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N. 91 - Luglio 2015 (CXXII)

Grande Guerra: Le Navi italiane al fronte
tra storia e solidarietà

di Paolo Speziale

 

Dopo un anno di neutralità l’Italia entra in guerra contro l’Austria-Ungheria in un conflitto che sarà sempre ricordato, anche cento anni dopo, come uno dei più cruenti del Novecento per numeri di morti, feriti e invalidi.

 

La Grande Guerra fu scontro di eserciti, di trincea e di montagna. Ma fu anche una battaglia per la supremazia sul mare. Un accento, questo, che è stato posto con precisione e professionalità, dopo una ricerca documentale e fotografica, da Vincenzo Grienti e Leonardo Merlini nel libro Navi al fronte. La Marina Italiana e la Grande Guerra (Mattioli1885 editore) in libreria in questi giorni. “Un volume che tutti dovrebbero avere nella propria biblioteca perché in modo sintetico permette di individuare i momenti più importanti che hanno caratterizzato la storia della Regia Marina durante il primo conflitto mondiale” ha detto Roberto Olla, giornalista Rai, nel corso della presentazione all’Università Lumsa di Roma.

 

Vincenzo Grienti, giornalista storico ed esperto in comunicazioni sociali e ricerca storica, insieme a comandante Leonardo Merlini, capo sezione editoria dell’Ufficio storico della Marina militare, in occasione del centenario della Grande guerra hanno invitato a “considerare il primo conflitto mondiale non solo come una mera guerra di trincea, ma soprattutto come momento di contesa del potere marittimo e navale legato al dominio del Mar Adriatico”. Una riflessione che si aggiunge a quanto già espresso dall’ammiraglio Franco Prosperini, esperto di storia navale e ricercatore presso l’Ufficio Storico della Marina Militare, nell’introduzione al libro.

 

Per Prosperini il desiderio degli autori, con questo libro, è stato quello “di puntare i riflettori, richiamare l’attenzione del lettore, sull’azione svolta dalla Regia Marina nella lotta sul mare e, specificatamente, sugli uomini che sul mare furono non solo protagonisti ma artefici di una grande vittoria, ricordando – ha aggiunto Prosperini che firma l’introduzione del libro - che il mare nazionale cento anni fa, come anche oggi, rappresentava un sistema di comunicazioni il cui controllo permetteva l’alimentazione della battaglia, non solo, ma soprattutto, il sostentamento materiale delle persone, militari e civili, uomini e donne, che con le loro attività alimentavano il fronte della guerra”.

 

Tuttavia la Regia Marina operò con spirito di sacrificio e massima dedizione non solo sul mare, ma anche sul fronte terrestre, su quello subacqueo e su quello aeronautico, non tralasciando operazioni a carattere umanitario, quali il salvataggio dell’esercito serbo, e di sostegno nel campo sociale, come l’impiego di alcune unità quali “navi asilo”.

 

Il libro è corredato da foto-notizie che, cronologicamente, ripercorrono i momenti salienti di un conflitto che, come ha messo in evidenza il professor Mariano Gabriele, storico navale e presidente onorario della Società italiana di storia militare, “ha una sua funzione verso il pubblico e una sua utilità generale perché promuove l’accesso ad una conoscenza non frenata da barriere scientifiche accentuate che respingono il grande pubblico”. I due autori con Navi al fronte evidenziano come questa è un’occasione, forse unica, di possedere uno strumento che riassume con chiarezza e sinteticità giornalistica l’operato della Marina e della marineria italiana nella Grande Guerra. “La Marina durante la Prima guerra mondiale adottò una strategia di attesa e di deterrenza basata sulla conquista del potere marittimo in Adriatico di cui lo sbarramento del Canale d’Otranto ne fu il più fulgido esempio – spiega Merlini.

 

Grazie all’ammiraglio Paolo Thaon di Revel la Marina approntò le misure necessarie per difendere il patrimonio culturale e artistico italiano a partire da Venezia. Dopo la disfatta di Caporetto la Marina italiana contribuì ad alzare il morale e a dare una svolta alla Grande Guerra attraverso le armi, tutte italiane, della creatività e della genialità, dando vita ad azioni eroiche come la famigerata “beffa di Buccari”, a cui partecipò Gabriele D’Annunzio, l’impresa di Pola e la difficile operazione di Premuda, ad opera di Luigi Rizzo e Giuseppe Aonzo al comando dei MAS 15 e MAS 21. Impresa che la Marina Militare ancora oggi celebra ogni 10 giugno come festa di Forza Armata”.

 

Alle imprese e alle azioni eroiche, secondo Vincenzo Grienti, ci sono da aggiungere le “storie nella storia, cioè quelle imprese compiute quotidianamente dai ufficiali, sottufficiali e marinai che possono essere riscoperte tra le righe dei capitoli del libro Navi al fronte. Ne sono un esempio quelle dei marinai di grondaia narrate da Umberto Fracchia, arrampicati sui tetti di Venezia per difendere la città dagli attacchi aerei austriaci oppure la drammatica storica del marinaio Costerousse che, una volta ferito a morte il comandante del Nieuport su cui volava, si precipita tra i 2mila e i 500 piedi a riprendere i comandi del velivolo – ha spiegato Grienti-. Ma c’è anche la storia dei tanti bambini abbandonati e lasciati alle periferie esistenziali della società che, grazie al sostegno della Marina, riceveranno un’istruzione sulle navi-asilo e impareranno un mestiere inserendosi pienamente nella società”.



 

 

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