N. 91 - Luglio 2015
(CXXII)
Giuseppe Vasi da Corleone
Sguardi
su
Roma
di Federica Campanelli
Giuseppe Vasi, nato a Corleone (Palermo) il 27 agosto 1710, è stato architetto nonché tra i più importanti incisori italiani, il cui nome è spesso associato a quello del più celebre Giovan Battista Piranesi, suo allievo. Il Vasi giunse a Roma nel 1736 già educato all'arte incisoria grazie agli studi intrapresi in Sicilia, dove acquisì dai maestri palermitani la tecnica della morsura "per coperture".
L'incisione
per
coperture
successive,
che
consente
l'ottenimento
di
un
migliore
effetto
chiaroscurale,
consiste
nell'eseguire
più
bagni
acidi
(nella
cosiddetta
acquaforte,
cioè
acido
nitrico,
HNO3)
della
matrice
metallica.
Ci
si
basa
sul
principio
per
cui
maggiore
è il
tempo
di
esposizione
del
metallo
all'acido,
più
profondi
saranno
i
solchi
da
esso
provocati
sulla
lastra
(e
viceversa).
Di
conseguenza,
al
momento
della
stampa
si
potranno
ottenere
segni
più
netti
e
scuri
laddove
i
solchi
della
matrice
sono
più
profondi
(poiché
sono
in
grado
di
contenere
più
inchiostro);
all'opposto
si
potranno
ottenere
segni
più
sottili
e
"meno
carichi"
d'inchiostro
da
quei
solchi
più
modesti,
dovuti
a
una
ridotta
esposizione
della
matrice
metallica
all'ambiente
acido.
A
Roma
il
Vasi
ebbe
modo
di
approfondire
e
perfezionare
non
tanto
la
sua
tecnica,
peraltro
già
avanzata,
ma
soprattutto
la
sua
conoscenza
degli
aspetti
classici
e
moderni
della
città,
nonché
gli
eventi
storici
e
artistici
inerenti
l'arte
incisoria
e
grafica
in
generale.
Tale
sensibilità
fu
appresa
confrontandosi
direttamente
con
opere,
stampe
e
matrici
di
grandi
incisori
del
passato,
tra
cui
Jacques
Callot,
Antonio
Tempesta,
Stefano
Della
Bella,
Giovan
Battista
Falda
e
Francesco
Vetturini,
confluiti
nelle
più
importanti
collezioni
e
raccolte
romane
dell'epoca.
Sempre
più
interessato
alla
propria
integrazione
nella
realtà
sociale
ed
economica
romana,
Giuseppe
Vasi
concentrò
la
sua
produzione
artistica
seguendo
principalmente
due
tematiche
di
sicuro
successo
commerciale:
una
di
queste
comprendeva
le
cosiddette
scene
di
genere,
ove
protagonista
era
l'alta
società
romana,
ritratta
perlopiù
in
contesti
di
vita
mondana;
l'altro
filone
tematico
che
il
Vasi
trattò
con
somma
dedizione
fu
quello
delle
vedute
urbane
di
Roma.
Attraverso
quest'ultime
l'artista
siciliano
ha
potuto
raccontare
non
solo
gli
splendori
e il
progresso
della
città
moderna,
ma
anche
il
rapporto
che
l'Urbe
stava
tessendo
con
il
proprio
glorioso
passato,
di
cui
era
sempre
più
consapevole.
Nella
metà
del
XVIII
secolo,
Giuseppe
Vasi
poté
aprire
un
suo
studio-bottega
presso
Palazzo
Farnese
in
Roma,
a
quel
tempo
di
proprietà
di
Carlo
III
di
Borbone,
Re
di
Napoli
e di
Sicilia
(titolo
acquisito
nel
1735),
figlio
ed
erede
di
Elisabetta
Farnese
e
Filippo
V di
Spagna.
La
bottega
del
corleonese
non
si
limitava
però
alla
sola
produzione
di
stampe
a
incisione,
egli
infatti
fu
in
grado
di
promuovere
un'attività
che
fosse
anche
didattica,
condividendo
collezioni
di
antichità,
opere
originali
e
copie
di
reperti
archeologici
che
favorissero
la
conoscenza
del
mondo
classico.
Tra
i
praticanti
del
Vasi
il
più
illustre
fu
il
veneziano
Giovan
Battista
Piranesi,
il
quale
era
giunto
a
Roma
pochi
anni
prima,
nel
1740,
e
che
proprio
dal
Vasi
apprese
le
prime
tecniche
dell'arte
incisoria,
soprattutto
quella
della
morsura
per
coperture.
Ma
Piranesi
ben
presto
si
mise
in
proprio,
avviando
un'attività
che
ricalcava
le
caratteristiche
di
"laboratorio-studio"
del
maestro
Vasi.
Il
fatto
che
Piranesi
sia
stato
(allora
come
adesso)
tra
gli
incisori
più
apprezzati
della
storia
dell'arte,
non
ha
offuscato
l'opera
di
Giuseppe
Vasi,
i
cui
prodotti,
anzi,
continuarono
a
godere
di
grande
successo
commerciale.
Tra
la
fine
degli
anni
'40
e i
primi
anni
'60
del
XVIII
secolo,
egli
diede
alle
stampe
la
grandiosa
opera
dal
titolo
Delle
Magnificenze
di
Roma
antica
e
moderna,
una
raccolta
di
10
libri
contenenti
200
incisioni
che
ritraggono
la
monumentalità
della
città
classica,
ricca
di
quel
fascino
decadente
molto
in
voga
tra
la
committenza
pubblica
e
privata
dell'epoca,
e
l'evoluzione
architettonica
dell'altra
città,
quella
in
divenire.
.
Frontespizio
del
Libro
I
.
Vista
sul
Foro
Romano;
in
primo
piano
l'Arco
di
Settimio
Severo;
in
secondo
piano
il
Tempio
di
Saturno
.
.Porta
Maggiore
Ogni
libro
tratta
uno
specifico
settore
dell'architettura
romana;
l'intera
opera
si
presenta
così
suddivisa:
Le
Porte
e
Mura
di
Roma
(Libro
I,
1747),
Le
Piazze
Principali
di
Roma
(Libro
II,
1752),
Le
Basiliche
e
Chiese
antiche
di
Roma
(Libro
III,
1753),
I
Palazzi
e le
Vie
più
celebri
di
Roma
(Libro
IV,
1754),
I
Ponti
e
gli
edifici
sul
Tevere
(Libro
V,
1754),
Le
Chiese
parrocchiali
(Libro
VI,
1756),
I
Conventi
e
case
di
Chierici
Regolari
(Libro
VII,
1756),
I
Monasteri
e
Conservatori
di
Donne
(Libro
VIII,
1758),
I
Collegi,
Spedali,
e
Luoghi
Pii
(Libro
IX,
1759),
infine
Le
ville
e i
Giardini
più
rimarchevoli
(Libro
X,
1761).
Altra
maestosa
incisione
ad
acquaforte
del
Vasi
è
datata
al
1765;
si
tratta
del
bellissimo
Prospetto
dell'Alma
città
di
Roma
visto
dal
ponte
Gianicolo,
la
cui
intestazione
riporta
«...sotto
gli
auspici
della
Sacra
Real
Maestà
Cattolica
di
Carlo
III...».
La
grande
veduta
misura
2,65
x
1,00
metri
e si
compone
complessivamente
di
12
fogli.
In
quest'opera
è
evidente
la
formazione
d'architetto
del
Vasi,
che
riesce
per
tanto
a
descrivere
con
dovizia
di
particolari
una
delle
città
più
attraenti
d'Europa,
considerata
da
anni
ormai
tappa
imprescindibile
del
Grand
Tour.
Giuseppe
Vasi
morì
a
Roma
il 16
aprile 1782.
.
Prospetto
dell'Alma
città
di
Roma
visto
dal
ponte
Gianicolo