N. 118 - Ottobre 2017
(CXLVIII)
1756-1763: La Guerra dei sette anni
Il primo conflitto mondiale della Storia
di Manuel Brunati
Comunemente si pensa che il primo conflitto mondiale sia cominciato nel 1914 e che la causa scatenante di esso sia stato l’attentato di Sarajevo perpetrato dallo studente nazionalista serbo Gavrilo Princip. Tuttavia se cercassimo ancora più indietro nel tempo, ci accorgeremmo che in realtà la prima guerra mondiale della storia umana non è scoppiata centotre bensì duecentosessantuno anni fa, nel 1756. A definirla in questo modo fu nientemeno che Winston Churchill nella sua opera Storia dei popoli di lingua inglese.
Questo
conflitto
passò
alla
storia
con
il
nome
di
Guerra
dei
Sette
Anni
in
ragione
della
sua
durata,
essendo
stato
combattuto
tra
il
1756
e il
1763.
La
ragione
per
cui
invece
è
possibile
definirlo
come
il
primo
scontro
mondiale
fra
le
grandi
potenze
sta
nel
fatto
che
le
operazioni
militari
coinvolsero
non
solo
l’Europa,
ma
interessarono
anche
aree
del
globo
lontanissime
dal
Vecchio
Continente.
Questo
perché,
a
metà
del
XVIII
secolo,
l’espansione
delle
potenze
europee
aveva
già
carattere
globale,
con
la
creazione
di
basi
commerciali
e la
conquista
di
possedimenti
coloniali
nelle
Americhe,
in
Asia
e
lungo
le
coste
africane.
La
Guerra
dei
Sette
anni
fu
il
risultato
di
un
decennio
di
trame
diplomatiche
e di
preparativi
militari
ad
opera
delle
grandi
potenze
del
Settecento.
Dopo
la
fine
della
guerra
di
successione
austriaca
la
giovane
imperatrice
Maria
Teresa
d’Asburgo
aveva
conquistato,
lottando
con
tutte
le
sue
forze
contro
mezza
Europa,
il
diritto
a
regnare
sui
territori
che
erano
stati
di
suo
padre,
l’imperatore
Carlo
VI.
Tuttavia
la
Pace
di
Aquisgrana,
siglata
nel
1748
a
conclusione
di
otto
anni
di
ostilità
costò
all’Austria
la
perdita
del
Ducato
di
Parma
e
Piacenza,
assegnato
a
uno
dei
figli
del
re
di
Spagna,
don
Filippo
di
Borbone.
Gli
Asburgo
rinunciarono
anche
ad
alcuni
territori
nella
Lombardia
occidentale,
promessi
al
Re
di
Sardegna
in
cambio
del
suo
intervento
a
fianco
degli
Asburgo,
oltre
alla
Slesia,
regione
oggi
polacca
situata
a
nord
dell’attuale
Repubblica
Ceca,
molto
importante
sia
dal
punto
di
vista
economico
oltre
che
dal
punto
di
vista
strategico
ai
fini
della
difesa
delle
terre
del
regno
di
Boemia.
Autore
del
colpo
di
mano
che
aveva
portato
alla
perdita
della
Slesia
era
stato
Federico
II
di
Hohenzollern,
Re
della
piccola
ma
agguerrita
e
disciplinatissima
Prussia,
potenza
in
grande
ascesa
in
quegli
anni
grazie
all’opera
del
suo
re,
instancabile
lavoratore
e
stratega
leggendario,
al
punto
che
anche
Napoleone
ne
elogerà
l’operato
alcuni
decenni
dopo
la
sua
scomparsa.
Va
detto
che,
ironia
della
sorte,
i
due
grandi
rivali
Maria
Teresa
e
Federico
II
erano
stati
a un
passo
dalle
nozze,
in
base
alle
trame
diplomatiche
delle
rispettive
case
regnanti.
Il
governo
austriaco,
più
che
mai
intenzionato
a
recuperare
la
regione
perduta
iniziò
subito
all’indomani
della
Pace
di
Aquisgrana
un
paziente
lavorio
diplomatico
volto
a
isolare
la
potenza
prussiana.
In
quest’opera
Maria
Teresa
ebbe
il
prezioso
supporto
del
cancelliere
principe
Anton
Wenzel
von
Kaunitz.
Per
ottenere
il
risultato
prefisso
Vienna
operò
un
vero
rovesciamento
delle
alleanze,
rompendo
la
tradizionale
amicizia
con
la
Gran
Bretagna,
alleata
ai
tempi
della
guerra
di
successione,
per
avvicinarsi
alla
vecchia
rivale,
la
Francia
borbonica.
L’Austria
aveva
messo
quindi
in
piedi
un’imponente
coalizione
continentale
che
comprendeva
Francia,
Russia
e,
nell’ambito
del
Sacro
Romano
Impero,
Baviera
e
Sassonia.
Dall’altra
parte
a
favore
della
Prussia
si
schierò
proprio
la
Gran
Bretagna,
desiderosa
di
guadagnare
posizioni
in
ambito
coloniale
a
discapito
della
Francia.
Accanto
agli
anglo-prussiani
stavano
inoltre
gli
stati
tedeschi
di
Hannover
e
Brunswick,
legati
agli
alleati
maggiori
da
vincoli
dinastici
essendo
fra
l’altro
Giorgio
III
di
Gran
Bretagna
anche
sovrano
di
Hannover.
Nonostante
la
mole
delle
forze
messe
in
campo
contro
la
Prussia
avrebbero
dovuto,
nei
piani
austro-francesi,
schiacciare
Federico
II,
l’abilità
come
comandante
militare
del
re
prussiano
consentì
al
suo
piccolo
ma
ben
addestrato
esercito
di
resistere
efficacemente
e
anzi
di
dare
parecchio
filo
da
torcere
al
nemico:
esattamente
come
la
Germania
avrebbe
fatto
nel
1914,
sentendosi
accerchiato
e
volendo
prevenire
una
possibile
invasione
della
Slesia
da
parte
della
coalizione
nemica,
Federico
decise
di
prendere
l’iniziativa
invadendo,
nell’agosto
1756,
la
Sassonia:
il
re
di
Prussia
intendeva
usare
le
risorse
finanziarie
del
regno
occupato
per
proseguire
la
guerra,
e la
stessa
Sassonia
come
trampolino
per
lanciarsi
su
un
obbiettivo
ancora
più
ambizioso:
la
Boemia.
Gli
eserciti
prussiani
dilagarono
guidati
personalmente
dal
loro
re
in
territorio
asburgico
nella
primavera
del
1757,
arrivando
a
minacciare
da
vicino
Praga:
solo
la
strenua
resistenza
dell’esercito
austriaco
guidato
dal
maresciallo
Leopold
von
Daun
impedì,
a
prezzo
di
migliaia
di
perdite,
che
Federico
potesse
entrare
nella
capitale
boema.
Il
sovrano
prussiano,
messo
sulla
difensiva,
riuscì
a
sferrare
un’altra
zampata
battendo
il
nemico
a
Rossbach,
dove
i
suoi
11
mila
uomini
ebbero
ragione
dei
40
mila
avversari
austro-francesi.
La
vittoria
prussiana
fece
molta
impressione
in
tutte
le
corti
europee
e
persuase
i
francesi
a
firmare
la
pace
con
Federico
II.
Come
detto
in
precedenza
la
guerra
dei
sette
anni
non
coinvolse
solo
l’Europa
ma
fu
caratterizzata
da
contese
anche
nei
territori
extraeuropei,
tanto
in
India
quanto
nel
Nuovo
Mondo.
In
questi
teatri
lo
scontro
si
accese
particolarmente
tra
Regno
Unito
e
Francia
per
il
predominio
navale
e
commerciale
nelle
colonie
e la
contesa
si
risolse
nettamente
a
favore
delle
truppe
di
Sua
Maestà
britannica.
In
Asia
le
truppe
della
Compagnia
inglese
delle
Indie
orientali,
comandate
dal
governatore
del
Bengala
Robert
Clive,
sconfissero
i
francesi
e i
loro
alleati
bengalesi
nel
vittorioso
assedio
di
Pondicherry
nel
1760.
In
quello
stesso
periodo
le
forze
britanniche
trionfavano
nella
battaglia
del
Québec,
conquistando
l’omonima
regione
canadese,
occupandone
anche
la
capitale
Montreal,
infliggendo
un
altro
smacco
alle
truppe
francesi.
Nella
loro
contesa
in
territorio
nord
americano
tanto
i
britannici
quanto
i
francesi
strinsero
patti
di
alleanza
con
le
tribù
di
nativi
americani,
in
particolare
durante
il
conflitto
gli
inglesi
furono
alleati
delle
tribù
irochesi,
mentre
accanto
ai
francesi
si
schierarono
le
tribù
degli
Uroni,
rivali
degli
Irochesi.
Nel
1760
in
Europa,
nonostante
i
successi
contro
gli
austriaci
e i
francesi,
Federico
non
poté
evitare
l’invasione
della
stessa
Prussia
e
l’occupazione
di
Berlino
da
parte
dei
russi.
Quando
tutto
sembrava
perduto
per
i
prussiani
un
fatto
inaspettato
rimescolò
le
carte
in
tavola:
la
zarina
Caterina
morì
e
suo
nipote
Pietro
III,
ammiratore
di
Federico,
ritirò
le
sue
truppe
e
firmò
nel
1762
una
pace
separata
con
la
Prussia.
L’uscita
di
scena
della
Russia
dal
conflitto
aveva
riequilibrato
gli
equilibri
bellici
ma
tanto
l’Austria
quanto
la
Prussia
era
stremate
da
un
conflitto
che
si
trascinava
da
ormai
sei
anni:
regioni
intere,
come
la
Sassonia
e
soprattutto
la
Boemia,
erano
state
devastate,
migliaia
di
soldati
senza
contare
che
le
finanze
di
entrambi
i
regni
erano
in
grave
dissesto
a
causa
dello
sforzo
bellico.
La
Guerra
dei
Sette
Anni
si
chiuse
con
i
trattati
di
Parigi
e
Hubertusburg,
firmati
il
10 e
il
15
febbraio
del
1763.
A
Parigi
furono
confermate
le
conquiste
realizzate
dagli
inglesi
che
ottenevano
il
controllo
dei
territori
indiani
appartenuti
alla
Francia,
del
Québec
e
dei
territori
a
est
del
fiume
Mississippi.
Accanto
a
queste
acquisizioni
il
Regno
Unito
otteneva
dalla
Spagna
la
Florida.
Con
il
trattato
di
Hubertusburg
cessavano
le
ostilità
fra
l’Austria
e la
Prussia,
che
conservava
il
controllo
sulla
Slesia.
La
Guerra
dei
Sette
anni
sancì
la
definitiva
affermazione
della
potenza
militare
prussiana,
che
si
avviava
a
diventare
la
prima
potenza
terrestre
del
continente
europeo.
Autore
di
questo
straordinario
risultato
era
stato
Federico
II,
che
aveva
saputo
sfruttare,
migliorandola,
l’eccellente
macchina
militare
ricevuta
in
eredità
da
suo
padre,
re
Federico
Guglielmo
I,
detto
non
a
caso
il
“Re
sergente”.
Il
conflitto
però
sanzionava
anche
il
primato
in
campo
navale
e
coloniale
della
Gran
Bretagna,
che
gettava
le
basi
per
la
creazione
del
più
grande
impero
coloniale
della
storia.
Tuttavia,
il
venir
meno
della
minaccia
francese
in
Nord
America
e
l’aumento
del
carico
fiscale
imposto
per
ripianare
i
debiti
contratti
durante
la
guerra
finiranno
per
esasperare
il
risentimento
dei
coloni
americani,
che,
nel
1776
si
solleveranno
contro
la
madrepatria
al
grido
di
“niente
tasse
senza
rappresentanza”.
La
volontà
di
rivalsa
per
le
sconfitte
patite
nella
Guerra
dei
Sette
Anni
porterà
la
Francia
e la
Spagna
a
sostenere
attivamente
la
ribellione
delle
Tredici
Colonie
contro
la
madrepatria
inglese.
Questo
nuovo
conflitto,
chiamato
in
seguito
Guerra
di
Indipendenza
Americana,
o
Rivoluzione
Americana,
si
chiuderà
definitivamente
nel
1783
con
la
nascita
di
una
nuova
nazione,
gli
Stati
Uniti
d’America.