N. 56 - Agosto 2012
(LXXXVII)
la guerra di crimea
preludio all'unità d'italia
di Christian Vannozzi
Dopo
la
liberazione
della
Grecia
le
potenze
europee
avevano
ben
capito
che
l'indomabile
impero
turco
era
ormai
in
disfacimento.
La
Russia,
che
aveva
appoggiato
la
Grecia
durante
il
conflitto
che
aveva
visto
i
gli
ellenici
trionfare
contro
il
dominio
dispotico
Ottomano
che
durava
dalla
caduta
di
Costantinopoli
nel
1453.
Quando
nel
1853
decise
di
invadere
i
principati
di
Moldavia
e
Valacchia,
formalmente
sotto
il
dominio
Ottomano,
l'Impero
islamico
non
poté
fare
altro
che
dichiarare
guerra
allo
Zar
che
non
aspettava
altro.
La
guerra
di
Crimea
vede
l'Impero
Russo
contrapporsi
all'Impero
Ottomano
che
poteva
annoverare
tra
i
suoi
alleati
il
Regno
Unito,
la
Francia
e il
Regno
di
Sardegna.
Gli
alleati
europei
accorsero
in
difesa
dell'Impero
Ottomano
non
per
spirito
di
carità
ma
per
opportunismo
politico,
in
quanto
la
sconfitta
dei
turchi
avrebbe
garantito
alla
Russia
il
tanto
desiderato
accesso
a
quelli
che
venivano
considerati
i
'mari
caldi',
e
cioè
al
Mediterraneo,
da
dove
avrebbe
potuto
lanciare
l'assalto
all'Europa
Meridionale.
Questo
era
ben
in
mente
nei
piani
di
Gran
Bretagna
e
Francia,
che
non
volevano
perdere
la
loro
leadership
sui
mari.
I
Savoia
invece
intervennero
per
qualcosa
di
più
grande,
e
cioè
per
gettare
le
basi
della
creazione
dell'Italia.
Essenziale
per
raggiungere
questo
risultato
ed
isolare
così
diplomaticamente
l'Austria
era
l'alleanza
in
politica
estera
con
le
potenze
progressisti
rappresentate
da
Inghilterra
e
Francia,
e
per
farlo
il
Primo
Ministro,
Camillo
Benso
conte
di
Cavour,
aveva
inviato
un
corpo
d'armata
in
Crimea
per
difendere
la
terra
Turca
dalle
mire
espansioniste
della
Russia
Zarista.
Tutto
questo
non
per
vantaggi
territoriali,
che
non
sarebbero
esistiti
per
il
Piemonte,
ma
per
far
si
che
Regno
di
Sardegna
e
Napoleone
III,
che
aveva
partecipato
alla
spedizione
a
capo
dell'esercito
francese,
potessero
iniziare
ad
avere
i
primi
contatti
che
avrebbero
portato
all'estromissione
dell'Impero
Austriaco
dalla
Lombardia.
L'Austria
era
infatti
rimasta
neutrale
in
questo
conflitto,
questo
perchè
la
Gran
Bretagna
non
aveva
riconosciuti
il
dominio
austriaco
in
Italia,
e
questo
aveva
reso
impossibile
il
coinvolgimento
dell'impero
asburgico
nel
conflitto
con
un
corpo
d'armata.
Vienna
appoggiò
ugualmente
diplomaticamente
Istanbul,
questo
perchè
neanche
l'Austria
voleva
un
fortissimo
impero
russo
che
si
affacciava
sul
Mediterraneo,
per
scongiurare
tale
minaccia
i
turchi
avrebbero
dovuto
resistere.
La
Prussia
rimase
estranea
alla
vicenda
dichiarando
la
sua
neutralità,
da
li a
pochi
anni
avrebbe
avuto
qualcosa
di
molto
più
importante
per
cui
battersi.
Dopo
l'iniziale
avanzata
russa,
gli
eserciti
dello
Zar
vennero
così
fermati
grazie
all'ausilio
della
flotta
anglo-francese
su
cui
il
Sultano
poteva
contare.
Anche
il
corpo
d'armata
italiano
ben
figurò
nella
battaglia
terrestre
della
Cernaia,
dove
si
distinse
eroicamente
sotto
la
guida
del
Generale
La
Marmora.
Il
conflitto
si
protrasse
fino
al
1856,
con
numerose
perdite
specialmente
in
campo
russo.
Questo
rese
essenziale
il
ruolo
diplomatico
dell'Austria,
che
divenne
l'ago
della
bilancia
nelle
trattative
che
avrebbero
portato
al
ripiegamento
delle
armate
dello
Zar,
rovinosamente
sconfitte
a
Sebastopoli.
La
caduta
di
Sebastopoli
mostrò
all'Europa
la
debolezza
dell'impero
Russo,
che
militarmente
era
rimasto
molto
indietro
rispetto
a
Francia
e
Inghilterra.
Lo
Zar
Alessandro
II
fu
così
costretto
alla
resa,
accettando
le
condizioni
non
pesantissime
degli
alleati
che
gli
imposero
di
lasciare
le
isole
sul
delta
del
Danubio.
La
Russia
non
veniva
quindi
decurtata
di
ampi
territori,
ma
aveva
ormai
mostrato
la
sua
inferiorità
militare,
fattore
che
sarà
determinante
anche
durante
la
Prima
Guerra
Mondiale.