[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

174 / GIUGNO 2022 (CCV)


contemporanea

SULLA RETE DI CONFINE GORIZIA-NOVA GORICA

STORIA DI UN SIMBOLO / PARTE I

di Tullio Aebischer

 

Il 21 aprile 2022 è iniziata la rimozione della rete verde che segna il confine tra Italia e Slovenia, tra le città di Gorizia e Nova Gorica, sin dai tempi del Trattato di Osimo del 1975. La rimozione odierna, dopo quella del 2004 della parte prospiciente la stazione Montesanto in occasione dell’entrata della Slovenia nell’UE, è stata meno appariscente ed è relativa al GECT (Gruppo europeo di cooperazione territoriale) con il progetto Parco transfrontaliero Isonzo-Soca cofinanziato dal programma di cooperazione territoriale Interreg V-A Italia Slovenia 2014-2020 in vista del 2025, anno nel quale le due città saranno Capitali della cultura europea.

 

Il progetto riguarda una pista ciclabile (denominato “linea di confine”) che dovrebbe costeggiare in territorio sloveno quella che era la rete lungo la Kolodvorska pot dal valico a nord di Salcano I per poi entrare in territorio italiano all’altezza di via Foscolo attraversando il piazzale della Transalpina e percorrere verso sud via Percoto giungendo, così, al valico di San Gabriele per congiungersi a una pista ciclabile preesistente. La rimozione, per ora, non ha interessato il sottostante muretto che corre lungo i bianchi termini di confine demarcati a seguito del Trattato di Osimo del 1975.

 

L’operazione ha subito sollevato partecipazione e incredulità per la scomparsa di un “testimone” di un periodo storico non tanto lontano che diede una fisionomia completamente diversa al ruolo di Gorizia. Le critiche hanno riguardato anche l’aspetto turistico visto che il confine era un’attrazione.

 

Per conoscere la storia della rete si riporteranno le ricerche dell’Autore il cui libro fu presentato nel maggio 2019 proprio sul termine di confine 57/15 al centro del piazzale della Transalpina in occasione della promozione delle due città a Capitale della Cultura europea.

 

Il confine orientale

 

Il territorio tra Italia e Slovenia è un luogo di confini mobili dall’Unità d’Italia a oggi se consideriamo le loro variazioni nel corso del tempo. In questo ambito territoriale si sono succedute negli ultimi 100 anni formazioni politiche molto varie e di breve durata: Regno dei Serbi, Croati e Sloveni (1918-1929), Reggenza Italiana del Carnaro (1920), Stato Libero di Fiume (1920-1924), Stato Indipendente Croato (1941-1945), Territorio Libero di Trieste (1947-1954; mai costituitosi) alle quali si dovrebbero aggiungere anche le occupazioni militari italiana, tedesca e alleata. Per quanto riguarda la diplomazia, questo territorio è stato tema di molti documenti: dal Patto di Londra (segreto, 1915) al Trattato di Osimo (1975), i trattati di Rapallo (1920) e di Roma (1924), il Trattato di Pace di Parigi (1947) seguito dal Memorandum d’Intesa di Londra (1954).

 

I suddetti confini, conseguenza di due guerre mondiali, controllati da militari e da finanzieri, per lunghi anni il luogo del confronto tra est e ovest, segno tangibile della Guerra fredda, la cosiddetta “cortina di ferro da Stettino a Trieste”, oggi sembrano surreali, dei confini inesistenti. L’invalicabilità è stata sostituita con la permeabilità nel linguaggio ufficioso. Si è passati da ‘posto di blocco’ (anni ‘50-’60 del Novecento) al più quotidiano “valico” o “zona di transito confinario”. In un periodo relativamente breve, il confine è diventato luogo di scambio economico, turistico, relazionale anche se barriere interiori sono ancora presenti (vedasi la Relazione della Commissione mista storico-culturale italo-slovena. Relazioni italo-slovene 1880-1956).

 

La zona della stazione Montesanto, a quell’epoca al limite nord-orientale della città, è stata divisa da un confine di Stato nel settembre 1947 col trattato di pace di Parigi. Col tempo, però, l’accostamento con il più famoso Muro di Berlino (1961-1989) è andato scemando sia per l’improponibile paragone, sia per la dimostrazione di una volontà di collaborazione, più che di netta divisione. Il confine deciso dai Quattro Grandi (Stati Uniti, Francia, Unione Sovietica e Gran Bretagna) nel 1947 ha avuto una gestione tormentata tanto che solo col Trattato di Osimo del 1975 si poté dire, anche se con molte voci contrastanti, che il problema dei confini italiani a seguito della IIa Guerra Mondiale fosse stato risolto.

 

Paradossalmente il punto di contatto lungo il confine che ha simboleggiato allo stesso tempo la divisione e l’unione era proprio il termine di confine 57/15 al centro del piazzale della Transalpina. Questo punto di confine esiste ancora in base a quel principio empirico della Storia che per segnare un confine basta una notte, per eliminarlo ci vogliono secoli o una guerra. Oggi il termine originario è stato spostato per far posto a uno che è presente in maniera più discreta: una piastra metallica circolare al centro di un mosaico che porta un messaggio di apertura, di superamento delle vecchie divisioni. Il piazzale è stato reso accessibile al passeggio pedonale sia provenendo dall’Italia che dalla Slovenia. Dopo l’entrata della Slovenia nell’Unione Europea il Goriški Muzej ha allestito una sezione museale dedicata al confine goriziano all’interno della stazione Montesanto.

 

La rete

 

Rievocare la storia della rete è l’occasione per descrivere come nasce un confine, in che maniera viene reso visibile con tutte le problematiche burocratiche che sorgono tra le commissioni e quelle operative sul terreno. Delimitare e demarcare un confine è un’attività che di rado ha spazio sui media, per cui il lavoro quasi anonimo di molte persone, anche anni dopo la fine delle ostilità o la firma di un trattato di delimitazione, deve essere conosciuto e considerato.

 

Per raccontare la storia della rete di Gorizia ci si baserà, in gran parte, su un documento inedito redatto proprio dal capo della missione italiana per la demarcazione del confine a seguito del Trattato di Osimo (1975) l’allora col. B. Leoni: la cosiddetta Relazione Leoni raccoglie tutti i verbali delle varie commissioni, i verbali di demarcazione dei termini di confine, la descrizione del confine e le sue vicende storiche. Una relazione che meriterebbe un’edizione critica.

 

Per quanto riguarda Gorizia, la Linea Francese, quella decisa dai Quattro Grandi, privò la città solo della stazione settentrionale, mentre la provincia perse circa l’80% del suo territorio. Nel febbraio 1947 gli ambasciatori delle Quattro Potenze Alleate chiesero al Governo italiano di procedere immediatamente alla delimitazione provvisoria in modo che le truppe alleate si potessero ritirare dalla Linea Morgan (linea armistiziale) entro i novanta giorni prescritti dal Trattato di Pace. La Commissione Mista italo-jugoslava iniziò i suoi lavori a marzo ma le divergenze in vari settori, tra i quali quello di Gorizia, non permisero un accordo completo e definitivo entro il 15 settembre 1947, data di entrata in vigore del Trattato di Pace a seguito dell’improvvisa ratifica dello stesso da parte dell’URSS. Per tale motivo il Comando Militare Alleato della Venezia Giulia demarcò d’imperio sul terreno una linea di confine, la famosa Linea Bianca.

 

La zona davanti alla stazione Montesanto divenne teatro di accese manifestazioni jugoslave contro il Governo italiano e anche dopo la posa del filo spinato fu ritenuta molto propizia per eventuali espatri clandestini o passaggi di persone o spie. Per tale motivo i graniciari, le truppe jugoslave a sorveglianza del confine, non esitavano a sparare a chi tentasse di sconfinare. Proprio uno di tali mortali accadimenti si ebbe nella tarda serata del 29 giugno 1949. Da dopo l’entrata in vigore del Trattato di Pace, la linea di confine prospiciente la stazione a nord di San Gabriele fu demarcata con alcuni paletti e del filo spinato. Da varie foto si vede che all’inizio la recinzione era praticamente formata da due fili spinati paralleli, per poi aggiungersi il filo spinato arrotolato (concertina). A seguire comparve una rete con basamento e pali in cemento della foggia usata in ambito ferroviario. Infine, la rete odierna fu costruita dopo il termine della demarcazione del Trattato di Osimo per una lunghezza di poco più di 1 km.

 

Nell’ottobre 1953 il Sindaco di Gorizia comunicò al Prefetto che le autorità jugoslave volevano sostituire il fatiscente reticolato con, addirittura, un muro alto 2 m. Ovviamente, il Ministero degli Affari Esteri si oppose alla costruzione del muro che avrebbe reso definitiva la linea di confine provvisoria. Nel marzo 1954 la Presidenza del Consiglio dei Ministri Ufficio Zone di Confine comunicò al Prefetto di Gorizia l’intenzione da parte jugoslava di costruire, invece, una recinzione, definita comunque provvisoria. Il mese successivo fu comunicato all’Italia il vero fine della rete, ossia impedire, per motivi economici, l’esodo clandestino e questo indipendentemente dal consenso dell’Italia. Vista la situazione di non collaborazione e l’impellente necessità jugoslava di chiudere in maniera più sicura e riconoscibile il tratto di confine, nel settembre 1955 il Ministero dell’Interno comunicava al Ministero degli Affari Esteri che la Jugoslavia, e precisamente le ferrovie jugoslave, stavano costruendo una recinzione a pochi centimetri dalla linea provvisoria con un muretto di cemento alto 40 cm e pali di cemento infissi per sorreggere una rete metallica. Il nuovo manufatto aveva un’altezza totale di circa 2 m.

 

Nel 1964 il comune di Gorizia sistemò la fascia di verde da via Foscolo a nord fino all’imboccatura di via Percoto a sud. In corrispondenza di via Caprin e a ridosso di quello che sarà il punto di confine 57/15, si costruì una zona di parcheggio per le auto.

Il confine orientale e i suoi termini furono anche oggetto di azioni dimostrative durante il periodo che in Italia vide il susseguirsi di vari attentati. Notizia di uno di questi, anche se si deve parlare di un tentato attentato, realizzato nell’ottobre 1969 alla recinzione che attraversava la zona prospiciente la stazione Montesanto si ha da una sentenza-ordinanza del Tribunale Civile e Penale di Milano del febbraio 1998. Nel 1969 il termine 57/15 non esisteva e bisogna ricordare che a quell’epoca la recinzione non era estesa come oggi, ma correva dall’altezza di via Foscolo a via di San Gabriele (circa 400 m).

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]