N. 138 - Giugno 2019
(CLXIX)
il monumento a GIORDANO BRUNO a campo de' fiori
genesi
dell'iniziativa
-
parte
i
di
Giorgio
Giannini
130
anni
fa
–
ovvero
il 9
giugno
1889
– si
inaugurava
a
Roma,
in
Campo
de’
Fiori,
il
monumento
a
Giordano
Bruno,
proprio
nel
luogo
in
cui
il
filosofo
era
stato
bruciato
vivo
il
17
febbraio
1600.
L’iniziativa
di
erigere
una
statua
in
onore
di
Bruno
partì
da
un
gruppo
di
studenti
romani
dell’Università
‘La
Sapienza’,
i
quali,
il
12
marzo
1876
costituirono
un
Comitato,
che
pubblicò
un
Manifesto
alla
Gioventù
dei
due
Mondi,
con
l’appello
per
una
Sottoscrizione
Universitaria
Internazionale
per
realizzare
il
monumento,
e
organizzò
conferenze
per
far
conoscere
il
pensiero
e le
opere
del
filosofo
nolano
e
sostenere
la
raccolta
dei
fondi.
Il
Comitato
chiese,
nel
marzo
1876,
al
Sindaco
di
Roma
l’adesione
all’iniziativa
e un
contributo
economico.
La
Giunta
Comunale,
il
primo
giugno
del
1877,
concesse
all’unanimità
un
contributo
di
200
lire.
La
raccolta
dei
fondi
procedette
bene
nel
1877.
I
contributi
vennero
anche
dall’estero,
da
parte
di
associazioni
di
liberi
pensatori.
Poiché
la
raccolta
cessò
quasi
completamente
alla
fine
del
1877,
il
14
aprile
1878,
il
Comitato
comunicò
al
nuovo
Sindaco
di
Roma,
che
non
essendo
stati
raccolti
i
fondi
necessari
per
una
statua,
sarebbe
stata
collocata
nella
Piazza
una
lapide.
Chiese
quindi
al
Comune
un
ulteriore
contributo
e la
concessione
di
un’area
in
Campo
de’
Fiori
per
poter
inaugurare
la
lapide
in
occasione
della
commemorazione
di
Giordano
Bruno
del
17
febbraio
1879.
Successivamente,
essendo
ritornato
di
attualità
l’interesse
per
Bruno
dato
che
il
Ministro
della
Pubblica
Istruzione
Francesco
De
Sanctis
aveva
deciso
di
patrocinare
una
edizione
nazionale
delle
opere
latine
del
filosofo
nolano,
il
Comitato
decise
di
riprendere
il
progetto
originario
della
statua.
Così,
nell’estate
1878
il
Comitato
consegnò
al
Comune
quattro
bozzetti
del
monumento,
che
furono
esaminati
nell’aprile
1879
da
una
Commissione
speciale,
di
cui
facevano
parte
alcuni
eminenti
artisti,
fra
i
quali
Ettore
Ferrari.
La
Commissione
non
accolse
nessun
progetto
perché
Bruno
era
rappresentato
in
atteggiamento
da
tribuno
e
non
da
filosofo.
Inoltre
fece
presente
che
si
doveva
affidare
la
realizzazione
del
monumento
a un
artista
designato
con
un
concorso
pubblico.
Alcuni
giorni
dopo,
il
Comitato
annunciò
che
sarebbe
stato
realizzato
in
Campo
de’
Fiori
il
monumento
secondo
il
progetto
elaborato
da
Moschetti.
Il
Comune
però
non
concesse
né
l’area
né
il
nuovo
contributo.
All’inizio
del
1880,
il
Consiglio
Accademico
dell’Università
‘La
Sapienza’
propose
di
erigere
una
lapide
a
Bruno
all’interno
del
cortile
del
palazzo
universitario
in
Corso
Rinascimento,
ma
non
se
ne
fece
nulla.
Il 7
marzo
1880,
il
Comitato
chiese
un
nuovo
contributo
al
nuovo
Sindaco,
ma
la
richiesta
fu
respinta
dalla
Giunta
il
17
marzo.
Analoga
sorte
ebbe
una
seconda
richiesta
presentata
nel
mese
di
dicembre.
Pertanto,
il
Comitato,
lentamente,
andò
esaurendo
la
sua
attività.
Il
secondo
comitato
del
1884
Il
31
maggio
1884,
gli
studenti
dell’Università
di
Roma
decisero
la
costituzione
di
un
nuovo
Comitato
per
l’erezione
del
monumento
a
Giordano
Bruno
nell’Università,
sollecitando
una
raccolta
di
fondi
per
realizzarlo.
Nel
dicembre
1884,
il
Presidente
del
Comitato
propose
di
realizzare,
gratuitamente,
il
monumento
allo
scultore
Ettore
Ferrari,
che
accettò
di
eseguirlo.
Intanto,
nel
gennaio
1885
il
Comitato
decise
di
erigere
il
monumento
non
più
all’Università,
ma
nella
Piazza
Campo
de’
Fiori,
e
lanciò
un
Appello
internazionale
per
la
raccolta
dei
fondi,
redatto
da
Giovanni
Bovio,
al
quale
aderirono
in
pochi
mesi
278
illustri
personalità
italiane
e
straniere,
71
dei
quali
formarono
il
Comitato
Internazionale
d’Onore.
Nel
marzo
1885,
fu
pubblicato
il
Numero
Unico
per
Giordano
Bruno,
un
opuscolo
di
24
pagine,
che
conteneva
alcuni
saggi
sulla
vita
e
sulle
opere
del
filosofo
nolano,
le
lettere
di
adesione
al
Comitato
scritte
da
personaggi
illustri
e il
primo
bozzetto
elaborato
da
Ferrari,
nel
quale
Bruno
è
rappresentato
con
la
mano
destra
levata
in
alto,
nell’atteggiamento
dell’oratore,
e
con
la
mano
sinistra
che
sorregge
un
libro.
Nel
basamento
del
monumento
c’erano
otto
medaglioni,
due
per
ogni
lato,
che
rappresentavano
otto
martiri
dell’Inquisizione.
Ferrari
ne
indicava
solo
cinque
(Jan
Huss,
Michele
Serveto,
Giulio
Cesare
Vanini,
Aonio
Paleario,
Arnaldo
da
Brescia).
Nei
tre
lati
del
basamento
rimasti
liberi
(essendoci
sul
quarto
l’iscrizione
A
Giordano
Bruno
ed
ai
martiri
dell’Inquisizione)
c’erano
tre
bassorilievi,
che
rappresentavano
la
Sentenza
del
S.
Uffizio
di
condanna
di
Bruno,
il
Martirio
di
Huss
e
Arnaldo
da
Brescia
che
parla
al
popolo.
All’inizio
del
1886
la
somma
raccolta
ammontava
a
circa
28.000
lire.
I
contributi
venivano
da
Comuni,
Provincie,
Università,
associazioni
laiche
e
del
libero
pensiero
e
Logge
massoniche.
Però,
circa
la
metà
delle
sottoscrizioni
erano
semplici
disponibilità
a
versare
la
relativa
somma,
che
sarebbe
stata
versata
solo
dopo
che
il
Comune
avesse
concesso
l’area
per
il
monumento
nella
Piazza
di
Campo
de’
Fiori.
Che
ciò
avvenisse,
però,
non
era
affatto
sicuro
per
l’orientamento
clericale
del
Consiglio
Comunale,
controllato
dall’Unione
Romana.
Le
trattative
con
il
Comune per
la
modifica
del
primo
bozzetto
di
Ferrari
Si
avviarono
quindi
delle
trattative
tra
gli
esponenti
moderati
del
Comitato
e il
Comune
per
modificare
il
monumento
al
fine
di
superare
le
resistenze
dell’Amministrazione
Comunale
alla
concessione
dell’area
di
Campo
de’
Fiori.
Si
discussero
tutti
gli
aspetti
del
monumento.
In
particolare,
gli
eretici
raffigurati
nei
medaglioni
furono
ridotti
da
otto
a
quattro,
eliminando
dalla
lista
dei
cinque
indicati
da
Ferrari,
Arnaldo
da
Brescia,
Aonio
Paleario
e
Vanini
e
aggiungendo
ai
due
rimasti
(Jean
Huss
e
Michele
Serveto)
Tommaso
Campanella
e
Galileo
Galilei.
Dai
bassorilievi
si
esclusero
il
Martirio
di
Jean
Huss
e
Arnaldo
da
Brescia
che
parla
al
popolo,
sostituite
da
altre
due
scene
della
vita
di
Bruno
(oltre
alla
Sentenza
del
Sant’Uffizio)
riferite
alla
sua
vita
scientifica:
Bruno
che
studia
il
Sistema
Copernicano
e
Bruno
che
insegna
all’Università
di
Oxford.
Nell’iscrizione
fu
eliminato
il
riferimento
‘ai
martiri
dell’Inquisizione’.
Inoltre,
la
statua
doveva
rappresentato
Bruno
come
filosofo.
Questa
nuova
iconografia
del
monumento
fu
stabilita
nel
contratto
firmato
con
Ferrari
il
20
marzo
1886,
il
quale
preparò
due
bozzetti.
Intanto,
il
13
giugno
1886
si
tennero
le
elezioni
comunali
parziali
(che
si
tenevano
ogni
anno)
nelle
quali
vinse
lo
schieramento
moderato.
Pertanto,
il
Sindaco
Torlonia
continuò
a
temporeggiare
per
la
concessione
dell’area
in
Campo
de’
Fiori.
Il 9
luglio
1886,
il
Presidente
del
Comitato
scrisse
all’Assessore
alla
Pubblica
Istruzione
Tommasini
facendo
presente
che
il
rifiuto
del
Consiglio
Comunale
avrebbe
scatenato
violente
reazioni
non
solo
nella
città
ma
in
tutto
il
Paese,
e
che
il
Comitato
aveva
comunque
fissato
l’inaugurazione
del
monumento
per
il
17
febbraio
1887,
anniversario
della
morte
di
Bruno.
Alla
fine
di
novembre,
l’Assessore
promise
al
Comitato
di
appoggiare
nella
Giunta
Comunale
la
richiesta
per
la
concessione
dell’area
e di
presentarla
in
Consiglio
entro
la
fine
dell’anno.
Il
27
dicembre
1886
Ferrari
inviò
al
Comune
una
piantina
con
l’ubicazione
del
monumento
e un
nuovo
bozzetto
della
statua,
nella
quale
Bruno
è
raffigurato
come
filosofo,
in
atteggiamento
pensoso,
con
le
mani
su
un
libro
chiuso.
Il
Governo
prende
posizione
a
favore
del
monumento
Le
elezioni
comunali
parziali
del
19
giugno
1887
segnarono
il
successo
della
lista
moderata
dell’Unione
Romana
che
conquistò
tutti
i 18
seggi
disponibili,
rafforzando
così
la
maggioranza
clericale
in
seno
al
Consiglio
Comunale.
Questo
rese
ancora
più
difficile
la
concessione
dell’area
per
il
monumento
a
Bruno
a
Campo
de’
Fiori.
Il
30
giugno
1887
il
nuovo
Assessore
alla
Pubblica
Istruzione
Alessandro
Guiccioli
incontrò
il
Comitato
per
conto
del
Sindaco
Torlonia
e
fece
presente
che
l’erezione
del
monumento
a
Campo
de’
Fiori
era
‘una
questione
politica’,
la
cui
soluzione
spettava
quindi
al
Governo
e
non
al
Comune.
Al
riguardo,
il
Sindaco
Torlonia
aveva
chiesto
al
Ministro
dell’Interno
Crispi
un
chiarimento
formale
sull’erezione
del
monumento
a
Bruno
in
Campo
de’
Fiori.
Il
Comitato,
incaricò
Adriano
Lemmi,
membro
del
Comitato
Internazionale
d’Onore
e
Gran
Maestro
del
Grande
Oriente
d’Italia,
di
scrivere
una
lettera
a
Crispi,
per
pregarlo
di
rispondere
subito,
e
favorevolmente,
al
Sindaco.
Il 1
luglio
1887
Adriano
Lemmi
scrisse
a
Francesco
Crispi,
massone
e
Ministro
dell’Interno,
per
cercare
di
superare
le
difficoltà
che
si
frapponevano
alla
erezione
del
monumento
a
Bruno
in
Campo
de’
Fiori.
In
seguito
Crispi
incontrò
il
Sindaco
Torlonia,
al
quale
disse
che
il
Governo
non
si
opponeva
alla
realizzazione
del
monumento
a
Bruno
in
Campo
de’
Fiori.
Inoltre
incontrò
i
rappresentanti
del
Comitato
ai
quali
disse
le
stesse
cose,
che
riportò
poi
nella
lettera
di
risposta
a
Lemmi.
Il 7
agosto
1887,
dopo
la
morte
di
Depretis,
Crispi
divenne
Presidente
del
Consiglio.
La
mobilitazione
per
la
concessione
dell’area
in
Campo
de’
Fiori
Il 4
ottobre
1887
la
Società
dei
reduci
delle
patrie
battaglie
lanciò
la
proposta
della
posa
della
prima
pietra
del
monumento
in
Campo
de’
Fiori
per
il 3
novembre,
ventesimo
anniversario
della
battaglia
di
Mentana
del
3
novembre
1867.
La
cerimonia
però
fu
proibita.
Il
20
gennaio
1888
Guiccioli
ricevette
il
Consiglio
Direttivo
del
Comitato
e il
giorno
seguente
rilasciò
una
dichiarazione
nella
quale
ribadiva
quanto
già
affermato
dall’ex
Sindaco
Torlonia
e
cioè
che
non
riteneva
‘opportuno’
presentare
al
Consiglio
Comunale
la
richiesta
di
concessione
dell’area
per
il
monumento
in
Campo
de’
Fiori
perché
la
discussione
sarebbe
stata
di
‘ordine
filosofico-religioso’,
e
quindi
impropria
per
un
‘organismo
prettamente
amministrativo’
quale
il
Comune.
La
notizia
delle
affermazioni
del
Sindaco
si
diffuse
rapidamente.
Lo
stesso
20
gennaio
gli
studenti
radicali
organizzarono
una
manifestazione
all’Università,
per
cui
il
Rettore
decise
di
chiuderla.
Il
25
gennaio
1888
quattordici
Consiglieri
Comunali,
di
vario
orientamento
politico,
decisero
di
chiedere
l’inserimento
nei
lavori
del
Consiglio
di
una
Mozione
con
la
richiesta
di
concessione
dell’area
per
il
monumento
in
Campo
de’
Fiori.
Il
31
gennaio
1888,
si
riunirono
di
nuovo
i
rappresentanti
delle
associazioni
laiche
e
dei
giornali
liberali,
che
invitarono
l’On.
Menotti
Garibaldi
a
presentare
una
proposta
di
legge
urgente
per
dichiarare
di
‘interesse
nazionale’
il
monumento
a
Bruno
in
modo
da
procedere
all’esproprio
dell’area
per
realizzarlo
in
Campo
di
Fiori.
Le
Feste
Bruniane
del
febbraio
1888
Il
pomeriggio
del
26
febbraio
1888,
invece
che
il
17
per
il
ritardo
nella
preparazione
della
manifestazione,
si
tenne
nell’Aula
Magna
del
Collegio
Romano
una
imponente
commemorazione
della
morte
sul
rogo
di
Bruno.
Quindi
i
numerosi
partecipanti
si
recarono
in
corteo
prima
a
Campo
de’
Fiori,
dove
ci
fu
una
nuova
commemorazione
di
Bruno,
e
poi
sul
Campidoglio,
dove
la
manifestazione
fu
sciolta
dalla
polizia,
poiché
i
manifestanti
volevano
recarsi
a
protestare
in
Piazza
San
Pietro.
Fu
pubblicato
un
secondo
Numero
Unico
su
Giordano
Bruno,
simile
a
quello
del
1885,
con
la
copertina
curata
da
E.
Matania.
Il
Papa
Leone
XIII,
in
un
discorso
ai
Cardinali,
criticò
duramente
le
‘celebrazioni
bruniane’
tenutesi
in
molte
città,
che
erano
“incoraggiate
e
favorite
dagli
stessi
uomini
di
Governo,
non
ad
altro
ordinate
che
ad
insultare,
sotto
i
nostri
occhi,
la
Chiesa,
ad
esaltare
la
ribellione
della
ragione
alla
fede
e ad
aizzare
l’odio
più
satanico
contro
la
divina
istituzione
del
Papato”.