Nella geopolitica del gas il
Turkmenistan gioca un ruolo chiave.
Situato sulla sponda orientale del
Mar Caspio, è un'ex repubblica
sovietica con poche relazioni
diplomatiche. Il Paese dispone di
grandi risorse di gas naturale, la
maggior parte delle cui esportazioni
sono destinate alla società russa
Gazprom. Nel 2021 la Russia ha quasi
raddoppiato le importazioni di gas
dal Turkmenistan rispetto al 2020,
ovvero 10 miliardi di metri cubi
(353 miliardi di piedi cubi).
Sebbene la Russia importi grandi
quantità di gas dal Turkmenistan,
quest’ultimo esercita un ruolo molto
marginale all’interno delle
relazioni politico-militari tra
Russia e Asia Centrale. Ashgabat è
membro associato della Comunità
degli Stati indipendenti, ma non fa
parte dell’Organizzazione del
Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO)
ed è soltanto un osservatore
dell’Organizzazione per la
Cooperazione di Shanghai (OCS).
Il Turkmenistan è un classico
rentier state (Stato
redditiere), che dipende dalle
entrate derivanti dalla rendite del
gas in primis e poi del petrolio,
oltre che dalla produzione di
cotone. Il settore petrolifero del
Turkmenistan è meno attrattivo di
quello dell'Azerbaigian e del
Kazakistan. Tra i tre Stati è quello
con le minori riserve di petrolio
verificate e la più bassa produzione
all’anno. Per quanto riguarda la
produzione del cotone, invece, i
braccianti lavorano in pessime
condizioni. Secondo un rapporto sul
raccolto di cotone del 2021 in
Turkmenistan pubblicato questo mese
da Turkmen.news e da Turkmen
Initiative for Human Rights (che
hanno entrambi aderito
all’iniziativa Cotton Campaign),
il lavoro forzato per la raccolta
del cotone da parte addirittura di
dipendenti del settore pubblico
sarebbe stato nel 2021 "diffuso e
sistematico".
Secondo l'AIE il Turkmenistan
dipende dal gas naturale per l'80%
delle forniture di energia primaria.
Circa il 55% dell'energia elettrica
generata nel Paese è destinato a uso
industriale, mentre il resto è in
gran parte assorbito dall'uso
domestico. L'attuale consumo interno
di gas è di circa 10 Bcm all'anno.
Nel mese di dicembre 2021 il
Turkmenistan ha esportato 35.200.000
milioni di metri cubi di gas
naturale, con un aumento di
2.640.000 milioni di metri cubi
rispetto allo stesso mese del 2020,
in cui sono state registrate
esportazioni di gas per 32.560.000
milioni di metri cubi. La media
annuale delle esportazioni tra il
1996 e il 2021 è stata di 36.925.000
milioni di metri cubi, con un un
massimo storico di 55.800,000
milioni di metri cubi nel 2008 e un
minimo storico di 1.750,000 milioni
di metri cubi nel 1998, dovuto alle
controversie con la Russia su
pagamenti e prezzi.
In termini di riserve il Paese
disponeva nel 2017 di 265 trilioni
di piedi cubi (Tcf) di riserve
accertate di gas, classificandosi al
6° posto nel mondo e rappresentando
circa il 4% delle riserve totali di
gas naturale del mondo, pari a 6.923
Tcf. Il Turkmenistan ha al momento
riserve accertate equivalenti a
190,9 volte il suo consumo annuale.
Ciò significa che ha ancora circa
185 anni di gas (ai livelli di
consumo attuali ed escludendo le
riserve non verificate).
Tale disponibilità di gas naturale
ha conseguenze sia positive che
negative per il Turkmenistan. Le
conseguenze negative derivano
soprattutto dal fenomeno denominato
resource curse (maledizione
delle risorse), per cui i Paesi e le
regioni con un'abbondanza di risorse
naturali, in particolare di risorse
non rinnovabili come minerali e
combustibili, tendono ad avere
minore crescita economica e peggiore
sviluppo rispetto ai Paesi con meno
risorse naturali. In conseguenza di
ciò, chi controlla le rendite delle
risorse ha de facto il
controllo del Turkmenistan,
impedendo un normale sviluppo
democratico della società civile. Il
basso tasso di disoccupazione è il
risultato di molti lavoratori che
percepiscono uno stipendio
governativo per lavori relativamente
irrilevanti, soltanto perché hanno
stretti legami con l’establishment.
Questo tipo di occupazione non porta
crescita economica, lasciando il
Paese esposto a rischi speculativi
da parte di altri Paesi in relazione
alla principale risorsa,
rappresentata dal gas naturale.
Questa alterazione del mercato del
lavoro ha causato un alto tasso di
disoccupazione giovanile e una
riduzione della competitività della
forza lavoro.
Per quanto riguarda gli aspetti
positivi del fiorente mercato del
gas in Turkmenistan va evidenziato
che il Paese ha un debito nazionale
molto basso, grazie alle tasse
incassate con l’esportazione di gas,
le cui rendite permettono al
Turkmenistan di investire in spesa
pubblica, in particolar modo in
programmi sociali, come l’assistenza
sanitaria statale, che ha
contribuito a diminuire l’alto tasso
di mortalità infantile.
Nonostante gli sforzi fatti per
investire i proventi del gas in
riforme sociali, il Turkmenistan,
così come il Tagikistan e
l'Uzbekistan, non è ancora diventato
una vera e propria economia di
mercato, mentre il Kazakistan e il
Kyrgyzstan hanno intrapreso
importanti riforme economiche.
Infatti, benché disponga di vaste
risorse di petrolio e gas naturale,
il Turkmenistan non è un attore
importante nei mercati energetici, a
causa della mancanza di
infrastrutture, che ne limita le
capacità di esportazione.
Negli ultimi anni il Paese, che è
stato incluso nella Belt and Road
Initiative, ha aumentato gli
investimenti per sviluppare le
proprie riserve ed esportare più gas
naturale verso Paesi come la Cina. A
inizio 2020 è stato inaugurato il
gasdotto Sampede-Lunnan, che
trasporta il gas turkmeno nella
provincia cinese dello Xinjiang
senza passare dalla Russia, come
prova dell’aumentata influenza della
Cina in Asia Centrale. A seguito
della costruzione del gasdotto Asia
Centrale-Cina alla fine degli anni
2000, nell’ambito dell’ambizioso
progetto della Nuova Via della Seta,
la Russia ha perso infatti influenza
nella regione, anche se a partire
dal 2019 le relazioni diplomatiche
ed economiche tra Russia e
Turkmenistan si sono rinsaldate.
Nel 2021 il Turkmenistan ha venduto
alla Cina il 70% del totale delle
importazioni di gas naturale (circa
40 miliardi di metri cubi all’anno),
ma la Nuova Via della Seta potrebbe
diventare per il Paese una sorta di
colonizzazione economica. Per
ridurre, inoltre, la dipendenza
dalla Russia come paese di transito
e/o di importazione del gas il
Turkmenistan sta cercando di
potenziare le infrastrutture per il
trasporto del gas naturale al fine
di conquistare mercati alternativi
in totale autonomia da Mosca,
soprattutto in questo periodo di
incertezza causata dal conflitto tra
Russia e Ucraina.
Prendiamo come esempio il progetto
del gasdotto TAPI, i cui lavori, più
volte interrotti nel corso degli
anni, dovrebbero riprendere a
settembre 2022. Si tratta del
cosiddetto
“Turkmenistan–Afghanistan–Pakistan–India”
(TAPI), che prevede una pipeline di
1100 miglia per 10 miliardi di
dollari di investimenti. Il gasdotto
dovrebbe trasportare il gas naturale
dal giacimento turkmeno di Galkynysh
alla città indiana di Fazilka,
passando per le province afghane di
Herat e Kandahar e per le città
pakistane di Quetta e di Multan. Il
progetto era stato ideato per la
prima volta nel 1991, ma il
consorzio del gasdotto è stato
annunciato soltanto alla fine del
2014. I lavori sono iniziati nel
2018 e la costruzione sarebbe dovuta
terminare nel 2021, ma si è bloccata
proprio lo scorso anno, dopo che
alcuni operai che stavano lavorando
alla costruzione del TAPI sono stati
uccisi da aggressori non
identificati. Se il gasdotto dovesse
entrare in vigore, rappresenterebbe
una grossa opportunità per il
Turkmenistan, che potrebbe
instaurare relazioni economiche e
diplomatiche importanti, riducendo
l’influenza da parte della Cina e
della Russia.
Il 22 gennaio 2021 Azerbaigian e
Turkmenistan hanno poi sottoscritto
un memorandum per lo sviluppo
congiunto di un giacimento offshore
di gas e petrolio nel Mar Caspio. I
due Paesi sono giunti a un accordo
dopo aver superato una contesa
territoriale durata oltre trent’anni
e che è iniziata appena i due Paesi
hanno ottenuto l’indipendenza.
L’accordo per la realizzazione del
giacimento offshore denominato
Dostluk (che in turco significa
amicizia) rappresenta una
pietra miliare per la cooperazione e
per la sicurezza dell'area. Nel
febbraio 2021 il Parlamento azero ha
approvato il memorandum e nel marzo
dello scorso anno il Mejlis (la
Camera bassa del Consiglio
nazionale) del Turkmenistan ha
ratificato il documento.
Secondo gli esperti le riserve di
Dostluk sono stimate in 50 milioni
di tonnellate di petrolio, non è
stato invece fornito un dato per il
gas. Per molti anni il giacimento è
stato considerato di confine e
chiamato "Serdar" dal lato turkmeno
e "Kyapaz" dal lato azero. Il
giacimento, infatti, pur trovandosi
in relativa prossimità delle coste
turkmene, sarebbe stato scoperto da
scienziati azeri ai tempi
dell’Unione Sovietica. La
Convenzione sullo Status Legale del
Mar Caspio del 2018, che lascia alle
parti il potere di risolvere le
dispute a livello bilaterale, è
stata di grande aiuto per la
risoluzione della controversia. Le
risorse di idrocarburi del
giacimento di Dostluk dovrebbero
essere distribuite tra le parti in
ragione del 30% (Azerbaigian) e del
70% (Turkmenistan). La compagnia
petrolifera russa Lukoil ha espresso
il suo interesse a investire nel
progetto. Un’altra collaborazione
tra i due Paesi potrebbe interessare
anche l’infrastruttura per il
trasporto di gas da altri giacimenti
turkmeni compreso quello di
Galkynysh, il secondo più grande al
mondo.
Una seconda allettante opportunità
di crescita economica per il
Turkmenistan è rappresentata
dall’accordo trilaterale firmato a
novembre 2021 sempre con l’Azerbaijan
e con l’Iran per lo scambio di gas
per un massimo di 2 miliardi di
metri cubi all’anno. Non si tratta
di una grande quantità di gas, ma
tale accordo soprannominato dagli
addetti ai lavori Double Natural
Gas Swap è per il Turkmenistan
una grande occasione di crescita
economica e di distensione
diplomatica con l’Azerbaigian e con
l’Iran. Il primo step dell’accordo è
stato un incontro nell’ottobre 2021,
quando una delegazione turkmena
guidata dal ministro degli Esteri
Rashid Meredov ha incontrato il
ministro del Petrolio iraniano Javad
Owji, che ha annunciato l'intenzione
di Teheran di pagare il debito di
gas con il Turkmenistan. Turkmengaz
ha infatti interrotto le forniture
di gas all'Iran dal gennaio 2017, a
causa del debito iraniano.
All’incontro è seguita una visita in
Iran del vice primo ministro azero
Shahin Mustafayev, nel corso di cui
è stato raggiunto un accordo sullo
scambio di forniture di gas dal
Turkmenistan all'Azerbaigian
attraverso l'Iran. Il 28 novembre
2021 Azerbaigian, Iran e
Turkmenistan hanno firmato ad
Ashgabat un accordo trilaterale
sullo scambio di gas. La cerimonia
di firma si è svolta alla presenza
del presidente azero Ilham Aliyev e
del suo omologo iraniano Ebrahim
Raisi. L'accordo prevede la
fornitura di 1,5-2 miliardi di metri
cubi di gas all'anno, con il
Turkmenistan che fornirà gas
all'Iran e l'Iran che consegnerà
un'uguale quantità di gas
all'Azerbaigian.
Nel mese di giugno 2022 i ministri
degli Esteri di Turchia, Azerbaigian
e Turkmenistan si sono riuniti ad
Ankara per un nuovo incontro
trilaterale, in cui la sicurezza
energetica è stato uno dei punti
principali all’ordine del giorno. La
regione del Caspio dispone di circa
292 trilioni di piedi cubi di gas
naturale in riserve accertate e
stimate, oltre che di un'ampia e
affidabile infrastruttura di
gasdotti che la collegano ai mercati
europei. In tale quadro si colloca
un tassello importante per il puzzle
energetico del Caspio, ovvero un
gasdotto transcaspico di ben 300 km.
che sia in grado di collegare la
costa orientale del Turkmenistan, in
particolare la città portuale di
Turkmenbashy con la zona occidentale
dell'Azerbaigian, interessando nel
progetto di un gasdotto sottomarino
anche la capitale azera, Baku, che è
anche il più grande porto del Paese
e di tutto il Caucaso. Il gasdotto
dovrebbe far parte del Corridoio
meridionale del gas (Southern Gas
Corridor - SGC). La sua capacità
dovrebbe aggirarsi intorno ai 30
miliardi di metri cubi di gas
naturale all'anno. Il gasdotto è di
vitale importanza per l’Europa che
potrebbe essere fornita dal
Turkmenistan a partire da 10 per
arrivare fino a 30 miliardi di metri
cubi di gas all'anno. Il valore
approssimativo stimato del progetto
è di 5 miliardi di dollari USA. Una
volta arrivato a Baku il gasdotto
dovrebbe unirsi al Gasdotto del
Caucaso Meridionale (Baku-Tbilisi-Erzurum)
e tramite quest’ultimo giungere fino
al Gasdotto Trans-Anatolico. Come
prevedibile, il progetto trova
l’opposizione dell’Iran, che adduce
motivi legati alla tutela
dell’ambiente, e la Russia.
A fine ottobre 2022 la capitale del
Turkmenistan, Ashgabat, ospiterà la
28a Conferenza ed esposizione
internazionale Oil and Gas of
Turkmenistan-2022 (OGT-2022). Il
forum è organizzato dalle aziende
statali Turkmengas, Turkmenneft e
Turkmengology, in collaborazione con
il BC Turkmen Forum e il supporto
della società britannica
GaffneyCline. allo scopo di
rafforzare le partnership
internazionali e di diventare una
piattaforma per discutere le
questioni chiave dell’ulteriore
sviluppo del settore petrolifero e
del gas in Turkmenistan e nel mondo,
riunendo i principali attori e
rappresentanti di istituzioni e
imprese statali specializzate del
mercato petrolifero e del gas.