LA GRECIA TRA IL
V E IL IV SECOLO
a.C.
Appunti per il
Presente e per il
Futuro
di Gennaro Tedesco
Molteplici sono i
fattori che
compongono lo
scenario storico
della Grecia tra il
V e il IV secolo
a.C. Innanzitutto
l’elemento dominante
è rappresentato
dalla polis o città
stato.
Essa è senza dubbio
la “scoperta” più
originale del mondo
greco e non solo del
mondo greco (si
pensi alle città
stato della
Fenicia): risolve ai
Greci il problema
dell’anarchia, li
mette in condizione
di condurre una vita
migliore; la polis
consente la
formazione di un
sistema sociale,
politico ed
economico che si
estende per tutto il
Mediterraneo.
Ma la polis non è
immune da
contraddizioni: la
guerra contro le
altre città stato è
la logica della
polis greca. Essa
nasce e si sviluppa
nell’ottica della
conflittualità
permanente. Nel
mondo greco si
formano tre blocchi
militari e politici:
lo spartano,
l’ateniese e il
siciliano.
I primi due sono
quelli più
importanti per noi.
Sparta rappresenta
gli interessi della
parte più
conservatrice della
Grecia. Sparta non
partecipa in modo
determinante alla
colonizzazione del
Mediterraneo. Le
polis greche
risolvono numerosi
problemi sociali,
colonizzando le
sponde del
Mediterraneo.
Sparta risolve i
problemi del
sovrappopolamento e
della carestia
impadronendosi delle
terre dei vicini che
diventano schiavi
(iloti) oppure sono
obbligati a servire
come alleati
nell’esercito (perieci).
Atene, invece, si
evolve in un modo
del tutto
particolare. Essa
abbandona
definitivamente
l’agricoltura al
limite della
sopravvivenza e si
getta a capofitto
nell’agricoltura di
scambio i cui
prodotti sono
destinati anche
all’esportazione,
nell’artigianato
industriale e nel
commercio.
Essa diventa
completamente
dipendente dal grano
del Mar Nero. In
compenso la sua
agricoltura acquista
sempre più “valore
aggiunto”.
Nell’antichità la
coltivazione della
vigna e dell’olivo
costituisce una
notevole fonte di
“profitto” e una
forte concentrazione
di capitali e di
processi tecnici e
scientifici. Il vino
e l’olio, conservati
ed esportati nelle
anfore, accrescono
il loro valore.
L’esportazione di
questi prodotti
agricoli e
artigianali si
estende per tutto il
Mediterraneo: la
flotta commerciale e
militare ateniese
diviene sempre più
importante. Nelle
altre polis greche
si instaura un
blocco di interessi
tra proprietari
terrieri e
trafficanti.
Ad Atene si instaura
una rete di
solidarietà e di
interessi tra
produttori-esportatori
e marinai-rematori (teti)
indispensabili
all’economia
mercantile e
marinara di Atene.
Questa unione di
interessi è la
cosiddetta
democrazia integrale
o radicale di cui
parlano gli storici
contemporanei.
Se l’aspra e ostile
natura della loro
terra costringe i
Greci a disseminarsi
per il Mediterraneo,
diventando i più
geniali costruttori
di città
dell’antichità, lo
scontro con i
Persiani non li
convince a superare
l’ostinato
attaccamento anche
religioso alla
frammentazione
corporativa della
polis.
Anzi non molto dopo
la guerra
antipersiana, Sparta
ed Atene si
dilaniano
atrocemente nella
guerra del
Peloponneso che
segna la definitiva
crisi del mondo
ellenico. La guerra
peloponnesiaca,
internazionale e
civile allo stesso
tempo, è una fornace
ardente che divora
uomini e ricchezze
indebolendo tutti i
protagonisti.
Il militarismo
spartano è
compensato
dall’imperialismo
ateniese. La
democrazia ateniese
stabilisce rapporti
privilegiati con
numerose città
greche che
volontariamente
aderiscono alla Lega
di Delo. Per Atene
lo scopo di questa
alleanza è la difesa
contro i Persiani,
ma ben presto gli
Ateniesi si servono
dei contributi degli
alleati per
remunerare le masse
ateniesi senza
lavoro.
A poco a poco la
democrazia ateniese
diviene parassitaria
e demagogica. Se da
una parte proprio in
questo periodo la
civiltà greca in
Atene raggiunge il
diapason, dall’altra
si avvertono già
all’interno della
polis democratica i
primi segni di un
profondo disagio
morale: Socrate,
Platone ed Euripide
sono in qualche modo
i protagonisti della
crisi
dell’istituzione
base del sistema di
vita greco.
I tre intellettuali
greci citati
rappresentano
l’esigenza di
orizzonti umani più
vasti e stimolanti,
non più reperibili
nell’ormai
claustrofobico mondo
della polis.
Socrate morirà
avviluppato in
questa
contraddizione,
Platone ed Euripide
andranno in esilio.