
collezionando
risultati
sempre
più
convincenti:
ai
campionati
statunitensi
del
1992
è
seconda
dietro
la
Yamaguchi
(terza
la
Harding)
così
come
anche
ai
mondiali
dello
stesso
anno,
con
la
Harding
sesta.
Il
piazzamento
più
prestigioso
lo
ottiene
ad
Albertville,
dove
conquista
la
medaglia
di
bronzo
olimpica,
dietro
a
Kristi
Yamaguchi
e
alla
giapponese
Midori
Ito
(prima
donna
della
storia
ad
aver
effettuato
il
triplo
Axel,
nel
1989)
e
davanti
a
Tonya
Harding,
quarta.
Nel
1993
vincerà
anche
il
primo
titolo
nazionale,
fallendo
clamorosamente
i
mondiali,
dove
arriva
da
favorita
ma
non
regge
la
tensione
(era
in
testa
dopo
il
programma
corto)
commettendo
una
serie
di
gravi
errori
durante
il
libero
e
scivolando
dal
primo
al
quinto
posto.
Fin
qui,
tutto
normale:
è la
storia
di
due
atlete
agli
antipodi
come
formazione,
caratteristiche
fisiche
e
tecniche,
che
gareggiano
per
primeggiare
nella
loro
disciplina,
ma
la
stagione
1993-94
sarà
quella
che
porterà
alla
ribalta
mondiale
ed
extrasportiva
la
vicenda
delle
due
pattinatrici
americane.
Si
parte
con
alcune
prestigiose
prove
in
giro
per
il
mondo:
Nancy
vince
una
gara
ad
Hamar,
in
Norvegia,
nell’impianto
che
ospiterà
i
giochi
di
Lillehammer,
mentre
Tonya
finisce
terza
nello
“Skate
America”
e
quarta
nell’
“NHK
Trophy”
di
Tokyo.
Nel
novembre
1993
arriva
una
segnalazione
ai
giudici
di
una
competizione
regionale,
che
informano
la
Harding
di
aver
ricevuto
delle
minacce
di
morte
a
suo
carico.
La
decisione,
senza
precedenti,
è di
farle
saltare
quella
gara,
valevole
per
la
qualificazione
ai
campionati
nazionali,
e
ammetterla
direttamente
alla
prova.
L’opinione
pubblica,
quasi
mai
dalla
parte
di
Tonya
fino
a
quel
momento,
si
intenerisce
di
fronte
alla
vicenda
e la
giovane
Harding
appare
persino
simpatica
a
chi,
fino
a
poco
tempo
prima,
la
ignorava.
Addirittura
arrivano
nelle
tasche
della
giovane
di
Portland
anche
ventimila
dollari,
inviati
come
omaggio
da
George
Steinbrenner,
proprietario
dei
New
York
Yankees,
non
potendo
immaginare
che
in
quel
modo
stava
finanziando
una
delle
truffe
più
infami
e
mal
congegnate
della
storia.
In
effetti
non
c’era
nessun
pericolo
di
morte
per
Tonya,
visto
che
era
stata
lei
stessa
ad
inviare
la
minaccia:
faceva
tutto
parte
di
un
piano
per
riguadagnare
consensi
e
puntare
ai
giochi
olimpici
di
Lillehammer,
difficili
da
conquistare
sul
campo
visti
i
due
soli
posti
a
disposizione
e
con
due
rivali,
Nancy
Kerrigan
e
una
giovanissima
ragazzina
dal
nome
Michelle
Kwan,
molto
ostiche
da
superare.
Tonya
individua
nella
Kerrigan
l’obiettivo
del
suo
scellerato
progetto:
è
lei
che,
con
la
sua
bravura
ed
il
suo
angelico
visino
alla
Kathrine
Hepburn,
avrebbe
attirato
verso
di
sé
tutte
le
luci
del
palcoscenico.
Il
piano
è
tanto
semplice
quanto
spietato
e
consiste
nel
mettere
fuori
gioco
la
rivale
organizzando
un’aggressione.
Jeff
Gillooly
è il
grande
manovratore
e
riesce
a
mettersi
in
contatto,
tramite
un
suo
vecchio
amico
di
infanzia
(tale
Shawn
Eckardt,
ex
bodyguard
di
140
chili),
con
Derrick
Smith,
che
ha
un
nipote,
Shane
Stant,
disposto
ad
essere
il
protagonista
dell’operazione.
Stant
non
deve
far
altro
che
colpire
Nancy
sul
ginocchio
con
un
bastone,
mettendola
fuori
gioco.
Il
28
dicembre
i
quattro
si
riuniscono
intorno
a un
un
tavolo
e
definiscono
piano
e
ricompensa:
6.500
dollari
a
lavoro
concluso
per
Stant,
pochi
vista
la
gravità
del
gesto,
tantissimi
per
la
disponibilità
della
coppia.
La
riunione
verrà
registrata
di
nascosto
da
Gillooly,
che
non
si
fidava
fino
in
fondo
dei
suoi
collaboratori
e
voleva
avere
delle
prove
degli
accordi
presi.
Nel
gennaio
1994
a
Detroit
si
svolgono
i
campionati
nazionali,
valevoli
per
qualificare
le
prime
due
atlete
ai
giochi
olimpici.
Dopo
una
sessione
di
allenamento,
Nancy
viene
fermata
da
un
giornalista
del
Pittsburg
Post
Gazette
che
le
chiede
di
rilasciarle
un’intervista.
Nel
mentre,
un
uomo
vestito
di
nero
si
avvicina
ai
due
e
colpisce
violentemente
la
giovane
ragazza
con
una
mazza
di
53
centimetri.
Il
colpo
è
fortissimo
e la
Kerrigan
crolla
a
terra
urlante
dal
dolore.
Viene
subito
soccorsa
ma
Stant,
l’esecutore
del
piano
malvagio,
riesce
a
dileguarsi
in
pochi
secondi.
Nancy,
colpita
poco
sopra
al
ginocchio
destro,
non
riporta
fortunatamente
nessuna
lesione
a
tendini
od
ossa,
e
avrebbe
recuperato
in
un
paio
di
settimane.
Resta
il
fatto
che
le
risulta
impossibile
partecipare
ai
campionati
nazionali
che
vengono
vinti
proprio
dalla
Harding.
Il
piano
di
Tonya
sembra
avviato
al
successo,
ma
da
qui
in
avanti
la
situazione
le
si
ritorcerà
contro
in
maniera
tanto
repentina
quanto
roboante.
Intanto,
vista
l’eccezionalità
del
caso,
la
federazione
americana
decide
di
far
partecipare
ugualmente
Nancy
alle
olimpiadi
con
una
wild
card,
sacrificando
la
giovanissima
Michelle
Kwan,
giunta
seconda
a
Detroit.
In
secondo
luogo,
le
indagini
che
la
polizia
aveva
avviato
sull’aggressione
portano
in
tempi
rapidissimi
a
stringere
il
cerchio
intorno
alla
Harding.
Un
amico
del
padre
di
Shawn
Eckardt
(l’amico
di
infanzia
di
Jeff
Gillooly)
rivela
alla
polizia
che
esiste
una
registrazione
di
quella
serata.
Quattro
giorni
dopo
l’aggressione,
Eckardt
e
Smith
vengono
arrestati
e
dopo
altre
quarantotto
ore
Stant
confessa.
Jeff
e
Tonya
dichiarano
di
essere
all’oscuro
di
tutto
ma
dai
loro
interrogatori
(quello
della
Harding
dura
dieci
ore
e
mezzo)
emergono
elementi
che
portano
inevitabilmente
a
considerare
Jeff
come
artefice
principale
della
manovra.
I
quattro
finiscono
in
prigione,
da
dove
urlano
a
gran
voce
il
coinvolgimento
della
Harding
nella
vicenda.
La
federazione,
ad
inchiesta
ancora
in
corso,
decide,
nel
dubbio,
di
far
partecipare
le
due
atlete
ai
giochi
e di
intervenire,
semmai,
in
un
secondo
momento.
La
pentola
è
comunque
stata
scoperchiata
e a
pochi
giorni
dall’inizio
della
kermesse
di
Lillehammer
non
si
parla
d’altro.
La
vicenda
della
“buona”
Kerrigan
e
della
“cattiva”
Harding
aveva
fatto
ormai
il
giro
del
mondo.
Spunta
anche
un
video
hot
della
prima
notte
di
nozze
tra
Tonya
e
Jeff,
messo
in
giro
da
quest’ultimo
per
vendicarsi
della
compagna,
rea
di
averlo
abbandonato
nel
momento
in
cui
tutto
era
stato
scoperto.
Volente
o
nolente,
mai
il
pattinaggio
su
ghiaccio
era
stato
così
popolare.
Il
23
febbraio
1994
in
Norvegia
è il
giorno
del
programma
corto.
La
Harding
scende
in
pista
per
seconda,
subito
dopo
la
“vecchia”
fuoriclasse
tedesca
Katarina
Witt,
ormai
alla
soglia
dei
trent’anni
e
già
con
due
ori
olimpici
all’attivo.
Dopo
30
secondi
Tonya,
forse
irretita
dall’enorme
pressione
psicologica,
sbaglia
un
salto
facile,
cade
e
manda
tutto
in
fumo.
E’
decima.
Per
ventiseiesima,
su
ventisette
atlete
iscritte,
scende
in
pista
Nancy
Kerrigan,
al
rientro
ufficiale
dopo
l’infortunio.
La
sua
danza
su
ghiaccio
incanta
l’Olympic
Amphiteatre
di
Hamar,
il
pubblico
è
completamente
dalla
sua
parte
e il
suo
ginocchio
sembra
non
darle
alcun
problema.
La
sua
splendida
prestazione
la
porta
spedita
in
prima
posizione
dopo
il
programma
corto:
il
lieto
fine
che
tutti
si
augurano,
si
sta
per
concretizzare.
La
Kerrigan
tuttavia
deve
fare
i
conti
con
i
suoi
fantasmi,
quelli
che
la
portano
inevitabilmente
a
sbagliare
ogni
qual
volta
si
trova
gli
occhi
di
tutto
il
mondo
puntati
addosso.
Stavolta
nel
libero
commette
alcuni
piccoli
errori,
quanto
basta
per
relegarla
al
secondo
posto
per
un
solo
decimo
di
punto
dietro
all’ucraina
Oksana
Baiul.
Il
verdetto
sarà
comunque
molto
criticato,
ma
tant’è:
la
Kerrigan
tornerà
a
casa
con
un
argento
che
solo
un
mese
prima
sembrava
pura
utopia.
Quanto
alla
Harding,
dopo
45
secondi
di
programma
libero
perde
tempo
a
riallacciarsi
le
stringhe
di
un
pattino
che
si
erano
sfilacciate
e si
rimette
in
carreggiata,
ma
ormai
è
troppo
tardi
per
recuperare.
La
sua
carriera
finirà
quel
giorno
di
febbraio
nella
fredda
Hamar,
con
l’ottavo
posto
olimpico
e la
successiva
squalifica
a
vita,
dovuta
ai
risvolti
di
un
processo
che
la
dichiarerà
inevitabilmente
coinvolta
nell’aggressione
alla
Kerrigan.
Il
programma
corto
del
23
febbraio,
mandato
in
onda
in
differita
di
poche
ore,
farà
registrare
sull’emittente
americana
Cbs
l’ascolto
più
alto
degli
ultimi
undici
anni
ed
il
sesto
di
sempre
della
storia
per
uno
show
televisivo
negli
Stati
Uniti,
dietro
solo
a
due
edizioni
del
Superbowl
ed a
tre
episodi
finali
di
serial
di
successo
come
M*A*S*H,
Dallas
e
Radici,
vere
e
proprie
“religioni”
per
il
pubblico
a
stelle
e
strisce.
Oggi
Nancy
Kerrigan
è
una
bellissima
signora
sposata
con
il
suo
ex
agente
Jerry
Solomon,
ha
due
figli
e un
ricco
patrimonio
costruito
sull’onda
lunga
di
quello
che
accadde
in
quei
drammatici
mesi.
Ha
inoltre
fondato
un
istituto
che
si
occupa
di
non
vedenti,
la
Nancy
Kerrigan
Foundation,
e
partecipa
saltuariamente
a
tour
ed
esibizioni,
dedicando
la
maggior
parte
del
suo
tempo
ad
attività
umanitarie.
Tonya
Harding
è
invece
sprofondata
sempre
più
nel
baratro.
In
seguito
al
processo
ha
svolto
come
pena
oltre
cinquecento
ore
di
servizi
sociali,
pagando
150
mila
dollari
in
multe
e
spese
processuali.
Proverà
a
rifarsi
una
vita
risposandosi
e
divorziando
una
volta
ancora.
Tenterà
inutilmente
di
riemergere
con
la
boxe
e
con
una
discutibile
carriera
da
spogliarellista,
finendo
anche
in
carcere
per
alcolismo.
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