moderna
GEORG FRIEDRICH LIST
SUL SISTEMA NAZIONALE DELL’ECONOMIA
POLITICA
di Enrico Targa
Georg Friedrich List (6 agosto 1789 – 30
novembre 1846) fu un economista tedesco
(nel corso degli anni acquisì anche la
cittadinanza statunitense) che sviluppò
il “Sistema nazionale” dell’economia
politica e fucapostipite della scuola
storica economica tedesca.
Strenuo sostenitore dell’Unione doganale
tedesca da un punto di vista
nazionalista, sostenne l’imposizione di
dazi sui beni importati sostenendo al
contempo il libero scambio di beni
nazionali: affermò che il costo di un
dazio deve essere visto come un
investimento nella produttività futura
di una nazione.
Il suo orientamento liberale lo portò a
collaborarecon Karl von Rotteck econ
Carl Theodor Welcker al
Rotteck-Welckersches Staatslexikon,
un’enciclopedia di scienze
politiche.All’epoca in Europa le idee
liberali e nazionaliste erano quasi
ideologicamente collegate le une alle
altre, e il liberalismo politico non era
ancora concepitoin un’ottica di
“liberalismo economico”.
Lo storico francese Emmanuel Todd
considera il pensiero di John Maynard
Keynes (1882-1946) come la logica
continuazione della dottrina List come
teorico del “capitalismo moderato o
regolamentato”. L’ostilità di List verso
il libero scambio fu decisamente
plasmata dalle idee del suo amico
Adolphe Thiers (1797-1877) e di altri
protezionisti liberali francesiin
seguito fu anche influenzato dal
Segratorio del tesoro e uno dei Padri
Fondatori degli Stati Uniti d’America
Alexander Hamilton (1755-1805) e dalla
Scuola americana radicata nei principi
economici di Hamilton, incluso
l’economista Daniel Raymond (1786-1849)
autore dei Thoughts on Political
Economy (1820) e de The Elements
of Political Economy (1823):
determinante fu il modo generale di
pensare del primo segretario al Tesoro
americano e dalle sue critiche alla
dottrina di Adam Smith espressa nella
An Inquiry into the Nature and Causes of
the Wealth of Nations (1776).
Si oppose al principio cosmopolita del
sistema economico contemporaneo e alla
conseguente dottrina assoluta del libero
scambio sviluppando invece l’argomento
dell’industria nascente, dando risalto
all’idea nazionale e insistendo sul
fattoche le politiche economiche devono
basarsi sulle esigenze particolari di
ogni nazione secondo le sue circostanze
e specialmente al grado del suo
sviluppo.
È noto che dubitava della sincerità
degli appelli al libero scambio da parte
delle nazioni più sviluppate, in
particolare della Gran Bretagna:
«Qualsiasi
nazione che per mezzo di provvedimenti
protettivi e restrizioni alla
navigazione ha elevato la sua potenza
manifatturiera e la sua navigazione a un
tale grado di sviluppo che nessun’altra
nazione può sostenere la libera
concorrenza con lei, non può fare nulla
di più saggio che predicare alle altre
nazioni i benefici del libero scambio e
di dichiarare con tono penitente che
finora ha vagato per le vie dell’errore
e che ora per la prima volta è riuscita
a scoprire la verità».
La sua idea di poteri produttivi fu
influenzata dalla filosofia della
produttività di Friedrich Wilhelm Joseph
Schelling (1775-1854) e dai filosofi
Robert Schumann (padre del romanticismo
musicale, 1810-1856), Johann Gottlieb
Fichte (l’essenza dell’io consiste
proprio in un’attività, di natura
autocosciente, che viene all’essere in
quanto si autopone: il suo pensare è
creare. L’Io fichtiano è, quindi,
l’intuizione intellettuale che Kant
riteneva impossibile all’uomo poiché
coincidente con l’intuizione di una
mente creatrice che svolgere un ruolo
cruciale nella critica listiana del
concetto di valore smithiano, 1762-1814)
e Heinrich Heine (il massimo esponente
del primo ormanicismo tedesco duranteil
periodo della Giovane Germania,
1797-1856).
List contrapponeva il comportamento
economico di un individuo a quello di
una nazione: un individuo promuove solo
i propri interessi personali, ma uno
stato favorisce il benessere di tutti i
suoi cittadini. Un individuo può
prosperare grazie a una determinata
attività che potrebbe danneggiare gli
interessi di una nazione.
«La
schiavitù può essere una calamità
pubblica per un paese, tuttavia alcune
persone possono beneficiare nel portare
avanti la tratta degli schiavi e nel
detenere gli schiavi».
Allo stesso modo, le attività benefiche
per la società possono ledere gli
interessi di determinati individui.
«I
canali e le ferrovie possono fare molto
bene a una nazione, ma tutti i
carrettieri si lamenteranno di questo
miglioramento. Ogni nuova invenzione ha
qualche inconveniente per un certo
numero di individui, ed è comunque una
benedizione pubblica»:
sebbene alcune azioni del governo
fossero essenziali per stimolare
l’economia, un governo troppo zelante
potrebbe fare più male che bene.
«È
cattiva politica regolare tutto e
promuovere tutto impiegando poteri
sociali, dove le cose possono meglio
regolarsi da sole e possono essere
meglio promosse da sforzi privati; ma
non è meno cattiva politica lasciare da
sole quelle cose che possono essere
promosse solo dall’interferenza del
potere sociale».
In conseguenza causa della “unione
universale” che le nazioni hanno con il
loro popolo, List affermò che
«da
questa unione politica ha origine la
loro unione commerciale, ed è in
conseguenza della pace perpetua così
mantenuta che l’unione commerciale è
diventata per loro così vantaggiosa...
Il risultato di un libero scambio
generale non sarebbe una repubblica
universale, ma, al contrario, una
soggezione universale delle nazioni meno
avanzate alla preponderante potenza
manifatturiera, commerciale e navale, è
una conclusione le cui ragioni sono
molto forti... Una repubblica
universale... vale a dire un’unione
delle nazioni della terra nella quale si
riconoscono le stesse condizioni di
diritto tra di loro e rinunciano
all’autoriparazione, può essere
realizzata solo se un gran numero di
nazionalità raggiunge quasi il stesso
grado possibile di industria e civiltà,
cultura politica e potere. Solo con la
formazione graduale di questa unione può
essere sviluppato il libero scambio;
solo in conseguenza di questa unione si
può conferire a tutta la nazione gli
stessi grandi vantaggi che ora
sperimentano quelle province e quegli
stati che sono politicamente uniti. Il
sistema di protezione, in quanto
costituisce l’unico mezzo per competere
alla pari con l’unica nazione
predominante (la Gran Bretagna), sembra
essere il mezzo più efficace per
favorire l’unione finale delle nazioni,
e quindi anche di promuovere la vera
libertà di commercio».
Nella sue lettere List ripetè la sua
affermazione che gli economisti
dovrebbero rendersi conto che, poiché la
razza umana è divisa in stati
indipendenti,
«una
nazione agirebbe incautamente per
cercare di promuovere il benessere
dell’intera razza umana a spese della
sua particolare forza, benessere, e
indipendenza. È un dettato della legge
di autoconservazione fare del suo
particolare avanzamento in potere e
forza i primi principi della sua
politica».
Un paese non dovrebbe tenere conto del
costo della difesa del commercio estero
dei suoi mercanti: «l’interesse
manifatturiero e agricolo deve essere
promosso e protetto anche con i
sacrifici della maggioranza degli
individui, se si può dimostrare che la
nazione non acquisirebbe mai la
necessaria perfezione... senza tali
misure protettive».
Tuttavia solo i paesi delle regioni
temperate sono in grado di dare alla
luce le forme più elevate di industria,
d’altra parte le regioni tropicali
avevano un monopolio naturale nella
produzione di alcune materie prime
quindi, c’era una divisione spontanea
del lavoro e una confederazione di
poteri tra i due gruppi di paesi.
Agli occhi dell’economista tedesco il
sistema economico di Smith non è un
sistema industriale ma un sistema
mercantile definito “il sistema del
valore di scambio” e contrariamente a
quest’ultimo, affermò che l’interesse
privato degli individui non avrebbe
portato al bene più alto della
società:la nazione è un ente tra
l’individuo e l’umanità definito dalla
sua lingua, modi, sviluppo storico,
cultura e costituzione.
L’unità della nazione deve essere la
prima condizione per garantire la
sicurezza, il benessere, il progresso
della civiltà e dell’individuo. Gli
interessi economici privati, come tutti
gli altri, devono essere subordinati al
mantenimento, al completamento e al
rafforzamento della nazione.
I motivi che spinsero List a sostenere
che solo i paesi della zona temperata
era in grado di sviluppare un’industria
fiorente è dovuto al fatto che esse sono
fornite di tutte le condizioni
necessarie, tecniche e spirituali, e
passano naturalmente attraverso delle
fasi di sviluppo economico
(probabilmente ispirò il Modello
evolutivo di Rostow degli anni ‘60 del
Novecento):lo stadio selvaggio, il
pastorizio, l’agricolo, quello agricolo
e manifatturiero insieme, e infine lo
stadio agricolo-industriale-commerciale.
Il progresso della nazione che si
realizza attraverso queste fasi è
compito dello Stato arteficedelle
condizioni necessarie per il progresso
attraverso la legislazione e l’azione
amministrativa. Questa visione conduce
allo schema di politica industriale di
List: ogni nazione dovrebbe iniziare con
il libero scambio, stimolando e
migliorando la propria agricoltura
attraverso il commercio con nazioni più
ricche forti di un’agricltura avanzata,
importando manufatti stranieri ed
esportando prodotti grezzi. Quando il
paese è economicamente così avanzato da
poter produrre in completa autonomia,
allora la protezione dovrebbe essere
utilizzata per consentire alle industrie
nazionali di svilupparsi e proteggerle
dalla concorrenza stranieraper il
momento ancora più competitive di quelle
nazionali.
Nel momento in cui le industrie
nazionali raggiungono alti livelli di
poduttività tali da competere sul
mercato interno ed esterno allora è
stato raggiunto il più alto livello di
progresso; il libero scambio dovrebbe
ridiventare la regola, e la nazione
dovrebbe essere completamente
incorporata nell’unione industriale
universale. Le perdite sopportate
durante il periodo protezionistico
saranno quindi più che ricompensate nel
lungo periodo quando la nazione si trova
nel massimo grado di potenza produttiva.
Nella sua monumentale opera Il
sistema nazionale dell’economia politicadel
1841, List ritenne che il “sistema
continentale” (decretato da Napoleone il
21 novembre 1816 e prevedeva il divieto
di consentire l’attracco in qualsiasi
porto dei paesi soggetti al dominio
francese, alle navi battenti bandiera
inglese), volto proprio a danneggiare la
Gran Bretagna durante un’aspra guerra di
lungo termine, creò una congiuntura
abbastanza favorevole per l’industria
tedesca. Questo era l’esatto opposto di
ciò che credevano i seguaci di Adam
Smith.
Come scrisse List:«Percepivo che la
teoria più nota non teneva conto delle
nazioni, ma semplicemente dell’intero
genere umano da un lato, o del singolo
individuo dall’altro. Ho visto
chiaramente che la libera concorrenza
tra due nazioni altamente civilizzate
può essere reciprocamente vantaggiosa
solo nel caso in cui entrambe si trovino
in una posizione quasi uguale di
sviluppo industriale, e che qualsiasi
nazione che a causa di disgrazie sia
indietro rispetto alle altre
nell’industria, nel commercio e la
navigazione... deve prima di tutto
rafforzare i propri poteri individuali,
per poterentrare in una libera
concorrenza con le nazioni più avanzate.
In una parola, ho percepito la
distinzione tra economia cosmopolitica
ed economia politica».
L’argomento di List fu che la Germania
doveva seguire la pratica inglese
piuttosto che le astrazioni delle
dottrine dell’economista scozzese Smith:
«Se gli inglesi avessero lasciato
tutto a se stessi – “Laissez faire,
laissez aller”, come raccomanda la
popolare scuola economica – i mercanti
[tedeschi] della Steelyard [o
Stalhof in tedesco era il principale
sportello commerciale della lega
anseatica a Londra] avrebbero
continuato a svolgere il loro commercio
a Londra, i belgi avrebbero continuato a
fabbricare tessuti per gli Inglesi,
l’Inghilterra avrebbe continuato ad
allevare pecore così come il Portogallo
divenne la vigna dell’Inghilterra, e lo
è rimasto fino ai nostri giorni, per lo
stratagemma di un astuto accordo
diplomatico [List si riferisceIl
trattato di Methuen, dal nome del
diplomatico inglese John Methuen, fu un
trattato stipulato il 27 dicembre 1703
tra Inghilterra e Portogallo.Esso
prevedeva l’ingresso del Portogallo
nella coalizione antiborbonica nella
Guerra di successione spagnola e
privilegi per l’importazione in
Portogallo dei tessuti inglesi e dei
vini portoghesi in Inghilterra.Il
trattato ebbe dei riflessi negativi
notevoli per l’economia portoghese dato
che, di fatto, scoraggiò lo sviluppo
delle infrastrutture industriali a
vantaggio dell’importazione di prodotti
inglesi. Grazie a questo trattato,
comunque, il Portogallo poté mantenere
una posizione politica di rilievo che
contribuì a mantenere l’integrità
territoriale sua e della sua più
importante colonia: il Brasile]. In
effetti, è più che probabile che senza
la sua politica commerciale
[altamente protezionista ispirata
all’ingegno del grande economista Sir
William Petty] l’Inghilterra non
avrebbe mai raggiunto una misura così
ampia di libertà municipale e
individuale come ora possiede, poiché
tale libertà è figlia dell’industria e
della ricchezza».
List riconobbe che Adam Smith aveva
correttamente identificato la
produttività del lavoro come causa della
prosperità della popolazionema se
l’economista scozzese affermava «chi
alleva maiali è produttivo, chi alleva
persone è un membro improduttivo della
società» quindi solo il lavoro
fisico crea valore, per List le
prestazioni intellettuali e sociali
(cure mediche, istruzione e formazione,
ecc.) non andavno viste come “lavoro
improduttivo” ma erano attività che
avevano: «il potere di creare
ricchezza... è quindi infinitamente più
importante della ricchezza stessa»(teoria
delle forze produttive).
Per “forze produttive” intendeva le
competenze di una società determinate
non solo dalla dotazione di capitale
fisico ma anche dalla forza innovativa,
dalle prestazioni ingegneristiche, dallo
spirito imprenditoriale e dal livello di
istruzione e formazione della
popolazione. Il livello di sviluppo di
un’economia è intimamente connesso con
il risultato delle conquiste
intellettuali delle persone (invenzioni
e miglioramenti): attraverso lo studio
della storia economica si arriva a un
dato importante che mostra come gli
stati non coinvolti
nell’alfabetizzazionehanno una minore
mobilità sociale all’interno della
società e realizzano meno invenzioni
perché le potenziali le risorse umane e
intellettuali sono inutilizzate.
List credeva che la storia avesse
dimostrato che «Il duro lavoro, la
parsimonia, l’ingegnosità e lo spirito
intraprendente degli individui non hanno
ottenuto nulla di significativo da
nessuna parte se non sono sostenuti
dalla libertà civile, dalle istituzioni
pubbliche e dalle leggi».
Comunque la struttura economica da sola
influenza il successo
dell’apprendimento: nel settore
agricolo, le possibilità di successo dei
processi di apprendimento produttivi
sono basse per vari motivi mentre
nell’industria si creano,attraverso una
serie di incentivi istituzionalmente
garantiti, le condizioni più favorevoli
peri processi di apprendimento che
determinano la capacità di trattare con
i clienti così come l’ingegno e
l’abilità determinano in larga misura il
successo economico.
Pertanto un grande settore industriale è
una condizione necessaria per il
successo delle conquiste intellettuali.
Fu fautore del programma di investimenti
prussiano per lo sviluppo delle ferrovie
e per la costituzione di un’unione
doganale fra gli stati collocati nella
regione tedesca settentrionale
(Zollverein).
Oppresso dai debiti e malato si suicidò
a Kufstein il 30 novembre 1846. Il
pensiero del grande economista tedesco
occupò uno spazio di rilievo nel
dibattito scientifico postumoin
particolare contribuì alla nascita
teoria dello sviluppo economico:le sue
opere influenzarono non solo lo
strutturalismo sudamericano (un
approccio dell’economia dello sviluppo
nato in America Latina a partire dagli
anni ‘50), ma quando il Giappone iniziò
il suo cammino verso
l’industrializzazione nel periodo Meiji
(23 ottobre 1868 - 30 luglio 1912) gli
economisti giapponesi si orientarono più
sulla linea di pensiero di Friedrich
List che alla teoria del “laissez-faire”
di Adam Smith. Secondo l’economista ed
esperto della storia cinese Shaun
Breslin le idee di List sono alla base
del modello economico cinese
post-comunista.
Riferimenti bibliografici:
H.Landreth, D.C. Colander, Storia del
pensiero economico, Il Mulino,
Bologna 1998.
H. Denis, Storia del pensiero
economico, II vol., Oscar Mondadori,
Milano 1973.
P. Barucci, Le frontiere
dell’economia: gli economisti stranieri
in Italia: dai mercantilisti a Keynes,
Cap. Friedrich List e la cultura
economica in Italia (1843-1916) di
S. Spalletti, Polistampa, Firenze 2003.
F. List, Il sistema nazionale
dell’economia politica, A cura di F.
Ingravalle, Oaks Editrice, CollanaVette,
Sesto San Giovanni (Mi) 2019. |