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N. 7 - Luglio 2008 (XXXVIII)

iL GRANDE RISVEGLIO

EUROPA E STATI UNITI

di Francesco Arduini

 

Con i due termini Great Awakening e Revivals si designano quei movimenti di rinnovamento che percorsero il protestantesimo nei secoli XVIII e XIX con il duplice proposito di farne rivivere il fervore spirituale e soprattutto di raggiungere quelle masse popolari che il gelido formalismo delle chiese aveva allontanato.

 

Seppur tutto interno ad un orizzonte protestante, si trattò di un fenomeno di dimensioni intercontinentali il cui tessuto connettivo era costituito da predicatori itineranti e da una miriade di opuscoli e libri devozionali. Per comprendere appieno il significato dei movimenti di risveglio è necessario rivolgere l'attenzione ad avvenimenti che precedettero quel periodo e che ne gettarono le basi. Il pietismo e il puritanesimo costituiscono la “lente” alla luce della quale studiare il Great Awakening e i successivi Revivals.

 

Fu nel tardo Seicento che il protestantesimo sentì il bisogno, dopo quasi un secolo di intellettualismo e di scolastica ortodossa, di spostare il centro di gravità della religione dalle formule di scuola ad un cristianesimo vivente, capace di incidere sulla condotta morale di coloro che lo professavano. Tale spostamento fu operato dal pietismo, un movimento di rinnovamento religioso di origine germanica nato dall'esigenza di una spiritualità più adeguata al bisogno dei tempi, la cui influenza rimase notevole per tutto il Settecento e il cui ideale è ancora oggi presente in certi ambienti protestanti.

 

Il suo fondatore, il teologo, filosofo e filologo Philipp Jacob Spener, era un uomo mosso soprattutto da preoccupazioni pastorali. Il suo “Pia Desideria”, pubblicato nel 1675, evidenziò sei esigenze fondamentali:

 

- maggiore diffusione e conoscenza della Scrittura

- più spazio per i laici

- onorare le virtù non meno delle dottrine

- rinuncia alle controversie

- più preparazione pratica e meno teologica nei pastori

- più predicazione edificante rispetto a quella intellettuale

 

Nel 1670, a Francoforte, fondò i “Collegia pietatis” cioè piccoli gruppi di persone che si radunavano allo scopo di edificare la propria fede. Spener, con la pubblicazione dei suoi due capolavori, Pia desideria e Allgemeine Gottesgelehrtheit, diede forma al movimento pietista. Le condizioni della Germania erano tali che questo messaggio venne accolto con entusiasmo dai ceti medi e alti. Sorsero ovunque gruppi di studio biblico, in cui fiorì una calda pietà cristiana; i laici s'impegnarono fortemente nella chiesa, la moralità si risollevò.

 

Con il trascorrere del tempo, il pietismo penetrò nei Paesi Bassi, in Scandinavia, nella Russia, dove ebbe per vari decenni una influenza decisiva, e infine costituì un elemento fondamentale nella colonizzazione del Nordamerica. Ma in relazione a quest'ultima, più che di pietismo dovremmo parlare di puritanesimo. Per comprendere la stretta analogia fra queste due ideologie, è d'obbligo esaminare ciò che accadde nella madre patria inglese.

 

E' in Inghilterra, cioè nel paese che vide le prime avvisaglie dell'Illuminismo, che si ebbero infatti le prime manifestazioni di un risveglio protestante nel continente europeo. Qui, nel XVI secolo, sorse un movimento nell'ambito del protestantesimo calvinista noto come “puritanesimo”. Lo scopo di tale movimento era, appunto, quello di purificare la chiesa anglicana da tutte le forme non previste dalle Sacre Scritture.

 

Secondo i puritani la chiesa doveva essere svincolata dal potere politico in quanto Cristo è il solo capo della chiesa; secondo loro l'autorità ecclesiastica doveva risiedere in un gruppo di “anziani” (presbiteri) eletti direttamente dai fedeli. Un gruppo di chiese formava un “presbiterio”, ed al vertice della struttura vi era il Sinodo o Assemblea Generale. Una parte dei puritani rifiutò il sistema presbiteriano puntando tutto sulle comunità locali o congregazioni, vennero perciò chiamati “congregazionalisti”. La spiritualità dei puritani era basata sulla valorizzazione dell'interiorità e della morale, sulla rigenerazione e santificazione del credente. Lo studio privato della Bibbia era ritenuto indispensabile, così come l'educazione delle masse, soprattutto al fine di leggere da soli le Sacre Scritture. Alla Bibbia doveva essere concessa suprema autorità sulle questioni umane.

 

Oltre a promuovere l'educazione laica, per i puritani era molto importante che i pastori fossero colti e istruiti al punto tale da poter leggere la Bibbia e gli altri scritti dei Padri della Chiesa nelle lingue originali. A tal fine, molti di loro intrapresero studi rigorosi alle università di Oxford o di Cambridge.

 

Certamente non “ben visti” dalla chiesa anglicana, molti puritani preferirono cercare oltre oceano la libertà di creare una società riformata secondo i loro valori religiosi. Un primo contingente fu costituito dai “Padri pellegrini” che nel 1620 salparono da Plymouth a bordo della Mayflower. Un secondo approdò nel nord dell'America nel 1630. In tutto, tra il 1620 e il 1635, arrivarono circa 20.000 puritani che costituirono il nucleo alla base della società nordamericana.

 

Nella città di Londra, nell'ultimo decennio del secolo XVII, si formarono varie associazioni di ispirazione religiosa. Uno dei più importanti promotori di queste “religious societies” fu Samuel Wesley, padre del fondatore del metodismo. Queste associazioni resero evidente un fatto: ciò che la chiesa non poteva o non voleva fare, poteva essere realizzato da un pugno di volontari con il sostegno di privati cittadini. La chiesa anglicana appariva incapace di occuparsi delle crescenti necessità materiali, morali e spirituali che attanagliavano gli strati più poveri della popolazione nella nascente società industriale. Queste società furono un prezioso strumento nelle mani del metodismo, un movimento di risveglio di significativa forza religiosa e morale. Suo iniziatore e organizzatore fu John Wesley (1703-1791).

 

Wesley amava lo studio ed aveva una vasta cultura teologica, avendo letto molto dai Padri greci e latini, dagli scrittori medievali e dai teologi anglicani e puritani. Durante gli studi ad Oxford fu alla guida spirituale di un gruppo di studenti costituito nel 1729 da suo fratello minore Charles, per studiare la Scrittura, pregare, assistere i poveri, gli infermi e i carcerati. Il gruppo divenne noto come “Holy Club” e i suoi aderenti furono nominati “metodisti” a motivo della metodica organizzazione del lavoro giornaliero. Tra gli aderenti c'era anche George Whitefield. Nacque così il movimento metodista, di cui Charles Wesley fu il poeta (con oltre 7.000 inni), John Wesley il genio organizzativo e Whitefield eccellente predicatore. Wesley e Whitefield furono indubbiamente le figure di primo piano nel movimento.

 

I fratelli Wesley dedicarono interamente le loro energie e il loro tempo alla predicazione itinerante per evangelizzare le masse diseredate dell’Inghilterra. Il peccato veniva identificato nello sfruttamento degli operai, nella miseria, nella ignoranza, nella prostituzione per fame, ecc..

Organizzarono i credenti in classi, più classi in circuiti, ogni circuito con un soprintendente. Nelle classi la gente umile imparò a parlare in pubblico, a dibattere i problemi, ad organizzarsi liberamente. Ben presto alle classi si affiancarono scuole e consultori medici, inaugurando quell'unione tra predicazione e azione sociale che diverrà la caratteristica del metodismo. La novità più conturbante venne dall'estensione dell'incarico di predicatore anche alle donne.

 

L' Holy Club fu formalmente sciolto quando Wesley lasciò Oxford nel 1735. In quell'anno i due fratelli Wesley accettarono l'invito di una società evangelica a recarsi in Georgia per predicare agli indiani e ai colonizzatori. I Wesley furono profondamente colpiti dalla fede dei Fratelli Moravi, incontrati sulla stessa nave durante il viaggio di andata. Una volta tornati in Europa, approfondirono la conoscenza dei Fratelli moravi e finirono con il convertirsi alle loro idee. Era l'anno 1738.

 

Nello stesso anno, George Whitefield si imbarcava anch'egli per la Georgia, avendo accettato un'offerta come missionario, per poi tornare a Londra e unirsi nuovamente con i fratelli Wesley e altri membri dell'originale Holy Club nel 1739. Fra i Wesley e Whitefield sorsero col tempo delle divergenze teologiche legate alla predestinazione. Whitefield aveva ferme convinzioni calviniste, Wesley era convinto che essa fosse incompatibile con l'evangelo. All'inizio cercarono una “convivenza ideologica” evitando di affrontare apertamente il contrasto, ma alla fine scoppiò la polemica e i due predicatori si divisero nel 1740 dando origine a due movimenti metodisti: wesleyano e calvinista.

 

Il metodismo calvinista ebbe il suo punto di forza nel Galles, dove dette origine ad un importante movimento di risveglio, e non di rado si fuse con le chiese congregazionaliste. Il metodismo wesleyano conobbe molteplici divisioni dovute soprattutto a diverse concezioni della struttura ecclesiastica.

 

Questi uomini di fede diedero vita ad una nuova forma di predicazione ritenuta di gran lunga migliore delle precedenti: quella di parlare all'aperto alle grandi folle. Ben presto, questa forma di predicazione venne portata dai villaggi ai sobborghi delle città. Venivano poi formate società locali che accoglievano i nuovi convertiti, nell'ambito di queste società si formavano dei gruppi, o “classes”, che si riunivano regolarmente per lo studio della Bibbia e la reciproca edificazione.

Durante le prediche dei metodisti, avveniva spesso che qualcuno si mettesse a gridare o singhiozzare o cadesse al suolo privo di sensi.

 

Si trattava sicuramente di prediche eccezionali, ma d'altra parte, tra l'uditorio vi erano persone molto semplici e spesso prive di ogni esperienza di carattere religioso. E' fuori discussione che i metodisti si sentissero figli della Riforma.

Essi accettavano con estrema serietà i tre principi della Riforma: autorità della Scrittura, Salvezza per grazia mediante la fede e Sacerdozio universale dei credenti. Ritenevano che il loro compito primario fosse la predicazione del vangelo.

 

Lo spirito vivificante del pietismo e del puritanesimo, venne col tempo mitigato dal nascente  Illuminismo e Razionalismo. Sviluppatosi verso la fine del XVII, inizio XVIII secolo, l'illuminismo e in particolare il deismo, contribuì a far sì che nella vita delle comunità non si andasse oltre un culto piuttosto formale: la formazione religiosa, gli studi biblici, l'attività missionaria, non erano più sentite come fasi primarie delle vita di un cristiano. Quasi come una sorta di reazione fisiologica, in piena epoca illuministica si affermano i primi movimenti di risveglio del mondo anglosassone, come il “Great Awakening” nelle colonie inglesi d'America ed il metodismo in Inghilterra.

 

Questi movimenti di risveglio appaiono come uno dei momenti più importanti della storia del cristianesimo, e nella storia del protestantesimo in particolare come la sua più rilevante manifestazione di vitalità dai tempi della Riforma.

 

Un primo movimento di risveglio nelle colonie inglesi d'America nella prima metà del secolo XVIII, si ebbe tra i riformati olandesi della Raritan Valley, nel New Jersey, per mezzo della predicazione di un giovane pastore della Chiesa riformata d'Olanda, Teodore Frelinghuysen (1691-1747). L'esempio di  Frelinghuysen incoraggiò il pastore Gilbert Tennet (1703-1764) a prendere un'iniziativa analoga nelle comunità presbiteriane del New Brunswick e poi in Pennsylvania; Tennet era diventato uno dei principali animatori di un risveglio che andava progressivamente allargandosi ad altre colonie e denominazioni con il concorso di nuovi predicatori.

 

Uno fra questi, il formidabile predicatore congregazionalista, rigoroso puritano, teologo e filosofo Jonathan Edwards (1703-1758), insieme a Tennet, si sentì in obbligo di completare il lavoro evangelistico iniziato da George Whitefiled, il quale predicando da Rhode Island al Connecticut, al Massachussetts, al Maine, sollevò un'ondata di entusiasmo senza precedenti. Questi uomini, con la loro efficace predicazione itinerante, ispirarono il movimento di risveglio che per la sua intensità, estensione geografica e durata temporale, fu chiamato “Great Awakening”.

 

Edwards riteneva che fosse compito urgente della predicazione ritrovare efficacia e novità di accenti per la proclamazione delle verità fondamentali del cristianesimo. Numerose erano le conversioni, generalmente seguite da un radicale cambiamento di vita, mentre si faceva più consapevole ed intensa la pietà di coloro che già credevano.

 

La predicazione di Edwards riproponeva i temi della tradizionale ortodossia calvinista, ravvivati da una originale riflessione biblica che spaziava dalla Genesi all'Apocalisse. Non è un caso se quelli di Edwards sono tra i sermoni più famosi del Great Awakening.

 

Il risveglio esercitò un'opera vastissima di rinnovamento morale e sociale delle masse popolari. Gioco d'azzardo, ballo, bevande alcoliche, erano bandite. Nei “meetings” di risveglio le donne partecipavano tanto quanto gli uomini, i neri si univano ai bianchi e i poveri potevano proclamarsi “Figli di Dio” come i ricchi.

 

Ma non tutti i predicatori sapevano mantenere il giusto equilibrio, vi erano anche quelli che si comportavano da fanatici. Accadeva anche che la forte emozione provocata da questa predicazione degenerasse talvolta in isterismo e persino manifestazioni di turbamento psichico e fisico, irrigidimenti catalettici, convulsioni, ecc... Si comprende come il risveglio sollevasse reazioni e fosse motivo di discordia. Molte congregazioni erano dilaniate dal contrasto tra chi appoggiava il risveglio e chi no, finendo non di rado con il dividersi.

 

Il movimento di risveglio alimentò anche una specie di entusiasmo educativo, che si espresse nella rapida e rigogliosa fioritura di scuole di ogni grado. Tra le Università sorsero quelle di Princeton, Pennsylvania, Rutgers, Brown, Dortmouth, ecc.. Non di minor importanza, il risveglio contribuì anche al sorgere di una coscienza antischiavista e favorì l'integrazione degli immigrati; congregazionalisti inglesi, presbiteriani scozzesi, luterani tedeschi, riformati olandesi, frequentavano tutti le stesse riunioni, si mescolavano, si integravano, si aprivano all'idea di costituire un unico popolo.

 

La rivoluzione americana (1776) fu anch'essa in larga misura figlia dello spirito puritano. In generale, la maggior parte delle chiese americane appoggiò la rivoluzione perchè essa era intimamente intrecciata col diffuso desiderio d'indipendenza delle colonie inglesi dalla madre patria che gravava su di loro con una pressione fiscale avvertita come esorbitante. Ma proprio perchè la rivoluzione significava anzitutto indipendenza dall'Inghilterra, l'atteggiamento iniziale delle diverse chiese e denominazioni protestanti nordamericane nei confronti della rivoluzione dipese in larga misura dai legami che ciascuna di esse aveva con la patria di origine. Così la maggioranza del clero anglicano americano era contraria all'indipendenza come pure lo erano i quaccheri (per il loro caratteristico principio di non violenza), mentre i presbiteriani e i metodisti erano favorevoli e parteggiavano per la rivoluzione. A seguito dell'indipendenza, le chiese scelsero la strada dell'autonomia. Gli anglicani d'America fondarono la Chiesa Protestante Episcopale, con un episcopato proprio e con una versione adattata del Prayer Book.

 

La fine della guerra vide in una posizione più forte i gruppi religiosi che l'avevano favorita, ma la nuova generazione era distratta dai problemi della ricostruzione e da interessi pratici, mostrando uno scarso interesse per la religione. Il livello spirituale della vita di chiesa era sempre decisamente mediocre. Eppure, in quegli anni, avrebbe avuto origine quello che fu chiamato “the second Great Awakening”.

 

Nell'America dell'est, questo secondo grande risveglio ebbe i suoi centri nelle città della costa atlantica e in genere le sue manifestazioni rispecchiavano la situazione culturale e teologica delle grandi chiese ormai istituzionalizzate, quali le presbiteriane e le metodiste. Ad esso si deve la fondazioni di società quali l'American Education Society (1815), la american Bible Society (1816), la American Sunday School Union (1824), la American Tract society (1825), etc.

 

Nell'America del Sud e dell'Ovest, il risveglio a quanto pare ebbe inizio nel 1797 in ambito presbiteriano a seguito della predicazione del Pastore James McGready (1758-1817). Il revival di McGready raggiunse la sua massima espressione nell'estate del 1800 con un grande raduno all'aperto. Ben presto questo genere di raduni diventò una caratteristica distintiva della predicazione nei primi decenni del XIX secolo. Questi “camp meetings” avevano luogo di solito di notte ed alla luce di lanterne e torce, in uno spazio aperto delimitato da tende e carri. La suggestione dell'ambiente, dell'ora e ancor più il tipo di predicazione, provocavano nella folla una profonda emozione, cui seguiva un numero impressionante di conversioni. Anche qui non mancavano manifestazioni esteriori di profonda prostrazione (pianti, grida e svenimenti) o di gioiosa eccitazione.

 

Col tempo, questi grandi raduni evangelistici, iniziarono ad essere organizzati con la collaborazione di diverse chiese e con l'apporto di predicatori che non si sentivano legati ad alcuna denominazione.

Questa caratteristica forma di predicazione revivalista rispondeva ad una esigenza cui le chiese tradizionali non erano preparate a far fronte: quella di adeguarsi al fenomeno della migrazione interna seguendo la popolazione che avanzava negli enormi spazi di terra incolta che si aprivano in occidente.

 

Quel che il protestantesimo dell'Ottocento ha creato di più vivo e significativo sul piano della testimonianza cristiana è quasi sempre dovuto a un uomo o a una donna “risvegliata”. I  protestanti risvegliati di solito non diventano teologi ma predicatori, evangelizzatori, missionari, creatori di opere sociali, fondatori di società di vario genere che furono e sono oggi ancora strumenti essenziali dell'azione cristiana nel mondo.

 

Nacquero diverse iniziative che spesso acquisirono carattere interdenominazionale. Senz'altro fra le più importanti c'è la creazione nel 1804 della Società Biblica Britannica e Forestiera, che svolse un'opera pionieristica per la traduzione della Bibbia in un numero impressionante di lingue e dialetti di tutto il mondo, e per la sua diffusione in tutti i continenti.

 

Poi c'è la Scuola Domenicale, ufficialmente nata a Londra nel 1803, che raccoglieva fanciulli abbandonati e li intratteneva, la domenica, raccontando loro storie dalla Bibbia. Un'altra ancora fu l'Esercito della Salvezza, creato da Booth e organizzato nel 1878 come un corpo militare al servizio di Dio il cui obiettivo era la salvezza delle anime (noti per il motto delle "tre S": Soap, Soup, Salvation). La storia del protestantesimo risvegliato sarebbe sostanzialmente diversa se l'associazionismo cristiano non ne facesse parte. Si tratta di gruppi e movimenti sorti quasi sempre per l'iniziativa privata di singoli credenti o di gruppi di amici con una profonda e dichiarata convinzione di fede. La parola chiave dell'associazionismo protestante è "Society" o "Association".

 

Tra le più note, si ricorda la YMCA (1844) con carattere laico e interdenominazionale; da lì a poco nacque anche la YWCA (1855). Furono organizzazioni ecumeniche ante litteram e hanno svolto in ruolo di primaria importanza nella promozione dell'ideale unitario e nella genesi e animazione del movimento ecumenico.

 

Pressochè parallelamente al “Second Great Awakening” americano, altri movimenti di risveglio avevano luogo in Europa, ovunque vi fosse una presenza protestante.

Ne menziono i principali.

 

In Inghilterra:

Nell'ambito della chiesa anglicana sorse il movimento degli “evangelicals”. I suoi membri appartenevano a quell'anima della Chiesa anglicana che ha sempre guardato alla Riforma come alla propria più autentica matrice. Nonostante ciò non misero mai in discussione le dottrine e la struttura della Chiesa anglicana ma operarono dall'interno per il suo rinnovamento. Charles Simeon (1759-1836) è indubbiamente la figura più importante nel movimento. Simeon attrasse generazioni di studenti con la sua predicazione e contribuì alla fondazione della British and Foreign Bible Society, della Church Missionary Society e della London Jews Society.

Il clima del risveglio favorì in Inghilterra il sorgere di nuove chiese tra cui la Cattolica Apostolica e l'Assemblea dei Fratelli; esse furono espressioni di quella ricerca del genuinamente biblico che caratterizzò tutto il risveglio.

 

In Scozia:

Le prime manifestazioni di un risveglio scozzese risalgono agli ultimi anni del secolo XVIII, ma si svolsero al di fuori della chiesa. Il suo animatore e la sua guida riconosciuta fu Thomas Charlmers (1780-1847) comunemente considerato come la più grande figura del protestantesimo scozzese dopo John Knox. Il risveglio portò alla formazione di una nuova chiesa, la Free Church of Scotland, che si separò dalla chiesa scozzese ufficiale a motivo della sua dipendenza dallo stato e delle idee illuministiche che la caratterizzavano. La Free Church, di cui Charlmers fu un sostenitore, aveva parrocchie proprie ed una facoltà teologica per la formazione dei pastori.

Egli intuì che l'urbanizzazione galoppante imponeva l'adozione, in città, di un nuovo modello di comunità locale, di proporzioni ridotte (400 membri) ma con tutte le funzioni affidate ai laici. Chalmers insisteva molto sull'autonomia, sull'autogoverno e sullo spirito di iniziativa delle singole comunità, dalle quali si sprigionarono in breve tempo incredibili energie spirituali, che si tradussero in una grande messe di risorse umane e finanziarie.

 

In Germania:

Esso fu in parte notevole uno sviluppo del pietismo germanico dei secoli XVII e XVIII. Non fu sentito come qualcosa di nuovo e di estraneo alla tradizione religiosa del paese. La polemica nei riguardi della chiesa costituita non assunse mai toni troppo aspri e piuttosto deboli furono le spinte separatistiche.

Il pietismo aveva educato i tedeschi a coltivare il dissenso senza contrapporlo alla chiesa, incanalandolo nelle attività delle conventicole atte a mantenere viva la fede tradizionale insidiata dalle teologie illuministiche. A poco a poco, concezioni tipiche del pietismo come la conversione personale, la nuova nascita, la santificazione, l'evangelizzazione, entrarono a far parte del patrimonio comune del protestantesimo ortodosso della Germania.

Wurttemberg, caratterizzato da una forte tradizione pietistica, deve essere considerato il primo e il più importante centro di diffusione del risveglio germanico. Qui sono avvenute anche le manifestazioni più radicali del movimento, come lo stretto biblicismo e le attese escatologiche. Il diffuso entusiasmo escatologico, culminante nell'attesa di un imminente ritorno del Cristo, dava luogo ad insofferenza nei riguardi della chiesa ufficiale e a difficili rapporti con l'ordine costituito. Di qui, la decisione di molti di andare ad attendere la parousìa in zone remote del mondo e la conseguente emigrazione verso la Russia meridionale e l'America settentrionale. Conformemente alle predicazioni di Bengel, noto per la sua edizione del NT pubblicata a Tubingen nel 1734 e ricordato per il fatto che introdusse nel pietismo l'interesse per l'apocalittica, il ritorno del Signore era atteso per l'anno 1836.

Anche in altre regioni, come la Sassonia e la Turingia, dove il razionalismo teologico aveva guadagnato terreno all'interno della chiesa, il movimento di risveglio assunse un carattere di vivace reazione. A Turingia la lotta contro il razionalismo trovò un'autorevole guida in Friedrich Hezekiel, sovrintendente generale ad Altenburg. Comparvero uomini in grado di intaccare la supremazia dei razionalisti nella facoltà teologica di Lipsia e nel governo ecclesiastico di Dresda, come Adolf Harless, Franz Delitzsch, Karl Friedrich August Kahnis e Christoph Ernst Luthardt. Anche in Germania non mancò la nascita di associazioni, una per tutte, la filiale della Società Biblica Britannica e Forestiera fondata dai professori della facoltà teologica di Tubingen.

 

L'Illuminismo e il Razionalismo finirono con il rinvigorire un'ideologia atea che prese sempre più spazio all'interno delle comunità del XIX secolo. L'ateismo nell'Ottocento non fu solo vissuto ma anche teorizzato e propagandato. E talvolta agevolato da attacchi interni alla chiesa. Ad esempio, Strauss, nella sua opera “Vita di Gesù”, introdusse la categoria del mito nell'interpretazione del Cristo dei vangeli. Il Cristo della fede annunciato dal NT è una costruzione della comunità primitiva. La fede cristiana veniva così privata da un teologo di ogni attendibilità storica.

 

Gli avvenimenti che portarono a questa situazione videro protagonisti alcuni studiosi, tra cui:

- Schleiermachert

Proprio nel tempo in cui nell'animo di molte persone colte l'arte e la cultura stavano prendendo il posto della religione, sempre più relegata ai margini della vita, un pastore poco più che trentenne rivolse agli intellettuali suoi contemporanei un discorso audace e innovativo che restituiva alla religione la centralità nell'esperienza umana. Quel giovane era Friedrich Schleiermacher (1768-1834). La sua opera era: “Sulla religione. Discorsi rivolti alle persone colte tra coloro che la denigrano”. Il nucleo centrale del suo discorso era che la religione non è scienza, non è morale, non è pensiero, la sua sede non è la ragione o la coscienza o la volontà; la religione è “senso e gusto per l'Infinito” e la sua sede è il sentimento che afferra ogni uomo capace di intuire l'universo e di lasciarlo agire sul suo animo.

Schleiermacher si pone arditamente dalla parte dei “colti detrattori della religione”, gioca con le loro carte, utilizza i loro argomenti per convincerli e vincerli sullo stesso terreno. La critica illuministica era completamente spiazzata: secondo Schleiermacher la religione non è ciò che i suoi critici credevano che fosse, perciò la critica era rivolta fuori dal bersaglio.

La seconda grande opera di Schleiermacher fu “La fede cristiana esposta sistematicamente secondo i princìpi fondamentali della chiesa evangelica” (1821).

Dopo L'Istituzione di Calvino, questa fu la dogmatica che ha esercitato maggiore influenza nella storia del protestantesimo fino a Barth. Si può dire che Schleiermacher è forse il più grande apologeta moderno della fede cristiana. Tutti i suoi sforzi furono tesi a evitare il divorzio, incombente dopo la critica illuministica, tra cristianesimo e scienza, tra fede e cultura.

 

- Hegel

Georg Wilhelm Friedrich Hegel (1770-1831) fu contemporaneo di Scheiermacher. Egli riteneva di aver sanato una volta per tutte quelle frattura intorno alla quale tanto si era affannato Scheiermacher. Non il sentimento, ma la ragione era la via maestra. Per Hegel, filosofia e religione dicono la stessa cosa, solo che la religione si colloca ad un livello inferiore rispetto alla filosofia. La religione è inferiore alla filosofia non sul piano dei contenuti ma su quello del linguaggio.

 

- Kierkergaard

Søren Aabye Kierkegaar (1813-1855) sostiene che la ragione deve morire per comprendere il vangelo e per accettarlo.

Il maestoso edificio teologico-filosofico di Hegel è un castello di carte, dove le carte sono i concetti e le parole che li esprimono: è una pura costruzione verbale.

A fronte di un cristianesimo di massa più che altro sociologico, largamente imborghesito e poco confessante, Kierkegaard ricorda che è solo nella decisione del singolo che si compie il destino del cristiano, perchè la risposta della fede e il suo rifiuto davanti al Dio paradossale dell'evangelo può soltanto essere personale.

 

Risveglio è una metafora, cioè un'immagine presa dalla vita, in cui ad una condizione negativa, definibile come “sonno”, viene contrapposta una condizione positiva, quella dell'essere sveglio, dell'essere desto ed attivo. E' risvegliato ciò che prima dormiva; questo significa che la metafora non è un annuncio di novità, di diversità o di rovesciamento, ma piuttosto uno di ritorno, di restituzione, di ripresa.

 

Le teologie “risvegliate” ben di rado si sollevano ad un vero e proprio ripensamento del dogma. La polemica diretta o indiretta con il razionalismo assorbe le migliori energie delle varie scuola teologiche che fioriscono nell'ambito dei singoli movimenti.

La Bibbia, con tutto quello che essa rappresenta, costituisce l'orizzonte comune di tutti i movimenti di risveglio: essa è la fonte di ispirazione e la norma di tutto quello che viene detto, agitato e fatto.

 

Non c'è stato nella storia del cristianesimo un momento paragonabile a questo, per la considerazione, il rispetto e la devozione di cui fu fatta oggetto la Bibbia.

 

I vari movimenti di risveglio ci fanno assistere al sorgere di un esercito di predicatori, tra i quali sono molti quelli dotati di doni non comuni. Non predicano solo i ministri consacrati, ma anche i laici, e non si predica soltanto nei luoghi di culto ma anche all'aperto. Si predica l'evangelo come se venisse annunciato la prima volta e in termini tanto più drammatici quanto più formale e passiva è la fede degli ascoltatori.

 

 

 

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