LA GEOGRAFIA DEL GAS
TRA CRISI INTERNAZIONALE E TRANSIZIONE
ECOLOGICA / VIII
di Leila Tavi
La crisi del gas si inasprisce con
la stagione invernale, mentre il
conflitto tra Russia e Ucraina va
avanti e intere città nelle zone di
scontro sono strette nella morsa del
gelo. All’incertezza
nell’approvvigionamento, alla
volatilità dei prezzi, alle
incomprensioni a livello governativo
si aggiunge il timore di
un’eventuale e brusca interruzione
dei flussi dalla Russia verso
l’Europa.
Analizziamo quali sono le previsioni
dell’ultimo rapporto trimestrale sul
gas a cura dell’AIE pubblicato dal
Global Gas Security Review,
che traccia un'analisi dettagliata
di quanto la sicurezza energetica
sia a rischio e delle possibili
evoluzioni del mercato nel breve
termine.
Il forte calo dei flussi di gas
dalla Russia verso l'Europa e
l’instabilità del mercato
dell'energia hanno portato i prezzi
del gas in Europa e, in modo
indiretto i prezzi spot del GNL (Gas
Naturale Liquefatto) asiatici, ai
massimi storici nel terzo trimestre
del 2022. Nel frattempo gli Stati
Uniti hanno invece raggiunto i
livelli di consumo durante l'estate
più alti dal 2008. A tali fenomeni
si è aggiunta una volatilità dei
prezzi estremamente elevata, che è
stata la causa principale
dell’aumento della pressione
finanziaria sugli operatori di
mercato e del rischio di insolvenza,
limitando il numero di partecipanti
attivi sul mercato, che a sua volta
ha portato a un'ulteriore
volatilità.
Dal lato dei cittadini e delle
imprese la tendenza è stata quella
di una contrazione del consumo. In
Europa la domanda di gas è diminuita
di quasi il 10% nel periodo
gennaio-agosto, con un calo stimato
del 15% nel settore industriale, a
causa di riduzioni nella produzione.
La situazione è di poco migliore nei
principali mercati asiatici del gas,
che hanno registrato crescita
limitata o negativa: la Cina e il
Giappone sono rimasti quasi fermi,
mentre l'India e la Corea del Sud
hanno subito una contrazione. Nel
dettaglio, nei primi otto mesi del
2022, il consumo di gas è aumentato
di meno dell'1% in Cina, mentre è
diminuito di quasi il 4% in India
nello stesso periodo, mentre in
Giappone è rimasto invariato durante
il primo semestre. Anche il Sud e il
Centro America hanno registrato un
calo nel primo semestre del 2022,
stimato al 3%. Il Nord America è
stata una delle poche regioni in cui
la domanda è invece aumentata,
sostenuta dall’aumento della domanda
di produzione di energia e da prezzi
in calo, anche se ai massimi da un
decennio a questa parte. L’aumento
per gli Stati Uniti è del 4% nel
primo semestre del 2022 e di ben
l’8% in Canada nello stesso periodo.
Secondo le previsioni dell’AIE la
domanda globale di gas dovrebbe
diminuire dell’0,8% quest'anno,
mentre è prevista una leggera
crescita, pari al 0,4% nel 2023.
L’obiettivo che l’UE si è prefissato
è quello di una riduzione volontaria
del 15% della sua domanda di gas tra
il 1° agosto del 2022 e il 31 marzo
2023, rispetto alla media
quinquennale. Tra le misure
approvate dall’UE per contrastare
gli effetti dell’aumento dei prezzi
del gas, quella del risparmio
energetico sarà fondamentale per
ridurre al minimo il ricorso allo
stoccaggio nel caso in cui la Russia
interrompa senza preavviso tutte le
forniture e, quindi, per mantenere
la flessibilità dell’offerta in caso
di eventuali ondate di freddo a fine
inverno e a inizio primavera nel
nuovo anno. Per quanto riguarda lo
stoccaggio l’UE ha da poco approvato
un nuovo regolamento che fissa un
livello di riempimento minimo
all'80% per l'inverno 2022-2023, che
potrà essere aumentato al 90% per
gli anni successivi.
L’UE ha previsto anche un incremento
delle importazioni di GNL attraverso
l'espansione degli impianti di
rigassificazione onshore esistenti o
l'assunzione di unità galleggianti
di stoccaggio e rigassificazione (FSRU).
L'AIE ha condotto un'analisi della
resilienza stagionale del mercato
europeo in caso di interruzione
completa delle forniture di gas
dalla Russia, a partire dal 1°
novembre 2022, compreso il rischio
di una potenziale ondata di freddo a
inverno inoltrato. L'analisi mostra
che si dovrebbe prevedere una
riduzione della domanda del 9%
rispetto alla media quinquennale, al
fine di mantenere i livelli di
stoccaggio al di sopra del 25%, in
caso di una riduzione delle
forniture di GNL. Con un simile
scenario, per far fronte
all’inverno, sarebbe necessario
mantenere i livelli di stoccaggio al
di sopra del 33%. Per poter
garantire tale percentuale, sarà
necessario applicare efficaci misure
di risparmio energetico, per
garantire un livello adeguato di
scorte fino a che non sarà terminata
la stagione fredda.
Secondo i dati pubblicati da S&P
Global Commodity Insights, nei
primi 9 mesi di quest’anno i volumi
di GNL importati sono aumentati del
65% rispetto al 2021. Diverse
società con sede nell'UE si sono
assicurate ulteriori forniture di
GNL tramite gare d'appalto e
contratti di GNL a breve termine.
Inoltre l’UE sta proseguendo con una
politica di differenziazione delle
importazioni.
Sempre secondo l’AIE la concorrenza
tra regioni geografiche e Stati
nell'approvvigionamento di GNL
potrebbe creare ulteriori tensioni,
considerato che un accresciuto
fabbisogno europeo metterebbe sotto
pressione altri acquirenti,
soprattutto in Asia, e viceversa il
freddo dei mesi invernali in Asia
nordorientale potrebbero limitare
l'accesso dell'Europa al GNL. Il
commercio globale di GNL è aumentato
di quasi il 6% tra gennaio e agosto
2022. Il mercato è stato trainato
dall'aumento della domanda di GNL
in Europa, che è aumentata del 65%
su base annua, innescando un
riallineamento dei flussi
commerciali di GNL nel mondo. Nella
regione asiatico-pacifica la domanda
di GNL è scesa del 7%, ovvero di 18
miliardi di metri cubi (bmc). La
domanda è stata influenzata dal
clima mite, dal repentino aumento
dei prezzi e dalle drastiche misure
di contenimento della diffusione del
COVID-19 in Cina. Questa favorevole
combinazione di fattori ha favorito
sul mercato europeo una certa
stabilità per tutto il 2022.
In un contesto di prezzi spot
elevati e volatili, l'attività di
stipula di contratti di GNL è
rimbalzata in maniera violenta nel
2021, con un evidente aumento del
28% su base annua, fino a
raggiungere circa 80 bcm, con un
record storico, secondo soltanto al
quello del 2018 che era stato di 88
bcm. Nel 2022 l’ammontare dei
contratti ha subito un
rallentamento, con un volume di
circa 27 bcm che fanno riferimento a
progetti operativi o in fase di
sviluppo, contro i 48 bcm dello
stesso periodo del 2021.
Nel prossimo numero vedremo nel
dettaglio come l’Italia e l’UE
stanno differenziando gli
approvvigionamenti e le previsioni
sulle forniture dalla Russia.