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filosofia & religione


N. 27 - Marzo 2010 (LVIII)

giordano bruno
storia di un "eretico" - parte i

di Giorgio Giannini

 

Il 17 febbraio dell’ Anno Santo 1600  moriva sul rogo a Campo de’ Fiori, a Roma, come “eretico impenitente”, il frate Domenicano Giordano Bruno,considerato il “Martire del Libero Pensiero” per non aver voluto abiurare alle sue teorie, rimanendo fedele alla propria coscienza.

 

Bruno nasce a Nola, nel gennaio o febbraio 1548 da Giovanni, soldato di ventura al servizio degli spagnoli, e da Fraulissa  Savolino, appartenente ad una famiglia di piccoli proprietari terrieri. E' battezzato con il nome di Filippo.

 

Frequenta a Nola i primi studi, alla scuola di Gian Domenico de Jannello ed a quella di  Bartolo Aloia delle  Castelle ; quindi va a  Napoli, ospite dello zio Agostino, per proseguire gli studi in Lettere Umanistiche, in Logica ed in Dialettica nella Libera Università, dove segue anche le lezioni di Dialettica tenute da Giovanni Vincenzo Colle, detto il Sarnese. Studia inoltre la Logica con l'agostiniano Teofilo da Vairano e si appassiona all’Arte della Memoria (Mnemotecnica) in seguito alla lettura di un'opera di Pietro Ravennate.

 

Il 15 giugno 1563, entra come novizio nell'Ordine dei Frati Predicatori (Domenicani),presso il convento di S. Domenico Maggiore a Napoli ed assume il nome di Giordano, forse in onore  del suo maestro di Metafisica, il Domenicano Giordano Crispo.

Il 16 giugno 1566,conclude il noviziato e prende i voti (diventando professo) davanti al Priore Ambrogio Pasqua. Tiene però un comportamento “sospetto”; infatti toglie dalla cella le immagini dei Santi, lasciando solo il crocefisso, e professa dubbi sul dogma della  Trinità . Il maestro dei novizi Eugenio Gagliardo lo accusa di disprezzare il culto di Maria e le immagini dei Santi, però non inoltra la denuncia ai superiori.

Nel 1570, diventa Sottodiacono e nel 1571 Diacono. Nel 1572, è ordinato Sacerdote e celebra la prima messa in Provincia, nel convento di S. Bartolomeo. E' avviato agli studi teologici  superiori presso lo stesso convento di S. Domenico a Napoli.

Nel 1575, ottiene la licenza  in Teologia ed è nominato docente di Teologia nell'Ordine dei  Domenicani. In questo periodo, durante una discussione con dei confratelli sull’eresia ariana, esprime alcune considerazioni  non ortodosse sul dogma della Trinità. Inoltre, è trovato in possesso di una copia delle opere di S.Crisostomo e di S. Girolamo con il commento di Erasmo da Rotterdam, che però egli aveva cancellato. Poichè ha contravvenuto a quanto specificamente stabilito nel Capitolo Generale dell'Ordine del 1569 contro le opere erasmiane, il Padre Provinciale Domenico Vito avvia, all’inizio del 1576, un processo contro di lui per eresia .

 

Nel febbraio 1576, Bruno, temendo di essere arrestato come eretico, fugge a Roma ,dove chiede ospitalità al convento domenicano di S.Maria sopra Minerva.  Roma però, dopo il Concilio di Trento, è diventata il centro della Controriforma. Pertanto Bruno capisce che non può trovare quella libertà di espressione che desidera. Così, nel marzo 1576, lascia la città, vestendo  abiti civili e diventando quindi apostata, e riprende il nome  di Filippo; si reca a Noli (vicino a Savona- appartenente alla Repubblica di Genova), dove rimane quattro mesi, insegnando privatamente  Grammatica e Astronomia.

 

Nel 1577, si reca prima a Savona, poi  a Torino  e ,attraverso il Po, a Venezia, dove fa stampare l'opuscolo De' segni de' tempi, andato purtroppo perduto. Due mesi dopo, a causa della peste scoppiata nella Capitale della Serenissima Repubblica, si reca a Padova, forse attratto dalla fama della locale Università, ed è convinto da alcuni confratelli, a vestire di nuovo l'abito religioso ; poi va  a Brescia, a Bergamo, a Milano, sempre ospitato in conventi dei Domenicani.

 

Ritornato a Torino, Bruno si reca a piedi, attraverso i passi delle Alpi, a Chambery (Svizzera), dove trascorre l’inverno in un convento domenicano, intento a riordinare i propri scritti. Però, la freddezza  dei confratelli lo spinge, nella primavera 1578, a recarsi a Ginevra, dove è accolto dal Marchese di Vico, Gian Galeazzo Caracciolo, che ha fondato dal 1552 nella città una Comunità evangelica formata da italiani fuoriusciti per poter professare liberamente la propria fede religiosa. Bruno lascia definitivamente l'abito religioso e frequenta i Calvinisti.

 

Il 20 maggio 1579, si iscrive nella locale Accademia e per vivere fa il correttore di bozze. Il 6 agosto, pubblica un volantino nel quale illustra venti errori nei quali sarebbe incorso, durante una sola lezione, il docente di filosofia Antoine de La Faye ( un  calvinista fanatico), che lo cita in giudizio per diffamazione. Bruno è arrestato insieme con il tipografo ed al processo deve riconoscere di aver “gravemente errato”.

Bruno lascia quindi Ginevra e si reca in Francia, prima a Lione (dove c’erano numerosi tipografi italiani) e poi a Tolosa, alla cui Università consegue il titolo di Magister artium, discutendo una tesi su Pietro Lombardo, e diventa  Lettore Ordinario (docente) di Filosofia presso la locale Università per circa due anni.

Nell’estate 1581, lascia Tolosa (probabilmente per l’acuirsi della lotta religiosa tra i Cattolici e gli Ugonotti ) e si reca a Parigi, dove si fa conoscere, per la sua attività di studioso, dal Re Enrico III di Valois , che lo protegge e lo nomina Lettore Straordinario (docente) di Teologia  presso il Collège de Cambrai, concedendogli cosi’ ampia libertà di insegnamento, senza dover subire i condizionamenti delle dottrine filoaristoteliche dominanti all’Università parigina.

 

Nel 1582,  pubblica a Parigi la sua prima importante opera, il De umbris idearum, con un'appendice sull'Ars memoriae, dedicata al Re Enrico III.

Durante il soggiorno parigino, Bruno aderisce alla fazione  moderata dei Politiques (Politici) ispirata dal Re, favorevole ad una pacifica convivenza tra Cattolici ed Ugonotti. In questo periodo scrive altre opere, tra le quali la commedia  Candelaio, che è la sua prima opera in italiano volgare. Pubblica anche altre opere: il Cantus Circaeus ( dedicato al Re)  ed il De compendiosa architectura et complemento artis Lulli. Diventa amico di Giovanni Moro , ambasciatore della Serenissima Repubblica Veneta.

Nel marzo 1583, si reca in Inghilterra, munito di una lettera di raccomandazione del Re Enrico III, al seguito dell’ambasciatore francese presso la corte inglese, Michel de Castelnau, Signore de La Mauvissiere. Si fa conoscere dalla Regina Elisabetta. Dopo un breve soggiorno a Londra, va a vivere  a Oxford, ospite del Principe Lasky, presso la cui famosa Università ottiene la Docenza di Teologia e di Astronomia.

In seguito ad una disputa, nella Chiesa della Vergine, con il teologo John Underhill e con altri docenti oxoniensi filoaristotelici, è costretto a lasciare la città e a trasferirsi a Londra, dove è ospitato per circa due anni dall'ambasciatore francese.

 

Negli anni 1584-1585, durante il suo soggiorno a Londra, pubblica  i cosiddetti  Dialoghi italiani: La cena delle Ceneri ( nella quale parla del movimento della Terra intorno al Sole); il De l'Infinito universo et mondi (in cui illustra la sua teoria cosmologica, in difesa della teoria copernicana); il De la causa, principio et uno (in cui espone la sua concezione metafisica del mondo costituito da un “Universo uno, infinito, immobile, impartibile”); lo Spaccio della Bestia trionfante (in cui espone le sue idee sulla riforma morale della Chiesa); la Cabala del cavallo Pegaseo, con l’appendice su L’asino cillenico ( in cui espone le sue idee contro la Teologia aristotelica allora dominante ed i teologi che la sostengono); De gli heroici furori (in cui illustra la sua dottrina etica).

Nella primavera 1585, ritorna a Parigi con l’ambasciatore francese. Cerca di rappacificarsi con la Chiesa, attraverso il Vescovo di Bergamo, Mons.  Ragazzoni, Nunzio Apostolico in Francia, senza però essere costretto a rientrare nell’Ordine Domenicano, ma non ottiene nulla.

 

A Parigi , per vivere, insegna privatamente. Frequenta la Biblioteca di Saint Victor, diretta da Cotin, che raccoglie in un diario molte sue confidenze.

Nel giugno 1586, è costretto a lasciare Parigi, in seguito ad una accesa discussione al Collège de Cambrai sulla filosofia aristotelica ed anche per il prevalere del partito integralista cattolico, che fa capo al Duca di Guisa.  Si reca quindi in Germania. Dopo brevi soggiorni a Magonza, Treviri e Wiesbaden, giunge a Marburgo, probabilmente per insegnare all’Università, ma il Rettore Nigidius, il 25 luglio, non lo autorizza ad insegnare la Filosofia, poichè egli è  “dottore in teologia romana”.

 

Si reca, quindi, nell’agosto 1586, a Wittemberg (capoluogo della Sassonia, considerata l’Atene tedesca) presso la cui Università è ben accolto dal Rettore Mylius che lo nomina Doctor Italus (cioè Docente Straordinario), godendo di ampia libertà di insegnamento: è questo il periodo più bello della sua vita. Pubblica altre sue opere.

Anche l'anno seguente cura altre pubblicazioni, a commento di opere aristoteliche e sulla Mnemotecnica. Però, il nuovo Sovrano calvinista della Sassonia, Cristiano, succeduto ad Alberto, che era luterano, nomina una Commissione per il controllo dell’Università, che mette all’Indice i libri di Bruno.

 

Così, in seguito al prevalere della Chiesa Calvinista su quella Luterana ( alla quale appartenevano i suoi sostenitori), Bruno, l’otto marzo 1588 tiene il discorso  di commiato all’Università con la famosa Oratio valedictoria. Si reca quindi in battello, attraverso la Moldava, a Praga, probabilmente attirato dalla politica liberale, a favore delle scienze, dell'imperatore del Sacro Romano Impero, Rodolfo II d’Asburgo, al quale dedica l’opera  Centum et sexaginta articuli adversus huius tempestatis mathematicos atque filosophos, ricevendo un compenso di 300 talleri. A Praga soggiorna sei mesi e pubblica due altre opere.

Lasciata Praga nell’autunno 1588, arriva il 13 gennaio 1589 a Helmstadt, dove insegna all'Accademia Julia. Riceve un compenso di 80 scudi dal figlio del Granduca  di Braunschweig per l’Oratio consolatoria  (un discorso funebre in onore del padre Giulio, morto il 3 maggio e considerato eretico). In questa città frequenta ambienti luterani e  scrive nuove opere.

 

Poiché anche le  autorità luterane lo considerano ora un indesiderato, il primo luglio 1589 il Pastore Boethius lo espelle dalla città. Si trasferisce quindi a Francoforte, il principale centro editoriale tedesco, dove alloggia in un convento di Carmelitani, nel quale conosce due librai veneziani: Giovanni Battista Ciotto e Giovanni Brictano. A Francoforte pubblica i tre poemi latini dedicati al defunto Duca di Braunschweig.

 

Nel luglio 1590, è costretto a lasciare Francoforte in seguito ad un provvedimento del Senato  e si trasferisce  a Zurigo, dove per vivere impartisce lezioni di Filosofia ad alcuni studenti, tra i quali Raphael Egli, che le raccoglie in un opuscolo pubblicato nel 1609 a Marburgo.

 

Nella primavera 1591, ritorna a Francoforte, dove soggiorna 6 mesi e pubblica altre opere  presso lo stampatore J. Wechel. Si tratta dei poemi latini De triplici minimo et mensura, De monade, numero et figura, De innumerabilibus et immenso et infigurabili.

Nella primavera 1591, riceve , tramite il libraio Ciotto conosciuto a Francoforte, una lettera del nobile veneziano Giovanni Mocenigo che lo invita a Venezia per apprendere l'Arte della memoria (Mnemotecnica).

 

Nell’agosto 1591,giunge a Padova, dove soggiorna tre mesi, impartendo lezioni a studenti tedeschi. Forse spera di insegnare nella locale Università, ai cui docenti è garantita ampia libertà dal Senato Veneto. Però , nel settembre 1591, la sua domanda di insegnamento è respinta. A Padova pubblica il De vinculis in genere.

Nell’ottobre, giunge a Venezia, ospite  del nobile Mocenigo, in Contrà S. Samuele.

All’inizio del 1592, dopo pochi mesi al servizio del nobile veneziano, che è insoddisfatto del suo insegnamento, chiede il permesso di andare a Francoforte per pubblicare alcune sue opere, che però gli è negato.



 

 

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