.

home

 

progetto

 

redazione

 

contatti

 

quaderni

 

gbeditoria


.

[ISSN 1974-028X]


RUBRICHE


attualità

.

ambiente

.

arte

.

filosofia & religione

.

storia & sport

.

turismo storico



 

PERIODI


contemporanea

.

moderna

.

medievale

.

antica



 

EXTEMPORANEA


cinema

.

documenti

.

multimedia



 

ARCHIVIO


.

medievale


N. 119 - Novembre 2017 (CL)

VITA E OPERA DI AL-IDRISI
SUL GEOGRAFO ARABO DI RE RUGGERO II,

 E SULLA GEOGRAFIA ARABA MEDIEVALE - PARTE II
di Vincenzo La Salandra

 

A completare la seconda parte di questo piccolo saggio si segnalano alcuni stralci descrittivi estratti dalla Nuzhat: i primi due riguardano le isole Maldive e le isole della costa dell’Oman; gli altri sono brani sull’Europa (Spagna, Italia e Grecia).

 

Esotica e curiosa la descrizione di al-Idrisi delle isole Maldive (e/o Laccadive, con il termine al-Dìbagiàt infatti le fonti arabe indicavano entrambi gli arcipelaghi) dove il geografo di Ruggero ci tramanda la singolare notizia di una sorta di ‘governo’ anche al femminile e di una Regina che amministrava la giustizia, vera tutrice del potere giudiziario:

 

«[...] Qui stanno le isole al-Dìbagiàt, le une alle altre contigue, innumerevoli al conto e per lo più disabitate. La più grande è l’isola di Anbùna popolosa assai, le cui genti abitano anche le isole maggiori intorno, cui son contigue dall’Isola della Luna. Tutte queste isole stanno sottomesse a un unico sovrano che ne accorda le genti, le difende, le protegge e, per quanto gli è possibile, assicura loro la pace, mentre sua moglie amministra la giustizia parlando alla gente senza essere velata. Suo marito, il sovrano, pur essendo presente non interviene punto nelle questioni di competenza della moglie, ché presso di loro è da sempre inderogato costume che siano le donne ad operare giustizia. Questa regina, a nome Damhara, indossa una veste d’oro tessuto, ha sulla testa una corona d’oro contornata di rubini e pietre preziose, e ai piedi sandali d’oro, e nessuno tranne lei in quest’isola può camminare coi sandali, tant’è che se qualcuno vien colto a calzarli si ritrova i piedi mozzati. Nelle ricorrenze e feste sue la regina cavalca seguita dalle damigelle in gran pompa, con elefanti, stendardi, fanfare, mentre il re suo marito segue coi dignitari a una certa distanza [...]».

 

Molto bella e suggestiva anche la descrizione dell’arcipelago Kuria Muria, di fronte alla costa dell’Oman, dove le scimmie furbissime la fanno da padrone e sembra di vederle queste scimmie nella descrizione di Idrisi, quasi come si vedono e si ammirano negli affreschi arcaici di Aktotiri a Santorini, saltanti e umanizzate, e forse ‘umanissime’. Questa la descrizione dell’isola delle scimmie nella frizzante traduzione dall’arabo di Arioli:

 

«Grande isola dalle inaccessibili coste con foreste, alberi e varie specie di frutta. Numerose cono le scimmie in quest’isola e a furia di riprodursi e aumentare ne sono diventate padrone. Hanno, si dice, un principe cui prestano obbedienza, che portano sulle spalle, il quale regola la giustizia affinché non s’abbiano torti tra loro. Sono di colore rossiccio, codate, intelligenti e di finissimo acume. Quando una nave rovina sulla loro isola, o qualche naufrago vi cerca riparo, gl’infliggono penosi tormenti mordendolo, tempestandolo di lerciume, insomma, spassandosela degnamente col malcapitato. Talvolta lo fanno soffrire un pò meno e quello gli muore di fame. Gli abitanti delle isole Khartàn e Martàn, se la spuntano in astuzia, le catturano e le portano fuori dall’isola in terra di Yemen ove vengono vendute ad ottimo prezzo. Infatti, gli Yemeniti, o meglio i mercanti di colà, le mettono a guardia delle botteghe loro dove, al par degli schiavi, sorvegliano i beni dei loro padroni. E non v’è chi riesca a raggirarle, né a sottrarre loro alcunché. Sono intelligentissime».

 

Nel descrivere le città italiane del Medioevo Idrisi è puntuale e preciso, fornisce notizie pregnanti e ci ha tramandato immagini vive e annodate nel suo itinerario che, alle volte, sembra anticipare di alcuni secoli le pennellate degli scrittori del Gran Tour.

 

Nella descrizione di Genova sottolineava la forza militare della città e della sua gente assieme alla proverbiale intraprendenza commerciale dei genovesi. Eccola la ‘capitale’ della Liguria nella chiara traduzione di Gabrieli:

 

«La città di Genova è città antica, di origine remota, con bei dintorni e passeggiate; i suoi edifici sono altissimi; abbonda di frutta, seminati, villaggi ed estensioni coltivate, e sta vicino ad un piccolo fiume. La sua gente è di mercanti ricchi ed opulenti, che percorrono le terre e i mari e si slanciano nelle imprese lisce e in quelle scabre. Hanno una flotta che mette spavento, conoscono gli stratagemmi della guerra e le astuzie della politica, e danno prova, in mezzo ai Rum, di altissimo sentire».

 

Grado e Trieste nella Nuzhat:

 

«Grado è città grande, con popolazione numerosa e un intenso traffico di gente e di navi. Cinque miglia tra Grado e Trieste, che è città fiorente, di vasta estensione, affollata di militari, trafficanti, gentiluomini, mercanti e artigiani. Bene attrezzata per la difesa, essa giace su un grande fiume che, quantunque scaturisca a breve distanza, è tuttavia grosso e la provvede di acqua potabile. Trieste è situata all’estremità del Golfo dei Veneziani, proprio ai confini del loro territorio ed è porto navale di Aquileia dove ormeggiano le navi da guerra». 

 

Le descrizioni delle città della Spagna che riportiamo sono due: Almería e Toledo.

È rilevante ricordare che due sole città di nuova fondazione islamica in Spagna, sono piene di significati strategici e politico economici: si tratta delle nuove città musulmane di Almería e al-Qasr, i due grandi porti ed arsenali dell’emirato di Cordova. Almería, al-Mariyya, ovvero ‘la torre di guardia’, sul mare Mediterraneo, e al-Qasr, Qasr Abī Dānis, o Alcacer do Sal, sulla laguna di Setubal, di fronte all’Oceano: entrambe le città furono fondate nello stesso periodo dai primi principi omayyadi della Spagna dopo la conquista del potere.

 

La fondazione delle due città testimonia l’apertura ampia del commercio della Spagna musulmana ai traffici mediterranei e verso l’Atlantico. Almería era, tra le due, forse la più importante, fondata già dal 756, era un grande e fiorente porto, una piazza molto attiva, ricca di commerci e industrie, e ne danno ampia testimonianza le canzoni di gesta che citano le opulente ‘fiere d’Almeria’.

 

Vennero impiantate e fabbricate le seterie, che utilizzavano le sete prodotte nelle Alpujarras, le montagne alle spalle della città; inoltre, i grandi cantieri di costruzioni navali, provocarono e implementarono lo sviluppo delle industrie del legname, del ferro e della tela.

 

«Verso Almería volgevano i navigli da Alessandria e dalla Siria tutta, e in tutta al-Andalus non v’erano genti più agiate delle sue, né più d’esse attive a smerciare e accumulare in commerci di qualsiasi tipo. Almería consisteva in due colli divisi da un avvallamento popolato; su un colle stava la cittadella nota come al-Hasàna, sull’altro colle il borgo chiamato monte Làhm, con le mura a cingere cittadella e borgo. Numerose porte aveva e nel lato occidentale un borgo grande e popoloso, chiamato Borgo della Vasca, con mura, mercati, case, fondaci, terme. La città era città grande, ricca di commerci, e numerosi erano quelli a lei diretti; agiate erano le sue genti, e non v’era nei paesi di al-Andalus chi più di loro disponesse di denaro o godesse di situazioni più floride [...] Almería, ora che compiliamo questo nostro libro, è diventata possedimento in mano dei Rùm i quali ne hanno stravolto le bellezze, ridotto in prigionia le genti, distrutto le case, diroccato le superbe costruzioni. Nulla hanno lasciato».

 

Ad Almería le fortificazioni dell’Alcazaba sono tra le più grandiose di tutta la Spagna: l’insigne Alcazaba fu costruita per ordine di ‘Abd al-Rahmàn III nel X secolo e ingrandita nel secolo XI. Le mura massicce e turrite seguono l’andamento del terreno e scendono dalla collina a ritmo misurato e fino al punto in cui un sobborgo della città, bianco di calce, si estendeva come una manciata di zollette di zucchero, ma questo prima delle moderne costruzioni di cemento e prima del boom edilizio turistico degli ultimi decenni. Ferdinando di Aragona vi aggiunse un mastio.

 

La ‘Capilla de San Juan’, iniziata nello stile delle chiese mozarabiche, venne successivamente trasformata in moschea. Gli Almohadi contribuirono alla nuova decorazione del mihrab. Solo nel 1524 sul sito della grande moschea venne costruita la cattedrale. Nel secolo XI Almería fu per circa cinquant’anni un piccolo emirato semi-indipendente, in seguito fu un famoso e malfamato covo e rifugio di pirati musulmani: la città fu presa da Ferdinando e destinata ad avamposto delle incursioni marinare spagnole, con singolare e suggestiva inversioni dei ruoli con la controparte musulmana.

 

Fin dai tempi delle favolose conquiste di al-Andalus da parte di Tàriq, dal 711 in poi, i cronisti e geografi arabi esaltarono l’abbondanza dei tesori finiti in mani musulmane. Speciale il ruolo della città di Toledo, descritta nelle fonti arabe come sede dei tesori, e anche Idrisi descrive Toledo come una fantastica città di tesori:

 

«All’epoca dei Rùm, era Toledo loro reggia e loro meta, e quando i musulmani conquistarono al-Andalus trovarono là tesori che quasi sarebbe impossibile descriverne la qualità. Vi trovarono centosettanta corone d’oro tarsiate di gemme e pietre varie, mille spade regalmente gemmate trovarono, trovarono d’oro e d’argento innumerevoli specie di specchi, e la Tavola di Salomone figlio di Davide trovarono. Era, si rammenta, di smeraldo, tavola questa che ora è nella città di Roma».

 

Infine, Idrisi su Corfù, la bellissima isola greca che sembra una piccola Puglia, quasi ‘staccata’ dall’Italia e leggermente ‘ridotta’ a isola della Grecia:

 

«A ponente di Fano, ma con declinazione sud, si trova Corfù, isola di grande estensione che ha una lunghezza di cento miglia. Possiede una città popolata, fertile e ben fortificata, sistemata su una vetta inespugnabile, tale da fornire ai suoi abitanti il mezzo di difendersi contro ogni assalto».



 

 

COLLABORA


scrivi per InStoria



 

EDITORIA


GBe edita e pubblica:

.

- Archeologia e Storia

.

- Architettura

.

- Edizioni d’Arte

.

- Libri fotografici

.

- Poesia

.

- Ristampe Anastatiche

.

- Saggi inediti

.

catalogo

.

pubblica con noi



 

links


 

pubblicità


 

InStoria.it

 


by FreeFind

 

 


[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE]


 

.