[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 159 / MARZO 2021 (CXC)


moderna

GIOVANNI TRITEMIO

L’ABATE NERO E L’ARTE DELLA SCRITTURA OCCULTA

di Enrico Targa

 

Giovanni Tritemio nome latinizzato da Johann(es) Tritheim, anche detto Giovanni di Trittenheim, nacque nel febbraio 1462 a Trittenheim e morì il 13 dicembre 1516 a Würzburg.

 

Fu abate dell’abbazia benedettina di Sponheim e dal 1506 a Schottenkloster Würzburg, grande studioso versatile e umanista i suoi studi basati su una conoscenza olistica lo resero un noto esoterista, storico, scrittore, lessicografo, astrologo, umanista, crittografo, occultista e uomo universale tedesco.

 

Prima che avesse compiuto il primo anno di vita, suo padre, Johann von Heidenburg , morì e il patrigno, che sua madre Elisabetta sposò sette anni dopo, si oppose strenuamente ai suoi studi e pose numerosi ostacoli sulla via del giovane Tritemio che solo in segreto e con grande difficoltà poté imparare il greco e il latino, e in seguito anche l’ebraico.

 

All’età di 17 anni fuggì dalla casa dei suoi genitori e andò alla ricerca di insegnanti qualificati e noti. Viaggiò attraversando Treviri, Colonia, i Paesi Bassi e Heidelberg, alla fine del gennaio 1482 entrò nell’abbazia benedettina di Sponheim vicino a Bad Kreuznachin.

 

Il 29 luglio 1483, solo un anno e mezzo dopo l’entrata nel convento, fu eletto 25° abate del monastero nonostante fosse il più giovane tra tutti i confratelli. Il 9 novembre dello stesso anno, ricevette la benedizione tramite il vescovo del Mainzer: Berthold von Oberg.

 

Una volta divenuto abate, Tritemio eliminò enfaticamente le precedenti abitudini accomodanti dei monaci e rivoluzionò la vita monastica mediante numerose attività teologiche ed educative. Attraverso questa nuova disciplina volta regolamentare i diritti monastici, riuscì anche a consolidare economicamente le finanze fino ad allora fatiscenti attraverso la creazione nel 1491 di un registro del monastero e di due Weistum (in italiano “saggezza”: è una fonte giuridica medievale per la storia economica e sociale e per la storia giuridica e costituzionale che aveva un ruolo multiforme ma serviva principalmente per regolare la vita del villaggio e l’economia rurale).

 

La sua insolita e rigorosa attività non passò inosservata per molto tempo. Fu subito incaricato come visitatore dei monasteri e dei conventi circostanti e, infine, ottenne la nomina di co-presidente del capitolo generale della Congregazione Bursfeld.

 

Nell’esercizio delle sue attività ufficiali e nel ruolo di predicatore e oratore, Tritemio viaggiò in gran parte della Germania, tutto a vantaggio della sua grande passione, la biblioteca del monastero che poté così rifornire di numerose opere provenienti da tutta la Germania.

 

Quando entrò nel monastero, c’erano all’incirca 48 libri, un numero abbastanza comune per una biblioteca del monastero dell’epoca. Nel 1505, quando Trithemius lasciò Sponheim, la collezione crebbe fino a più di 2.000 copie, una delle più grandi, se non la più grande, biblioteca in Germania che beneficiò della maggior parte delle entrate del monastero.

 

La fama di uomo coltissimo, vivace, ma al tempo stesso rigoroso nella gestione degli enti ecclesiastici, crebbe rapidamente in tutta Europa tanto che Sponheim divenne una meta ambita per i dotti: oltre ai principali umanisti dell’epoca come Johannes Reuchlin, Conrad Celtis, Johann von Dalberg, Dietrich Gresemund e Jakob Wimpheling, Trithemius fu in contatto con i vescovi, principi elettori e persino con l’imperatore Massimiliano I d’Asburgo. Quest’ultimo fu così impressionato dall’eclettismo e dall’onniscienza dell’abate sicché gli commissionò uno studio genealogico della dinastia degli Asburgo.

 

I numerosi ospiti di alto rango oltre a laute entrate economiche causarono disordini e appesantirono il lavoro dei monaci già duramente colpiti dalle riforme rigorose varate da Trithemius che aveva aumentato i giorni di digiuno. La tensione tra l’abate e il convento crebbe e nel 1506 Trithemius trovò una nuova casa nello Schottenkloster Sankt Jakob a Würzburg grazie all’appoggio dell’umanista e principe-vescovo Lorenz von Bibra che nello stesso anno lo nominò abate, un incarico che mantenne fino alla morte avvenuta nel 1516.

 

Finalmente a Sankt Jakob Trithemius fu rispettato per la sua cultura, ma la perdita della sua biblioteca lo offuscò e lo amareggiò per tutta la sua vecchiaia. Fu sepolto nell’abbazia benedettina di Würzburg che dal 1825 divenne la fondazione collegiale di Neumünster.

 

Trithemius nonostante sia considerato uno degli studiosi tedeschi più versatili e importanti del suo tempo non frequentò mai l’università. Oltre alla sua vivace attività intellettuale da autodidatta, fu molto ricercato come insegnante e consulente negli ambienti intellettuali e di corte. Gli amici Johannes Reuchlin e Conrad Celtis elogiarono la sua erudizione, ad esempio Alexander Hegius (Alessandro Hegio in italiano, fu un noto umanista tedesco) riferì di Trithemius con queste parole: «Ho visto la grande, splendente luce del mondo» mentre Il giovane elettore Gioacchino I di Brandeburgo definì Trithemius lo «splendore della nostra epoca».

 

Tritemio scrisse oltre 90 opere di natura linguistica teologica, storica, bibliografica ed esoterica. La sua opera Liber de scriptoribus ecclesiasticis, stampata per la prima volta a Basilea nel 1494, fa un elenco di 962 scrittori ecclesiastici ma la sua indagine intellettuale era dedicata soprattutto allo studio delle lingue comuni e del linguaggio segreto utilizzato negli ambienti esoterici e alchemici (studi che lo impegnarono per oltre 20 anni).

 

Questi interessi trovarono la loro espressione più duratura in due opere crittografiche: prima nella Steganographia (1499-1500), concepita in due versioni e non pubblicata dall’autore, e poi nella Polygraphia (1508-1515) più volte rivista. Nel quinto volume della sua Polygraphia, scritta nel 1508, Trithemius presentò la sua Tabula recta: fu una rappresentazione quadrata delle lettere dell’alfabeto, in cui le lettere di ciascuna riga vengono spostate di un posto più a sinistra e possono quindi essere utilizzate per crittografare i testi.

 

Il Polygraphia a oggi viene considerato il primo libro stampato sull’argomento della crittografia e l’edizione finale è arricchita con una serie di opere raccolte da Tritemio in edizioni separate subito dopo la sua morte. Sebbene rifiutasse l’alchimia volgare, le sue idee, in particolare la sua interpretazione della Tabula Smaragdina, ebbero un impatto sul pensiero alchemico dell’epoca: uno dei suoi studenti fu, non a caso, il grande Heinrich Cornelius Agrippa von Nettesheim considerato il più influente alchimista di ogni tempo, che si trovava a Sponheim nel 1510 e lì elaborò la sua opera principale considerata la pietra miliare del pensiero alchemico: De Occulta Philosophia.

 

In materia di Demonologia, tra le opere principali risaltano le seguenti: Antipalus Maleficiorum, Liber octo questionum e il De Demonibus. Ad esempio è nell’ Antipalus Maleficiorum (1508) che l’Abate riporta un rimedio contro i malefici di streghe, un “bagno purificatorio” e una potente “cera benedetta perfetta” (a base di cenere, acqua benedetta, cera, polveri tratte da sostanze sacre, da portare al collo, a letto, al tavolo e alle porte di casa, sotto forma di piccole croci).

 

Il De Demonibus di Trithemius va letto come un attacco alla magia profana; oltre ad affermare l’esistenza di Dio, dei demoni, delle anime immortali, troviamo qui più razze di demoni, così ci saranno demoni dell’aria, dell’acqua, della terra, del fuoco ecc. La via di accesso ai Demoni, è per Trithemius la turpitudine morale, che viene evidentemente praticata da un tipo di stregoneria malefica; ma anche i peccati dei padri che ricadono sui figli può incidere sul possibile attacco di demoni verso un fanciullo innocente; in ambito più strettamente magico, la rettitudine morale è richiesta come conditio sine qua non, perché è l’operatore che può trattare queste forze, questi enti o spiriti inferiori, per creare come per distruggere. Nell’Antipalus sopra citato l’abate informava che la via di accesso alla stregoneria è rappresentata dal peccato, in particolar modo i cosiddetti peccati mortali (Vitia Capitalia), in quanto la vittima è più vulnerabile, non trovandosi in stato di grazia è priva dell’aiuto celeste.

 

Tra i canali più diretti alla stregoneria diabolica Trithemius riporta quello della lussuria, come il caso dei cosiddetti Incubi e Succubi (questo pensiero è comune a molti maghi sessuali; gli incubi e succubi sono vampiri astrali, corpi astrali di persone morte che si nutrono dell’energia vitale dei viventi); il perché la Magia Sexualis rappresenti il più potente e pericoloso tipo di magia non è trattato in questa sede; per curiosità basta ricordare come nell’ambito veneziano dei Cavalieri dell’Aurea e Rosa Croce, i quali ruotavano intorno alla misteriosa figura di Federico Gualdi, circolasse una Clavis Maioris attribuita allo stesso Trithemius, dove se imparava a far li filtri e obbligar una donna all’amore.

 

Nel Compendium Maleficarum (1608), voluto dalla Curia milanese, che riteneva il frate Francesco Maria Guaccio un esperto in materia, ispirato al Malleus Malleficarum, così come alla Disquisitiones magicae (1589) di Martin del Rio, vi troviamo l’abate Trithemius, citato dal Guaccio come esperto in materia di demonologia: «E così avviene che il mago ha fiducia nel Demonio che crede di poter comandare il Demonio finge di riconoscere il suo imperium, come bene e diffusamente dimostra Abba Tritemio».

 

Trithemius, da operatore del sacro, ritenne che l’Iniziazione non può essere concessa a tutti, che qualsiasi fuga di notizie può ritorcersi contro, che bisogna spogliarsi delle credenze stesse, in quanto la tecnica magica operativa porta l’operante a confrontarsi e a maneggiare delle “Energie” serpentine, che all’occhio profano possono veramente rassomigliare ai cosiddetti diavoli della tradizione giudaico-cristiana, che possono portare alle conseguenti ossessioni e possessioni senza aver intrapreso un percorso Iniziatico con le dovute purificazioni; a proposito della preparazione propedeutica scrisse: «Poi si devono avvisare gli studiosi di quest’arte che non inizio a operare, se prima non siano stati perfettamente preparati in tutte quelle cose che vengono richieste per la pratica della scienza. Infatti non nascondo i molti pericoli che possono esservi per colui che non è molto pratico nell’operare in questa arte»; pertanto fu Trithemius stesso ad ammonire i suoi monaci di stare alla larga dai demoni dopo aver spiegato che due sono le forme di manifestazione diabolica, la prima è la possessione, sensibile ai poteri contrastanti dell’Esorcismo, la seconda, molto più resistente alle tecniche esorcistiche, rientrava nella credenza sopra menzionata, ormai sedimentata nella mente collettiva, circa le conventicole nere di streghe e stregoni partecipanti al Sabba (fisico o astrale), avendo deliberatamente scelto da che parte stare.

 

Concludo questa mia breve esposizione sulla Demonologia di Trithemius con una curiosità risalente al 1507, in una lettera in latino destinata all’astrologo e matematico Johannes Virdung di Heidelberg, Trithemius menzionò per primo il personaggio che sarà ispiratore del patteggiatore diabolico Faust di Goethe, Georgius Sabellicus alias Faustus Junior, come amò definirsi; secondo Leo Ruickbie il vero nome sarebbe stato Georgius von Helmstatt, nato a Knittlingen nel 1466; figura di “trickster”, folle e ciarlatano; le parole di Trithemius saranno dure, descrivendo Sabellicus come ignorante nelle belle lettere, un folle più che un filosofo, meritevole di essere aggiogato a un carro ed esser preso a frustate: «questo vagabondo, questo rimbambito, che osa pubblicamente enunciare dottrine contrarie alla Chiesa, meriterebbe le verghe».

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

E. Sulger-Gebing, in “Zeit. für vergleichende Literaturgeschichte” n.s., 8 (1895) 228-230;

H. Grauert, D. in Deutschland, in “Historisch-politische Blätter” CXX (1897);

F.X. Wegele, in Allgemeine Deutsche Biographie, XXXVIII (1894) 626-630.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]