N. 7 - Luglio 2008
(XXXVIII)
iL GRANDE
RISVEGLIO
EUROPA E STATI UNITI
di Francesco Arduini
Con i due termini Great Awakening e
Revivals si designano quei movimenti di
rinnovamento che percorsero il protestantesimo nei
secoli XVIII e XIX con il duplice proposito di farne
rivivere il fervore spirituale e soprattutto di
raggiungere quelle masse popolari che il gelido
formalismo delle chiese aveva allontanato.
Seppur
tutto interno ad un orizzonte protestante, si trattò di
un fenomeno di dimensioni intercontinentali il cui
tessuto connettivo era costituito da predicatori
itineranti e da una miriade di opuscoli e libri
devozionali. Per comprendere appieno il significato dei
movimenti di risveglio è necessario rivolgere
l'attenzione ad avvenimenti che precedettero quel
periodo e che ne gettarono le basi. Il pietismo e il
puritanesimo costituiscono la “lente” alla luce della
quale studiare il Great Awakening e i successivi
Revivals.
Fu nel
tardo Seicento che il protestantesimo sentì il bisogno,
dopo quasi un secolo di intellettualismo e di scolastica
ortodossa, di spostare il centro di gravità della
religione dalle formule di scuola ad un cristianesimo
vivente, capace di incidere sulla condotta morale di
coloro che lo professavano. Tale spostamento fu operato
dal pietismo, un movimento di rinnovamento religioso di
origine germanica nato dall'esigenza di una spiritualità
più adeguata al bisogno dei tempi, la cui influenza
rimase notevole per tutto il Settecento e il cui ideale
è ancora oggi presente in certi ambienti protestanti.
Il suo
fondatore, il teologo, filosofo e filologo Philipp Jacob
Spener, era un uomo mosso soprattutto da preoccupazioni
pastorali. Il suo “Pia Desideria”, pubblicato nel 1675,
evidenziò sei esigenze fondamentali:
-
maggiore diffusione e conoscenza della Scrittura
- più
spazio per i laici
-
onorare le virtù non meno delle dottrine
-
rinuncia alle controversie
- più
preparazione pratica e meno teologica nei pastori
- più
predicazione edificante rispetto a quella intellettuale
Nel
1670, a Francoforte, fondò i “Collegia pietatis” cioè
piccoli gruppi di persone che si radunavano allo scopo
di edificare la propria fede. Spener, con la
pubblicazione dei suoi due capolavori, Pia desideria e
Allgemeine Gottesgelehrtheit, diede forma al movimento
pietista. Le condizioni della Germania erano tali che
questo messaggio venne accolto con entusiasmo dai ceti
medi e alti. Sorsero ovunque gruppi di studio biblico,
in cui fiorì una calda pietà cristiana; i laici
s'impegnarono fortemente nella chiesa, la moralità si
risollevò.
Con il
trascorrere del tempo, il pietismo penetrò nei Paesi
Bassi, in Scandinavia, nella Russia, dove ebbe per vari
decenni una influenza decisiva, e infine costituì un
elemento fondamentale nella colonizzazione del
Nordamerica. Ma in relazione a quest'ultima, più che di
pietismo dovremmo parlare di puritanesimo. Per
comprendere la stretta analogia fra queste due
ideologie, è d'obbligo esaminare ciò che accadde nella
madre patria inglese.
E' in
Inghilterra, cioè nel paese che vide le prime avvisaglie
dell'Illuminismo, che si ebbero infatti le prime
manifestazioni di un risveglio protestante nel
continente europeo. Qui, nel XVI secolo, sorse un
movimento nell'ambito del protestantesimo calvinista
noto come “puritanesimo”. Lo scopo di tale movimento
era, appunto, quello di purificare la chiesa anglicana
da tutte le forme non previste dalle Sacre Scritture.
Secondo i puritani la chiesa doveva essere svincolata
dal potere politico in quanto Cristo è il solo capo
della chiesa; secondo loro l'autorità ecclesiastica
doveva risiedere in un gruppo di “anziani” (presbiteri)
eletti direttamente dai fedeli. Un gruppo di chiese
formava un “presbiterio”, ed al vertice della struttura
vi era il Sinodo o Assemblea Generale. Una parte dei
puritani rifiutò il sistema presbiteriano puntando tutto
sulle comunità locali o congregazioni, vennero perciò
chiamati “congregazionalisti”. La spiritualità dei
puritani era basata sulla valorizzazione
dell'interiorità e della morale, sulla rigenerazione e
santificazione del credente. Lo studio privato della
Bibbia era ritenuto indispensabile, così come
l'educazione delle masse, soprattutto al fine di leggere
da soli le Sacre Scritture. Alla Bibbia doveva essere
concessa suprema autorità sulle questioni umane.
Oltre
a promuovere l'educazione laica, per i puritani era
molto importante che i pastori fossero colti e istruiti
al punto tale da poter leggere la Bibbia e gli altri
scritti dei Padri della Chiesa nelle lingue originali. A
tal fine, molti di loro intrapresero studi rigorosi alle
università di Oxford o di Cambridge.
Certamente non “ben visti” dalla chiesa anglicana, molti
puritani preferirono cercare oltre oceano la libertà di
creare una società riformata secondo i loro valori
religiosi. Un primo contingente fu costituito dai “Padri
pellegrini” che nel 1620 salparono da Plymouth a bordo
della Mayflower. Un secondo approdò nel nord
dell'America nel 1630. In tutto, tra il 1620 e il 1635,
arrivarono circa 20.000 puritani che costituirono il
nucleo alla base della società nordamericana.
Nella
città di Londra, nell'ultimo decennio del secolo XVII,
si formarono varie associazioni di ispirazione
religiosa. Uno dei più importanti promotori di queste
“religious societies” fu Samuel Wesley, padre del
fondatore del metodismo. Queste associazioni resero
evidente un fatto: ciò che la chiesa non poteva o non
voleva fare, poteva essere realizzato da un pugno di
volontari con il sostegno di privati cittadini. La
chiesa anglicana appariva incapace di occuparsi delle
crescenti necessità materiali, morali e spirituali che
attanagliavano gli strati più poveri della popolazione
nella nascente società industriale. Queste società
furono un prezioso strumento nelle mani del metodismo,
un movimento di risveglio di significativa forza
religiosa e morale. Suo iniziatore e organizzatore fu
John Wesley (1703-1791).
Wesley
amava lo studio ed aveva una vasta cultura teologica,
avendo letto molto dai Padri greci e latini, dagli
scrittori medievali e dai teologi anglicani e puritani.
Durante gli studi ad Oxford fu alla guida spirituale di
un gruppo di studenti costituito nel 1729 da suo
fratello minore Charles, per studiare la Scrittura,
pregare, assistere i poveri, gli infermi e i carcerati.
Il gruppo divenne noto come “Holy Club” e i suoi
aderenti furono nominati “metodisti” a motivo della
metodica organizzazione del lavoro giornaliero. Tra gli
aderenti c'era anche George Whitefield. Nacque così il
movimento metodista, di cui Charles Wesley fu il poeta
(con oltre 7.000 inni), John Wesley il genio
organizzativo e Whitefield eccellente predicatore.
Wesley e Whitefield furono indubbiamente le figure di
primo piano nel movimento.
I
fratelli Wesley dedicarono interamente le loro energie e
il loro tempo alla predicazione itinerante per
evangelizzare le masse diseredate dell’Inghilterra. Il
peccato veniva identificato nello sfruttamento degli
operai, nella miseria, nella ignoranza, nella
prostituzione per fame, ecc..
Organizzarono i credenti in classi, più classi in
circuiti, ogni circuito con un soprintendente. Nelle
classi la gente umile imparò a parlare in pubblico, a
dibattere i problemi, ad organizzarsi liberamente. Ben
presto alle classi si affiancarono scuole e consultori
medici, inaugurando quell'unione tra predicazione e
azione sociale che diverrà la caratteristica del
metodismo. La novità più conturbante venne
dall'estensione dell'incarico di predicatore anche alle
donne.
L'
Holy Club fu formalmente sciolto quando Wesley lasciò
Oxford nel 1735. In quell'anno i due fratelli Wesley
accettarono l'invito di una società evangelica a recarsi
in Georgia per predicare agli indiani e ai
colonizzatori. I Wesley furono profondamente colpiti
dalla fede dei Fratelli Moravi, incontrati sulla stessa
nave durante il viaggio di andata. Una volta tornati in
Europa, approfondirono la conoscenza dei Fratelli moravi
e finirono con il convertirsi alle loro idee. Era l'anno
1738.
Nello
stesso anno, George Whitefield si imbarcava anch'egli
per la Georgia, avendo accettato un'offerta come
missionario, per poi tornare a Londra e unirsi
nuovamente con i fratelli Wesley e altri membri
dell'originale Holy Club nel 1739. Fra i Wesley e
Whitefield sorsero col tempo delle divergenze teologiche
legate alla predestinazione. Whitefield aveva ferme
convinzioni calviniste, Wesley era convinto che essa
fosse incompatibile con l'evangelo. All'inizio cercarono
una “convivenza ideologica” evitando di affrontare
apertamente il contrasto, ma alla fine scoppiò la
polemica e i due predicatori si divisero nel 1740 dando
origine a due movimenti metodisti: wesleyano e
calvinista.
Il
metodismo calvinista ebbe il suo punto di forza nel
Galles, dove dette origine ad un importante movimento di
risveglio, e non di rado si fuse con le chiese
congregazionaliste. Il metodismo wesleyano conobbe
molteplici divisioni dovute soprattutto a diverse
concezioni della struttura ecclesiastica.
Questi
uomini di fede diedero vita ad una nuova forma di
predicazione ritenuta di gran lunga migliore delle
precedenti: quella di parlare all'aperto alle grandi
folle. Ben presto, questa forma di predicazione venne
portata dai villaggi ai sobborghi delle città. Venivano
poi formate società locali che accoglievano i nuovi
convertiti, nell'ambito di queste società si formavano
dei gruppi, o “classes”, che si riunivano regolarmente
per lo studio della Bibbia e la reciproca edificazione.
Durante le prediche dei metodisti, avveniva spesso che
qualcuno si mettesse a gridare o singhiozzare o cadesse
al suolo privo di sensi.
Si
trattava sicuramente di prediche eccezionali, ma d'altra
parte, tra l'uditorio vi erano persone molto semplici e
spesso prive di ogni esperienza di carattere religioso.
E' fuori discussione che i metodisti si sentissero figli
della Riforma.
Essi
accettavano con estrema serietà i tre principi della
Riforma: autorità della Scrittura, Salvezza per grazia
mediante la fede e Sacerdozio universale dei credenti.
Ritenevano che il loro compito primario fosse la
predicazione del vangelo.
Lo
spirito vivificante del pietismo e del puritanesimo,
venne col tempo mitigato dal nascente Illuminismo e
Razionalismo. Sviluppatosi verso la fine del XVII,
inizio XVIII secolo, l'illuminismo e in particolare il
deismo, contribuì a far sì che nella vita delle comunità
non si andasse oltre un culto piuttosto formale: la
formazione religiosa, gli studi biblici, l'attività
missionaria, non erano più sentite come fasi primarie
delle vita di un cristiano. Quasi come una sorta di
reazione fisiologica, in piena epoca illuministica si
affermano i primi movimenti di risveglio del mondo
anglosassone, come il “Great Awakening” nelle colonie
inglesi d'America ed il metodismo in Inghilterra.
Questi
movimenti di risveglio appaiono come uno dei momenti più
importanti della storia del cristianesimo, e nella
storia del protestantesimo in particolare come la sua
più rilevante manifestazione di vitalità dai tempi della
Riforma.
Un
primo movimento di risveglio nelle colonie inglesi
d'America nella prima metà del secolo XVIII, si ebbe tra
i riformati olandesi della Raritan Valley, nel New
Jersey, per mezzo della predicazione di un giovane
pastore della Chiesa riformata d'Olanda, Teodore
Frelinghuysen (1691-1747). L'esempio di Frelinghuysen
incoraggiò il pastore Gilbert Tennet (1703-1764) a
prendere un'iniziativa analoga nelle comunità
presbiteriane del New Brunswick e poi in Pennsylvania;
Tennet era diventato uno dei principali animatori di un
risveglio che andava progressivamente allargandosi ad
altre colonie e denominazioni con il concorso di nuovi
predicatori.
Uno
fra questi, il formidabile predicatore
congregazionalista, rigoroso puritano, teologo e
filosofo Jonathan Edwards (1703-1758), insieme a Tennet,
si sentì in obbligo di completare il lavoro
evangelistico iniziato da George Whitefiled, il quale
predicando da Rhode Island al Connecticut, al
Massachussetts, al Maine, sollevò un'ondata di
entusiasmo senza precedenti. Questi uomini, con la loro
efficace predicazione itinerante, ispirarono il
movimento di risveglio che per la sua intensità,
estensione geografica e durata temporale, fu chiamato
“Great Awakening”.
Edwards riteneva che fosse compito urgente della
predicazione ritrovare efficacia e novità di accenti per
la proclamazione delle verità fondamentali del
cristianesimo. Numerose erano le conversioni,
generalmente seguite da un radicale cambiamento di vita,
mentre si faceva più consapevole ed intensa la pietà di
coloro che già credevano.
La
predicazione di Edwards riproponeva i temi della
tradizionale ortodossia calvinista, ravvivati da una
originale riflessione biblica che spaziava dalla Genesi
all'Apocalisse. Non è un caso se quelli di Edwards sono
tra i sermoni più famosi del Great Awakening.
Il
risveglio esercitò un'opera vastissima di rinnovamento
morale e sociale delle masse popolari. Gioco d'azzardo,
ballo, bevande alcoliche, erano bandite. Nei “meetings”
di risveglio le donne partecipavano tanto quanto gli
uomini, i neri si univano ai bianchi e i poveri potevano
proclamarsi “Figli di Dio” come i ricchi.
Ma non
tutti i predicatori sapevano mantenere il giusto
equilibrio, vi erano anche quelli che si comportavano da
fanatici. Accadeva anche che la forte emozione provocata
da questa predicazione degenerasse talvolta in isterismo
e persino manifestazioni di turbamento psichico e
fisico, irrigidimenti catalettici, convulsioni, ecc...
Si comprende come il risveglio sollevasse reazioni e
fosse motivo di discordia. Molte congregazioni erano
dilaniate dal contrasto tra chi appoggiava il risveglio
e chi no, finendo non di rado con il dividersi.
Il
movimento di risveglio alimentò anche una specie di
entusiasmo educativo, che si espresse nella rapida e
rigogliosa fioritura di scuole di ogni grado. Tra le
Università sorsero quelle di Princeton, Pennsylvania,
Rutgers, Brown, Dortmouth, ecc.. Non di minor
importanza, il risveglio contribuì anche al sorgere di
una coscienza antischiavista e favorì l'integrazione
degli immigrati; congregazionalisti inglesi,
presbiteriani scozzesi, luterani tedeschi, riformati
olandesi, frequentavano tutti le stesse riunioni, si
mescolavano, si integravano, si aprivano all'idea di
costituire un unico popolo.
La
rivoluzione americana (1776) fu anch'essa in larga
misura figlia dello spirito puritano. In generale, la
maggior parte delle chiese americane appoggiò la
rivoluzione perchè essa era intimamente intrecciata col
diffuso desiderio d'indipendenza delle colonie inglesi
dalla madre patria che gravava su di loro con una
pressione fiscale avvertita come esorbitante. Ma proprio
perchè la rivoluzione significava anzitutto indipendenza
dall'Inghilterra, l'atteggiamento iniziale delle diverse
chiese e denominazioni protestanti nordamericane nei
confronti della rivoluzione dipese in larga misura dai
legami che ciascuna di esse aveva con la patria di
origine. Così la maggioranza del clero anglicano
americano era contraria all'indipendenza come pure lo
erano i quaccheri (per il loro caratteristico principio
di non violenza), mentre i presbiteriani e i metodisti
erano favorevoli e parteggiavano per la rivoluzione. A
seguito dell'indipendenza, le chiese scelsero la strada
dell'autonomia. Gli anglicani d'America fondarono la
Chiesa Protestante Episcopale, con un episcopato proprio
e con una versione adattata del Prayer Book.
La
fine della guerra vide in una posizione più forte i
gruppi religiosi che l'avevano favorita, ma la nuova
generazione era distratta dai problemi della
ricostruzione e da interessi pratici, mostrando uno
scarso interesse per la religione. Il livello spirituale
della vita di chiesa era sempre decisamente mediocre.
Eppure, in quegli anni, avrebbe avuto origine quello che
fu chiamato “the second Great Awakening”.
Nell'America dell'est, questo secondo grande risveglio
ebbe i suoi centri nelle città della costa atlantica e
in genere le sue manifestazioni rispecchiavano la
situazione culturale e teologica delle grandi chiese
ormai istituzionalizzate, quali le presbiteriane e le
metodiste. Ad esso si deve la fondazioni di società
quali l'American Education Society (1815), la american
Bible Society (1816), la American Sunday School Union
(1824), la American Tract society (1825), etc.
Nell'America del Sud e dell'Ovest, il risveglio a quanto
pare ebbe inizio nel 1797 in ambito presbiteriano a
seguito della predicazione del Pastore James McGready
(1758-1817). Il revival di McGready raggiunse la sua
massima espressione nell'estate del 1800 con un grande
raduno all'aperto. Ben presto questo genere di raduni
diventò una caratteristica distintiva della predicazione
nei primi decenni del XIX secolo. Questi “camp meetings”
avevano luogo di solito di notte ed alla luce di
lanterne e torce, in uno spazio aperto delimitato da
tende e carri. La suggestione dell'ambiente, dell'ora e
ancor più il tipo di predicazione, provocavano nella
folla una profonda emozione, cui seguiva un numero
impressionante di conversioni. Anche qui non mancavano
manifestazioni esteriori di profonda prostrazione
(pianti, grida e svenimenti) o di gioiosa eccitazione.
Col
tempo, questi grandi raduni evangelistici, iniziarono ad
essere organizzati con la collaborazione di diverse
chiese e con l'apporto di predicatori che non si
sentivano legati ad alcuna denominazione.
Questa
caratteristica forma di predicazione revivalista
rispondeva ad una esigenza cui le chiese tradizionali
non erano preparate a far fronte: quella di adeguarsi al
fenomeno della migrazione interna seguendo la
popolazione che avanzava negli enormi spazi di terra
incolta che si aprivano in occidente.
Quel
che il protestantesimo dell'Ottocento ha creato di più
vivo e significativo sul piano della testimonianza
cristiana è quasi sempre dovuto a un uomo o a una donna
“risvegliata”. I protestanti risvegliati di solito non
diventano teologi ma predicatori, evangelizzatori,
missionari, creatori di opere sociali, fondatori di
società di vario genere che furono e sono oggi ancora
strumenti essenziali dell'azione cristiana nel mondo.
Nacquero diverse iniziative che spesso acquisirono
carattere interdenominazionale. Senz'altro fra le più
importanti c'è la creazione nel 1804 della Società
Biblica Britannica e Forestiera, che svolse un'opera
pionieristica per la traduzione della Bibbia in un
numero impressionante di lingue e dialetti di tutto il
mondo, e per la sua diffusione in tutti i continenti.
Poi
c'è la Scuola Domenicale, ufficialmente nata a Londra
nel 1803, che raccoglieva fanciulli abbandonati e li
intratteneva, la domenica, raccontando loro storie dalla
Bibbia. Un'altra ancora fu l'Esercito della Salvezza,
creato da Booth e organizzato nel 1878 come un corpo
militare al servizio di Dio il cui obiettivo era la
salvezza delle anime (noti per il motto delle "tre S":
Soap, Soup, Salvation). La storia del protestantesimo
risvegliato sarebbe sostanzialmente diversa se
l'associazionismo cristiano non ne facesse parte. Si
tratta di gruppi e movimenti sorti quasi sempre per
l'iniziativa privata di singoli credenti o di gruppi di
amici con una profonda e dichiarata convinzione di fede.
La parola chiave dell'associazionismo protestante è
"Society" o "Association".
Tra le
più note, si ricorda la YMCA (1844) con carattere laico
e interdenominazionale; da lì a poco nacque anche la
YWCA (1855). Furono organizzazioni ecumeniche ante
litteram e hanno svolto in ruolo di primaria importanza
nella promozione dell'ideale unitario e nella genesi e
animazione del movimento ecumenico.
Pressochè parallelamente al “Second Great Awakening”
americano, altri movimenti di risveglio avevano luogo in
Europa, ovunque vi fosse una presenza protestante.
Ne
menziono i principali.
In
Inghilterra:
Nell'ambito della chiesa anglicana sorse il movimento
degli “evangelicals”. I suoi membri appartenevano a
quell'anima della Chiesa anglicana che ha sempre
guardato alla Riforma come alla propria più autentica
matrice. Nonostante ciò non misero mai in discussione le
dottrine e la struttura della Chiesa anglicana ma
operarono dall'interno per il suo rinnovamento. Charles
Simeon (1759-1836) è indubbiamente la figura più
importante nel movimento. Simeon attrasse generazioni di
studenti con la sua predicazione e contribuì alla
fondazione della British and Foreign Bible Society,
della Church Missionary Society e della London Jews
Society.
Il
clima del risveglio favorì in Inghilterra il sorgere di
nuove chiese tra cui la Cattolica Apostolica e
l'Assemblea dei Fratelli; esse furono espressioni di
quella ricerca del genuinamente biblico che caratterizzò
tutto il risveglio.
In
Scozia:
Le
prime manifestazioni di un risveglio scozzese risalgono
agli ultimi anni del secolo XVIII, ma si svolsero al di
fuori della chiesa. Il suo animatore e la sua guida
riconosciuta fu Thomas Charlmers (1780-1847) comunemente
considerato come la più grande figura del
protestantesimo scozzese dopo John Knox. Il risveglio
portò alla formazione di una nuova chiesa, la Free
Church of Scotland, che si separò dalla chiesa scozzese
ufficiale a motivo della sua dipendenza dallo stato e
delle idee illuministiche che la caratterizzavano. La
Free Church, di cui Charlmers fu un sostenitore, aveva
parrocchie proprie ed una facoltà teologica per la
formazione dei pastori.
Egli
intuì che l'urbanizzazione galoppante imponeva
l'adozione, in città, di un nuovo modello di comunità
locale, di proporzioni ridotte (400 membri) ma con tutte
le funzioni affidate ai laici. Chalmers insisteva molto
sull'autonomia, sull'autogoverno e sullo spirito di
iniziativa delle singole comunità, dalle quali si
sprigionarono in breve tempo incredibili energie
spirituali, che si tradussero in una grande messe di
risorse umane e finanziarie.
In
Germania:
Esso
fu in parte notevole uno sviluppo del pietismo germanico
dei secoli XVII e XVIII. Non fu sentito come qualcosa di
nuovo e di estraneo alla tradizione religiosa del paese.
La polemica nei riguardi della chiesa costituita non
assunse mai toni troppo aspri e piuttosto deboli furono
le spinte separatistiche.
Il
pietismo aveva educato i tedeschi a coltivare il
dissenso senza contrapporlo alla chiesa, incanalandolo
nelle attività delle conventicole atte a mantenere viva
la fede tradizionale insidiata dalle teologie
illuministiche. A poco a poco, concezioni tipiche del
pietismo come la conversione personale, la nuova
nascita, la santificazione, l'evangelizzazione,
entrarono a far parte del patrimonio comune del
protestantesimo ortodosso della Germania.
Wurttemberg, caratterizzato da una forte tradizione
pietistica, deve essere considerato il primo e il più
importante centro di diffusione del risveglio germanico.
Qui sono avvenute anche le manifestazioni più radicali
del movimento, come lo stretto biblicismo e le attese
escatologiche. Il diffuso entusiasmo escatologico,
culminante nell'attesa di un imminente ritorno del
Cristo, dava luogo ad insofferenza nei riguardi della
chiesa ufficiale e a difficili rapporti con l'ordine
costituito. Di qui, la decisione di molti di andare ad
attendere la parousìa in zone remote del mondo e la
conseguente emigrazione verso la Russia meridionale e
l'America settentrionale. Conformemente alle
predicazioni di Bengel, noto per la sua edizione del NT
pubblicata a Tubingen nel 1734 e ricordato per il fatto
che introdusse nel pietismo l'interesse per
l'apocalittica, il ritorno del Signore era atteso per
l'anno 1836.
Anche
in altre regioni, come la Sassonia e la Turingia, dove
il razionalismo teologico aveva guadagnato terreno
all'interno della chiesa, il movimento di risveglio
assunse un carattere di vivace reazione. A Turingia la
lotta contro il razionalismo trovò un'autorevole guida
in Friedrich Hezekiel, sovrintendente generale ad
Altenburg. Comparvero uomini in grado di intaccare la
supremazia dei razionalisti nella facoltà teologica di
Lipsia e nel governo ecclesiastico di Dresda, come Adolf
Harless, Franz Delitzsch, Karl Friedrich August Kahnis e
Christoph Ernst Luthardt. Anche in Germania non mancò la
nascita di associazioni, una per tutte, la filiale della
Società Biblica Britannica e Forestiera fondata dai
professori della facoltà teologica di Tubingen.
L'Illuminismo e il Razionalismo finirono con il
rinvigorire un'ideologia atea che prese sempre più
spazio all'interno delle comunità del XIX secolo.
L'ateismo nell'Ottocento non fu solo vissuto ma anche
teorizzato e propagandato. E talvolta agevolato da
attacchi interni alla chiesa. Ad esempio, Strauss, nella
sua opera “Vita di Gesù”, introdusse la categoria del
mito nell'interpretazione del Cristo dei vangeli. Il
Cristo della fede annunciato dal NT è una costruzione
della comunità primitiva. La fede cristiana veniva così
privata da un teologo di ogni attendibilità storica.
Gli
avvenimenti che portarono a questa situazione videro
protagonisti alcuni studiosi, tra cui:
-
Schleiermachert
Proprio nel tempo in cui nell'animo di molte persone
colte l'arte e la cultura stavano prendendo il posto
della religione, sempre più relegata ai margini della
vita, un pastore poco più che trentenne rivolse agli
intellettuali suoi contemporanei un discorso audace e
innovativo che restituiva alla religione la centralità
nell'esperienza umana. Quel giovane era Friedrich
Schleiermacher (1768-1834). La sua opera era: “Sulla
religione. Discorsi rivolti alle persone colte tra
coloro che la denigrano”. Il nucleo centrale del suo
discorso era che la religione non è scienza, non è
morale, non è pensiero, la sua sede non è la ragione o
la coscienza o la volontà; la religione è “senso e gusto
per l'Infinito” e la sua sede è il sentimento che
afferra ogni uomo capace di intuire l'universo e di
lasciarlo agire sul suo animo.
Schleiermacher si pone arditamente dalla parte dei
“colti detrattori della religione”, gioca con le loro
carte, utilizza i loro argomenti per convincerli e
vincerli sullo stesso terreno. La critica illuministica
era completamente spiazzata: secondo Schleiermacher la
religione non è ciò che i suoi critici credevano che
fosse, perciò la critica era rivolta fuori dal
bersaglio.
La
seconda grande opera di Schleiermacher fu “La fede
cristiana esposta sistematicamente secondo i princìpi
fondamentali della chiesa evangelica” (1821).
Dopo
L'Istituzione di Calvino, questa fu la dogmatica che ha
esercitato maggiore influenza nella storia del
protestantesimo fino a Barth. Si può dire che
Schleiermacher è forse il più grande apologeta moderno
della fede cristiana. Tutti i suoi sforzi furono tesi a
evitare il divorzio, incombente dopo la critica
illuministica, tra cristianesimo e scienza, tra fede e
cultura.
-
Hegel
Georg
Wilhelm Friedrich Hegel (1770-1831) fu contemporaneo di
Scheiermacher. Egli riteneva di aver sanato una volta
per tutte quelle frattura intorno alla quale tanto si
era affannato Scheiermacher. Non il sentimento, ma la
ragione era la via maestra. Per Hegel, filosofia e
religione dicono la stessa cosa, solo che la religione
si colloca ad un livello inferiore rispetto alla
filosofia. La religione è inferiore alla filosofia non
sul piano dei contenuti ma su quello del linguaggio.
-
Kierkergaard
Søren
Aabye Kierkegaar (1813-1855) sostiene che la ragione
deve morire per comprendere il vangelo e per accettarlo.
Il
maestoso edificio teologico-filosofico di Hegel è un
castello di carte, dove le carte sono i concetti e le
parole che li esprimono: è una pura costruzione verbale.
A
fronte di un cristianesimo di massa più che altro
sociologico, largamente imborghesito e poco confessante,
Kierkegaard ricorda che è solo nella decisione del
singolo che si compie il destino del cristiano, perchè
la risposta della fede e il suo rifiuto davanti al Dio
paradossale dell'evangelo può soltanto essere personale.
Risveglio è una metafora, cioè un'immagine presa dalla
vita, in cui ad una condizione negativa, definibile come
“sonno”, viene contrapposta una condizione positiva,
quella dell'essere sveglio, dell'essere desto ed attivo.
E' risvegliato ciò che prima dormiva; questo significa
che la metafora non è un annuncio di novità, di
diversità o di rovesciamento, ma piuttosto uno di
ritorno, di restituzione, di ripresa.
Le
teologie “risvegliate” ben di rado si sollevano ad un
vero e proprio ripensamento del dogma. La polemica
diretta o indiretta con il razionalismo assorbe le
migliori energie delle varie scuola teologiche che
fioriscono nell'ambito dei singoli movimenti.
La
Bibbia, con tutto quello che essa rappresenta,
costituisce l'orizzonte comune di tutti i movimenti di
risveglio: essa è la fonte di ispirazione e la norma di
tutto quello che viene detto, agitato e fatto.
Non
c'è stato nella storia del cristianesimo un momento
paragonabile a questo, per la considerazione, il
rispetto e la devozione di cui fu fatta oggetto la
Bibbia.
I vari
movimenti di risveglio ci fanno assistere al sorgere di
un esercito di predicatori, tra i quali sono molti
quelli dotati di doni non comuni. Non predicano solo i
ministri consacrati, ma anche i laici, e non si predica
soltanto nei luoghi di culto ma anche all'aperto. Si
predica l'evangelo come se venisse annunciato la prima
volta e in termini tanto più drammatici quanto più
formale e passiva è la fede degli ascoltatori. |