N. 76 - Aprile 2014
(CVII)
GESÙ STORICO: INDAGINE ATTORNO A UN “PROBLEMA”
PARTE XV - CONCLUSIONE
di Luigi Pezzella
Dall’indagine
svolta
cerchiamo,
fin
dove
è
possibile,
di
trarre
alcune
conclusioni. Esse
dovranno
essere
intese
non
in
senso
di
esaustività
e
chiusura
dell’argomento
trattato,
ma
come
analisi
conclusiva
volta
ad
evidenziare
fin
dove
lo
stato
della
ricerca
tendenzialmente
converge,
cioè
se
si
possono
evidenziare
alcuni
punti
tipici
della
ricerca;
e
dove
non
c’è
sostanziale
univocità,
che
spunti
se
ne
possono
trarre
per
la
ricerca
futura.
Dai
modelli
esaminati,
linea
univoca
di
tendenza
sembra
oggi
la
consapevolezza
condivisa
da
tutti
gli
ambiti
di
ricerca
dell’appartenenza,
quasi
indubitabile,
di
Gesù
al
giudaismo.
Abbiamo
visto
che,
in
alcuni
casi,
un
modello
di
ricerca
per
avere
dignità
di
attenzione
nell’ambito
scientifico
non
può
prescindere
da
tale
riconoscimento.
È
comunemente
condiviso
che
Gesù
fu
un
ebreo,
e
che
viveva,
agiva
e
insegnava
entro
i
limiti
dell’ebraismo.
Resta
da
discutere
se
Gesù
fosse
un
ebreo/giudeo
ligio
alla
Legge
mosaica
o un
giudeo
ai
margini
della
Legge,
ma
ciò
che
emerge
dai
modelli
di
ricerca
è
che
egli
fu
ebreo.
A
questa
opinione
condivisa
come
abbiamo
visto,
si è
arrivati
in
primo
luogo
scremando
quanto
più
possibile
dalla
ricerca
le
aprioristiche
convinzioni
di
approccio,
le
quali
altro
non
estrapolavano
dalla
ricerca
se
non
il
Gesù
secondo
i
desideri
degli
studiosi;
in
secondo
luogo
si è
arrivati
a
ciò
anche
grazie
a un
enorme
ampliamento
delle
natura
delle
fonti.
Dall’indagine
abbiamo
visto
che
le
prime
epoche
della
ricerca
erano
fossilizzate
su
un’impostazione
della
ricerca
prettamente
letteraria.
Oggi
invece,
molto
di
aiuto
alla
ricerca
sono
tutte
le
discipline
delle
scienze
sociali,
quali
l’archeologia,l’antropologia
culturale
e la
sociologia.
Grazie
a
questo
processo,
il
Gesù
storico
non
è
più
solo
ed
esclusivamente
frutto
di
un
lavoro
filologico,
grazie
a
ciò
Gesù
non
viene
fuori
solo
dalla
ristrettezza
di
un
testo,
ma
emerge
dalla
complessità,
e
quanto
più
possibile
totalità,
del
suo
contesto,
compreso
quello
letterario.
Ma
come
abbiamo
visto
dai
modelli
in
esame,
il
problema
Gesù
storico,
anche
se
in
linea
di
massima
lo
si è
in
maniera
condivisa
collocato
nel
“suo”
giudaismo
resta
pur
sempre
un
problema
senza
soluzione,
“vittima”
di
dispute.
Abbiamo
visto
che
le
ricostruzioni
su
Gesù,
seppur
con
l’ampliamento
delle
fonti,
si
basano
(anche)
su
interpretazioni
di
testi,
quindi
su
una
potenziale
varietà
di
modi
di
comprenderli,
su
interpretazioni
al
contempo
possibili
della
semantica
delle
loro
parole
e
dei
loro
sintagmi.
Nel
nostro
caso
abbiamo
visto
quante
interpretazioni
vi
sono
del
“semplice”
sintagma
basileia
tou
theou,
cioè
Regno
di
Dio,
abbiamo
analizzato
le
interpretazioni
politiche
e
teologiche.
Ciò
significa
che
il
gioco
linguistico
delle
interpretazioni
dei
testi
biblici
non
si
lascia
oggettivare,
e
neppure
limitare
e
concludere
definitivamente.
L’esegesi
dei
testi
biblici
si
trova
in
un
processo
di
negoziazione
permanente
circa
il
loro
significato
e
può
sempre
giungere
soltanto
a
conclusioni
provvisorie.
In
quanto
impresa
che
dipende
fondamentalmente
dall’interpretazione
di
testi
(biblici),la
ricerca
storica
su
Gesù
solo
provvisoriamente
può
portare
a
conclusioni
(soggettivamente)
soddisfacenti.
Abbiamo
visto
che
contro
un
po’
l’opinione
comune,
l’ostacolo
decisivo
della
conoscenza
pura
del
Gesù
storico
non
è la
fede;
il
problema
è
piuttosto
che
la
scienza
storica
non
è in
grado
di
pervenire
a
rappresentazioni
oggettive
dei
suoi
soggetti
storici,bensì
sempre
soltanto
a
interpretazioni.
In
breve,
il
Gesù
storico
è il
risultato,
il
prodotto
di
un
lavoro
di
ricerca
che
si
svolge
sempre
alla
luce
di
ipotesi
determinate,
di
prospettive
condizionate
culturalmente
e
storicamente
e di
presupposti
e
capacità
soggettive.
Nella
ricerca
del
Gesù
storico
noi
troviamo
dunque,
soltanto
il
Gesù
prodotto
discorsivamente
dagli
studiosi,
non
troviamo
come
dice
Meier
il
Gesù
reale,
troviamo
invece
un
fenomeno
del
linguaggio,
un
essere
artificiale.
Da
rilevare
che
in
quanto
tale,
egli
non
dovrebbe
e
non
può
diventare
un’
istanza
della
fede
o un
fondamento
teologico
ultimo,
poiché
oggi
come
in
passato,
si
pensa
che
i
risultati
della
ricerca
storica
su
Gesù
possano
e
debbano
assolvere
la
funzione
di
fondazione
ultima.
Egli
resta
di
necessità
un’entità
relativa
e
provvisoria,
prodotta
soggettivamente
e
discorsivamente.
Questo
non
significa
abbandonare
la
questione
storico-critica.
Al
contrario,
questa
questione
deve
essere
sempre
riproposta
e
raffinata
scientificamente,
la
ricerca
dai
suoi
limiti
deve
trovare
lo
stimolo
del
rilancio
senza
pregiudizi,
quanto
più
possibile
secondo
la
plausibilità
storica.
Nel
presente
lavoro
un
esempio
di
tale
metodologia
si è
applicata
sulla
questione
della
fine
di
Gesù
a
Gerusalemme.
Si è
cercato
di
porre
in
evidenza
metodologie
e
ipotesi
tendenti
verso
una
o
l’altra
parte
(le
parti
erano
sinedrio
e
impero
romano),
e
forse
è
emerso
in
maniera
esplicita
o in
filigrana
il
preconcetto
di
partenza,
e
cioè
quello
di
voler
evidenziare
l’una
o
l’altra
tesi,e
questo
già
a
partire
già
dalla
lettera
paolina
agli
abitanti
di
Tessalonica.
Andando
al
di
là
di
una
tesi
presostenuta
si è
cercati
di
analizzare
uno
svolgimento
plausibile
dei
fatti,
cioè
secondo
quello
che
“poteva
veramente”
succedere
in
quel
tempo,
e
forse
è
questa
la
metodologia
di
ricerca
a
cui
guardare
per
il
futuro.
Un
altro
punto
interessante
analizzato
nel
lavoro
è la
categoria
etnica
per
il
giudaismo.
Per
la
ricerca
questo
orizzonte
si
sta
aprendo
da
poco,
ma
forse
merita
un
accenno
per
il
fatto
che
almeno
può
aprire
nuove
prospettive,
ma
che
sicuramente
porterà
a
cambiamenti
durevoli
del
nostro
modo
di
comprendere
il
giudaismo
e
quindi
anche
il
Gesù
storico
e il
suo
movimento.
Abbiamo
visto
che
la
concezione
finora
considerata
ovvia
del
giudaismo
antico
come
religione,
oggi
perde
sempre
più
plausibilità
ed è
sul
punto
di
essere
sostituita
con
la
più
“adatta”
categoria
di
etnicità.
Una
categoria
“moderna”,
quella
religiosa,
che
abbiamo
visto
essere
applicata
a un
concetto
antico.
Le
conseguenze
dell’applicazione
al
fenomeno
fin
qui
chiamato
giudaismo
antico
del
modello
di
etnicità
in
luogo
del
modello
di
religione
non
sono
ancora
prevedibili.
Nel
registro
del
modello
di
etnicità,
gli
elementi
delle
etnie
antiche,
fin
qui
interpretati
in
termini
religiosi,
diventano
uno
degli
ambiti
di
un’entità
etnico-culturale
più
generale.
Concezioni
come
queste
forse
introdurranno
cambiamenti
capaci
di
incidere
sul
linguaggio
di
discorsi
riguardanti
quel
fenomeno
che
finora
si è
potuti
esprimere
in
breve
col
termine
giudaismo.
Al
tempo
stesso,
forse,
il
modello
di
etnicità
porterà
con
sé
cambiamenti
destinati
a
durare
anche
per
l’interpretazione
di
Gesù.
Forse
il
cambiamento
di
paradigma
qui
solo
accennato
fonderà
una
nuova
epoca
della
ricerca
su
Gesù,
e
forse
dovrà
considerarsi
la
quarta
ricerca
su
Gesù?
Questo
non
si
sa,
ma
sicuramente
la
ricerca
futura
alimenterà
risposte
al
millenario
quesito… ‹‹e
voi
chi
dite
che
io
sia?››,
perché
forse
tra
le
infinite
ipotesi
la
certezza
è
che
nessuna
ricerca
o
ricercatore
riuscirà
a
rispondere
definitivamente
alla
suddetta
domanda.