GOLDEN DAWN
SUI MISTERI DELL'Ordine Ermetico
dell'Alba Dorata
di Ivana Londero
Intorno alla Golden Dawn, fondata
a Londra nel 1888, aleggia da sempre
un’aurea di mistero e sospetto. Amata da
molti, criticata da altri, messa in
discussione ripetutamente, ha un’origine
e uno sviluppo difficili da ricostruire.
Anzitutto, gran parte di
quest’avventura, si svolse sotto
l’insegna della segretezza: gli adepti
che iniziavano il cammino erano tenuti a
seguire rigidi protocolli, che
prevedevano punizioni per chi non
rispettava le regole. In secondo luogo,
l’Alba Dorata cercò di legittimare la
sua ragion d’essere, come spesso avviene
nelle società iniziatiche, sulla base di
una storia che parla del ritrovamento di
un manoscritto cifrato, la cui
autenticità è stata molto dibattuta.
Il nome completo della confraternita era
“Hermetic Order of the Golden Dawn”.
La fondarono in tre. Erano tre massoni
di alto grado: William Robert Woodman,
William Wynn Westcott e Samuel Liddell
Mathers. Provenivano dalla Societas
Rosicruciana in Anglia, un ordine
esoterico tuttora esistente. Se qualcuno
più in alto, o più potente, li aiutò a
pensare e a disegnare l’architettura
dell’organizzazione che, per certi
aspetti, è geniale, non ci è dato
saperlo. Conosciamo invece le intenzioni
dei fondatori, che si proponevano di
custodire il tesoro della tradizione
esoterica occidentale e,
contemporaneamente, istruire coloro che
venivano ammessi al cammino iniziatico.
Ma, chi erano i discepoli che, dal 1888
ai primi anni del Novecento, si
lasciarono irretire dal fascino della
Golden Dawn?
Erano un manipolo di appassionati di
scienze occulte? Assolutamente no.
L’equivoco nasce dall’uso improprio che,
oggi, si fa di alcune parole, come ad
esempio i termini occultismo ed
esoterismo, che non hanno lo stesso
significato e non possono essere
sovrapposti. È vero che uomini anche
importanti, appassionati delle arti
occulte, aderirono o si avvicinarono
alla Golden Dawn, ma ciò non deve
meravigliare, perché nella Londra
tardovittoriana, alcune scienze, come lo
spiritismo, andavano di moda.
L’Alba Dorata, però, era tutt’altra
cosa. Era una società iniziatica,
riservata a pochi, anzi a pochissimi.
Chi era ammesso all’Ordine, non doveva
semplicemente camminare lungo il
percorso, le cui tappe erano scandite da
suggestivi cerimoniali, ma vivere la sua
scelta, che era una scelta volontaria e
consapevole, in ogni momento della
giornata, con ogni pensiero e ogni
azione; i traguardi superati regalavano
entusiasmo e soddisfazione e l’Io ne
usciva completamente trasformato.
Alcuni discepoli della Golden Dawn erano
studiosi molto eruditi, parlavano le
lingue moderne, il greco e il latino,
l’ebraico biblico, erano abili
traduttori e conoscevano bene la storia
antica. C’erano anche medici, artisti,
qualche ricco uomo d’affari, parecchi
scrittori epersone di umili origini.
Numerose erano anche le donne, che non
solo erano ammesse, ma potevano aspirare
agli stessi ruoli degli uomini.
Nelle pratiche quotidiane gli studiosi
della Golden Dawn utilizzavano la magia,
intesa come scienza dell’anima e
dell’Io. Era la magia dell’antichità,
diffusa soprattutto in alcuni ambienti
filosofici e religiosi, che non ha nulla
a che vedere con la magia come la
intendiamo noi oggi. Era una forma di
conoscenza superiore, alla quale
potevano accedere solo pochi eletti.
Quello che davvero stupisce sono gli
insegnamenti, che venivano somministrati
agli adepti, e che sembrano precorrere i
tempi delle scienze moderne: l’uso
creativo dell’immaginazione; le tecniche
di autoanalisi utilizzate, che miravano
al miglioramento del sé,
all’accrescimento spirituale; le
corrispondenze tra la psiche umana e i
fattori esterni. Per citare solo un
esempio, i membri dell’Alba Dorata
rispolverarono un vecchio concetto
alchemico, quello del potere
dell’immaginazione, una delle chiavi più
importanti, se non la più importante,
per comprendere l’opus.
Sono concetti che hanno affascinato
soprattutto l’Umanesimo e il
Rinascimento, studiosi eruditi come
Marsilio Ficino e Pico della Mirandola,
e che poi sono stati ripresi dai medici
e dai filosofi del XX secolo. Il grande
merito della Golden Dawn è comunque
quello di aver recuperato le tradizioni
misteriche delle religioni iniziatiche
antiche, tra cui i miti egizi, la
Cabala, le dottrine degli gnostici, la
filosofia di Pitagora e dei
neoplatonici, e di averle organizzate in
un pensiero logico e coerente.
Come abbiano fatto a recuperare scritti
così preziosi, in anni in cui la cultura
non era accessibile a tutti, e come
abbiano fatto a organizzarli in modo
coerente resta un grande mistero. Ecco,
quindi, che torna il dubbio sulla
presenza di una mano invisibile dietro
all’organizzazione.
Ma, purtroppo, sulla Golden Dawn, molte
domande restano senza risposta. I
documenti che ci sono stati tramandati
presentano incongruenze dal punto di
vista storico. Le testimonianze sono
contradditorie. Infine ci sono le
leggende, circolate negli anni, che
hanno reso le acque ancora più torbide.
Dell’ordine più interno, ad esempio, si
sa poco o nulla. Chi fossero i capi
segreti, come controllassero gli altri
ordini, come comunicassero con i livelli
sottostanti, cosa facessero nel
dettaglio, sono misteri che non sono mai
stati svelati.