[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

180 / DICEMBRE 2022 (CCXI)


attualità

IL RIARMO DELLA GERMANIA
IL RISVEGLIO MILITARE DEL "GIGANTE"
di Gian Marco Boellisi

Tra i vari sconvolgimenti prodotti dal conflitto ucraino, quello che potenzialmente avrà più impatto sul futuro dell’Europa sarà la revisione dei bilanci della Difesa dei vari stati membri. Infatti era da anni che la N.A.T.O., e quindi gli Stati Uniti, spingevano per una revisione dei bilanci della Difesa dei propri alleati, ottenendo in cambio sempre risposte vaghe e insoddisfacenti.

Gli eventi di febbraio 2022 hanno stravolto l’immobilismo europeo, portando la maggior parte degli stati a tornare a investire nel settore degli armamenti. Particolare scalpore ha destato la decisione della Germania in questo senso, prima potenza industriale del continente, la quale potrebbe rivoluzionare l’intera Difesa europea se oculasse negli anni a venire gli investimenti militari. È quindi di grande interesse analizzare la decisione del governo tedesco e comprendere dove questa politica di riarmo potrebbe portare in futuro.

Partiamo dal principio. A seguito dell’invasione russa in ucraina e della revisione delle politiche di Difesa dei vari stati europei, anche il parlamento tedesco governato dal socialdemocratico Olaf Scholz ha optato per ritornare a investire in maniera sostanziale sull’apparato militare. Ovviamente ciò è stato fatto considerando come primo pericolo alla propria sicurezza nazionale la Russia, sebbene essa si sia dimostrata una minaccia meno seria di quanto si ritenesse all’inizio di quest’anno. L’attenzione è comunque focalizzata a un possibile conflitto in Europa, motivo per il quale Berlino sta cercando di ridurre drasticamente i propri impegni internazionali in missioni militari, così da potersi concentrare maggiormente sul teatro domestico.

L’ammontare dell’investimento iniziale per il rinnovo e lo svecchiamento della Bundeswehr, ovvero le forze armate tedesche, ha fatto da prima pagina a numerose testate internazionali: 100 miliardi di euro. Oltre a questa cifra iniziale dall’anno prossimo il 2% del PIL tedesco verrà investito nei fondi per la difesa, ottemperando così finalmente dopo tanti anni di richieste agli standard imposti dalla N.A.T.O. Questa cifra ammonterebbe per il 2022 a 75 miliardi di euro, ovvero un aumento di 25 miliardi del budget della Difesa rispetto agli anni passati. Con questa cifra la Germania si collocherebbe al terzo posto al mondo per maggiori investimenti nella Difesa, preceduta solamente da Stati Uniti e Cina.

Oltre all’acquisto vero e proprio di armamenti nuovi, la prima funzione dei fondi stanziati sarà l’ammodernamento e il ringiovanimento del materiale in possesso dell’esercito, decisamente non al passo con i tempi e versante in condizioni nella maggior parte dei casi critiche. Non è infatti un segreto che la Germania abbia messo in secondo piano il settore della Difesa all’indomani della fine della Guerra Fredda. Proprio questo tipo di approccio ha portato ad avere una situazione profondamente problematica. In primis il personale è un fattore chiave di cui le forze armate tedesche sono in grande carenza: circa il 20% delle posizioni medio-alte dell’esercito non sono ricoperte da nessuno e anche il 50% delle posizioni per piloti sono scoperte. Per far comprendere a pieno la carenza di nuove reclute dell’esercito, le forze armate hanno pensato di arruolare anche stranieri e minorenni per sopperire anche solo parzialmente alla mancanza di soldati.

Per quanto riguarda invece l’equipaggiamento la situazione non migliora. Le forze armate tedesche hanno come standard interno il mantenimento dell’operatività dell’80% dell’hardware/mezzi militari a loro disposizione. Ad oggi si è tuttavia ben lontani da questo obiettivo. Basti pensare che solo il 15% degli elicotteri risulta essere pronto per il combattimento, mentre per fregate e MBT (Main Battle Tank, ovvero come vengono chiamati i carri armati moderni) siamo sotto al 50% e infine il valore è 0 se si passa ai sottomarini. Questo grave stato di fatto è dovuto prevalentemente alla mancanza di pezzi di ricambio per i mezzi militari, la quale è stata causata dalle politiche restrittive sui bilanci militari nel corso degli anni che così hanno portato a non avere spare parts per garantire l’operatività minima dei mezzi dell’esercito tedesco.

Secondo uno studio dell’International Institute for Strategic Studies le forze armate di Berlino avrebbero una carenza endemica di munizioni, le quali per essere reintegrate richiederebbero una spesa di almeno 10-20 miliardi di euro, per non parlare delle parti di ricambio sopra menzionate per le quali sarebbe necessaria una cifra una volta e mezza maggiore.

Quindi i fondi stanziati nel nuovo bilancio dovranno andare in due direzioni: il reintegro dei componenti e delle munizioni mancanti e l’investimento per l’acquisizione di nuove armi e nuovi mezzi. Per quanto riguarda quest’ultimo punto, da come si sta muovendo il Ministero della Difesa tedesco, si prospettano molti acquisti di prodotti americani e pochissimi verso le case produttrici europee. Questo sia per un aspetto qualititativo ma soprattutto per delle motivazioni politiche. Infatti ora che la Germania ha annunciato un così pesante riarmo è entrata in rotta di collisione con l’altro paese che ha cercato di essere il decisore della UE in fatto di Difesa negli ultimi anni, ovvero la Francia.

Proprio questa differenza di visioni ha sempre spinto Berlino ad essere scettica nei riguardi dei programmi comuni di Difesa europei, proprio perché ha sempre visto queste partnership come un avvallo del primato francese piuttosto che come uno sforzo comune per la produzione in Europa di materiale ad alta tecnologia. Non ultimo è stato anche il disaccordo su quali ditte avrebbero realizzato i componenti dei mezzi oggetto di questi programmi comuni, dove anche qui ogni paese ha cercato di tirare acqua al suo mulino.

In particolare i programmi che hanno creato maggiore dibattito sono stati quelli per lo sviluppo del nuovo MBT made in Europa (MGCS) e il nuovo caccia di sesta generazione (SCAF). Mentre per quest’ultimo Berlino stia valutando concretamente l’acquisto degli F-35 americani, per quanto riguarda il discorso carri armati la Germania potrebbe optare per un prodotto tedesco, vista soprattutto l’elevata conoscenza ed esperienza che i tedeschi vantano in questo campo.

Se si guarda la questione da una prospettiva più ampia, si può notare come non sia solo la Germania ad andare verso prodotti americani, ma in verità questo è un trend appartenente a tutti gli stati europei e anche in generale ai membri N.A.T.O. Ciò si è venuto a creare a causa di un depauperamento dell’industria bellica europea, la quale ha sofferto anni di politiche comunitarie molto ambigue che non hanno salvaguardato i prodotti e le aziende del nostro continente. Ovviamente ora che questa grande quantità di soldi verrà spesa dagli Stati e che i prodotti acquistati saranno per lo più statunitensi, questo trend non potrà fare altro che rafforzarsi. Questo a testimonianza di quanto,anche per sviluppare programmi di difesa comuni o in generale evitare di portare i propri investimenti all’estero, ci voglia una forte coesione a livello europeo, cosa di fatto oggi manca e mancherà ancora per molto.

Da un punto di vista meramente politico, il riarmo della Germania è un fulmine a ciel sereno che cambierà gli equilibri europei e anche all’interno della N.A.T.O. Fino ad oggi infatti è sempre stata la Francia a cercare di indirizzare le politiche UE in ambito di Difesa, specie all’indomani dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. È importante sottolineare la parola “cercare”, poiché nonostante i tentativi di Parigi di imporsi sulle politiche estere della comunità europea siano stati molto forti, i risultati sono stati pressocché nulli, sia per mancanza di spessore politico dei Primi Ministri coinvolti sia per evidente contaminazione di interessi nazionali francesi spacciati come di interessi comunitari. Ora che Berlino è ritornata a far la voce grossa nel campo della Difesa, le cose probabilmente cambieranno. Lo si è visto anche in passato quando era Cancelliere Angela Merkel, una parola di Berlino era molto diversa da una parola di qualsiasi altro dei 27.

Questa ridistribuzione di forze avrà probabilmente un impatto anche all’interno della N.A.T.O. dove la Germania potrà tornare a far valere la propria voce, specialmente nei confronti degli Stati Uniti i quali hanno sempre esercitato grandi pressioni nei loro confronti. Sarà interessante inoltre vedere verso dove andrà il dibattito sulle priorità da affrontare in seno al Consiglio Atlantico. Infatti mentre vi è una grande fetta di membri N.A.T.O. che ad oggi vede il fronte Est come principale priorità, vi è un altro grande numero di stati che vede invece l’area MENA come futuro focus di interesse di problematiche. Entrambi gli scenari ovviamente sono di grandissima importanza e bisognerà vedere se i membri dell’Alleanza Atlantica riusciranno a essere d’accordo su quale sarà l’area più importante su cui focalizzare i propri sforzi e i propri interventi e soprattutto se il tempo e i fatti daranno loro ragione sulla scelta effettuata.

In conclusione, il riarmo della Germania ha scosso molti più equilibri di quanto si possa immaginare. In particolar modo a livello europeo, dovrà ancora passare del tempo prima che si vedano gli effetti ma è quasi sicuro che vi saranno forti attriti tra Parigi e Berlino sulle politiche di Difesa comunitarie e in generale sulla politica estera. Ed è anche vero che chiunque di questi due paesi alla fine riuscirà a imporre la propria linea probabilmente avrà comunque priorità, interessi e obiettivi completamente diversi dalla maggior parte degli altri stati dell’Unione Europea.

Vista la situazione, sarebbe opportuno una riforma dalle fondamenta del sistema militare e di Difesa europeo, specie per prevenire conflitti interni agli stati membri che possono solo far perdere tempo e risorse al posto di concentrarle dove più è necessario. Fino a quando questo non accadrà, si farà riferimento al paese con il maggior hard power su suolo europeo, che oggi de facto (ma non de iure) è la Francia, ma domani potrebbe essere benissimo Berlino. Questo poiché, è triste dirlo, ma in mancanza di politiche chiare ed egualitarie, la rotta, in politica estera ma non solo, della nave europea verrà sempre decisa da chi ha più armi.

RUBRICHE


attualità

ambiente

arte

filosofia & religione

storia & sport

turismo storico

 

PERIODI


contemporanea

moderna

medievale

antica

 

ARCHIVIO

 

COLLABORA


scrivi per instoria

 

 

 

 

PUBBLICA CON GBE


Archeologia e Storia

Architettura

Edizioni d’Arte

Libri fotografici

Poesia

Ristampe Anastatiche

Saggi inediti

.

catalogo

pubblica con noi

 

 

 

CERCA NEL SITO


cerca e premi tasto "invio"

 


by FreeFind

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]