IL
RIARMO DELLA GERMANIA
IL RISVEGLIO MILITARE DEL "GIGANTE"
di Gian Marco Boellisi
Tra i vari sconvolgimenti prodotti
dal conflitto ucraino, quello che
potenzialmente avrà più impatto sul
futuro dell’Europa sarà la revisione
dei bilanci della Difesa dei vari
stati membri. Infatti era da anni
che la N.A.T.O., e quindi gli Stati
Uniti, spingevano per una revisione
dei bilanci della Difesa dei propri
alleati, ottenendo in cambio sempre
risposte vaghe e insoddisfacenti.
Gli eventi di febbraio 2022 hanno
stravolto l’immobilismo europeo,
portando la maggior parte degli
stati a tornare a investire nel
settore degli armamenti. Particolare
scalpore ha destato la decisione
della Germania in questo senso,
prima potenza industriale del
continente, la quale potrebbe
rivoluzionare l’intera Difesa
europea se oculasse negli anni a
venire gli investimenti militari. È
quindi di grande interesse
analizzare la decisione del governo
tedesco e comprendere dove questa
politica di riarmo potrebbe portare
in futuro.
Partiamo dal principio. A seguito
dell’invasione russa in ucraina e
della revisione delle politiche di
Difesa dei vari stati europei, anche
il parlamento tedesco governato dal
socialdemocratico Olaf Scholz ha
optato per ritornare a investire in
maniera sostanziale sull’apparato
militare. Ovviamente ciò è stato
fatto considerando come primo
pericolo alla propria sicurezza
nazionale la Russia, sebbene essa si
sia dimostrata una minaccia meno
seria di quanto si ritenesse
all’inizio di quest’anno.
L’attenzione è comunque focalizzata
a un possibile conflitto in Europa,
motivo per il quale Berlino sta
cercando di ridurre drasticamente i
propri impegni internazionali in
missioni militari, così da potersi
concentrare maggiormente sul teatro
domestico.
L’ammontare dell’investimento
iniziale per il rinnovo e lo
svecchiamento della Bundeswehr,
ovvero le forze armate tedesche, ha
fatto da prima pagina a numerose
testate internazionali: 100 miliardi
di euro. Oltre a questa cifra
iniziale dall’anno prossimo il 2%
del PIL tedesco verrà investito nei
fondi per la difesa, ottemperando
così finalmente dopo tanti anni di
richieste agli standard imposti
dalla N.A.T.O. Questa cifra
ammonterebbe per il 2022 a 75
miliardi di euro, ovvero un aumento
di 25 miliardi del budget della
Difesa rispetto agli anni passati.
Con questa cifra la Germania si
collocherebbe al terzo posto al
mondo per maggiori investimenti
nella Difesa, preceduta solamente da
Stati Uniti e Cina.
Oltre all’acquisto vero e proprio di
armamenti nuovi, la prima funzione
dei fondi stanziati sarà
l’ammodernamento e il
ringiovanimento del materiale in
possesso dell’esercito, decisamente
non al passo con i tempi e versante
in condizioni nella maggior parte
dei casi critiche. Non è infatti un
segreto che la Germania abbia messo
in secondo piano il settore della
Difesa all’indomani della fine della
Guerra Fredda. Proprio questo tipo
di approccio ha portato ad avere una
situazione profondamente
problematica. In primis il personale
è un fattore chiave di cui le forze
armate tedesche sono in grande
carenza: circa il 20% delle
posizioni medio-alte dell’esercito
non sono ricoperte da nessuno e
anche il 50% delle posizioni per
piloti sono scoperte. Per far
comprendere a pieno la carenza di
nuove reclute dell’esercito, le
forze armate hanno pensato di
arruolare anche stranieri e
minorenni per sopperire anche solo
parzialmente alla mancanza di
soldati.
Per quanto riguarda invece
l’equipaggiamento la situazione non
migliora. Le forze armate tedesche
hanno come standard interno il
mantenimento dell’operatività
dell’80% dell’hardware/mezzi
militari a loro disposizione. Ad
oggi si è tuttavia ben lontani da
questo obiettivo. Basti pensare che
solo il 15% degli elicotteri risulta
essere pronto per il combattimento,
mentre per fregate e MBT (Main
Battle Tank, ovvero come vengono
chiamati i carri armati moderni)
siamo sotto al 50% e infine il
valore è 0 se si passa ai
sottomarini. Questo grave stato di
fatto è dovuto prevalentemente alla
mancanza di pezzi di ricambio per i
mezzi militari, la quale è stata
causata dalle politiche restrittive
sui bilanci militari nel corso degli
anni che così hanno portato a non
avere spare parts per garantire
l’operatività minima dei mezzi
dell’esercito tedesco.
Secondo uno studio
dell’International Institute for
Strategic Studies le forze armate di
Berlino avrebbero una carenza
endemica di munizioni, le quali per
essere reintegrate richiederebbero
una spesa di almeno 10-20 miliardi
di euro, per non parlare delle parti
di ricambio sopra menzionate per le
quali sarebbe necessaria una cifra
una volta e mezza maggiore.
Quindi i fondi stanziati nel nuovo
bilancio dovranno andare in due
direzioni: il reintegro dei
componenti e delle munizioni
mancanti e l’investimento per
l’acquisizione di nuove armi e nuovi
mezzi. Per quanto riguarda
quest’ultimo punto, da come si sta
muovendo il Ministero della Difesa
tedesco, si prospettano molti
acquisti di prodotti americani e
pochissimi verso le case produttrici
europee. Questo sia per un aspetto
qualititativo ma soprattutto per
delle motivazioni politiche. Infatti
ora che la Germania ha annunciato un
così pesante riarmo è entrata in
rotta di collisione con l’altro
paese che ha cercato di essere il
decisore della UE in fatto di Difesa
negli ultimi anni, ovvero la
Francia.
Proprio questa differenza di visioni
ha sempre spinto Berlino ad essere
scettica nei riguardi dei programmi
comuni di Difesa europei, proprio
perché ha sempre visto queste
partnership come un avvallo del
primato francese piuttosto che come
uno sforzo comune per la produzione
in Europa di materiale ad alta
tecnologia. Non ultimo è stato anche
il disaccordo su quali ditte
avrebbero realizzato i componenti
dei mezzi oggetto di questi
programmi comuni, dove anche qui
ogni paese ha cercato di tirare
acqua al suo mulino.
In particolare i programmi che hanno
creato maggiore dibattito sono stati
quelli per lo sviluppo del nuovo MBT
made in Europa (MGCS) e il nuovo
caccia di sesta generazione (SCAF).
Mentre per quest’ultimo Berlino stia
valutando concretamente l’acquisto
degli F-35 americani, per quanto
riguarda il discorso carri armati la
Germania potrebbe optare per un
prodotto tedesco, vista soprattutto
l’elevata conoscenza ed esperienza
che i tedeschi vantano in questo
campo.
Se si guarda la questione da una
prospettiva più ampia, si può notare
come non sia solo la Germania ad
andare verso prodotti americani, ma
in verità questo è un trend
appartenente a tutti gli stati
europei e anche in generale ai
membri N.A.T.O. Ciò si è venuto a
creare a causa di un depauperamento
dell’industria bellica europea, la
quale ha sofferto anni di politiche
comunitarie molto ambigue che non
hanno salvaguardato i prodotti e le
aziende del nostro continente.
Ovviamente ora che questa grande
quantità di soldi verrà spesa dagli
Stati e che i prodotti acquistati
saranno per lo più statunitensi,
questo trend non potrà fare altro
che rafforzarsi. Questo a
testimonianza di quanto,anche per
sviluppare programmi di difesa
comuni o in generale evitare di
portare i propri investimenti
all’estero, ci voglia una forte
coesione a livello europeo, cosa di
fatto oggi manca e mancherà ancora
per molto.
Da un punto di vista meramente
politico, il riarmo della Germania è
un fulmine a ciel sereno che
cambierà gli equilibri europei e
anche all’interno della N.A.T.O.
Fino ad oggi infatti è sempre stata
la Francia a cercare di indirizzare
le politiche UE in ambito di Difesa,
specie all’indomani dell’uscita
della Gran Bretagna dall’Unione
Europea. È importante sottolineare
la parola “cercare”, poiché
nonostante i tentativi di Parigi di
imporsi sulle politiche estere della
comunità europea siano stati molto
forti, i risultati sono stati
pressocché nulli, sia per mancanza
di spessore politico dei Primi
Ministri coinvolti sia per evidente
contaminazione di interessi
nazionali francesi spacciati come di
interessi comunitari. Ora che
Berlino è ritornata a far la voce
grossa nel campo della Difesa, le
cose probabilmente cambieranno. Lo
si è visto anche in passato quando
era Cancelliere Angela Merkel, una
parola di Berlino era molto diversa
da una parola di qualsiasi altro dei
27.
Questa ridistribuzione di forze avrà
probabilmente un impatto anche
all’interno della N.A.T.O. dove la
Germania potrà tornare a far valere
la propria voce, specialmente nei
confronti degli Stati Uniti i quali
hanno sempre esercitato grandi
pressioni nei loro confronti. Sarà
interessante inoltre vedere verso
dove andrà il dibattito sulle
priorità da affrontare in seno al
Consiglio Atlantico. Infatti mentre
vi è una grande fetta di membri
N.A.T.O. che ad oggi vede il fronte
Est come principale priorità, vi è
un altro grande numero di stati che
vede invece l’area MENA come futuro
focus di interesse di problematiche.
Entrambi gli scenari ovviamente sono
di grandissima importanza e
bisognerà vedere se i membri
dell’Alleanza Atlantica riusciranno
a essere d’accordo su quale sarà
l’area più importante su cui
focalizzare i propri sforzi e i
propri interventi e soprattutto se
il tempo e i fatti daranno loro
ragione sulla scelta effettuata.
In conclusione, il riarmo della
Germania ha scosso molti più
equilibri di quanto si possa
immaginare. In particolar modo a
livello europeo, dovrà ancora
passare del tempo prima che si
vedano gli effetti ma è quasi sicuro
che vi saranno forti attriti tra
Parigi e Berlino sulle politiche di
Difesa comunitarie e in generale
sulla politica estera. Ed è anche
vero che chiunque di questi due
paesi alla fine riuscirà a imporre
la propria linea probabilmente avrà
comunque priorità, interessi e
obiettivi completamente diversi
dalla maggior parte degli altri
stati dell’Unione Europea.
Vista la situazione, sarebbe
opportuno una riforma dalle
fondamenta del sistema militare e di
Difesa europeo, specie per prevenire
conflitti interni agli stati membri
che possono solo far perdere tempo e
risorse al posto di concentrarle
dove più è necessario. Fino a quando
questo non accadrà, si farà
riferimento al paese con il maggior
hard power su suolo europeo, che
oggi de facto (ma non de iure) è la
Francia, ma domani potrebbe essere
benissimo Berlino. Questo poiché, è
triste dirlo, ma in mancanza di
politiche chiare ed egualitarie, la
rotta, in politica estera ma non
solo, della nave europea verrà
sempre decisa da chi ha più armi.