N. 118 - Ottobre 2017
(CXLVIII)
UN CONFLITTO DIMENTICATO
LA GUERRA DI COREA - PARTE II
di Michele Mozzanica
Nonostante il rapido avanzamento in Corea del Nord, la situazione era per i comandanti alleati meno rosea di quanto si credesse: già da fine ottobre la Cina aveva inviato rinforzi sconfiggendo facilmente alcune divisioni sudcoreane e statunitensi. Un gran numero di soldati cinesi inoltre si era mobilitato ai confini della Corea, in Manciuria.
McArthur
tuttavia
continuò
nella
sua
avanzata
trionfale,
dando
disposizione
per
una
manovra
a
tenaglia
che
avrebbe
distrutto
le
ultime
sacche
di
resistenza
nordcoreane.
I
bracci
della
tenaglia
erano
costituiti
dalle
divisioni
del
generale
Almond
e
del
generale
Walker
che
però
agivano
in
modo
autonomo
l'una
dall'altra,
e in
mezzo
a
questi
bracci
vi
era
una
zona
montagnosa.
Il
25
novembre
l'avanzata
americana
fu
rallentata
dalla
resistenza
nordcoreana.
I
comandanti
alleati
non
vi
badarono
più
di
tanto
ma
in
realtà
era
un
diversivo
per
preparare
l'attacco
cinese,
che
avvenne
nel
cuore
della
notte,
nella
zona
montuosa
tra
i
fiumi
Chongchon
e
Kuryong.
Colpirono
di
sorpresa
distruggendo
gran
parte
dell’esercito
e
costringendo
il
resto
a
una
grande
ritirata.
La
stessa
sorte
toccò,
pochi
giorni
dopo,
anche
l'altro
braccio
della
tenaglia
voluta
da
McArthur.
L’arrivo
dell'inverno
e le
temperature
artiche
con
abbondanti
nevicate
complicarono
ancora
di
più
la
situazione.
McArthur
voleva
bombardare
postazioni
cinesi
in
Manciuria,
ma
questo
avrebbe
significato
trasformarsi
da
aggrediti
in
aggressori.
L'ONU
non
avrebbe
mai
voluto
una
guerra
aperta
con
la
Cina
per
paura
di
un'escalation.
McArthur
si
infuriò,
anche
perché
un'altra
sua
idea
fu
respinta:
quella
di
usare
truppe
del
Kuomingtang.
I
rapporti
con
Truman
si
deteriorarono,
ma
nessuna
iniziativa
fu
presa
e il
contingente
ONU
fu
costretto
a
ripiegare
fermando
la
ritirata
presso
Osan.
Era
l'inizio
del
gennaio
1951
e la
situazione
rappresentava
uno
stallo
simile
a
quello
verificatosi
a
Pusan
nei
primi
mesi
della
guerra.
L'alto
numero
di
truppe
cinesi
però
faceva
temere
un
disastro,
tanto
che
l'opinione
pubblica
statunitense
considerò
l'utilizzo
di bombe
atomiche
sulla
Cina.
Anche
Truman
prese
in
considerazione
questa
possibilità,
ma
la
scartò
dato
che
anche
l'URSS
aveva
la
bomba
e
sarebbe
intervenuta
a
fianco
dell'alleato.
La
decisione
fu
quella
di
continuare
con
il
combattimento
convenzionale.
Questo
diede
i
suoi
frutti:
con
tecniche
di
guerriglia
l'esercito
delle
Nazioni
Unite
riuscì
ad
avanzare
e il
14
marzo
prese
definitivamente
Seul.
Dopo
questi
fatti
la
situazione
si
stabilizzò.
Ai
primi
di
aprile
McArthur
fu
esautorato
dopo
altri
attacchi
direttamente
all'ONU
e al
governo
degli
USA.
Al
suo
posto
fu
messo
il
generale
Ridgeway
che
aveva
avuto
un
importante
ruolo
nella
riconquista
di
Seul.
Nel
maggio
ci
fu
una
grossa
offensiva
cinese
che
però
fallì.
In
seguito
gli
alleati
riuscirono
a
rioccupare
Pyongyang
ma
la
abbandonarono
rapidamente
al
contrattacco
cinese.
Ormai
il
fronte
si
era
bloccato
a
nord
del
38°
parallelo,
ma
sostanzialmente
si
era
venuta
a
ricreare
la
situazione
prebellica.
Dal
giugno
1951
cominciarono
a
soffiare
venti
di
pace.
L'ONU
si
disse
favorevole
a
una
ricostituzione
della
situazione
prebellica,
e
pochi
giorni
dopo
arrivò
anche
il
parere
positivo
del
governo
USA.
URSS
e
Cina
a
loro
volta
si
dissero
pronte
all'armistizio.
Ridgeway
e il
comandante
in
capo
dell'esercito
cinese
si
incontrarono
nei
pressi
di
Kaesong sul
38°
parallelo, e
le
trattative
iniziarono
il
10
luglio.
Furono
trattative
lunghissime
e
complicate,
più
volte
interrotte.
Inizialmente
la
Cina
pretendeva
il
ritiro
di
tutte
le
truppe
al
di
fuori
di
quelle
Coreane,
poi
il
presidente-dittatore
sudcoreano
volle
addirittura
la
riunificazione
della
Corea.
Altro
punto
di
scontro
fu
il
trattamento
dei
prigionieri
di
guerra
dato
che
molti
cinesi
e
nordcoreani
rifiutarono
di
tornare
in
patria,
ciò
irritò
i
rispettivi
governi
che
rigirarono
la
frittata,
accusando
le
forze
ONU
di
non
volerli
restituire.
Nel
frattempo
si
continuava
a
combattare
anche
se
non
vi
furono
significativi
avanzamenti
di
fronte.
In
pratica
si
ripeteva
la
guerra
di
posizione
già
vista
durante
la
prima
guerra
mondiale.
I
soldati
continuavano
a
morire
e
l'aviazione
statunitense
continuava
a
bombardare
postazioni
militari
e di
rifornimento,
utilizzando
anche
una
tipologia
di
bombe
che
sarebbe
divenuta
tristemente
famosa
nel
decennio
successivo
durante
la
guerra
del
Vietnam:
il Napalm,
contribuendo
ad
accrescere
le
vittime
di
un
conflitto
ormai
divenuto
inutile.
Dopo
due
anni
si
arrivò
al
definitivo
armistizio:
nel
frattempo
Stalin
era
morto
e
negli
USA
era
divenuto
presidente
Dwight
Eisenhower
che,
nonostante
in
campagna
elettorale
si
era
fatto promotore
del
Rollback,
cioè
un'opposizione
attiva
all'avanzata
comunista,
nei
fatti
proseguì
l'opera
di
contenimento
di
Truman.
Così
il
10
luglio
1953
a
Panmunjon
alle
ore
10
fu
firmato
l'armistizio
che
sarebbe
entrato
in
vigore
dodici
ore
dopo,
con
il
confine
dei
due
stati
costituito
praticamente
dalla
linea
del
fronte.
Da
allora
la
situazione
è
rimasta
stabile
ma
la
pace
vera
e
propria
non
è
mai
stata.
Le
due
coree
hanno
subito
un
destino
completamente
diverso.
La
parte
Sud
ha
vissuto
in
un
sistema
di
tipo
dittatoriale
o
simildittatoriale
per
vari
decenni
anche
se
ha
avuto
una
grande
crescita
economica
tra
gli
anni
'70
e
'80;
oggi
è
una
salda
democrazia
ed è
la
quarta
economia in
Asia dopo
Cina,
Giappone
e
India.
La
Corea
del
Nord
è
invece
rimasta
una
dittatura
di
stampo
comunista,
dove
si
è affermata
l'ideologia
Juche basata
sul
patriottismo
e,
secondo
alcuni,
sullo
stalinismo.
La
dinastia
al
potere
è
rimasta
la
stessa
e
dopo
Kim
Il
Sung
scomparso
nel
1994
(anche
se
per
la
propaganda
nordcoreana
non
è
morto,
ma
asceso
al
cielo
ed è
conosciuto
come
presidente
eterno),
è
salito
al
potere
il
“Caro
Leader”
Kim
Jong
Il a
cui,
nel
2011,
è
succeduto
l'attuale
leader
Kim
Jong
Un.
Ben
poco
si
sa
della
vita
della
Corea
del
Nord
se
non
che
avvengono
gravissime
violazioni
dei
diritti
umani
ma
il
peso
geopolitico
della
dittatura
asiatica
è
aumentato
negli
ultimi
anni.
I
recenti
test
atomici,
hanno
riportato
l'attenzione
sulla
penisola
Coreana
e
sulla
situazione
coreana,
in
equilibrio
precario
da oltre
60
anni.
Sarebbe
bene
dunque
riprendere
studiare
quella
guerra,
tra
l’altro
tecnicamente
mai
finita,
che
è
stata
presto
dimenticata,
eclissata
da
altre
vicende
della
guerra
fredda
ma
che
è
l’origine
di
una
delle
minacce
più
gravi
alla
pace
mondiale
ai
giorni
nostri.