[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

175 / LUGLIO 2022 (CCVI)


contemporanea

SULLA RETE DI CONFINE GORIZIA-NOVA GORICA

STORIA DI UN SIMBOLO / PARTE II

di Tullio Aebischer

 

Quando, nel 1975, l’Italia ritenne opportuno chiudere la controversia con lo Stato confinante, approfittò sia di una più favorevole situazione interna che del nuovo clima internazionale scaturito dalla Conferenza di Helsinki dell’agosto 1975 con l’intangibilità delle frontiere disegnate alla fine dalla II Guerra Mondiale.

 

Per quanto riguarda il tratto di confine di Gorizia, il Trattato di Osimo non lo prende in considerazione direttamente anche se ne descrive la delimitazione facendola discendere direttamente dal Trattato di Pace del 1947. Nella pianificazione dei lavori di demarcazione i rispettivi Ministeri degli Esteri indicarono il tratto goriziano (lungo ca. 5.5 km) come prioritario e fu affidato all’Italia.

 

A seguito della ratifica del Trattato di Osimo, il capo delegazione italiano fu il col. B. Leoni, mentre quello jugoslavo fu il col. B. Marijanc. Allegata al verbale della 1a riunione della Commissione Diplomatica vi era la descrizione della linea di confine (delimitazione) definita dal Ministero degli Affari Esteri e il tratto davanti alla stazione fu descritto minuziosamente anche se oggi molti punti di riferimento sono scomparsi. Infine, proprio davanti alla stazione fu deciso di posizionare un termine secondario speciale: quello che diventerà il 57/15. Il termine fu demarcato il 25 ottobre 1977 dal futuro comandante dell’IGM, il ten. C. Colella.

 

Nel marzo 1979 si decise che la nuova recinzione fosse eretta a cura degli organi civili locali esattamente sulla linea di confine e in maniera tale che non ostacolasse la manutenzione dei termini. Rispetto alla vecchia recinzione che correva dal torrente Corno a poco più a nord di via Foscolo, la nuova inizia a nord dal valico di frontiera Salcano I in corrispondenza del termine principale 57 per terminare a sud subito prima del valico di frontiera di San Gabriele. Da parte jugoslava si prolungò la recinzione più a nord, in territorio jugoslavo e a spese sempre jugoslave, fino agli edifici delle officine Gastol. Ancora oggi la vecchia recinzione è visibile e permette di avere una testimonianza di quella che era posta davanti alla stazione Montesanto come alcune immagine e cartoline riportano.

 

Per quanto riguarda l’anno da incidere sui termini, il cosiddetto millesimo, in un primo tempo la parte jugoslava insisté a non scrivere nulla anche se su quelli già demarcati e ripristinati era stato inciso 1947, anno del Trattato di Pace. Alla fine fu concordata l’incisione del millesimo 1947 poiché scrivere 1975 avrebbe dimostrato che il Trattato di Osimo rappresentava una nuova demarcazione del confine.

 

A seguito della caduta del Muro di Berlino nel novembre 1989, alcuni parlamentari italiani organizzarono una manifestazione alla recinzione davanti alla stazione Montesanto chiedendo il ritorno dell’intera città all’Italia. Uno dei manifestanti tentò con un piccone di abbattere il basamento della rete, ma fu subito bloccato dalle forze dell’ordine.

 

Nel settembre 2002 vi fu un primo colloquio tra una delegazione di Gorizia e R. Prodi, allora Presidente della Commissione europea; un secondo colloquio riservato si svolse tra il sindaco di Gorizia V. Brancati, il presidente della provincia di Gorizia G. Brandolin e l’assessore comunale alle politiche europee e ai rapporti con le minoranze D. Terpin. Da quell’incontro ebbe origine la proposta di eliminare un tratto della rete nel piazzale della Transalpina per simboleggiare l’ormai definitiva conclusione di una particolare fase storica.

 

Il 12 febbraio 2004 il sindaco V. Brancati e il collega sloveno M. Brulc abbatterono (in realtà sbullonarono) simbolicamente uno dei pannelli della rete di confine. Pur con alcuni malumori per i problemi di controllo della nuova apertura lungo il confine e per possibili sconfinamenti di clandestini, alla fine del 2003 la decisione di abbattere la rete e il sottostante muretto ebbe l’avallo da parte della Commissione Mista Permanente istituita a seguito dell’Accordo di Udine del 1982.

 

Dopo tale gesto partì il cantiere per dare al piazzale della Transalpina una nuova veste in vista della notte del 30 aprile 2004 quando vi fu la solenne cerimonia per l’ingresso della Slovenia nell’Unione Europea. La rimozione della rete di confine prospiciente l’edificio della stazione e il nuovo look del piazzale hanno di nuovo unito l’area comune delle due città con l’installazione di un mosaico nel centro, o meglio, centrato sul punto di confine 57/15. La piazza avrebbe assunto, a seguito dell’abbattimento della recinzione di confine, il ruolo di luogo urbano del tutto nuovo rappresentando la fusione delle due città di Gorizia e di Nova Gorica in un unico agglomerato in seno all’Unione Europea.

 

Il tratto di recinzione al centro della piazza, della lunghezza di ca. 46 m, fu abbattuto lasciando traccia del suo percorso con una linea di binderi in porfido che, con un’interruzione, attraversa idealmente anche il mosaico. Nell’aprile 2004 al centro del cerchio centrale del mosaico il vecchio termine di confine fu sostituito da una piastra metallica che ufficialmente è il nuovo termine di confine. La presenza di due millesimi su un termine non è usuale. Probabilmente fu fatta per ricordare l’evento. Per la costruzione del mosaico centrato sul punto di confine 57/15, si rese necessario eliminare il termine del 1977. La questione divenne subito spinosa visto che le ipotesi erano tante.

 

Ognuna delle due amministrazioni lo voleva come cimelio nel proprio museo senza rendersi conto che un termine di confine spostato dal suo punto di confine diventa un semplice oggetto, viene spogliato della sua funzione esistenziale. Vi era anche l’ipotesi che il termine fosse portato a Firenze nella sede dell’Istituto Geografico Militare visto che quel tratto di confine è di competenza italiana. Alla fine, per fortuna, fu deciso di lasciare il vecchio termine sulla linea di confine, ma spostato verso sud.

 

A seguito della proclamazione di Gorizia e Nova Gorica a Città della Cultura Europea 2025 si sono pubblicati dei bandi per riqualificare il piazzale della Transalpina. Il progetto vincitore di uno studio di architettura romano prevede un edificio lungo il confine e parallelo al prospetto della stazione novecentesca che si immerge nel terreno proprio in corrispondenza del termine 57/15. L’edificio copertura del museo ipogeo è disegnata come una griglia con elementi modulari mobili ascensionali che diventano tavolo, seduta, palco. Da quello che si è potuto analizzare nessun riferimento al "destino" della linea di confine e dei termini di confine sono specificati dimostrando la presenza "scomoda" di tale testimone del passato recente.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

V. Adami, Storia documentata dei confini del Regno d’Italia. Confine italo-jugoslavo, vol. IV, Roma 1931.

T. Aebischer, 57/15 La linea di confine tra Gorizia e Nova Gorica alla stazione Montesanto, Città di Castello (PG) 2018.

F. Cecotti, B. Pizzamei, Storia del confine orientale italiano 1797-2007. Cartografia, documenti, immagini, demografia, INSMLI, 2007 (CDrom).

M. Dassovich, I molti problemi dell’Italia al confine orientale, Udine, 1989-1990, voll. 2.

A.G.M. de Robertis, Le Grandi Potenze e il confine giuliano 1941-1947, Bari 1983.

A. Favretto, M. Mastronunzio, Integrazione delle cartografie nazionali per le aree transfrontaliere. Un caso applicativo: l’area urbana di Gorizia-Nova Gorica in Bollettino A.I.C., 126-127-128, 2006, pp. 307-316.

G. Giurco, Prospettive della confinistica applicata nella didattica universitaria in M. Stoppa, a cura di: Atti del 51° Convegno Nazionale AIIG (Trieste, 15-21 ottobre 2008) Dalla dissoluzione dei confini alle Euroregioni. Le sfide dell’innovazione didattica permanente, vol. II, Firenze, 2011, pp. 127-139.

P. Karlsen, Frontiera rossa. Il Pci, il confine orientale e il contesto internazionale 1941-1955, Gorizia 2010.

B. Leoni, Come nasce un confine in Rivista Militare, maggio-giugno 1982, 3, CV, pp. 11-24.

C. Maggio, Il confine orientale italiano nei verbali dell’Assemblea Costituente (2 giugno 1946 - 31 gennaio 1948), Trieste 2005.

M. Mastronunzio, Sull’accostamento tra cartografie delle regioni di confine. L’ausilio della ‘mappa di confine tra la R. Italiana e la R.S.F. Jugoslava’ allegata al trattato di Osimo in Bollettino A.I.C., 139 -140, 2010, pp. 241-253.

G. Marrese, Impiego del personale dell’Istituto Geografico Militare sul confine italo-jugoslavo dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi in l’Universo, 5, 1980, pp. 833-856 con due cartine fuori testo.

M. Udina, Gli accordi di Osimo: lineamenti introduttivi e testi annotati, Trieste 1979.

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