N. 133 - Gennaio 2019
(CLXIV)
ORDINAMENTO POLITICO DELLA GERMANIA
TRA
ALTO
E
BASSO
MEDIOEVO
Città
e
principati
di
Francesco
Giannetti
La
Germania
tra
alto
e
basso
Medioevo
è un
insieme
di
popolazioni:
Bavaresi,
Sassoni,
Alemanni.
Un
sentimento
di
identità
collettiva
fiorisce
solo
a
partire
dal
XII
secolo.
Dal
X
secolo
si
può
parlare
di
un
re
tedesco
che
porta
il
titolo
di
re
dei
Romani,
ma
non
esiste
uno
stato
tedesco
prima
del
XII-XIII
secolo.
L’ordinamento
politico
della
Germania
è
caratterizzato
da
disgregazione
e
varietà.
I
maggiori
principati
laici
che
la
compongono
sono
l’Austria,
la
Baviera,
il
Wuttemberg,
il
Palatinato,
l’Assia,
la
Sassonia
e il
Brandeburgo.
I
principi
tedeschi
godono
di
privilegi
ed
esercitano
poteri
territoriali
per
essere
stati
in
origine
funzionari
reali
con
dotazioni
di
terre.
È
nel
corso
della
seconda
metà
dell’XI
secolo
che
si
accelera
il
passaggio
dalla
condizione
di
funzionari
a
quella
di
proprietari
terrieri.
I
duchi
si
differenziano
dagli
altri
principi
per
un
rango
maggiore,
in
quanto
in
origine
erano
eletti
dai
componenti
della
loro
tribù
e
non
dal
re.
Ai
conti
e ai
margravi
spettava
la
difesa
dei
confini
orientali
e
pertanto
nell’ordinamento
successivo
mantengono
poteri
giudiziari
e
militari
notevoli.
I
conti
palatini
traggono
la
loro
origine
dall’esercizio
della
giustizia
nel
nome
del
re
all’interno
dei
ducati.
Il
conte
palatino
del
Reno
assurge
a
maggiore
importanza
grazie
all’assenza
dell’autorità
ducale
in
Franconia.
Ci
sono
poi
molteplici
principati
minori
dal
Brunswick
al
Meclemburgo,
oltre
ad
una
lunga
gerarchia
di
nobiltà
tedesca
che
si
conclude
coi
cavalieri
imperiali.
Alla
Chiesa
poi
appartiene
circa
un
terzo
del
territorio.
Arcivescovi,
vescovi,
abati
e
priori
governano
domini
molto
diversi
per
estensione,
ricchezza
e
importanza.
Infine
ci
sono
le
città
imperiali
che
devono
obbedienza
solo
all’imperatore
e
che
perlopiù
estendono
il
loro
dominio
al
territorio
appena
adiacente.
I
centri
urbani
vengono
distinti
tra
città
imperiali
e
città
territoriali,
le
prime
alla
diretta
dipendenza
dell’imperatore,
le
seconde
inserite
in
una
dominazione
territoriale
di
qualche
principe
o di
un
signore
ecclesiastico.
Ci
sono
poi
città
vescovili,
per
lo
più
di
antica
fondazione
romana,
che
sono
assimilabili
alle
città
regie,
grazie
al
potere
che
l’imperatore
esercita
sui
vescovi
tedeschi.
Le
città
imperiali
giurano
fedeltà
al
sovrano,
hanno
scarsi
oneri
fiscali
e
forniscono
contingenti
per
le
lotte
degli
imperatori.
Le
città
territoriali
sono
sottoposte
ai
signori
feudali
e
possono
diventare
piccole
capitali
di
formazione
territoriali
di
qualche
consistenza,
dove
viene
posta
la
residenza
di
qualche
principe.
Nell’Europa
centro
occidentale
la
Germania
presenta
un
numero
esiguo
di
città
di
origine
antica,
mentre
numerosi
centri
urbani
nascono
nel
corso
del
Medioevo
ad
opera
dei
signori
oppure
intorno
a
monasteri,
fortezze,
mercati,
fiumi
e
miniere.
Molti
principi,
desiderosi
di
rendere
fruttuose
le
loro
terre
favoriscono
la
fondazione
di
nuove
città.
Enrico
il
Leone,
ad
esempio
fonda
Monaco
e
Braunschweig
e
promuove
Lubecca.
Gli
Zahringen
fondano
Friburgo
in
Bisgrovia
e
Friburgo
in
Svizzera.
La
particolarità
dell’area
tedesca,
soprattutto
nel
XII
secolo
è
infatti
la
fondazione
di
nuovi
insediamenti
urbani
che
ricevono
dai
loro
stessi
fondatori
il
diritto
di
adottare
costituzioni
di
città
preesistenti
dando
vita
al
fenomeno
delle
“famiglie”
di
città,
ordinate
secondo
il
medesimo
diritto
della
città
ispiratrice.
Colonia
ha
un
ruolo
importante
e
precoce
nella
formazione
del
suo
diritto
urbano
e
nel
1120
la
carta
di
fondazione
di
Friburgo
fa
espresso
riferimento
alla
costituzione
di
Colonia.
Lubecca
nel
1158
riceve
il
diritto
di
Soest,
derivato
a
sua
volta
da
Colonia.
Poi
Lubecca
stessa
porta
le
sue
consuetudini
in
numerose
città
create
nei
paesi
dell’est,
a
seguito
della
colonizzazione
tedesca.
Magdeburgo
ottiene
nel
1188
un
privilegio
dall’arcivescovo,
successivamente
al
quale
la
città
si
dà
diversi
statuti.
Da
allora
decine
di
città
nuove,
soprattutto
dell’est,
in
Brandeburgo,
Slesia,
Prussia,
Polonia,
Moravia
e
Boemia
si
modellano
su
quel
privilegio
e su
quegli
statuti.
Le
città
tedesche
però
non
raggiungono
la
libertà
che
caratterizza
le
città
fiamminghe
e
italiane.
Nelle
città
del
regno
di
Germania
gli
sviluppi
autonomistici
sono
più
tardi
rispetto
al
resto
d’Europa
e
come
per
le
città
francesi,
non
si
va
oltre
una
modesta
indipendenza.
In
Renania
e in
Lotaringia
per
esempio,
i
cittadini
danno
vita
ad
associazioni
giurate
che
li
pongono
in
un
primo
tempo
in
forte
contrasto
coi
signori
delle
città
e
che
vengono
riconosciuti
dopo
decenni
di
aspre
lotte,
come
avviene
a
Cambrai,
Colonia,
Metz
e
Verdun.
Altrove
il
processo
di
affermazione
delle
istituzioni
comunali
si
realizza
attraverso
la
progressiva
emancipazione
dal
potere
signorile.
Magonza
acquisisce
una
graduale
autonomia
cittadina
già
a
partire
dall’ultimo
quarto
dell’XI
secolo.
Nel
secolo
successivo
si
viene
a
formare
una
convergenza
tra
famiglie
di
cittadini
e
ministeriali
vescovili.
In
altre
città
però
sono
proprio
le
famiglie
ministeriali
a
bloccare
l’ascesa
politica
di
quelle
di
origine
commerciale,
oppure
sono
proprio
i
ministeriali
ad
impegnarsi
in
attività
mercantili,
fondendosi
con
il
ceto
cittadino.
Quest’ultimo
caso
quello
di
Colonia,
dove
nel
XII
secolo,
non
sono
distinguibili
ministeriali
dai
ceti
mercantili
e
l’associazione
giurata
dei
cives
ottiene
il
riconoscimento
dal
vescovo
dopo
aspre
lotte
con
l’esito
di
una
città
governata
da
un
regime
di
scabinato.
La
supremazia
conseguita
dalla
casa
di
Sassonia
sposta
il
baricentro
dell’impero
verso
est.
I
sovrani
sassoni
si
impegnano
al
massimo
nella
sottomissione
della
regione
tra
l’Elba
e
l’Oder.
La
colonizzazione
dell’Est
ha
anche
il
carattere
di
crociata
che
viene
indetta
formalmente
nel
1147,
rafforzando
l’antagonismo
tra
Germani
e
Slavi.
Bernardo
di
Chiaravalle
si
rende
conto
della
propensione
dei
nobili
sassoni
ad
attaccare
i
vicini
Slavi,
piuttosto
che
recarsi
in
crociata
a
Gerusalemme
e
quindi
li
incita
a
combattere
i
pagani
Slavi.
La
crociata
della
Sassonia
orientale
(1147-1185)
vede
Sassoni,
Danesi
e
Polacchi
sconfiggere
le
tribù
del
Magdeburgo
e
della
Lusazia
ed
imporre
l’ubbidienza
al
cattolicesimo.
Nel
1198
Harwig,
vescovo
si
Brema,
lancia
un’altra
crociata
contro
la
Livonia.
Aiutato
da
un
ordine
di
monaci
guerrieri,
i
cavalieri
di
Portaspada
con
base
a
Riga,
crea
un’organizzazione
che
gradualmente
porta
l’area
baltica
all’ubbidienza
cattolica.
Si
susseguono
guerre
combattute
come
guerre
sante,
anche
non
specificatamente
autorizzate
dal
Papa.
La
crociata
prussiana
inizia
intorno
al
1200.
I
Prussiani
hanno
mantenuto
la
loro
indipendenza
e
con
le
loro
continue
scorrerie
hanno
infastidito
le
popolazioni
polacche.
Uno
dei
principi
polacchi,
Corrado
di
Masovia,
si
decide
di
risolvere
il
problema
facendo
intervenire
un
ordine
militare
minore,
i
Cavalieri
teutonici
da
poco
tempo
privi
di
un’occupazione
perché
cacciati
dalla
Terrasanta.
L’iniziativa
però
sfugge
di
mano
a
Corrado
e i
cavalieri,
invece
di
svolgere
il
loro
compito
ed
andarsene
via,
ottengono
sia
dall’imperatore
sia
dal
papa
il
riconoscimento
dei
loro
diritti
di
crociati.
Nonostante
l’espansione
orientale,
il
centro
della
vita
economica
dell’impero
continua
ad
essere
la
zona
renana.
La
capitale
dove
vengono
proclamati
gli
imperatori
resta
Aquisgrana
e la
Lotaringia
funge
da
cerniera
nei
rapporti
con
l’Occidente.
Per
quanto
la
dinastia
salica,
succeduta
a
quella
Sassone,
sia
di
origine
franca,
non
governa
l’impero
dei
Franchi,
ma
il
Sacro
romano
Impero
germanico.
Riferimenti
Bibliografici:
Poidevin
r.
Schirmann
s.,
Storia
della
Germania.
Dal
Medioevo
alla
caduta
del
Muro,
Bompiani,
2001.
Winkler
H.A.,
Grande
storia
della
Germania,
Donzelli,
2004.
Cherubini
G.,
Le
città
europee
del
Medioevo,
Mondadori,
2009.
Tyerman
C.,
Le
guerre
di
Dio.
Nuova
storia
delle
crociate,
Einaudi,
2012.