RIFLESSIONI SU I GIORNI DI
VETRO
LA STORIA SIAMO NOI?
di
Giovanna D’Arbitrio
La storia siamo noi, nessuno si
senta offeso [...], siamo noi che
scriviamo le lettere, siamo noi che
abbiamo tutto da vincere e tutto da
perdere. E poi la gente (perché è la
gente che fa la storia), quando si
tratta di scegliere e di andare, te la ritrovi tutta con gli occhi
aperti, che sanno benissimo cosa
fare: quelli che hanno letto milioni
di libri e quelli che non sanno
nemmeno parlare; Ed è per questo che
la storia dà i brividi, perché
nessuno la può fermare [...].
Vengono in mente i versi della
celebre canzone di Francesco De
Gregori mentre si legge il romanzo
storico di Nicoletta Verna “I
giorni di Vetro”
(Einaudi) che, oltre a drammatici
eventi storici, mette in particolare
rilievo la condizione femminile
durante il fascismo. E, nel
leggerlo, mi sono
chiesta se davvero la storia siamo
noi o se, invece, la subiamo semplicemente.
Forse, in realtà, ci rimane solo la
libertà di reagire agli eventi
imposti da un potere distruttivo,
rischiando la vita per i nostri
ideali.
Il libro viene così presentato: “Redenta
è nata a Castrocaro il giorno del
delitto Matteotti. In paese si
mormora che abbia la scarogna e che
non arriverà nemmeno alla festa di
San Rocco. Invece per la festa lei è
ancora viva, mentre Matteotti viene
ritrovato morto. È così che comincia
davvero il fascismo, e anche la
vicenda di Redenta, della sua
famiglia, della sua gente. Un mondo
di radicale violenza – il Ventennio,
la guerra, la prevaricazione
maschile – eppure di inesauribile
fiducia nell’umano. Sebbene Bruno,
l’adorato amico d’infanzia che le
aveva promesso di sposarla,
incurante della sua «gamba matta»
dovuta alla polio, scompaia senza
motivo, lei non smette di
aspettarlo. E quando il gerarca
Vetro la sceglie come sposa, il
sadismo che le infligge non riesce a
spegnere in lei l’istinto di
salvezza: degli altri, prima che di
sé. La vita di Redenta incrocia
quella di Iris, partigiana nella
banda del leggendario comandante
Diaz. Quale segreto nasconde Iris?
Intenso, coraggioso, I giorni di
Vetro è il romanzo della nostra
fragilità e della nostra ostinata
speranza di fronte allo scandalo
della Storia”
Colpisce il personaggio di Redenta,
ragazza ingenua, ma che con il suo
“sguardo sbilenco” riesce a
percepire ciò che gli altri
ignorano: con coraggio sopporta e
lotta contro il suo aguzzino e la
ferocia del suo tempo. Senz’altro un
romanzo storico che potrebbe fornire
utili riflessioni sui problemi dei
tempî attuali, come ha sottolineato
la stessa autrice affermando quanto
segue: “Ho scelto di raccontare
il passato per parlare della
violenza del presente. Il tema
principale del romanzo è la violenza
come primordiale e inevitabile forma
di interazione fra gli esseri umani.
Questa violenza nel distruggere
determina il progresso: l’evoluzione
è sopraffazione, dunque violenza.
[…] Qualunque invenzione presente
nel romanzo è sottoposta al rigido
vincolo della verità storica frutto
di una corposa ricerca”.
Senz’altro un romanzo drammatico che
ho letto tutto d’un fiato, coinvolta
da uno stile particolare che
inserisce nei discorsi termini
dialettali “italianizzati” ad hoc
forse per una più profonda
immersione del lettore in un ambente
rurale ricco di leggende e
tradizioni, unite purtroppo anche ad
ignoranza, pregiudizi e credenze
popolari: tanti personaggi, buoni o
malvagi, umili o potenti, tutti ben
descritti, personaggi che alla fine
trovano la loro strada in tempi di
efferatezze disumane. Impressionante
il racconto di sadiche violenze che
suscitano orrore e disgusto. Il
libro ha riscosso grande successo.
Ecco alcuni significativi
commenti...
“Questo libro è vivo: fatto di Elsa
Morante e di Renata Viganò. Il
romanzo italiano torna a resistere”;
Roberto Saviano.
“I giorni di Vetro si dimostra
capace di tessere un rapporto ideale
tra i destini minuti delle persone e
la Storia con tanto di maiuscola,
cioè quella grondante di vita,
morte, amor patrio, stragi,
assembramenti, sangue, folla,
congiure […] Questo romanzo ti
arrovella e non ti lascia in pace.
Ha un fuoco ottocentesco e un carico
emotivo estremo, e il suo confronto
con l’estetica e la follia del
fascismo è un dato oggi
attualissimo. Farà parlare di sé”;
Leonetta Bentivoglio.
“Verna ha una voce potentissima,
diversa da tutte, ha come un magnete
interno attorno al quale tutto il
racconto gravita, una tranquillità e
una sicurezza, una calma rovente. Un
tizzone, la letteratura quando
torna”; Concita De Gregorio.
“I giorni di Vetro di Nicoletta
Verna è uno dei libri più neri e
severi che io abbia mai letto, ma
con una luce interna (la
letteratura?) che sorregge il
racconto dalla prima all’ultima
riga, e gli impedisce di soccombere
alla durezza dei fatti. Un grande
libro”; Michele Serra.
“Questo romanzo riesce nell’impresa
quasi impossibile di raccontare la
Resistenza sfuggendo alla retorica.
Per farlo, Verna segue le tracce di
Fenoglio: narra gli esseri umani con
le loro piccole passioni, i loro
amori, le loro insicurezze, e sono
queste ultime più che il coraggio a
fungere da leva per combattere”;
Irene Graziosi.
Nicoletta Verna, nata a Forlì nel
1976, è laureata in Scienza della
Comunicazione. Vive a Firenze dove
si occupa di web marketing nel
settore editoriale. Ha tenuto corsi
su teorie e tecniche della
comunicazione ed è autrice di saggi
sui media, collaborando inoltre
all’Enciclopedia Garzanti della
radio. Ha scritto racconti per le
riviste Pastrengo, Carie letterarie,
Narrandom e Risme. È autrice di
saggi e volumi su media e cultura di
massa. Ha scritto racconti
pubblicati sulle riviste letterarie
Pastrengo, Carie letterarie,
Narrandom. Il suo romanzo d’esordio
“Il valore affettivo” ha ottenuto la
Menzione Speciale della Giuria alla
XXXIII edizione del Premio Italo
Calvino.