N. 21 - Febbraio 2007
GUIDO
DORSO, INASCOLTATO PROFETA DEL SUD
Mezzogiorno alla deriva nel 60° anniversario
della scomparsa del meridionalista irpino
di
Antonio Pisanti
Il ricorrente
accanimento massmediatico nei confronti di
Napoli e del Sud trova indubbiamente numerosi
appigli nel progressivo degrado delle condizioni
socioambientali, particolarmente nelle grandi città,
e nell’incapacità della classe politica locale nel
porsi in maniera propositiva, trasparente e
risolutiva di fronte ai problemi che ostacolano lo
sviluppo del Mezzogiorno.
L’attuale fase di
“distrazione” da parte degli opinionisti rispetto a
tutto quanto vi è di produttivo, di positivo e di
eccellente nei centri di ricerca, nelle medie e
piccole iniziative economiche ed imprenditoriali e
nelle stesse qualità della stragrande maggioranza
della gente meridionale può sembrare fondata su motivi
emozionali ed opportunistici che rendono le cattive
notizie più importanti di quelle buone e più
redditizie per la lievitazione di audience e tirature
di libri e giornali.
Non mancano, ovviamente,
le denunce accorate dei mali del Sud che, quando non
siano suggerite da intenti discriminatori ma da
sincere volontà di riscatto, sono da preferire a
ciechi nascondimenti e a troppo facili e comprensive,
se non collusive, strategie (auto)assolutorie.
Ma l’ambigua e
strisciante messa in parentesi nei confronti di tutto
quanto vi è ancora da salvare e da valorizzare nel Sud
è stata pur preceduta dal deliberato e dichiarato
oscuramento dei problemi del Mezzogiorno che dai tempi
dell’abrogazione dell’intervento straordinario ad oggi
ha notevolmente aggravato il divario tra le due
macroregioni del paese, nel timore che le risorse da
destinare al Sud dovessero essere sottratte al
Centro-Nord.
Tale divario rischia di
accrescersi ancora di più nella prospettiva di una
diversa distribuzione delle provvidenze europee per le
aree sottosviluppate, alla luce dell’effetto
statistico indotto dall’allargamento dell’Unione.
In un simile contesto di
ostacoli a livello locale, nazionale ed europeo, chi
volesse realmente difendere le ragioni del Sud, non
solo a parole o con parate ad effetto, si trova a
combattere su più fronti che rendono sempre più
difficile il suo impegno politico e culturale.
I termini di riferimento
della “questione meridionale” e i problemi del
Mezzogiorno sono stati, non a caso, cancellati dai
testi legislativi, dall’agenda della politica e dalla
stessa denominazione degli organismi rivolti, ora,
allo “sviluppo delle aree depresse”. Dichiararsi
ancora meridionalisti è sembrato quasi un attributo ed
un intento da nascondere con ritegno o da evitare per
non essere invisi ai blocchi di potere politico ed
economico di turno.
Ancora una volta le
ragioni del Sud sono state tradite e sacrificate
sull’altare del compromesso, da partiti preoccupati
molto di più di salvare equilibri di potere ed
interessi particolari che di dare un reale e leale
ascolto alle “speranze del Mezzogiorno”.
È quanto aveva più volte
denunciato, con i suoi scritti e con la sua azione,
Guido Dorso, studioso ed uomo politico del quale è
ricorso in questi giorni il 60° anniversario della
morte, avvenuta il 5 gennaio 1947 ad Avellino, dove
egli era nato appena 54 anni prima.
Una lettura, quella
delle opere di Dorso, che, al di là di ogni intento
celebrativo comunque dovuto alla memoria di un
meridionalista illustre, offre numerosi spunti di
riflessione sulla perdurante attualità del suo
pensiero e sugli insegnamenti che se ne possono trarre
pur nelle mutate condizioni storiche del nostro tempo.
Attuale rimane il
richiamo alla necessità che il superamento delle
difficoltà del Sud debba essere perseguito attraverso
il ricambio ed il rinnovamento della classe politica:
rinnovamento, che, secondo Guido Dorso, può essere
determinato da una nuova classe dirigente e da una
rivoluzione delle coscienze indispensabile per
favorire nuovi rapporti tra governanti e governati,
tra amministratori ed amministrati, tra istituzioni e
cittadini.
Nella sua critica ai
partiti storici, incapaci allora come ora di far
prevalere gli interessi della collettività, Guido
Dorso si espresse a favore di un sistema bipolare e
dell’avvicendamento al governo tra forze di
maggioranza e forze di opposizione, utile a favorire
una dialettica politica costruttiva ed essenziale e
ad attenuare l’annosa piaga del particolarismo e
dell’opportunismo trasformistico.
Decisa e costante fu
infatti la condanna di Dorso per ogni forma di
trasformismo e di parassitismo che alimentavano, come
tuttora alimentano, il potere clientelare e
paternalistico. E l’alternativa a tali forme di
degenerazione non potevano non essere, anche per il
meridionalista irpino, la volontà della gente del
Mezzogiorno di ritrovare nelle proprie potenzialità le
risorse per il suo riscatto ed il recupero delle
motivazioni originarie dell’impegno politico al quale
Dorso, nel saggio “Classe politica e classe
dirigente”, attribuisce una vera e propria
funzione pedagogica.
Particolare attenzione
meritano in Dorso anche la concezione del federalismo
e la stessa attualità di quello che a torto fu
definito il “pregiudizio antindustrialista”, visto che
l’illustre avellinese proponeva di affidare lo
sviluppo autopropulsivo del Mezzogiorno alla
modernizzazione dell’agricoltura, alla trasformazione
e alla conservazione dei suoi prodotti, piuttosto che
all’industrializzazione.
Alla luce degli infelici
esiti della politica di industrializzazione “per” il
Mezzogiorno e della successiva involuzione delle
grandi imprese metalmeccaniche, che ha cambiato gli
scenari economici non solo nel Sud e nel resto
dell’Italia, quest’ultimo è indubbiamente uno degli
aspetti più inascoltati e profetici del pensiero di
Guido Dorso, un meridionalista di ieri dal quale i
meridionalisti di oggi, se ancora ve ne fossero allo
scoperto, molto hanno tuttora da apprendere.
Scritti di Guido Dorso:
Appello ai meridionali, in Rivoluzione liberale n.
45/1924 ora in Liberismo e meridionalismo, a cura di
A.Jannazzo e E. Paolozzi, Pagano editore, Napoli
La
rivoluzione meridionale, Einaudi 1950; Palomar 2005
Occasione storica, Einaudi 1949; Laterza 1986,
rinvenibile anche negli atti relativi a I congressi
del P.d’Azione, cit.
Mussolini alla conquista del potere, Einaudi 1949; Il
saggiatore, 1972
Dittatura, classe politica e classe dirigente, Laterza,
1986
La
classe dirigente meridionale, Sellino editore, 2005,
rinvenibile anche
nel testo precedente.
Carteggio 1908-1945, Fondo Dorso, Centro studi e
ricerche G. Dorso, Avellino, ora parzialmente in
volume a cura di Bruno Ucci.
Riferimenti bibliografici:
Per conoscere Guido Dorso,
a cura di F. Bruno, F.S. Festa, B. Ucci, Editori
Guida, 1984 Santi Fedele, Guido Dorso. Biografia
politica, Pref. di Manlio Rossi-Doria, Gangemi,
1990
Giovanni De Luna, Storia del Partito d’Azione
1942-1947, Feltrinelli, 1982
Fulvio Mazza, Il Partito d’azione nel Mezzogiorno
(1942-1947), Pref. di Guido D’Agostino,Rubbettino,1992
Giancarlo Tartaglia (a cura di), I Congressi del
Partito d’Azione 1944/1946/1947, Pref. di Giuseppe
Galasso, Archivio Trimestrale, Roma, 1984
www.assodorso.it,
sito dell’Associazione internazionale Guido Dorso,
Napoli |