SULLA RETE DI CONFINE GORIZIA-NOVA
GORICA
STORIA DI UN SIMBOLO / PARTE II
di
Tullio Aebischer
Quando, nel 1975, l’Italia ritenne
opportuno chiudere la controversia
con lo Stato confinante, approfittò
sia di una più favorevole situazione
interna che del nuovo clima
internazionale scaturito dalla
Conferenza di Helsinki dell’agosto
1975 con l’intangibilità delle
frontiere disegnate alla fine dalla
II Guerra Mondiale.
Per quanto riguarda il tratto di
confine di Gorizia, il Trattato di
Osimo non lo prende in
considerazione direttamente anche se
ne descrive la delimitazione
facendola discendere direttamente
dal Trattato di Pace del 1947. Nella
pianificazione dei lavori di
demarcazione i rispettivi Ministeri
degli Esteri indicarono il tratto
goriziano (lungo ca. 5.5 km) come
prioritario e fu affidato
all’Italia.
A seguito della ratifica del
Trattato di Osimo, il capo
delegazione italiano fu il col. B.
Leoni, mentre quello jugoslavo fu il
col. B. Marijanc. Allegata al
verbale della 1a riunione
della Commissione Diplomatica vi era
la descrizione della linea di
confine (delimitazione) definita dal
Ministero degli Affari Esteri e il
tratto davanti alla stazione fu
descritto minuziosamente anche se
oggi molti punti di riferimento sono
scomparsi. Infine, proprio davanti
alla stazione fu deciso di
posizionare un termine secondario
speciale: quello che diventerà il
57/15. Il termine fu demarcato il 25
ottobre 1977 dal futuro comandante
dell’IGM, il ten. C. Colella.
Nel marzo 1979 si decise che la
nuova recinzione fosse eretta a cura
degli organi civili locali
esattamente sulla linea di confine e
in maniera tale che non ostacolasse
la manutenzione dei termini.
Rispetto alla vecchia recinzione che
correva dal torrente Corno a poco
più a nord di via Foscolo, la nuova
inizia a nord dal valico di
frontiera Salcano I in
corrispondenza del termine
principale 57 per terminare a sud
subito prima del valico di frontiera
di San Gabriele. Da parte jugoslava
si prolungò la recinzione più a
nord, in territorio jugoslavo e a
spese sempre jugoslave, fino agli
edifici delle officine Gastol.
Ancora oggi la vecchia recinzione è
visibile e permette di avere una
testimonianza di quella che era
posta davanti alla stazione
Montesanto come alcune immagine e
cartoline riportano.
Per quanto riguarda l’anno da
incidere sui termini, il cosiddetto
millesimo, in un primo tempo la
parte jugoslava insisté a non
scrivere nulla anche se su quelli
già demarcati e ripristinati era
stato inciso 1947, anno del Trattato
di Pace. Alla fine fu concordata
l’incisione del millesimo 1947
poiché scrivere 1975 avrebbe
dimostrato che il Trattato di Osimo
rappresentava una nuova demarcazione
del confine.
A seguito della caduta del Muro di
Berlino nel novembre 1989, alcuni
parlamentari italiani organizzarono
una manifestazione alla recinzione
davanti alla stazione Montesanto
chiedendo il ritorno dell’intera
città all’Italia. Uno dei
manifestanti tentò con un piccone di
abbattere il basamento della rete,
ma fu subito bloccato dalle forze
dell’ordine.
Nel settembre 2002 vi fu un primo
colloquio tra una delegazione di
Gorizia e R. Prodi, allora
Presidente della Commissione
europea; un secondo colloquio
riservato si svolse tra il sindaco
di Gorizia V. Brancati, il
presidente della provincia di
Gorizia G. Brandolin e l’assessore
comunale alle politiche europee e ai
rapporti con le minoranze D. Terpin.
Da quell’incontro ebbe origine la
proposta di eliminare un tratto
della rete nel piazzale della
Transalpina per simboleggiare
l’ormai definitiva conclusione di
una particolare fase storica.
Il
12 febbraio 2004 il
sindaco V. Brancati e il collega
sloveno M. Brulc abbatterono (in
realtà sbullonarono) simbolicamente
uno dei pannelli della rete di
confine. Pur con
alcuni malumori per i problemi di
controllo della nuova apertura lungo
il confine e per possibili
sconfinamenti di clandestini, alla
fine del 2003 la decisione di
abbattere la rete e il sottostante
muretto ebbe l’avallo da parte della
Commissione Mista Permanente
istituita a seguito dell’Accordo di
Udine del 1982.
Dopo tale gesto partì il cantiere
per dare al piazzale della
Transalpina una nuova veste in vista
della notte del 30 aprile 2004
quando vi fu la solenne cerimonia
per l’ingresso della Slovenia
nell’Unione Europea. La rimozione
della rete di confine prospiciente
l’edificio della stazione e il nuovo
look del piazzale hanno di nuovo
unito l’area comune delle due città
con l’installazione di un mosaico
nel centro, o meglio, centrato sul
punto di confine 57/15. La piazza
avrebbe assunto, a seguito
dell’abbattimento della recinzione
di confine, il ruolo di luogo urbano
del tutto nuovo rappresentando la
fusione delle due città di Gorizia e
di Nova Gorica in un unico
agglomerato in seno all’Unione
Europea.
Il tratto di recinzione al centro
della piazza, della lunghezza di ca.
46 m, fu abbattuto lasciando traccia
del suo percorso con una linea di
binderi in porfido che, con
un’interruzione, attraversa
idealmente anche il mosaico.
Nell’aprile 2004 al centro del
cerchio centrale del mosaico il
vecchio termine di confine fu
sostituito da una piastra metallica
che ufficialmente è il nuovo termine
di confine. La presenza di due
millesimi su un termine non è
usuale. Probabilmente fu fatta per
ricordare l’evento. Per la
costruzione del mosaico centrato sul
punto di confine 57/15, si rese
necessario eliminare il termine del
1977. La questione divenne subito
spinosa visto che le ipotesi erano
tante.
Ognuna delle due amministrazioni lo
voleva come cimelio nel proprio
museo senza rendersi conto che un
termine di confine spostato dal suo
punto di confine diventa un semplice
oggetto, viene spogliato della sua
funzione esistenziale. Vi era anche
l’ipotesi che il termine fosse
portato a Firenze nella sede
dell’Istituto Geografico Militare
visto che quel tratto di confine è
di competenza italiana. Alla fine,
per fortuna, fu deciso di lasciare
il vecchio termine sulla linea di
confine, ma spostato verso sud.
A seguito della proclamazione di
Gorizia e Nova Gorica a Città della
Cultura Europea 2025 si sono
pubblicati dei bandi per
riqualificare il piazzale della
Transalpina. Il progetto vincitore
di uno studio di architettura romano
prevede un edificio lungo il confine
e parallelo al prospetto della
stazione novecentesca che si immerge
nel terreno proprio in
corrispondenza del termine 57/15.
L’edificio copertura del museo
ipogeo è disegnata come una griglia
con elementi modulari mobili
ascensionali che diventano tavolo,
seduta, palco. Da quello che si è
potuto analizzare nessun riferimento
al "destino" della linea di confine
e dei termini di confine sono
specificati dimostrando la presenza
"scomoda" di tale testimone del
passato recente.
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