medievale
gUALA BICCHIERI
IL DIPLOMATICO ITALIANO
CHE FIRMÒ LA
MAGNA CHARTA
di Eleonora Fioletti
Correva l’anno 1215 e l’Inghilterra
era in preda al caos suscitato dalle
guerre intestine scatenate dai baroni
contro il malgoverno di Giovanni
d’Inghilterra, detto Senza Terra.
In quegli anni si erano accumulate
numerose tensioni contro questo re che
aveva dilapidato il patrimonio del regno
nelle guerre contro la Francia,
imponendo tasse sempre più gravose sui
suoi cittadini, per riversarle in
battaglie oltremanica in cui raramente
aveva potuto vantare qualche vittoria.
Per porre fine alle agitazioni popolari
guidate dai baroni, sostenuti dal clero
locale, il re Giovanni Senza Terra, il
15 giugno 1215 acconsentì a firmare
quella che venne definita la prima
Magna Charta Libertatum.
Tuttavia questa presa di posizione dei
sudditi nei confronti di un re, vassallo
della Chiesa di Roma, venne percepita
dal papa Innocenzo III come un affronto
e prontamente emanò una bolla per
disconoscere tale documento; ormai era
troppo tardi: le fazioni ribelli inglesi
avevano trovato il sostegno straniero,
tra cui gallesi, scozzesi e francesi, in
questa lotta contro Giovanni
d’Inghilterra.
È in questo scenario complesso e
movimentato che venne inviato a operare
per riportare la pace tra le fazioni, il
cardinale vercellese Guala Bicchieri,
come legato pontificio. La sua figura è
rimasta per lungo tempo piuttosto oscura
nella storia e nel panorama italiano, in
particolare il suo ruolo nelle questioni
diplomatiche internazionali del XIII
secolo. Il peso della sua legazione non
fu assolutamente indifferente e si trovò
a operare in uno dei periodi di maggior
crisi della corona inglese.
La sua nomina come legato in terra
inglese, non fu frutto del caso: il
cardinal Bicchieri aveva una notevole
esperienza come diplomatico, in più il
suo carisma e i contatti che aveva già
creato con l’Inghilterra in precedenti
missioni, giocarono un ruolo
fondamentale per affrontare la spinosa
situazione internazionale. Guala
Bicchieri ricevette l’incarico a inizio
1216, direttamente dal papa. Come
legatus a latere poteva disporre di
grande potere, in quanto si trattava di
operare e rappresentare direttamente
l’autorità papale, autorizzandolo a
vestire le insegne della Chiesa.
Dopo essere giunto in Inghilterra con
non poche difficoltà, oltre le notevoli
problematicità date dall’invasione
francese e dai baroni ribelli, pochi
mesi dopo l’arrivo di Guala in
Inghilterra, nell’ottobre del 1216
dovette far fronte anche alla morte di
re Giovanni.
L’erede al trono, Enrico III figlio di
Giovanni, era un bambino di soli nove
anni quando ereditò il regno. Per
evitare che i baroni cogliessero
l’occasione per eleggere un loro re o
favorissero i sovrani francesi, Guala
incoronò il giovane Enrico III e al suo
fianco nominò come reggente e tutore il
valoroso condottiero William Marshall.
In questo modo Guala si trovò a coprire
un ruolo davvero importante: la sua
figura, che rappresentava il pontefice
in quella missione, garantiva di fronte
ai nemici della corona che Enrico era
appoggiato e protetto da Roma. Tutto ciò
privava il sovrano francese, Luigi VIII,
della pretesa di legittimità sui
territori inglesi e in più con la morte
di Giovanni, i baroni stavano perdendo i
motivi per portare avanti la lotta
armata contro il nuovo re inglese.
Il cardinal Bicchieri seppe sfruttare a
loro favore questi sentimenti di
nascente lealtà verso il nuovo re
bambino, legittimo erede al trono,
facendo apparire come un tentativo di
usurpazione la presenza delle truppe
francesi sul territorio. In questo modo,
i baroni si convinsero che fosse
necessario aiutare il giovane re a
riportare la pace in Inghilterra,
preferendolo a un sovrano straniero.
Per rafforzare ulteriormente il trono di
Enrico III, Guala convocò un consiglio
con tutti i seguaci del re, in cui il 12
Novembre 1216, insieme a William
Marshall, apposero i loro sigilli su una
versione nuova, riveduta e corretta
della Magna Charta del 1215.
Riguardo questa nuova versione gli
storici hanno dibattuto a lungo sulla
sua natura: si dividono tra coloro che
sostengono che sia stato un frettoloso
atto diplomatico, e chi, invece, lo
esalta come un momento importante,
attraverso cui il re passava dal
capeggiare una sola fazione a un
rapporto regale con tutti i sudditi del
regno, affermando diritti e regolamenti
che valevano come norme di condotta
sociale. L’idea che prevale in merito a
questa nuova edizione della Charta
sembra essere, quella di un simbolo
intramontabile nella storia, in cui la
fedeltà al re era un bene comune per
assicurare la pace nel regno.
La firma del documento, tuttavia, non
aveva effettivamente portato la pace e
nei mesi seguenti la guerra civile non
accennò a concludersi. Guala Bicchieri
dovette impegnarsi in numerosi atti
diplomatici per indurre i baroni ribelli
a tornare con la monarchia inglese. La
vittoria finale fu frutto degli sforzi
congiunti del lavoro diplomatico
ininterrotto e determinante di questo
legato italiano e delle truppe lealiste
che combatterono nelle varie battaglie,
fino alle fasi cruciali a Lincoln e a
Sandwich, nel 1217. Di fatto le
battaglie stesse contro i ribelli,
attraverso i numerosi discorsi pubblici
di Guala Bicchieri, avevano assunto il
vero e proprio carattere di una crociata
contro gli infedeli che minacciavano un
legittimo re cristiano, vassallo del
papa.
Con la conclusione delle guerre e la
vittoria delle truppe di Enrico,
l’incarico del legato Bicchieri non
terminò immediatamente: infatti giocò un
ruolo significativo nel determinare le
basi del nuovo governo, scegliendo i
consiglieri del re, stabilendo le pene
per il clero ribelle, ma soprattutto,
facendo rispettare i principi di libertà
della Magna Charta, rinnovata
nuovamente nel 1217.
Quando Bicchieri lasciò l’Inghilterra,
nel 1218, consegnò nelle mani di re
Enrico III e dei suoi alleati un regno
pacificato e unito. Aveva provveduto a
mettere sul territorio numerosi
funzionari che fossero leali al papato e
al re, personaggi che avrebbero influito
a loro volta nelle vicende del Regno
Inglese. Da questa importante e
complessa missione diplomatica, ottenne
non solo benefici economici, poiché
Enrico III gli rese omaggio con preziosi
doni, ma grazie alle sue capacità di
diplomatico e esperto di diritto fu
ricoperto di grandi onori e fama nel
tempo.
Riferimenti bibliografici:
C.D. Fonseca, Bicchieri, Guala in
Dizionario Biografico degli Italiani,
Vol.10, Roma 1968.
G. Lampugnani, Sulla vita di Guala
Bicchieri, patrizio vercellese, prete e
cardinale di S. Martino ai Monti,
Vercelli 1842.
G. Musca, La nascita del parlamento
nell’Inghilterra medievale, Bari
1994.
N. Vincent, The letters and charters
of Cardinal Guala Bicchieri papal legate
in England, 1216-1218, Oxford 1996. |