N. 72 - Dicembre 2013
(CIII)
Giorgio Tosatti
Il giornalismo sportivo in numeri
di Francesco Agostini
Giorgio
Tosatti
è
stato
senza
ombra
di
dubbio
uno
dei
più
rappresentativi
giornalisti
sportivi
del
panorama
italiano
e
uno
dei
più
rispettati
opinionisti
televisivi.
A
rendere
unico
lo
stile
di
Tosatti
è
stato
soprattutto
il
suo
metodo
d’approccio
al
calcio
giocato,
un
metodo
al
tempo
stesso
nuovo
e
vecchio,
rivoluzionario
e
conservatore.
Ciò
che
maggiormente
ha
caratterizzato,
infatti,
il
suo
“discorso
sul
metodo”
è
stata
l’attenzione
quasi
maniacale
per
i
numeri
e le
statistiche:
secondo
Tosatti,
l’essenza
del
calcio
era
tutta
lì e
per
capire
qualcosa
del
mondo
del
pallone
l’unico
modo
erano,
appunto,
i
numeri.
Solo
essi
non
potevano
mentire.
Il
metodo
tosattiano
era
evidente
nei
suoi
frequenti
interventi,
nelle
veste
di
opinionista,
alla
trasmissione
90°
minuto;
qui,
per
capire
ad
esempio
il
perché
di
un
rendimento
calante
di
una
squadra,
Tosatti
elencava
il
numero
delle
reti
subite.
Era
evidente
che,
se
una
squadra,
numeri
alla
mano,
aveva
subìto
troppe
reti,
la
difesa
aveva
qualcosa
che
non
andava.
Analoga
cosa
per
i
problemi
in
attacco.
La
sterilità
offensiva
veniva
implacabilmente
evidenziata
dai
numeri
che,
con
la
loro
freddezza
matematica,
sbandieravano
la
scarsa
vena
degli
attaccanti.
Freddezza
e
asetticità,
forse,
ma
Tosatti
andava
sempre
al
cuore
del
problema.
A
cosa
serve,
in
fin
dei
conti,
un
attaccante
se
non
segna?
Spesso
gli
allenatori
si
lasciano
abbindolare
dalle
prestazioni,
dal
cuore
che
un
giocatore
mette
sul
campo
e
tralasciano
colpevolmente
i
risultati;
il
mondo
del
calcio
però
è un
ambiente
spietato
in
cui
chi
non
rende
deve
essere
sostituito
immediatamente.
Non
c’è
tempo
per
fermarsi.
Il
padre
di
Tosatti,
anch’esso
giornalista,
era
morto
nel
1949
insieme
al
Grande
Torino
nel
disastro
aereo
di
Superga.
Dal
padre
aveva
ereditato
l’amore
viscerale
per
il
calcio
che
lo
portò
ben
presto
a
farsi
strada
nel
mondo
del
giornalismo
sportivo.
Giovanissimo
iniziò
a
lavorare
per
la
redazione
torinese
di
Tuttosport
per
poi
passare,
sotto
la
supervisione
di
Antonio
Ghirelli,
a un
giornale
storico
come
il
Corriere
dello
Sport.
Qui
Tosatti
mise
subito
in
evidenza
tutto
il
suo
talento
e
nel
giro
di
undici
anni
ne
divenne
il
direttore.
Temuto
e
rispettato
da
tutti,
stabilì
il
record
assoluto
di
vendite
per
il
giornale
romano
nel
giorno
successivo
alla
vittoria
del
campionato
mondiale
di
calcio
del
1982.
Il
titolo,
un
Eroici
scritto
a
caratteri
cubitali,
rimarrà
per
molti
anni
impresso
nella
memoria
di
moltissimi
italiani.
Dopo
l’esperienza
nella
carta
stampata,
Tosatti
sbarcò
in
televisione
nelle
vesti
sia
di
conduttore
che
di
opinionista.
Partecipò
a
tutte
le
trasmissioni
di
maggiore
ascolto,
fra
le
quali
Pressing,
la
Domenica
Sportiva
e il
già
citato
90°
minuto,
programmi
storici
con
un’altissima
visibilità
a
livello
nazionale.
Oltre
alla
carta
stampata
e
alla
televisione
Tosatti
fu
autore
anche
di
libri,
sempre
inerenti
al
mondo
del
calcio
e
dello
sport
in
generale.
Il
primo
lo
dedicò,
ovviamente,
a
quel
Grande
Torino
che
segnò
la
storia
del
calcio
ma
che
gli
tolse
purtroppo
anche
un
padre.
Giorgio
Tosatti
si
spense
nel
2007,
all’età
di
settant’anni,
a
seguito
delle
conseguenze
di
un
intervento
al
cuore
mai
superato
completamente.
Morì,
dunque,
nel
pieno
periodo
di
Calciopoli,
la
bufera
che
aveva
colpito
(per
l’ennesima
volta)
il
mondo
del
calcio
italiano
solo
un
anno
prima
ma
che
lasciava
ancora
evidenti
strascichi.
Il
suo
nome
fu
invano
tirato
in
ballo
ma
nessuna
delle
intercettazioni
ascoltate
rivelò
qualcosa
sul
suo
conto.
Lui,
il
signore
dei
numeri,
rimase
giustamente
al
di
fuori
di
ogni
gioco
sporco
che
invece
coinvolse
molti
suoi
colleghi.
E,
per
la
sua
statura
morale,
non
poteva
essere
altrimenti.