filosofia & religione
a proposito di
GIOACCHINO DA FIORE
LA CONCEZIONE DELLA STORIA
di
Giovanni Pellegrino
Vogliamo evidenziare che le visioni
apocalittiche e le attese di un
imminente fine del mondo si sono avute
più volte, sin dai primi tempi del
Cristianesimo, ma Gioacchino da Fiore
(1131-1202) è stato il primo a inserirle
in un complesso sistema di
interpretazione storico-allegorica. Tale
interpretazione di Gioacchino, per le sue
rivoluzionarie conseguenze, provocò
violenti conflitti di opinione,
all’interno della Chiesa cattolica.
Tali conflitti avvennero nei secoli XIII
e XIV e tra l’altro provocarono il
ritorno del fervore del Cristianesimo
primitivo, nel periodo medievale.
Gioacchino intraprese il tentativo
rivoluzionario di delineare il nuovo
schema di epoche che ampliasse e
sostituisse lo schema tradizionale del
progresso religioso dall’Antico al Nuovo
Testamento.
L’oggetto, il fondamento immediato di
questa nuova interpretazione della
storia come storia della salvezza, era
l’Apocalisse di Giovanni con le sue
figure e i suoi avvenimenti simbolici.
In tale interpretazione della storia di
Gioacchino si trova l’espressione
“Vangelo Eterno” il titolo con il quale
venne più tardi conosciuta la sua
teoria. Gioacchino questa espressione in
un senso molto più ampio e più specifico
applicandola criticamente a
un’interpretazione spirituale
dell’Antico e Nuovo Testamento.
Con l’espressione “Vangelo Eterno” il
monaco cistercense vuole intendere che,
nell’ultima epoca storica, la Chiesa non
sarà più una gerarchia ecclesiastica
mondanizzata, bensì una comunità
monastica di Santi con la funzione
storica di salvare, con estremo sforzo
un mondo in dissoluzione.
Dopo la morte di Gioacchino tanto i
francescani quanto i domenicani
avanzarono la pretesa di rappresentare
la vera Chiesa poiché seguivano Gesù
incondizionatamente in povertà e umiltà
nella lettera e nello Spirito. Le
scoperte, le visioni e le profezie di
una “Età Nuova” formulate da Gioacchino
fecero da esca, e operarono come un
incanto sui suoi discepoli e seguaci,
che nel suo nome scrissero un gran
numero di libri, che ebbero una grande
diffusione ed esercitarono un’azione di
proselitismo su molti teologi e
intellettuali di quel periodo storico.
Nel mondo cristiano del Medioevo vi fu
un momento decisivo quando Gioacchino –
tra il 1190-1195 – ebbe una
illuminazione, per mezzo della quale gli
furono rivelati i segni del tempo,alla
luce dell’Apocalisse di San Giovanni.
Tale rivelazione fu il risultato
improvviso di un lungo sforzo per una
comprensione sistematica del destino
segreto dell’uomo. A Gioacchino fu
rivelato il significato tanto storico
quanto mistico dei simboli e delle
figure dell’Antico e del Nuovo
Testamento che costituiscono un quadro
totale della storia della salvezza dal
primo inizio, alla fine, al compimento
storico dell’Apocalisse.
Gioacchino una volta trovata la chiave
che svelava il significato misterioso di
tutte le immagini e i fatti riuscì a
raggiungere una comprensione finale e
generale della storia. Nella sua Expositio
in Apocalipsym egli distingueva tra
le figure dell’Apocalisse quelle che si
erano già realizzate da quelle che
ancora non si erano realizzate. In tal
modo Gioacchino riuscì a indicare
profeticamente gli stadi futuri dello
sviluppo provvidenziale nel processo
storico.
Il tempo decisivo che gli servì come
criterio di distinzione tra gli eventi
passati e quelli futuri fu il suo stesso
secolo in quanto secolo di forte
decadenza. Per il monaco cistercense i
segni descritti nelle Sacre Scritture
mostravano chiaramente l’orrore e la
rovina del secolo nel quale egli visse.
Lo schema generale dell’acuta
interpretazione di Gioacchino si basa
sulla teoria della Trinità tre diversi
ordini si dispiegano in tre diverse
epoche nelle quali si rivelano l’una
dopo l’altra le tre persone della
trinità. Il primo è l’ordine del Padre,
il secondo del Figlio, il terzo dello
Spirito Santo. La prima epoca fu
iniziata da Adamo nel timore e sotto il
segno della legge. La seconda epoca fu
fondata da Usia in fede e umiltà sotto
il segno del Vangelo. La terza epoca che
fu introdotta da San Benedetto in amore
e gioia sotto il segno dello Spirito, si
compirà con il ritorno di Elia alla fine
del mondo.
In una medesima epoca coesistono periodi
spirituali di differente ordine e
significato così, ad esempio, da San
Benedetto in poi la Chiesa futura dei
monaci esisteva già dentro la chiesa dei
sacerdoti. Il primo ordine è
storicamente l’ordine degli sposi
fondato sul Padre. Il secondo è l’ordine
dei sacerdoti fondato sul Figlio; il
terzo è l’ordine dei monaci fondato
sullo Spirito della Verità. Nella prima
epoca regnano la fatica e il lavoro,
nella seconda la dottrina e la
disciplina, nella terza la
contemplazione e la lode. Il primo
stadio possiede la Scientia, il
secondo la Sapientia ex parte, il
terzo la plenitudo intellectus.
Gioacchino mette in evidenza che la
legge fondamentale dell’attuarsi della
salvezza è il continuo progresso dal
tempo della Lettera dell’Antico e
Nuovo Testamento al tempo dello Spirito.
Gioacchino si attendeva la completa
libertà dello spirito nell’ultima fase
della storia a differenza di
Sant’Agostino secondo il quale una
libertà perfetta durante la vita terrena
era impossibile; così per Gioacchino
l’età futura dello Spirito Santo ha le
sue anticipazioni nella prima e seconda
epoca in quella del Padre e in quella
del Figlio.
Il monaco cistercense sosteneva che ogni
figura e ogni avvenimento del Vecchio
Testamento prefigurava una promessa e un
simbolo di un avvenimento corrispondente
del Nuovo Testamento. Ciò che nella
interpretazione di Gioacchino appare
nuovo e rivoluzionario è dovuto al suo
metodo storico profetico di esegesi
allegorica, per il suo carattere
allegorico essa non è nuova,ma è
soltanto una applicazione coerente della
tradizionale esegesi patristica.
Tale esegesi servì a Gioacchino non per
scopi morali e dogmatici, ma per una
comprensione della Rivelazione in base a
un essenziale correlazione tra le sacre
scritture della storia e tra le loro
rispettive interpretazioni. Esse devono
illuminarsi reciprocamente se la storia
da un lato è realmente ricca di
significato religioso e dall’altro lato
il Vangelo è il perno del divenire del
Mondo.
Ammesso che la storia universale è
effettivamente storia della salvezza e
che la storia della Chiesa è il suo
modello, l’unica chiave adeguata alla
sua comprensione religiosa devono essere
le Sacre Scritture. Sulla base della
fede nel carattere ispirato delle
Scritture poté dedurne una visione della
storia rigorosamente religiosa e
scoprire nella storia reale la segreta
presenza di significati puramente
religiosi.
Questo tentativo di spiegare la storia
religiosamente e l’Apocalisse di
Giovanni storicamente non è altro che
una elaborazione della dottrina
cristiana che afferma che la Chiesa è il
corpo di Cristo e che perciò la sua
storia è intrinsecamente religiosa e non
semplicemente una parte della storia
universale. Per Gioacchino
l’interpretazione della storia diviene
necessariamente profezia della giusta
comprensione del passato dipende
dall’adeguata comprensione del futuro in
cui i segni premonitori troveranno il
loro compimento.
Lo schema escatologico di Gioacchino non
consiste dunque né in un millennio né
nella semplice attesa della fine del
mondo, ma in un duplice eskaton
(una fase storica finale della storia
della salvezza che precede l’eskaton
trascendente caratterizzato dalla
seconda venuta di Cristo).
Il regno dello Spirito per Gioacchino è
l’ultima rivelazione che la volontà di
Dio sulla terra e nel tempo,ne consegue
che per il monaco cistercense la
gerarchia papale e sacerdotale è
limitata alla seconda epoca della
storia.
Benché la Chiesa sia fondata su Cristo
essa dovrà cedere alla futura chiesa
dello Spirito quando la Storia della
Salvezza avrà raggiunto il suo
compimento. Quest’ultimo passaggio
comporta pure l’abolizione della
predicazione e dei sacramenti la cui
funzione mediatrice diverrà superflua
quando si sarà attuato l’ordine dello
Spirito in cui si possiede la conoscenza
di Dio attraverso la contemplazione
immediata.
Dobbiamo mettere in evidenza che
appartenendo egli stesso alla seconda
epoca Gioacchino non trasse dalla sua
costruzione storico escatologica nessuna
conclusione rivoluzionaria. Egli non
criticò la Chiesa del suo tempo né
d’altronde tentò di rivoluzionare le
istituzioni e i sacramenti esistenti. La
sua interpretazione storico escatologica
implicava soltanto l’apparizione di un
capo messianico che per amore del regno
di Cristo doveva portare un rinnovamento
spirituale. Per Gioacchino era solamente
necessario un rinnovamento spirituale
che sarebbe stato generato dall’azione
di un novus dux.
Le conclusioni rivoluzionarie derivanti
dalla concezione della storia di
Gioacchino furono tratte soltanto più
tardi da uomini dei secoli XIII e XIV,
dai francescani spirituali che
riconobbero in Gioacchino il Nuovo
Giovanni Battista e proclamarono in san
Francesco il novus dux
dell’ordine dello Spirito.
Per tali uomini la Chiesa sacerdotale
era di fatto giunta alla fine e
tentarono pertanto di trasformare la
Chiesa in una comunità dello Spirito
Santo dal momento che per loro la regola
di San Francesco era la quinta essenza
del nuovo ordine, aveva importanza
l’ardore dell’attesa escatologica
contrapposta allo stato di corruzione
assoluta in cui si trovava la Chiesa del
loro tempo.
Il loro criterio di giudizio sulla
corruzione del loro tempo era la vita di
San Francesco. E poiché Gioacchino aveva
già asserito che entro due generazioni
sarebbe scoppiato il conflitto finale
tra il Nuovo ordine dello Spirito e le
potenze del male i suoi seguaci potevano
ancora più decisamente riconoscere
nell’imperatore l’Anti Cristo che era
considerato tra i seguaci di Gioacchino
uno strumento della provvidenza per
punire una chiesa corrotta che si
opponeva al suo proprio rinnovamento
perseguitando i veri imitatori di
Cristo.
Mentre il messaggio di San Francesco
rimaneva nell’ambito dell’escatologia
tradizionale i suoi seguaci divennero
rivoluzionari interpretando San
Francesco se stessi e gli eventi del
loro tempo come il compimento della
profezia di Gioacchino. Il loro zelo
missionario tentò effettivamente
l’impossibile: attuare le leggi del
Regno di Dio senza compromessi nell’era
presente. Perciò essi furono implicati
in gravi conflitti, in primo luogo, con
i rivali domenicani, in secondo luogo,
con l’imperatore Federico II e infine
con la Chiesa cattolica romana.
Nella sua lotta contro i seguaci di
Gioacchino la Chiesa fu intransigente e
pertanto la fine del movimento dei
seguaci di Gioacchino fu altrettanto
definitiva quanto radicali erano state
le sue aspirazioni. L’applicazione delle
profezie di Gioacchino in chiave
rivoluzionaria non era né nelle
previsioni né nelle intenzioni del loro
autore, ma risultò come naturale
conseguenza del suo metodo.
Infatti, Gioacchino proclamando l’arrivo
del Nuovo ordine dello Spirito pose in
discussione implicitamente non solo
l’autorità tradizionale della Chiesa, ma
anche il potere temporale del suo tempo.
La Chiesa per difendersi dai seguaci di
Gioacchino dovette insistere sulla
distinzione tradizionale tra l’Antico e
Nuovo Testamento escludendo la
possibilità dell’esistenza del terzo
Ordine profetizzato da Gioacchino. La
Chiesa infine accentuò il carattere
extrastorico del compimento ultimo
ribadendo l’immutabilità della sua
presenza e frenando il fervore
escatologico dei seguaci di Gioacchino.
È da mettere in evidenza che l’attesa di
Gioacchino di una nuova età di
perfezione poteva avere due effetti
opposti: da un lato poteva promuovere
l’austerità della vita spirituale di
fronte alla mondanità della Chiesa e
questo era nelle sue intenzioni, ma
poteva anche al contrario incoraggiare
la tendenza a nuove realizzazioni. |