.

home

 

progetto

 

redazione

 

contatti

 

quaderni

 

gbeditoria


.

[ISSN 1974-028X]


RUBRICHE


attualità

.

ambiente

.

arte

.

filosofia & religione

.

storia & sport

.

turismo storico



 

PERIODI


contemporanea

.

moderna

.

medievale

.

antica



 

EXTEMPORANEA


cinema

.

documenti

.

multimedia



 

ARCHIVIO


 

 

 

 

 

 

 

.

contemporanea


N. 25 - Gennaio 2010 (LVI)

IL GENOCIDIO DIMENTICATO DEI ROM E SINTI

quei 500.000 trucidati dai nazisti
di Giorgio Giannini

 

Circa 500.000 Rom e Sinti sono stati trucidati dai nazisti. Il loro è un “genocidio dimenticato”, rimosso dalla memoria collettiva per i secolari pregiudizi che la società europea ha avuto verso di loro.

La persecuzione nazista nei confronti dei Rom e dei Sinti (i due principali gruppi del popolo nomade dei cosiddetti “zingari”, emigrato dall’India intorno al XI secolo) è la conseguenza diretta del pregiudizio secolare che la società tedesca (e più in generale l’Europa) ha avuto verso di loro.

Lo sterminio nazista dei Rom e Sinti è quindi il culmine di una storia secolare di discriminazioni e di persecuzioni, sfociate talvolta anche in eccidi sommari di massa, a causa del loro “comportamento asociale” e della loro “propensione a delinquere”.

Infatti, soprattutto i Rom sono stati accusati di avere una predisposizione naturale per il furto, il rapimento dei bambini e la magia nera (soprattutto la chiromanzia, praticata dalle donne).

Inoltre, anche le Chiese Cristiane, da quella Cattolica a quelle Riformate hanno alimentato una serie di pregiudizi verso i Rom, creati dalla credulità popolare, come l’accusa di aver forgiato i chiodi con cui fu crocifisso Gesù e di diffondere le epidemie (soprattutto la peste).

Inoltre, le teorie eugenetiche, per il “miglioramento” della razza, diffusesi nella seconda metà dell’Ottocento nel Nord America ed in Europa, hanno portato molti Stati ad adottare provvedimenti discriminatori verso di loro.

Così,nel 1899, a Monaco di Baviera è istituito, presso la Direzione della Polizia, uno specifico Servizio per il controllo degli zingari (Zigeunerpolizeistelle).

Nello stesso anno, Alfred Dilmann, un funzionario statale, istituisce il Servizio di informazione sugli zingari (Zigeunernachrichtendienst), per effettuare specifiche ricerche su di loro, i cui risultati sono pubblicati nel 1905 in un rapporto riguardante circa 3.350 Rom (Zigeunerbuch).

Nel 1926, il Servizio di informazione sugli zingari diventa Ufficio Centrale per la lotta alla piaga zingara (Reichzentrale zur Bekampfung des Zigeunerunwesen), ed estende la sua competenza a tutta la Germania.

Le informazioni raccolte costituiscono la fonte principale di documentazione per i nazisti. Infatti, le schede compilate dalla Polizia e le liste speciali in cui sono iscritti i Rom e Sinti, sono utilizzate dai nazisti per conoscere la loro presenza e consistenza numerica nelle varie città e le attività da loro svolte.

La discriminazione dei Rom continua durante la Repubblica di Weimar, per motivi essenzialmente di “tutela dell’ordine pubblico”, senza quindi negare ad essi il diritto ad esistere, dato che la Costituzione garantisce l’uguaglianza di tutte le persone davanti alla legge.

Gli studi pseudoscientifici sui rom e sinti

I provvedimenti adottati dal regime nazista verso i Rom e i Sinti sono supportati da studi pseudoscientifici. Il principale protagonista di queste pseudoricerche è lo psicologo-psichiatra Robert Ritter, che nel 1932 inizia a studiare le cosiddette “stirpi vaganti”,di cui fanno parte i Rom ed i Sinti.

Nel 1934, Ritter abbandona la sua normale attività medica e si dedica esclusivamente a queste ricerche,che vengono recepite con favore dalla Commissione del Reich per il Servizio sanitario popolare.
Nel novembre 1936, Ritter è nominato Direttore della Sezione L3 “Igiene razziale e politica demografica” del Centro di ricerche sull’ereditarietà del Ministero della Sanità del Reich (Erbwissenschaftliche Forschungstelle), con sede a Berlino. Ritter riceve un finanziamento di 15.000 marchi dalla Società tedesca per la Ricerca – DFG per continuare le sue ricerche sulla “biologia degli ibridi” (zingari ed ebrei) ed in particolare per accertare il “fondamento razziale” della devianza sociale e criminale degli zingari e quindi della loro pericolosità sociale.

Sviluppando le ricerche fatte da altri (Otto Finger, Wilhelm Kranz, Hermann Dichele) e pubblicate nel 1937, Ritter cerca di dimostrare la naturale propensione degli zingari per il comportamento asociale e criminale, che porta alla loro “schedatura” da parte delle Autorità,soprattutto per motivi di ordine pubblico, ma che sarà molto utile per l’adozione dei successivi provvedimenti discriminatori da parte del regime nazista.

In particolare, Ritter adotta una serie di misure per distinguere gli zingari “puri” (che non si possono recuperare socialmente) da quelli “impuri” e “meticci” (che si possono recuperare socialmente), basandosi, non solo sull’albero genealogico, ma anche sulla conoscenza del romanès (la lingua dei Rom) e sulla conservazione delle usanze tradizionali da parte dei singoli.

Al riguardo, Ritter classifica 5 categorie di zingaro: lo zingaro “puro” (Vollzigeurner), classificato con la lettera Z; lo zingaro “di sangue misto” (Zigeunermischling), classificato con la lettera M, che a sua volta è classificato in tre categorie: lo zingaro con meno di tre generazioni “pure” (classificato con la lettera ZM); quello con quattro generazioni “pure” (classificato con la lettera ZM-); quello con cinque o più generazioni “pure” (classificato con la lettera ZM+); il non Zingaro (Nicht-Zigeuner), classificato con la lettera NZ. Questa classificazione è adottata ufficialmente dal regime nazista il 7 agosto 1941.

Nel 1939, Ritter, dopo aver esaminato molte migliaia di Rom e Sinti, afferma, in un articolo pubblicato sulla rivista medica Fortschitte der Erbathologie, che non ci sono più zingari “puri” dato che si sono mischiati con gli elementi deteriori dei diversi popoli dei Paesi in cui hanno soggiornato.

Ritter inoltre ribadisce, con l’aiuto della sua assistente Eva Justin, la loro pericolosità, affermando che, pur essendo di origine ariana, sono tarati da un gene molto pericoloso: l’istinto al nomadismo (Wandertrieb).

Pertanto, nel 1940, per evitare l’ulteriore proliferazione di questa “minoranza degenerata, asociale e criminale”, propone la sterilizzazione (Zukunftslos) di tutti gli individui, uomini e donne.

La conseguenza diretta ed immediata dell’elaborazione di queste teorie da parte di Ritter e di altri ricercatori è l’emanazione di norme sempre più discriminatorie e repressive contro i Rom ed i Sinti.

Ritter, fino al novembre 1944, studia oltre 30.000 Rom e Sinti, facendo perizie e redigendo schede individuali, sulla maggior parte delle quali annota la parola “evak”, che significa che la persona deve essere “evacuata”,cioè deportata in un Lager per la “soluzione finale” (Endlosung) della “questione zingara”.

La persecuzione da parte dei nazisti

I nazisti perseguitano subito i Rom ed i Sinti, perché ritengono che essi, pur essendo di origine indiana, e quindi ariana, appartengono ad un “ramo degenerato” della razza indoeuropea.

Inoltre, li considerano molto pericolosi socialmente, per il loro genetico “comportamento deviante” e per il loro “istinto al nomadismo” (Wandertrieb), per cui il loro recupero sociale è impossibile. Pertanto la loro presenza nel Reich non può essere tollerata perché rappresentano un fattore di “contaminazione razziale”, che inquina la “purezza” della razza ariana tedesca.
Queste motivazioni,sia di ordine pubblico che di igiene razziale, portano all’adozione di misure sempre più discriminatorie verso i Rom e i Sinti, fino alla “soluzione finale” della “questione zingara”, con l’internamento nei Lager e la loro successiva eliminazione fisica.

Nella primavera 1933, pochissimi mesi dopo la nomina di Hitler a Cancelliere, il Governo nazista istituisce il “Campo di lavoro” di Dachau (un sobborgo di Monaco), dove vengono internati, per essere rieducati, gli individui considerati “asociali”: gli zingari, i vagabondi, i mendicanti, gli alcolizzati,le prostitute e gli omosessuali.

In base alle Leggi a tutela del sangue e dell’onore tedesco (cosidette Leggi di Norimberga,perchè emanate nel 1935 a Norimberga), sono progressivamente inclusi nelle misure discriminatorie, oltre agli ebrei, anche i Rom ed i Sinti.

Il 6 giugno 1936, il Governo nazista emana una Circolare con la quale i Rom ed i Sinti vengono chiaramente definiti “popolo zingaro eterogeneo alla popolazione tedesca”.

Il contenuto razzista di questo provvedimento è ripreso da vari scienziati nazisti. In particolare, Robert Kroeber, nella Rivista Volk und Rasse (Popolo e Razza) scrive che “gli zingari e gli ebrei sono oggi lontani da noi (tedeschi) a causa della loro origine ancestrale asiatica”.Invece, Emil Brandis definisce i Rom “l’unico popolo alieno in Europa”.

Il 16 luglio 1936, è emanata la Legge n. 17 che vieta agli zingari ed ai renitenti al lavoro (Zigeuner und Arbeitscheungesetzt) di entrare in Baviera.

Sempre nel 1936, in occasione dei giochi olimpici di Berlino, la Polizia deporta tutti i Rom e Sinti della Capitale nel vicino villaggio di Marzahn.

Il 23.2.1937, Himmler,Comandante supremo delle SS e dal 1936 Capo dell’Ufficio di polizia criminale del Reich (Reichskriminalpolizeiamt-RKPA), ordina l’arresto preventivo dei delinquenti abituali, degli asociali e degli “immorali”. L’operazione viene effettuata, senza alcun preavviso, il 9 marzo e porta all’arresto di oltre 2.000 persone, fra i quali molti Rom, che sono internati nei Lager di Sachsenhausen, Sachsenburg, Lichtenberg e Dachau.

Il 14.12.1937, il Ministero dell’Interno del Reich emana il Decreto per la Prevenzione della criminalità, la cui Circolare di applicazione è emanata il 4 aprile 1938 dall’Ufficio di polizia criminale del Reich - RKPA. La Circolare stabilisce l’adozione di misure adeguate verso gli zingari, i mendicanti, gli alcolizzati, gli omosessuali e le prostitute, affinchè non arrechino alcun danno alla Società tedesca. In particolare, possono essere internati nei Lager senza processo ed a tempo indeterminato.

Nel 1938, Tobias Portschy pubblica il libro razzista Die Zigeunerfrage (La questione zingara), che rappresenta il fondamento ideologico dello sterminio nazista dei Rom. Da allora, il termine “questione zingara” è utilizzato nei documenti del regime nazista che riguardano i Rom e Sinti.

Il 16.5.1938, Himmler inserisce nell’Ufficio di polizia criminale del Reich - RKPA l’Ufficio centrale del Reich per la lotta alla piaga zingara (Reichzentrale zurBekampfung des Zigeunerunwesen), che ha già schedato oltre 30.000 Zingari, e lo trasferisce da Monaco a Berlino, affidando quindi la competenza sui Rom e Sinti alla Polizia Criminale, che istituisce un apparato finalizzato esclusivamente al loro controllo e repressione.

Il 18.12.1938, Himmler emana il Decreto sugli zingari (Zigeunererlass) per la “Lotta della piaga degli zingari sulla base delle esperienze e delle ricerche finora effettuate”, soprattutto da Ritter.

La Polizia deve schedare, con uno specifico formulario, “le persone che per il loro aspetto, i loro usi e costumi possono apparire zingari o meticci zingari” ed anche “le persone che vanno in giro alla maniera degli zingari”. I dati devono essere trasmessi all’Ufficio Centrale del Reich per la lotta alla piaga zingara, a Berlino.

Ai Rom e Sinti stranieri si vieta l’ingresso nel Reich, mentre a quelli che si trovano nel Reich, e che sono dichiarati Zigeuner (Zingari puri) sulla base delle perizie razziali, si impone la scelta tra la sterilizzazione e l’internamento in appositi Lager, dato che essi appartengono ad una razza considerata “nociva al nuovo ordine tedesco”.

In questo modo, la “questione zingara” e non è più un “problema di ordine pubblico”, per la prevenzione della criminalità, considerata la naturale tendenza a delinquere dei Rom, ma diventa una “questione di razza”, come per gli ebrei.

Il Regolamento per l’attuazione del Decreto, emanato il primo marzo 1939, specifica che lo “scopo delle misure adottate dallo Stato vuole essere la separazione definitiva della stirpe gitana dalla stirpe germanica, quindi la regolamentazione delle condizioni di vita degli zingari razzialmente puri e dei semizingari”.

Successivamente, le Autorità naziste prendono in considerazione, su proposta di Ritter, la sterilizzazione obbligatoria di tutti i Rom e Sinti. In questo modo, impedendone la riproduzione (tanto più che essi hanno un alto tasso di natalità) si ritiene che, con il tempo, si arriverà alla loro scomparsa. Così, si sarebbe risolto “naturalmente” il problema della loro presenza che contamina la “purezza razziale” del popolo tedesco.

Il 2.9.1939, il giorno dopo l’invasione della Polonia, che segna l’inizio della seconda guerra mondiale, si proibisce il nomadismo, ufficialmente per motivi di sicurezza militare.

L’obiettivo però è quello di facilitare la raccolta dei Rom al fine della loro “trasferimento” ad Est. Infatti, poco dopo, si decide, come per gli ebrei, la deportazione dei Rom nel territorio polacco occupato militarmente, chiamato Governatorato Generale. Il provvedimento non riguarda all’inizio i Sinti, che però vengono successivamente anch’essi deportati.

Il 7.10.1939, Himmler diventa Commissario del Reich per il rafforzamento della nazione tedesca, e quindi assume la competenza per l’adozione dei provvedimenti più opportuni per il “trasferimento delle popolazioni indesiderate”, cioè per la deportazione nel Governatorato Generale dei gruppi etnici considerati razzialmente inferiori (polacchi, ebrei e zingari).

La giurisdizione su questa operazione di “igiene razziale” è delegata ad Himmler dal Ministro della Giustizia Otto Thierack.

Il 17.10.1939, in preparazione alla deportazione dei Rom e Sinti nel Governatorato Generale,l’Ufficio Centrale per la Sicurezza del Reich (Reichsicherheitshauptamt- RSHA, nuova denominazione del RKPA, diretto dal Generale delle SS Heinrich Heydrich) emana il Decreto di stabilizzazione n. 149 in base al quale essi non possono lasciare il luogo in cui si trovano. Tra il 25 ed il 27 ottobre si procede al loro censimento. Intanto, gli uffici di Polizia allestiscono i Lager nei quali deportarli.

Il 27.4.1940, è emanato dall’Ufficio Centrale per la Sicurezza del Reich- RSHA il Decreto VB n. 95/40 che dispone il trasferimento dei Rom nel Governatorato Generale. Il primo trasferimento è attuato il 16 maggio 1940 con la deportazione di circa 2.800 Rom (un decimo di quelli che si trovano nel Reich) provenienti da ogni Regione dello Stato.

I Rom vengono in parte rinchiusi nei ghetti, già allestiti per gli ebrei, di Lodz, Varsavia, Radom ed in parte vengono lasciati liberi, in gruppi familiari, con il divieto di rientrare in Germania, pena l’internamento nei Lager.

Sono emanate anche una serie di norme che limitano o annullano i diritti degli zingari, nella scuola, nel lavoro, nel matrimonio, analoghe a quelle emanate nel 1935 per gli ebrei. In particolare, un’Ordinanza del 7 agosto 1941, codificando la classificazione di Ritter, distingue tra zingari di razza pura (Z), zingari al 50% (ZM), zingari per più o meno del 50% (ZM+, ZM-) e non zingari (ZN).
Il destino dei Rom, sia nella Germania che nei territori occupati, diventa analogo a quello degli ebrei: dopo la persecuzione, c’è la deportazione prima nei ghetti e poi nei Lager per la “soluzione finale” della “questione zingara”, con la loro eliminazione fisica.

Così, il 2..7. 1941, Heydrich (Capo del RSHA) emana l’Ordine di liquidazione (Liquidierungsbefehl) nel quale si dispone “l’uccisione di tutti gli indesiderabili dal punto di vista razziale e politico, in quanto pericolosi per la sicurezza”, che sono raggruppati in quattro categorie: funzionari comunisti (soprattutto i “commissari politici” inquadrati nei reparti delle forze armate sovietiche); asiatici di razze inferiori; ebrei ; Rom e Sinti.

Il 28.3.1942, è emanato il Decreto RSHA V 251/42 che estende ai Rom e Sinti la normativa sul lavoro in vigore per gli ebrei. Il successivo Decreto RSHA V AZ 2551/42 del 28.8.1942 esclude i Rom dall’Esercito. Così, alcune centinaia di militari Rom, compresi degli ufficiali, vengono deportati nei Lager nonostante alcuni abbiano ottenuto decorazioni al valore militare.

Il 18.9.1942, durante una Conferenza delle SS sul problema degli “allogeni” razzialmente inferiori, Himmler dispone che gli “asociali” di origine polacca, russa, ucraina, bielorussa e Rom, condannati a pene superiori a 3 anni, devono essere consegnati alle SS per essere sottoposti ad un regime detentivo molto duro attraverso il lavoro nei Lager.

Il 13.10.1942, è emanato il Decreto RSHA V AZ 2260/42 secondo il quale i Sinti puri ed i Lalleri (gruppi particolari di Rom) devono essere inviati in un luogo specifico (il Distretto di Odenburg) dove possono vivere secondo i loro usi e costumi, svolgendo le loro attività tradizionali.

Però il progetto di Himmler di conservare gli zingari “puri”, per farne un “museo vivente” fallisce perché il 16.12.1942 è emanato il cosiddetto Decreto Auschwitz (Auschwitzerlass) in base al quale tutti i Rom e Sinti, senza alcuna eccezione, devono essere internati ad Auschwitz-Birkenau.

La soluzione finale della “questione zingara”

I Rom e Sinti deportati a Birkenau ricevono il tatuaggio sul braccio con la lettera Z (Zigeuner) ed a molti è apposto sulla casacca il triangolo nero (contrassegno di comportamento asociale e criminale).

Nel settore B IIe di Birkenau, è creata un’apposita Sezione, a loro destinata, denominata Zigeunerlager (Campo degli zingari), composta da 32 baracche, due blocchi cucina e quattro blocchi destinati a bagni.

Quì i Rom ed i Sinti vivono in condizioni particolari, diverse da quelle degli altri internati. Infatti le famiglie rimangono unite; dopo la rasatura iniziale (come per gli altri prigionieri) i capelli non vengono più tagliati; le donne partoriscono ed i loro figli sono registrati (il primo bambino nasce l’11 marzo 1943; complessivamente nascono nel Lager 379 bambini); non subiscono le periodiche selezioni per le camere a gas; non sono obbligati al lavoro e quindi non sono iscritti nei Registri del lavoro (Arbeitseinsatz).

Comunque, le condizioni di vita nel Campo degli zingari sono molto pesanti, analoghe a quelle degli altri deportati. Infatti, la mortalità è elevata per le ricorrenti epidemie di tifo e di dissenteria, dovute alle precarie condizioni igieniche per il sovraffollamento.

L’unica differenza è data dalla relativa libertà di cui godono. Anche per questo motivo, si registrano meno tentativi di evasione (38) rispetto a quelli di altre categorie di deportati (i polacchi attuano ben 396 tentativi di evasione).

A Birkenau vengono compiuti esperimenti pseudoscientifici dal dott. Mengele (ufficiale medico delle SS, tristemente noto come l’angelo della morte), che ha installato nella baracca 32 dello Zigeunerlager, il laboratorio per gli esperimenti, utilizzando anche i bambini Rom per i suoi studi sui gemelli, sul nanismo e sul noma (un tumore della pelle, causato dalla denutrizione e particolarmente diffuso tra i bambini Rom). Nell’estate 1943, fa sistemare, nella vicina baracca n. 31 circa 150 bambini di età inferiore a 6 anni sui quali attua i suoi esperimenti.

Si ritiene che complessivamente, fino all’agosto 1944, i Rom e Sinti internati a Birkenau siano circa 23.0000, non solo tedeschi, ma anche provenienti dai Paesi occupati,anche se quelli “registrati” nel Lager sono 20.982 (10.094 uomini e 10.888 donne e bambini fino a 14 anni).

Le baracche sono sovraffollate ed in alcune vivono anche mille persone (normalmente ci possono stare circa 300 persone). Le pessime condizioni di vita sono comunque accettate dai Rom, essendo abituati a vivere in condizioni molto precarie.

Nell’estate 1944, molti Rom e Sinti abili al lavoro sono trasferiti in altri Lager. La notte tra il primo ed il due agosto 1944, le circa 4.500 persone rimaste nel Zigeunerlager, sono quasi tutte eliminate nelle camere a gas.

Si salvano solo alcuni uomini addetti ai lavori del Lager e 24 gemelli, utilizzati da Mengele come cavie per i suoi esperimenti. All’appello del 17.1.1945 (10 giorni prima della liberazione da parte dei soldati russi) rispondono solo 4 uomini e una decina di bambini.

Il tardivo risarcimento delle vittime

Anche se i Rom e Sinti eliminati ad Auschwitz-Birkenau sono circa 23.000, si ritiene che ne siano stati eliminati dai nazisti in tutto il periodo bellico circa 500.000,la maggior parte dei quali sono stati trucidati “in massa e sommariamente” dagli Einsatzgruppen (Reparti Speciali) operanti nei territori orientali al seguito delle Armate tedesche.

Così in tutti i Paesi dell’Est occupati (soprattutto dove la presenza Rom è maggiore come in Polonia, Ucraina, Bielorussia, Ungheria, Romania, Jugoslavia), gli zingari, come gli ebrei, vengono eliminati sommariamente appena arrivano le truppe tedesche.

Particolarmente efferata è l’eliminazione dei Rom in alcuni Paesi da parte delle milizie paramilitari filonaziste, come in Croazia da parte degli Ustascia.

Lo sterminio del popolo zingaro non è stato messo in evidenza né nel Processo di Norimberga, anche se vi hanno testimoniato numerosi sopravvissuti Rom e Sinti, che hanno raccontato le loro drammatiche esperienze soprattutto come cavie del dott. Mengele. Pertanto,nella sentenza finale del Processo solo pochissime righe sono dedicate al loro genocidio.

Con il tempo, il genocidio è stato dimenticato, anche perché la negazione della “questione razziale zingara” consentiva al Governo della nuova Germania di non pagare il risarcimento alle vittime, come stabilito dalla Convenzione di Bonn del 1949.

Comunque, le numerose richieste di risarcimento, avanzate dai sopravvissuti e dai parenti delle vittime, hanno indotto la Corte Suprema, nel 1956, ad emanare una sentenza, molto discussa: infatti, è stata riconosciuta la deportazione nei Lager dei Rom e Sinti per motivi razziali (e non per motivi di polizia), che comportava il loro risarcimento, solo dal marzo 1943.

Invece, i Rom e Sinti tedeschi, sono stati perseguitati razzialmente dal regime nazista almeno dal 9 marzo 1937, quando c’è stato il primo internamento in massa. Pertanto,i sopravvissuti ed i parenti delle vittime,supportati dalle loro Associazioni e dagli Organismi umanitari nazionali ed internazionali, hanno continuato a presentare le richieste di risarcimento, che hanno portato,alla metà degli anni sessanta,all’annullamento della sentenza del 1956.

Finalmente, nell’aprile 1980, anche in seguito alle continue proteste dei Rom e Sinti e delle Associazioni umanitarie, che hanno trovato un’eco anche a livello internazionale, il Governo tedesco ha riconosciuto ufficialmente sia l’esistenza del genocidio degli zingari da parte del regime nazista che la sua attuazione per motivi razziali.

Purtroppo, il Governo ha riconosciuto il diritto al risarcimento solo a livello individuale,sulla base di una apposita istanza personale.

Questo provvedimento, comunque, è positivo perchè dopo quasi 40 anni, ha consentito il risarcimento alle vittime e la restituzione dei beni loro confiscati dal regime nazista.

Però, il genocidio dei Rom e Sinti rimane ancora, sia nell’opinione pubblica che nella ricerca storica, un genocidio “dimenticato”.

 



 

 

COLLABORA


scrivi per InStoria



 

EDITORIA


GBe edita e pubblica:

.

- Archeologia e Storia

.

- Architettura

.

- Edizioni d’Arte

.

- Libri fotografici

.

- Poesia

.

- Ristampe Anastatiche

.

- Saggi inediti

.

catalogo

.

pubblica con noi



 

links


 

pubblicità


 

InStoria.it

 


by FreeFind

 

 

 

 

 

 

 

 


[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA  N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE]


 

.