N. 4 - Aprile 2008
(XXXV)
GIORGIO CASTELLI
SE IL CUORE D'UNA STELLA NON BRUCIA PIÙ
di Giulia Gabriele
Era
una sera di fine febbraio come tante, quando senti che
il calore della primavera sta per arrivare, ma il
ghiaccio dell’inverno ancora rende scivolosa l’erba su
cui corri.
Il
sole rosso era ancora lì, tacito spettatore di quello
che sarebbe stato… se solo avesse urlato… e invece un
ragazzo di 16 anni si accascia a terra, leggero come le
foglie d’autunno, il cuore batte lento, sempre più lento
finché non si sente altro che il rumore delle lacrime
che sbattono violente sulla terra ghiacciata, sul viso
senza rossore di un ragazzo speciale, che amava la vita,
il calcio e quel sole che ora cercava di nascondersi
dietro la luna, per rispetto di quella stella che si era
appena spenta.
Io non
conoscevo Giorgio Castelli, ma ricordo bene il dolore di
chi lo ha amato…lo vedo tutti i giorni scolpito sul viso
di queste persone, è come un’ombra che non le abbandona
mai, nemmeno quando è buio.
Per le
lacrime che ho visto, per quelle che ho sentito e per
quelle che sono rimaste sullo sfondo degli sguardi di
molti, posso dire che era una bellissima persona, perché
l’amore quando muore lascia tante lacrime quanto è stato
grande, perché più si ama, più si è sinceri, più si è
leali, più si è speciali essendo normali e più quando
arriva il momento si lascia il vuoto, ricordi che
sembrano perdere significato, momenti che vorresti
riavere accanto, note che ti riportano verso i sorrisi e
voli di farfalla che disturbando il tuo sogno ti
ricordano che la realtà non è passato.
Ma la
cosa che più fa male, è pensare che forse quella stella
avrebbe continuato a bruciare se in campo ci fossero
stati i mezzi adatti per salvare una vita e non sto
parlando di grandi e costosi macchinari, ma di un
semplice defibrillatore che avrebbe aiutato il cuore di
quel ragazzo a ritrovare il ritmo giusto e la luce del
sole rosso.
Mi
auguro che la tragedia che ha colpito Giorgio non si
ripeta e che si riesca a sensibilizzare gli addetti ai
lavori, affinché rendano sicuri i campi che dovrebbero
essere di gioco e non di morte, ma non solo loro, anche
le scuole e chiunque abbia tra le mani la vita di
ragazzi giovani (e non) affinché la scomparsa di Giorgio
e di altri ragazzi come lui non sia stata vana…è
orribile imparare dagli errori quando ci sono in gioco
vite umane, ma sarebbe ancora più terribile voltarsi
dall’altra parte e lasciare che altre lacrime scorrano
sui volti di chi ha amato quel viso ormai spento.
Ed è
qui che entra in gioco la FONDAZIONE “GIORGIO CASTELLI”
O.N.L.U.S., nata in memoria di Giorgio.
“La
Fondazione
è stata creata per sensibilizzare l’opinione pubblica
sull’importanza della prevenzione delle malattie
cardiovascolari, per dare vita a progetti di ricerca
sulle patologie cardiache, per affiancare l’opera dei
medici nella quotidiana lotta contro quella che è la
prima causa di morte nel Mondo occidentale.
Il primo progetto-obiettivo riguarderà
l’addestramento alla rianimazione cardio-respiratoria di
base e all’uso del defibrillatore semiautomatico (BLS-D)
degli operatori che assistono i giovani nella pratica
dell’attività sportiva (allenatori, massaggiatori,
dirigenti accompagnatori).
Alle società di appartenenza che avranno
aderito all’iniziativa sarà fornito un kit per la
rianimazione cardio-respiratoria ed un defibrillatore
semi-automatico. I corsi verranno svolti da personale
esperto ed abilitato, fornito dall’ARES 118-Lazio,
avranno una durata di 5 ore ed alla fine sarà rilasciata
una certificazione attestante, nei termini di legge, la
qualifica di soccorritore non sanitario abilitato alla
pratica della BLS-D. Saranno previsti dopo un anno corsi
di ri-addestramento di breve durata. Organizzeremo
inoltre incontri divulgativi, tenuti da esperti del
settore, con i giovani atleti ed i loro familiari sui
temi del pronto soccorso, della corretta alimentazione e
della lotta al doping sportivo”.
Così si può leggere andando a curiosare
nel sito della Fondazione (www.gc6.org),
che si rivolge “a tutti coloro che hanno a cuore la
propria salute e quella dei loro cari, agli sportivi, a
chi ha un figlio che pratica sport, alle Società e
Federazioni Sportive, alle Autorità competenti, ai
Comuni, alle Organizzazioni del soccorso, ecc.”
Tutto questo con il sottofondo musicale
della bellissima “La leva calcistica” di De Gregori, a
ricordo di un sogno.
I risultati
della Fondazione sono tanti, ma non abbastanza per chi
vuole veramente vedere cambiare le cose in modo
significativo. Da aprile
2006:
- 850
operatori sportivi sono stati formati per la
rianimazione cardio-polmonare BLS-D;
- 106
società sportive hanno partecipato ai corsi tenuti dalla
Fondazione;
- 64
defibrillatori sono stati donati ad altrettante società
sportive.
L’impegno della Fondazione è quello di rendere
consapevoli tutti di quanto la prontezza e la rapidità
in certe circostanze siano fondamentali; infatti in caso
di arresto cardiaco diventa importantissimo sapere come
agire in quanto si hanno massimo 4-5 minuti per
intervenire (tempo insufficiente per far arrivare
l’ambulanza) ed è dunque necessario che ad operare delle
semplici manovre di soccorso siano proprio coloro che
assistono al fatto, che devono essere in grado di
effettuare quelle poche tecniche, che però possono
salvare una vita, come sarebbe potuto essere per quella
di Giorgio.
Il
punto sta nel fatto che ognuno di noi dovrebbe
pretendere che nel campo, nella palestra o nella piscina
dove si allena, ci siano mezzi di pronto intervento per
far fronte ad arresti cardiaci e a qualsiasi altro tipo
di infortunio, perché non ha senso morire mentre si
gioca, non ha senso che a 16 anni si debba dire addio ai
sogni o che l’Amore si trasformi in Lacrime, Dolore,
Rabbia…soprattutto se si riflette sul fatto che un
defibrillatore costa € 1.400 (che è relativamente poco…)
e che società con bilanci di migliaia di euro non ne
abbiano almeno uno nel proprio impianto sportivo o che
società più “povere” si indebitino per avere un prato di
erba sintetica o una migliore illuminazione senza prima
pensare alla salute, anzi, alla vita dei propri
tesserati.
Ed è
anche per questo che la Fondazione “GC6” sta dando vita
a molte iniziate per sensibilizzare l’opinione pubblica
su questo argomento, tra le quali mostre, cene di
beneficenza e convegni; l’ultimo si è tenuto, alla
presenza del Sindaco di Roma Walter Veltroni, il 20
dicembre in Campidoglio.
La mia speranza è che tutto questo non
cada nel silenzio e che anche il mondo chiuso là fuori,
che non conosceva Giorgio, ma che tiene stretti al cuore
altri nomi di altre stelle, alcune spente altre ancora
luminose prenda seriamente a cuore questo argomento.
Perché essere
colti da un arresto cardiaco è molto più facile di
quello che pensiamo: Giorgio poco prima di accasciarsi a
terra aveva stoppato con il petto un pallone.
Questo
articolo è stato scritto a quattro mani, ed è per questo
che vorrei ringraziare Giulia Anello (mia compagna di
classe e amica di Giorgio) per la sua collaborazione,
che mi è stata fondamentale e il cui modo di raccontarmi
del suo amico è stato per me fonte di ispirazione e
riflessione.
Un
grazie va anche a chi vorrà sostenere la Fondazione e si
batterà perché il luogo di gioco dove si allena tutti i
giorni lui o magari i suoi amici, non si macchi di altro
dolore. |