N. 18 - Giugno 2009
(XLIX)
Le Olimpiadi a
misura d’uomo
La significativa
esperienza dei
"Giochi dei piccoli
stati"
di Simone Valtieri
Immaginiamo
il
presidente
del
Cio
Jacques
Rogge
che,
alle
prese
con
i
preparativi
di
un’Olimpiade,
si
mette
a
svolgere
un
compito
normalmente
assegnato
all’ultimo
delle
migliaia
di
tecnici
impegnati
dietro
l’organizzazione
dell’evento,
come
ad
esempio
la
regolazione
delle
luci
di
un
impianto,
il
montaggio
di
un
pannello,
la
redazione
della
lista
di
iscritti
ad
una
gara.
Impensabile.
é
invece
quello
che
è
accaduto,
fatte
le
dovute
proporzioni,
a
Domenico
Bruschi,
presidente
del
Comitato
olimpico
di
San
Marino
e
promotore,
nel
1985,
di
una
manifestazione
che
arriva
oggi
alla
sua
tredicesima
edizione:
i
Giochi
dei
piccoli
stati
d’Europa.
Nessun
pannello
da
montare
né
luci
da
regolare,
ma
Bruschi
ha
passato
intere
nottate
davanti
alla
sua
macchina
da
scrivere
per
redigere
le
liste
di
partenza
delle
gare
di
atletica
leggera,
come
richiesto
dalla
federazione
internazionale
e
come
ingenuamente
ignorato
dagli
inesperti
organizzatori
dell’evento.
I
Giochi
dei
piccoli
stati
europei
sono
nati
in
questo
clima
di
passione
e
voglia
di
fare,
come
anche
nella
necessità
di
sopperire
alle
lacune
di
un
budget
misero
per
l’organizzazione
di
un
avvenimento
sportivo
comprensivo
di
più
sport
(250
milioni
di
lire).
Lo
scopo
era
quello
di
far
rivaleggiare
tra
loro
atleti
di
Paesi
che
alle
Olimpiadi,
a
causa
dell’esiguo
numero
di
abitanti,
non
potevano
vantare,
salvo
in
rari
casi,
atleti
di
livello
internazionale.
San
Marino
(31
mila
abitanti),
Principato
di
Monaco
(33
mila),
Liechtenstein
(36
mila),
Andorra
(69
mila),
Islanda
(320
mila),
Malta
(410
mila),
Lussemburgo
(472
mila)
e
Cipro
(860
mila)
gli
stati
partecipanti.
Nella
loro
storia
olimpica
gli
atleti
di
queste
nazioni
hanno
raccolto
le
briciole:
due
argenti
e un
bronzo
l’Islanda
(l’unica
a
vincere
medaglie
in
un’edizione
estiva),
un
oro
e
tre
argenti
il
Lussemburgo,
tutti
vinti
da
uno
sciatore
austriaco
naturalizzato,
il
fuoriclasse
Marc
Girardelli,
e
nove
medaglie
il
Liechtenstein,
grazie
al
suo
ottimo
team
di
sci
alpino.
L’idea
di
organizzare
giochi
su
misura
per
i
piccoli
stati
nasce
in
maniera
non
ben
definita
negli
anni
Settanta,
ma
solamente
nel
1981,
all’assemblea
generale
dei
comitati
olimpici
europei,
se
ne
inizia
a
parlare
sul
serio.
La
decisione
finale
è
presa
durante
i
giochi
estivi
di
Los
Angeles
1984,
quando
vengono
redatti
statuto
e
regolamenti.
L’unico
requisito
richiesto
per
poter
partecipare
ai
giochi
è
quello
di
essere
un
Comitato
Olimpico
in
rappresentanza
di
una
nazione
europea
con
meno
di
un
milione
di
abitanti.
Viene
decisa
la
cadenza
biennale
dell’evento
e
disposto
che,
a
turno,
tutti
e
otto
gli
stati
partecipanti
debbano
ospitare
almeno
un’edizione
prima
di
organizzarne
una
seconda.
Gli
sport
inizialmente
in
programma
sono
sette
e
assegnano
49
medaglie:
atletica
leggera,
pallacanestro,
ciclismo,
lotta,
judo,
nuoto
e
tiro.
A
recitare
nella
parte
di
Stati
Uniti
e
Unione
Sovietica,
rivaleggiando
per
la
vittoria
nel
medagliere
finale,
sono,
in
questa
prima
edizione
come
poi
anche
nelle
successive,
Islanda
e
Cipro
che
si
spartiscono
la
maggior
parte
delle
medaglie
in
palio.
Nel
1987
i
giochi
si
spostano
a
Montecarlo.
Nel
principato
monegasco
è
ancora
l’Islanda
a
fare
la
parte
del
leone
davanti
a
Lussemburgo
e
Cipro.
I
giochi
sono
così
avviati.
Nelle
successive
edizioni
l’Islanda
vincerà
il
medagliere
assoluto
fino
al
2007
per
altre
sette
volte,
arrivando
ad
un
totale
di
nove.
Cipro
avrà
la
meglio
nell’edizione
casalinga
del
1989
ed
in
due
edizioni
consecutive,
nel
2003
e
nel
2005.
Questi
numeri
si
tramutano
in
un
sostanziale
equilibrio
tra
le
due
potenze
sportive
che
ad
oggi
contano
796
medaglie
per
l’Islanda
(335
ori)
contro
799
per
Cipro
(304);
gli
atleti
iscritti
alle
gare
sono
nel
tempo
passati
dai
222
del
1985
agli
oltre
mille
del
2007;
le
gare
in
programma
sono
oggi
12
con
il
debutto
di
sport
come
il
tennis,
il
tennistavolo,
la
vela,
il
beach
volley,
la
pallavolo
e
anche
le
bocce,
e
con
le
fugaci
apparizioni
di
discipline
come
il
ciclismo,
il
taekwondo,
lo
squash
e la
mountain
bike.
Il
percorso,
che
oggi
ha
quasi
un
quarto
di
secolo,
non
è
però
sempre
stato
tranquillo.
Nel
1997,
dopo
l’edizione
di
Vaduz,
in
Liechtenstein,
alcuni
membri
dell’AASSE,
(Athetic
Association
of
Small
States
of
Europe)
avevano
dubitato
riguardo
all’opportunità
di
far
continuare
i
Giochi.
Il
comitato
olimpico
lussemburghese
aveva
portato
all’attenzione
dei
massimi
dirigenti
uno
studio
scientifico
ed
economico
sulla
sfavorevole
situazione
costi-ricavi
nell’organizzazione
dell’evento
e
dal
principato
di
Monaco
si
erano
sollevati
malumori
sull’invasione
di
turisti
“poveri”
in
uno
stato
“per
ricchi”.
Invece
a
sostegno
della
sopravvivenza
dei
Giochi
si
schierano
fermamente
tutte
le
più
alte
cariche
di
“Olimpia”,
Juan
Antonio
Samaranch
in
primis,
allora
presidente
del
Comitato
Olimpico
internazionale.
La
sua
presenza
ad
ogni
cerimonia
di
apertura
dei
Giochi
sin
dalla
prima
edizione
era
già
significativa
per
capire
la
simpatia
che
il
Cio
nutriva
per
questa
manifestazione
e
gli
aiuti
economici
promessi
per
ogni
futura
edizione
da
lì
in
avanti,
hanno
fatto
rientrare
qualsiasi
polemica.
Alla
vigilia
della
tredicesima
edizione,
sull’isola
di
Cipro,
la
famiglia
dei
piccoli
stati
partecipanti
aumenta
di
una
nuova
unità:
il
Montenegro
(598
mila
abitanti),
ultimo
nato
dalla
scissione
dell’ex
Jugoslavia
che
farà
il
suo
esordio
nel
2011.
Un’altra
richiesta
di
partecipazione
era
arrivata
da
uno
stato
extra-europeo,
le
isole
Cayman,
che
avevano
proposto
l’allargamento
delle
piccole
Olimpiadi
anche
a
nazioni
di
altri
continenti,
ma i
costi
di
eventuali
e
future
lunghe
trasferte
hanno
rimandato
a
tempi
migliori
il
vaglio
di
questa
ipotesi.
A
breve
potrebbero
entrare
nella
ristretta
famiglia
dell’AASSE
anche
le
isole
Far
Oer,
una
dipendenza
della
Danimarca
che,
pur
non
avendo
un
comitato
olimpico
nazionale,
ha
richiesto
il
consenso
al
Cio
di
poter
aderire
ai
Giochi
dei
piccoli
stati.
Non
sorprende,
d’altronde,
l’entusiasmo
che
una
manifestazione
del
genere
suscita
negli
abitanti
di
nazioni
e
dipendenze
che
quasi
mai
possono
disporre
di
vetrine
internazionali
per
i
loro
giovani
atleti.
A
tal
proposito
resta
nella
storia
ciò
che
Samaranch
disse
nel
2000
a
Losanna,
durante
un’incontro
coi
dirigenti
dei
Paesi
membri
dell’AASSE:
“E’
grazie
a
questi
Giochi
che
molti
atleti,
altrimenti
esclusi
dalle
Olimpiadi
a
causa
delle
ferree
regole
di
ammissione,
possono
regalarsi
importanti
soddisfazioni
agonistiche.
Questa
Olimpiade
particolare
rafforza
il
concetto
del
dilettantismo
ed
incarna
più
di
ogni
altro
evento,
il
vero
spirito
olimpico”.