[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 150 / GIUGNO 2020 (CLXXXI)


filosofia & religione

a proposito di GIOACCHINO DA FIORE

LA CONCEZIONE DELLA STORIA

di Giovanni Pellegrino


Vogliamo evidenziare che le visioni apocalittiche e le attese di un imminente fine del mondo si sono avute più volte, sin dai primi tempi del Cristianesimo, ma Gioacchino da Fiore (1131-1202) è stato il primo a inserirle in un complesso sistema di interpretazione storico-allegorica. Tale interpretazione di Gioacchino, per le sue rivoluzionarie conseguenze, provocò violenti conflitti di opinione, all’interno della Chiesa cattolica.

 

Tali conflitti avvennero nei secoli XIII e XIV e tra l’altro provocarono il ritorno del fervore del Cristianesimo primitivo, nel periodo medievale. Gioacchino intraprese il tentativo rivoluzionario di delineare il nuovo schema di epoche che ampliasse e sostituisse lo schema tradizionale del progresso religioso dall’Antico al Nuovo Testamento.

 

L’oggetto, il fondamento immediato di questa nuova interpretazione della storia come storia della salvezza, era l’Apocalisse di Giovanni con le sue figure e i suoi avvenimenti simbolici. In tale interpretazione della storia di Gioacchino si trova l’espressione “Vangelo Eterno” il titolo con il quale venne più tardi conosciuta la sua teoria. Gioacchino questa espressione in un senso molto più ampio e più specifico applicandola criticamente a un’interpretazione spirituale dell’Antico e Nuovo Testamento.

 

Con l’espressione “Vangelo Eterno” il monaco cistercense vuole intendere che, nell’ultima epoca storica, la Chiesa non sarà più una gerarchia ecclesiastica mondanizzata, bensì una comunità monastica di Santi con la funzione storica di salvare, con estremo sforzo un mondo in dissoluzione.

 

Dopo la morte di Gioacchino tanto i francescani quanto i domenicani avanzarono la pretesa di rappresentare la vera Chiesa poiché seguivano Gesù incondizionatamente in povertà e umiltà nella lettera e nello Spirito. Le scoperte, le visioni e le profezie di una “Età Nuova” formulate da Gioacchino fecero da esca, e operarono come un incanto sui suoi discepoli e seguaci, che nel suo nome scrissero un gran numero di libri, che ebbero una grande diffusione ed esercitarono un’azione di proselitismo su molti teologi e intellettuali di quel periodo storico.

 

Nel mondo cristiano del Medioevo vi fu un momento decisivo quando Gioacchino – tra il 1190-1195 – ebbe una illuminazione, per mezzo della quale gli furono rivelati i segni del tempo,alla luce dell’Apocalisse di San Giovanni. Tale rivelazione fu il risultato improvviso di un lungo sforzo per una comprensione sistematica del destino segreto dell’uomo. A Gioacchino fu rivelato il significato tanto storico quanto mistico dei simboli e delle figure dell’Antico e del Nuovo Testamento che costituiscono un quadro totale della storia della salvezza dal primo inizio, alla fine, al compimento storico dell’Apocalisse.

 

Gioacchino una volta trovata la chiave che svelava il significato misterioso di tutte le immagini e i fatti riuscì a raggiungere una comprensione finale e generale della storia. Nella sua  Expositio in Apocalipsym egli distingueva tra le figure dell’Apocalisse quelle che si erano già realizzate da quelle che ancora non si erano realizzate. In tal modo Gioacchino riuscì a indicare profeticamente gli stadi futuri dello sviluppo provvidenziale nel processo storico.

 

Il tempo decisivo che gli servì come criterio di distinzione tra gli eventi passati e quelli futuri fu il suo stesso secolo in quanto secolo di forte decadenza. Per il monaco cistercense i segni descritti nelle Sacre Scritture mostravano chiaramente l’orrore e la rovina del secolo nel quale egli visse.

 

Lo schema generale dell’acuta interpretazione di Gioacchino si basa sulla teoria della Trinità tre diversi ordini si dispiegano in tre diverse epoche nelle quali si rivelano l’una dopo l’altra le tre persone della trinità. Il primo è l’ordine del Padre, il secondo del Figlio, il terzo dello Spirito Santo. La prima epoca fu iniziata da Adamo nel timore e sotto il segno della legge. La seconda epoca fu fondata da Usia in fede e umiltà sotto il segno del Vangelo. La terza epoca che fu introdotta da San Benedetto in amore e gioia sotto il segno dello Spirito, si compirà con il ritorno di Elia alla fine del mondo.

 

In una medesima epoca coesistono periodi spirituali di differente ordine e significato così, ad esempio, da San Benedetto in poi la Chiesa futura dei monaci esisteva già dentro la chiesa dei sacerdoti. Il primo ordine è storicamente l’ordine degli sposi fondato sul Padre. Il secondo è l’ordine dei sacerdoti fondato sul Figlio; il terzo è l’ordine dei monaci fondato sullo Spirito della Verità. Nella prima epoca regnano la fatica e il lavoro, nella seconda la dottrina e la disciplina, nella terza la contemplazione e la lode. Il primo stadio possiede la Scientia, il secondo la Sapientia ex parte, il terzo la plenitudo intellectus.

 

Gioacchino mette in evidenza che la legge fondamentale dell’attuarsi della salvezza è il continuo progresso dal tempo della Lettera dell’Antico e Nuovo Testamento al tempo dello Spirito. Gioacchino si attendeva la completa libertà dello spirito nell’ultima fase della storia a differenza di Sant’Agostino secondo il quale una libertà perfetta durante la vita terrena era impossibile; così per Gioacchino l’età futura dello Spirito Santo ha le sue anticipazioni nella prima e seconda epoca in quella del Padre e in quella del Figlio.

 

Il monaco cistercense sosteneva che ogni figura e ogni avvenimento del Vecchio Testamento prefigurava una promessa e un simbolo di un avvenimento corrispondente del Nuovo Testamento. Ciò che nella interpretazione di Gioacchino appare nuovo e rivoluzionario è dovuto al suo metodo storico profetico di esegesi allegorica, per il suo carattere allegorico essa non è nuova,ma è soltanto una applicazione coerente della tradizionale esegesi patristica.

 

Tale esegesi servì a Gioacchino non per scopi morali e dogmatici, ma per una comprensione della Rivelazione in base a un essenziale correlazione tra le sacre scritture della storia e tra le loro rispettive interpretazioni. Esse devono illuminarsi reciprocamente se la storia da un lato è realmente ricca di significato religioso e dall’altro lato il Vangelo è il perno del divenire del Mondo.

 

Ammesso che la storia universale è effettivamente storia della salvezza e che la storia della Chiesa è il suo modello, l’unica chiave adeguata alla sua comprensione religiosa devono essere le Sacre Scritture. Sulla base della fede nel carattere ispirato delle Scritture poté dedurne una visione della storia rigorosamente religiosa e scoprire nella storia reale la segreta presenza di significati puramente religiosi.

 

Questo tentativo di spiegare la storia religiosamente e l’Apocalisse di Giovanni storicamente non è altro che una elaborazione della dottrina cristiana che afferma che la Chiesa è il corpo di Cristo e che perciò la sua storia è intrinsecamente religiosa e non semplicemente una parte della storia universale. Per Gioacchino l’interpretazione della storia diviene necessariamente profezia della giusta comprensione del passato dipende dall’adeguata comprensione del futuro in cui i segni premonitori troveranno il loro compimento.

 

Lo schema escatologico di Gioacchino non consiste dunque né in un millennio né nella semplice attesa della fine del mondo, ma in un duplice eskaton (una fase storica finale della storia della salvezza che precede l’eskaton trascendente caratterizzato dalla seconda venuta di Cristo).

 

Il regno dello Spirito per Gioacchino è l’ultima rivelazione che la volontà di Dio sulla terra e nel tempo,ne consegue che per il monaco cistercense la gerarchia papale e sacerdotale è limitata alla seconda epoca della storia.

 

Benché la Chiesa sia fondata su Cristo essa dovrà cedere alla futura chiesa dello Spirito quando la Storia della Salvezza avrà raggiunto il suo compimento. Quest’ultimo passaggio comporta pure l’abolizione della predicazione e dei sacramenti la cui funzione mediatrice diverrà superflua quando si sarà attuato l’ordine dello Spirito in cui si possiede la conoscenza di Dio attraverso la contemplazione immediata.

 

Dobbiamo mettere in evidenza che appartenendo egli stesso alla seconda epoca Gioacchino non trasse dalla sua costruzione storico escatologica nessuna conclusione rivoluzionaria. Egli non criticò la Chiesa del suo tempo né d’altronde tentò di rivoluzionare le istituzioni e i sacramenti esistenti. La sua interpretazione storico escatologica implicava soltanto l’apparizione di un capo messianico che per amore del regno di Cristo doveva portare un rinnovamento spirituale. Per Gioacchino era solamente necessario un rinnovamento spirituale che sarebbe stato generato dall’azione di un novus dux.

 

Le conclusioni rivoluzionarie derivanti dalla concezione della storia di Gioacchino furono tratte soltanto più tardi da uomini dei secoli XIII e XIV, dai francescani spirituali che riconobbero in Gioacchino il Nuovo Giovanni Battista e proclamarono in san Francesco il novus dux dell’ordine dello Spirito.

 

Per tali uomini la Chiesa sacerdotale era di fatto giunta alla fine e tentarono pertanto di trasformare la Chiesa in una comunità dello Spirito Santo dal momento che per loro la regola di San Francesco era la quinta essenza del nuovo ordine, aveva importanza l’ardore dell’attesa escatologica contrapposta allo stato di corruzione assoluta in cui si trovava la Chiesa del loro tempo.

 

Il loro criterio di giudizio sulla corruzione del loro tempo era la vita di San Francesco. E poiché Gioacchino aveva già asserito che entro due generazioni sarebbe scoppiato il conflitto finale tra il Nuovo ordine dello Spirito e le potenze del male i suoi seguaci potevano ancora più decisamente riconoscere nell’imperatore l’Anti Cristo che era considerato tra i seguaci di Gioacchino uno strumento della provvidenza per punire una chiesa corrotta che si opponeva al suo proprio rinnovamento perseguitando i veri imitatori di Cristo.

 

Mentre il messaggio di San Francesco rimaneva nell’ambito dell’escatologia tradizionale i suoi seguaci divennero rivoluzionari interpretando San Francesco se stessi e gli eventi del loro tempo come il compimento della profezia di Gioacchino. Il loro zelo missionario tentò effettivamente l’impossibile: attuare le leggi del Regno di Dio senza compromessi nell’era presente. Perciò essi furono implicati in gravi conflitti, in primo luogo, con i rivali domenicani, in secondo luogo, con l’imperatore Federico II e infine con la Chiesa cattolica romana.

 

Nella sua lotta contro i seguaci di Gioacchino la Chiesa fu intransigente e pertanto la fine del movimento dei seguaci di Gioacchino fu altrettanto definitiva quanto radicali erano state le sue aspirazioni. L’applicazione delle profezie di Gioacchino in chiave rivoluzionaria non era né nelle previsioni né nelle intenzioni del loro autore, ma risultò come naturale conseguenza del suo metodo.

 

Infatti, Gioacchino proclamando l’arrivo del Nuovo ordine dello Spirito pose in discussione implicitamente non solo l’autorità tradizionale della Chiesa, ma anche il potere temporale del suo tempo. La Chiesa per difendersi dai seguaci di Gioacchino dovette insistere sulla distinzione tradizionale tra l’Antico e Nuovo Testamento escludendo la possibilità dell’esistenza del terzo Ordine profetizzato da Gioacchino. La Chiesa infine accentuò il carattere extrastorico del compimento ultimo ribadendo l’immutabilità della sua presenza e frenando il fervore escatologico dei seguaci di Gioacchino.

 

È da mettere in evidenza che l’attesa di Gioacchino di una nuova età di perfezione poteva avere due effetti opposti: da un lato poteva promuovere l’austerità della vita spirituale di fronte alla mondanità della Chiesa e questo era nelle sue intenzioni, ma poteva anche al contrario incoraggiare la tendenza a nuove realizzazioni.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]