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N. 108 - Dicembre 2016 (CXXXIX)

Giorgio Bassani
Il romanzo di una città

di Alessandro Di Meo

 

Nell’anno che si sta concludendo ricorre il primo centenario della nascita dello scrittore ferrarese Giorgio Bassani, un’occasione che ha incentivato nuovi studi sulla sua opera letteraria e sulla sua attività intellettuale e politica.

 

Bassani nacque a Bologna nel 1916 da una famiglia ebraica benestante di origine ferrarese, città dove trascorse gran parte della sua giovinezza; compì i suoi studi presso il liceo classico “Ludovico Ariosto” e in seguito presso l’Università di Bologna dove si laureò in letteratura italiana con una tesi su Niccolò Tommaseo, discussa con Carlo Calcaterra.

 

A Ferrara Bassani ebbe come docente di greco e latino il professore Francesco Viviani, allontanato dall’insegnamento nel 1936 per la sua avversione al fascismo, ricordato dallo scrittore nel suo romanzo Dietro la porta; sempre in quegli anni Bassani entrò a far parte del club sportivo “Marfisa D’Este”, luogo di ritrovo della borghesia ferrarese, dove iniziò a praticare il tennis e dove conobbe il futuro regista Michelangelo Antonioni, con cui strinse una forte amicizia.

 

Negli anni universitari frequentò le lezioni di Storia dell’arte di Roberto Longhi ed entrò in contatto con la scuola artistica del pittore Giorgio Morandi, ma anche con giovani professori come Giuseppe Dessi, Claudio Varese e Mario Pinna, che lo influenzarono stilisticamente e ne incentivarono le tendenze politiche antifasciste; nel 1935 pubblicò sul “Corriere Padano” di Ferrara il suo primo racconto,  III classe, ispirato ai suoi viaggi di pendolare, iniziando una collaborazione con il giornale per il quale scrisse racconti, poesie e recensioni critiche, continuata fino al 1937.

 

L’emanazione delle Leggi razziali costrinse Bassani a interrompere la sua collaborazione con il “Corriere Padano” e ad insegnare presso la scuola israelitica del ghetto di Ferrara; nel 1940 pubblicò a sue spese la sua prima raccolta di racconti, Una città di pianura, firmato con lo pseudonimo di Giacomo Marchi, in cui per la prima volta Bassani utilizzò la descrizione della città di Ferrara come sfondo unitario delle vicende narrate nei racconti, incentrati sulla crisi della società borghese.    

 

All’inizio degli anni Quaranta Bassani entrò a far parte dei circoli clandestini di opposizione al regime ospitando antifascisti come Ferruccio Parri e Ugo La Malfa; arrestato nel maggio del 1943, nei mesi di prigionia scrisse numerose lettere ai suoi familiari, successivamente pubblicate nella raccolta Di la dal cuore (1984).

 

Scarcerato il 26 luglio in seguito alla caduta del regime, Bassani si trasferì a Firenze dove per vivere iniziò a tradurre libri come La vita privata di Federico II di Voltaire e Addio alle armi di Hemingway; concentrò la sua attività letteraria prevalentemente nella poesia, pubblicando le raccolte Storie dei poveri amanti e altri versi (Roma, 1945), Te lucis ante (Roma, 1946) e Un’altra libertà (Milano, 1951), successivamente riunite in unico volume, L’alba ai vetri. Poesie 1942-1951 pubblicato a Torino nel 1963. In queste raccolte poetiche si affiancarono, alla descrizione lirica dei paesaggi ferraresi e alla tematica del ricordo, le impressioni negative suscitate dalla guerra e dalla prigionia. 

 

Nell’estate del 1945 si spostò per un breve periodo a Napoli, dove entrò a far parte del Partito d’Azione e dove ritrovò numerosi intellettuali, tra cui Longanesi; trasferitosi definitivamente a Roma, continuò la sua attività politica iscrivendosi successivamente al Partito Socialista. Negli anni successivi conobbe Cesare Garboli e la principessa Marguerite Caetani, che nel 1948 fondò la rivista letteraria “Botteghe Oscure”, di cui Bassani fu redattore fino alla sua chiusura, avvenuta nel 1960; negli stessi anni lo scrittore diresse anche la rivista Paragone, fondata da Longhi e da Anna Banti, dove conobbe Pier Paolo Pasolini, che contribuì a far conoscere nel mondo letterario italiano.

   

Nella seconda metà degli anni Cinquanta Bassani iniziò la sua attività di sceneggiatore, lavorando, tra gli altri film, al testo de Le avventure di Mandrin (1952) e de  La donna del fiume, entrambi di Mario Soldati (1954); successivamente collaborò ancora con Soldati per La provinciale (1953), tratto da un racconto di Moravia, I vinti di Antonioni (1953) e Tempi nostri – Zibaldone n.2 (1954) di Alessandro Blasetti.   

    

L’attività di scenografo fu fondamentale per le accuratissime descrizioni della città di Ferrara nei romanzi successivi, le Storie ferraresi, che Bassani iniziò a scrivere negli anni Cinquanta riprendendo alcuni racconti elaborati negli anni precedenti, come La passeggiata prima di cena (1951), Storia d’amore (1951) e Una lapide in via Mazzini (1952) cui aggiunse Gli ultimi anni di Clelia Trotti e Una notte del ’43, entrambi del 1955.

 

Questi racconti furono raccolti in un unico volume, Cinque storie ferraresi, in seguito ripubblicati come volume d’apertura del Romanzo di Ferrara con il nuovo titolo “Dentro le mura”; in questi racconti, ambientati in un periodo che va dal 1938 al 1943, l’elemento centrale è rappresentato dalle vicende della comunità ebraica di Ferrara durante le leggi razziali e le deportazioni in Germania, ma anche della guerra civile, come ne Una notte del ’43, dove il protagonista, Pino Barilari, assiste all’eccidio perpetrato dai fascisti il 15 novembre 1943 (dal racconto fu successivamente tratto un film, diretto da Florestano Vancini nel 1960).

 

Nel 1958 Bassani pubblicò Gli occhiali d’oro, la storia del dottor Athos Fadigati, emarginato per la sua presunta omosessualità e compreso soltanto dal narratore delle vicende, uno studente anche lui escluso dalla vita sociale a causa della sua appartenenza alla comunità ebraica nel periodo delle leggi razziali; da un punto di vista stilistico, in questo romanzo breve compare per la prima volta l’uso della prima persona per la narrazione, che lo scrittore impiegò anche nei romanzi successivi.

 

Nel 1955 Bassani fu tra i fondatori di “Italia Nostra”, un’associazione dedita alla tutela dei beni naturalistici e del patrimonio artistico italiano; divenuto consulente editoriale della Feltrinelli e riuscì a far conoscere in Italia autori come Karen Blixen e Jorge Luis Borges, nel 1957 riuscì a far pubblicare in anteprima mondiale Il dottor Zivago di Pasternak e l’anno successivo pubblicò il romanzo Il gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, già rifiutato dalla Mondadori e dalla Einaudi, che ottenne un grande successo.

 

Nel 1957 iniziò anche a insegnare Storia del Teatro presso l’Accademia d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”, dove ebbe tra i suoi allievi Ugo Pagliai e Carmelo Bene, dedicandosi particolarmente al teatro elisabettiano e al teatro francese del Settecento.

 

Nel 1962 Bassani pubblicò il suo romanzo più celebre, Il giardino dei Finzi-Contini, in cui narrò la storia dell’omonima famiglia ebraica e soprattutto di Micol, una figura affascinante e imprevedibile; Bassani si ispirò durante una gita alla necropoli etrusca di Cerveteri, che gli ricordò la monumentale tomba dei Finzi-Contini e le vicende della famiglia, deportata in Germania nel 1943.

 

Il giardino in cui si svolgono le vicende diventa così una sorta di riparo in cui i protagonisti, tutti appartenenti alla comunità ebraica nel periodo delle leggi razziali, trovano rifugio dall’esclusione sociale; l’io narrante racconta il suo innamoramento per Micol e il romanzo stesso diventa una celebrazione dell’arte come strumento per superare il tempo, un modo per richiamare alla memoria e riportare in vita personaggi e ricordi del passato. Il libro ottenne uno straordinario successo e nel 1970 Vittorio De Sica girò un film liberamente tratto dal romanzo, che non fu approvato da Bassani perché in diversi momenti diverge dalla trama narrata dallo scrittore.

 

Nel 1963 sorsero le prime incomprensioni con la casa editrice Feltrinelli, ormai orientata verso una linea editoriale più sperimentale, fino alla rottura causata dalla pubblicazione del romanzo di Alberto Arbasino Fratelli d’Italia, del quale Bassani suggerì una revisione, ma che invece fu pubblicato dalla Feltrinelli in un’altra collana a insaputa dello scrittore; Bassani fu anche oggetto di feroci critiche avanzate  dal Gruppo ’63, un gruppo di avanguardia letteraria, comprendente tra gli altri Umberto Eco, Elio Pagliarani e Edoardo Sanguineti che polemizzò contro diversi scrittori, soprattutto neorealisti, accusandoli di scrivere romanzi di massa e di utilizzare una scrittura tradizionale.

 

Nel 1964 Bassani pubblicò Dietro la porta, con cui tornò a descrivere la Ferrara degli anni Trenta e l’emarginazione di cui fu oggetto nell’adolescenza; il romanzo non ottenne però il successo del Giardino dei Finzi-Contini e fu trascurato dalla critica. In risposta alle accuse del Gruppo ’63, Bassani lavorò ad un nuovo romanzo, L’airone, pubblicato nel 1969 da Mondadori, con cui rinnovò il suo stile; lo scrittore tornò ad utilizzare la terza persona per narrare la vicenda, ambientata in una sola giornata e incentrata sull’inerzia del protagonista, Edgardo Limentani, la cui angoscia esistenziale è accentuata dalla descrizione del paesaggio nebbioso del basso ferrarese dove si reca a cacciare, fino a ferire un airone senza un motivo.

 

Nel 1973, infine, pubblicò L’odore del fieno, una breve raccolta di racconti che idealmente concluse la sua opera di romanziere, riprendendo e portando a compimento alcune delle storie già contenute nel volume Cinque storie ferraresi; negli anni successivi si dedicò alla sistemazione dei suoi romanzi in un ciclo unico, intitolato Il romanzo di Ferrara, comprendente, nell’ordine, Dentro le mura (rielaborazione delle “Cinque storie ferraresi”), Gli occhiali d’oro, Il giardino dei Finzi-Contini, Dietro la porta, L’airone e L’odore del fieno. Bassani tornò a dedicarsi prevalentemente alla poesia, pubblicando due nuove raccolte, Epitaffio (1974) e In gran segreto (1978); al pari della sua produzione narrativa, anche l’opera poetica fu successivamente rielaborata e pubblicata in un volume unico, In rima e senza, uscito nel 1982.

 

Bassani morì a Roma nel 2000; negli ultimi anni lo scrittore aveva ottenuto numerose onorificenze, che contribuirono a far conoscere anche all’estero la sua opera, considerata una delle più alte testimonianze della cultura ebraica italiana nel periodo della dittatura e dell’immediato dopoguerra, ma anche uno dei vertici della produzione letteraria del Novecento italiano.

 

Le opere di Bassani, incentrate sul tema dell’esclusione sociale e dell’emarginazione, rappresentate dalla condizione degli ebrei ferraresi durante la dittatura fascista, sono allo stesso tempo riflessioni sulla memoria e sul ruolo della letteratura nel descrivere le relazioni impreviste che collegano le vicende umane alla Storia.



 

 

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