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N. 25 - Gennaio 2010
(LVI)
IL GENOCIDIO DIMENTICATO DEI ROM E SINTI
quei 500.000 trucidati dai nazisti
di Giorgio Giannini
Circa
500.000
Rom
e
Sinti
sono
stati
trucidati
dai
nazisti.
Il
loro
è un
“genocidio
dimenticato”,
rimosso
dalla
memoria
collettiva
per
i
secolari
pregiudizi
che
la
società
europea
ha
avuto
verso
di
loro.
La
persecuzione
nazista
nei
confronti
dei
Rom
e
dei
Sinti
(i
due
principali
gruppi
del
popolo
nomade
dei
cosiddetti
“zingari”,
emigrato
dall’India
intorno
al
XI
secolo)
è la
conseguenza
diretta
del
pregiudizio
secolare
che
la
società
tedesca
(e
più
in
generale
l’Europa)
ha
avuto
verso
di
loro.
Lo
sterminio
nazista
dei
Rom
e
Sinti
è
quindi
il
culmine
di
una
storia
secolare
di
discriminazioni
e di
persecuzioni,
sfociate
talvolta
anche
in
eccidi
sommari
di
massa,
a
causa
del
loro
“comportamento
asociale”
e
della
loro
“propensione
a
delinquere”.
Infatti,
soprattutto
i
Rom
sono
stati
accusati
di
avere
una
predisposizione
naturale
per
il
furto,
il
rapimento
dei
bambini
e la
magia
nera
(soprattutto
la
chiromanzia,
praticata
dalle
donne).
Inoltre,
anche
le
Chiese
Cristiane,
da
quella
Cattolica
a
quelle
Riformate
hanno
alimentato
una
serie
di
pregiudizi
verso
i
Rom,
creati
dalla
credulità
popolare,
come
l’accusa
di
aver
forgiato
i
chiodi
con
cui
fu
crocifisso
Gesù
e di
diffondere
le
epidemie
(soprattutto
la
peste).
Inoltre,
le
teorie
eugenetiche,
per
il
“miglioramento”
della
razza,
diffusesi
nella
seconda
metà
dell’Ottocento
nel
Nord
America
ed
in
Europa,
hanno
portato
molti
Stati
ad
adottare
provvedimenti
discriminatori
verso
di
loro.
Così,nel
1899,
a
Monaco
di
Baviera
è
istituito,
presso
la
Direzione
della
Polizia,
uno
specifico
Servizio
per
il
controllo
degli
zingari
(Zigeunerpolizeistelle).
Nello
stesso
anno,
Alfred
Dilmann,
un
funzionario
statale,
istituisce
il
Servizio
di
informazione
sugli
zingari
(Zigeunernachrichtendienst),
per
effettuare
specifiche
ricerche
su
di
loro,
i
cui
risultati
sono
pubblicati
nel
1905
in
un
rapporto
riguardante
circa
3.350
Rom
(Zigeunerbuch).
Nel
1926,
il
Servizio
di
informazione
sugli
zingari
diventa
Ufficio
Centrale
per
la
lotta
alla
piaga
zingara
(Reichzentrale
zur
Bekampfung
des
Zigeunerunwesen),
ed
estende
la
sua
competenza
a
tutta
la
Germania.
Le
informazioni
raccolte
costituiscono
la
fonte
principale
di
documentazione
per
i
nazisti.
Infatti,
le
schede
compilate
dalla
Polizia
e le
liste
speciali
in
cui
sono
iscritti
i
Rom
e
Sinti,
sono
utilizzate
dai
nazisti
per
conoscere
la
loro
presenza
e
consistenza
numerica
nelle
varie
città
e le
attività
da
loro
svolte.
La
discriminazione
dei
Rom
continua
durante
la
Repubblica
di
Weimar,
per
motivi
essenzialmente
di
“tutela
dell’ordine
pubblico”,
senza
quindi
negare
ad
essi
il
diritto
ad
esistere,
dato
che
la
Costituzione
garantisce
l’uguaglianza
di
tutte
le
persone
davanti
alla
legge.
Gli
studi
pseudoscientifici
sui
rom
e
sinti
I
provvedimenti
adottati
dal
regime
nazista
verso
i
Rom
e i
Sinti
sono
supportati
da
studi
pseudoscientifici.
Il
principale
protagonista
di
queste
pseudoricerche
è lo
psicologo-psichiatra
Robert
Ritter,
che
nel
1932
inizia
a
studiare
le
cosiddette
“stirpi
vaganti”,di
cui
fanno
parte
i
Rom
ed i
Sinti.
Nel
1934,
Ritter
abbandona
la
sua
normale
attività
medica
e si
dedica
esclusivamente
a
queste
ricerche,che
vengono
recepite
con
favore
dalla
Commissione
del
Reich
per
il
Servizio
sanitario
popolare.
Nel
novembre
1936,
Ritter
è
nominato
Direttore
della
Sezione
L3
“Igiene
razziale
e
politica
demografica”
del
Centro
di
ricerche
sull’ereditarietà
del
Ministero
della
Sanità
del
Reich
(Erbwissenschaftliche
Forschungstelle),
con
sede
a
Berlino.
Ritter
riceve
un
finanziamento
di
15.000
marchi
dalla
Società
tedesca
per
la
Ricerca
–
DFG
per
continuare
le
sue
ricerche
sulla
“biologia
degli
ibridi”
(zingari
ed
ebrei)
ed
in
particolare
per
accertare
il
“fondamento
razziale”
della
devianza
sociale
e
criminale
degli
zingari
e
quindi
della
loro
pericolosità
sociale.
Sviluppando
le
ricerche
fatte
da
altri
(Otto
Finger,
Wilhelm
Kranz,
Hermann
Dichele)
e
pubblicate
nel
1937,
Ritter
cerca
di
dimostrare
la
naturale
propensione
degli
zingari
per
il
comportamento
asociale
e
criminale,
che
porta
alla
loro
“schedatura”
da
parte
delle
Autorità,soprattutto
per
motivi
di
ordine
pubblico,
ma
che
sarà
molto
utile
per
l’adozione
dei
successivi
provvedimenti
discriminatori
da
parte
del
regime
nazista.
In
particolare,
Ritter
adotta
una
serie
di
misure
per
distinguere
gli
zingari
“puri”
(che
non
si
possono
recuperare
socialmente)
da
quelli
“impuri”
e
“meticci”
(che
si
possono
recuperare
socialmente),
basandosi,
non
solo
sull’albero
genealogico,
ma
anche
sulla
conoscenza
del
romanès
(la
lingua
dei
Rom)
e
sulla
conservazione
delle
usanze
tradizionali
da
parte
dei
singoli.
Al
riguardo,
Ritter
classifica
5
categorie
di
zingaro:
lo
zingaro
“puro”
(Vollzigeurner),
classificato
con
la
lettera
Z;
lo
zingaro
“di
sangue
misto”
(Zigeunermischling),
classificato
con
la
lettera
M,
che
a
sua
volta
è
classificato
in
tre
categorie:
lo
zingaro
con
meno
di
tre
generazioni
“pure”
(classificato
con
la
lettera
ZM);
quello
con
quattro
generazioni
“pure”
(classificato
con
la
lettera
ZM-);
quello
con
cinque
o
più
generazioni
“pure”
(classificato
con
la
lettera
ZM+);
il
non
Zingaro
(Nicht-Zigeuner),
classificato
con
la
lettera
NZ.
Questa
classificazione
è
adottata
ufficialmente
dal
regime
nazista
il 7
agosto
1941.
Nel
1939,
Ritter,
dopo
aver
esaminato
molte
migliaia
di
Rom
e
Sinti,
afferma,
in
un
articolo
pubblicato
sulla
rivista
medica
Fortschitte
der
Erbathologie,
che
non
ci
sono
più
zingari
“puri”
dato
che
si
sono
mischiati
con
gli
elementi
deteriori
dei
diversi
popoli
dei
Paesi
in
cui
hanno
soggiornato.
Ritter
inoltre
ribadisce,
con
l’aiuto
della
sua
assistente
Eva
Justin,
la
loro
pericolosità,
affermando
che,
pur
essendo
di
origine
ariana,
sono
tarati
da
un
gene
molto
pericoloso:
l’istinto
al
nomadismo
(Wandertrieb).
Pertanto,
nel
1940,
per
evitare
l’ulteriore
proliferazione
di
questa
“minoranza
degenerata,
asociale
e
criminale”,
propone
la
sterilizzazione
(Zukunftslos)
di
tutti
gli
individui,
uomini
e
donne.
La
conseguenza
diretta
ed
immediata
dell’elaborazione
di
queste
teorie
da
parte
di
Ritter
e di
altri
ricercatori
è
l’emanazione
di
norme
sempre
più
discriminatorie
e
repressive
contro
i
Rom
ed i
Sinti.
Ritter,
fino
al
novembre
1944,
studia
oltre
30.000
Rom
e
Sinti,
facendo
perizie
e
redigendo
schede
individuali,
sulla
maggior
parte
delle
quali
annota
la
parola
“evak”,
che
significa
che
la
persona
deve
essere
“evacuata”,cioè
deportata
in
un
Lager
per
la
“soluzione
finale”
(Endlosung)
della
“questione
zingara”.
La
persecuzione
da
parte
dei
nazisti
I
nazisti
perseguitano
subito
i
Rom
ed i
Sinti,
perché
ritengono
che
essi,
pur
essendo
di
origine
indiana,
e
quindi
ariana,
appartengono
ad
un
“ramo
degenerato”
della
razza
indoeuropea.
Inoltre,
li
considerano
molto
pericolosi
socialmente,
per
il
loro
genetico
“comportamento
deviante”
e
per
il
loro
“istinto
al
nomadismo”
(Wandertrieb),
per
cui
il
loro
recupero
sociale
è
impossibile.
Pertanto
la
loro
presenza
nel
Reich
non
può
essere
tollerata
perché
rappresentano
un
fattore
di
“contaminazione
razziale”,
che
inquina
la
“purezza”
della
razza
ariana
tedesca.
Queste
motivazioni,sia
di
ordine
pubblico
che
di
igiene
razziale,
portano
all’adozione
di
misure
sempre
più
discriminatorie
verso
i
Rom
e i
Sinti,
fino
alla
“soluzione
finale”
della
“questione
zingara”,
con
l’internamento
nei
Lager
e la
loro
successiva
eliminazione
fisica.
Nella
primavera
1933,
pochissimi
mesi
dopo
la
nomina
di
Hitler
a
Cancelliere,
il
Governo
nazista
istituisce
il
“Campo
di
lavoro”
di
Dachau
(un
sobborgo
di
Monaco),
dove
vengono
internati,
per
essere
rieducati,
gli
individui
considerati
“asociali”:
gli
zingari,
i
vagabondi,
i
mendicanti,
gli
alcolizzati,le
prostitute
e
gli
omosessuali.
In
base
alle
Leggi
a
tutela
del
sangue
e
dell’onore
tedesco
(cosidette
Leggi
di
Norimberga,perchè
emanate
nel
1935
a
Norimberga),
sono
progressivamente
inclusi
nelle
misure
discriminatorie,
oltre
agli
ebrei,
anche
i
Rom
ed i
Sinti.
Il 6
giugno
1936,
il
Governo
nazista
emana
una
Circolare
con
la
quale
i
Rom
ed i
Sinti
vengono
chiaramente
definiti
“popolo
zingaro
eterogeneo
alla
popolazione
tedesca”.
Il
contenuto
razzista
di
questo
provvedimento
è
ripreso
da
vari
scienziati
nazisti.
In
particolare,
Robert
Kroeber,
nella
Rivista
Volk
und
Rasse
(Popolo
e
Razza)
scrive
che
“gli
zingari
e
gli
ebrei
sono
oggi
lontani
da
noi
(tedeschi)
a
causa
della
loro
origine
ancestrale
asiatica”.Invece,
Emil
Brandis
definisce
i
Rom
“l’unico
popolo
alieno
in
Europa”.
Il
16
luglio
1936,
è
emanata
la
Legge
n.
17
che
vieta
agli
zingari
ed
ai
renitenti
al
lavoro
(Zigeuner
und
Arbeitscheungesetzt)
di
entrare
in
Baviera.
Sempre
nel
1936,
in
occasione
dei
giochi
olimpici
di
Berlino,
la
Polizia
deporta
tutti
i
Rom
e
Sinti
della
Capitale
nel
vicino
villaggio
di
Marzahn.
Il
23.2.1937,
Himmler,Comandante
supremo
delle
SS e
dal
1936
Capo
dell’Ufficio
di
polizia
criminale
del
Reich
(Reichskriminalpolizeiamt-RKPA),
ordina
l’arresto
preventivo
dei
delinquenti
abituali,
degli
asociali
e
degli
“immorali”.
L’operazione
viene
effettuata,
senza
alcun
preavviso,
il 9
marzo
e
porta
all’arresto
di
oltre
2.000
persone,
fra
i
quali
molti
Rom,
che
sono
internati
nei
Lager
di
Sachsenhausen,
Sachsenburg,
Lichtenberg
e
Dachau.
Il
14.12.1937,
il
Ministero
dell’Interno
del
Reich
emana
il
Decreto
per
la
Prevenzione
della
criminalità,
la
cui
Circolare
di
applicazione
è
emanata
il 4
aprile
1938
dall’Ufficio
di
polizia
criminale
del
Reich
-
RKPA.
La
Circolare
stabilisce
l’adozione
di
misure
adeguate
verso
gli
zingari,
i
mendicanti,
gli
alcolizzati,
gli
omosessuali
e le
prostitute,
affinchè
non
arrechino
alcun
danno
alla
Società
tedesca.
In
particolare,
possono
essere
internati
nei
Lager
senza
processo
ed a
tempo
indeterminato.
Nel
1938,
Tobias
Portschy
pubblica
il
libro
razzista
Die
Zigeunerfrage
(La
questione
zingara),
che
rappresenta
il
fondamento
ideologico
dello
sterminio
nazista
dei
Rom.
Da
allora,
il
termine
“questione
zingara”
è
utilizzato
nei
documenti
del
regime
nazista
che
riguardano
i
Rom
e
Sinti.
Il
16.5.1938,
Himmler
inserisce
nell’Ufficio
di
polizia
criminale
del
Reich
-
RKPA
l’Ufficio
centrale
del
Reich
per
la
lotta
alla
piaga
zingara
(Reichzentrale
zurBekampfung
des
Zigeunerunwesen),
che
ha
già
schedato
oltre
30.000
Zingari,
e lo
trasferisce
da
Monaco
a
Berlino,
affidando
quindi
la
competenza
sui
Rom
e
Sinti
alla
Polizia
Criminale,
che
istituisce
un
apparato
finalizzato
esclusivamente
al
loro
controllo
e
repressione.
Il
18.12.1938,
Himmler
emana
il
Decreto
sugli
zingari
(Zigeunererlass)
per
la
“Lotta
della
piaga
degli
zingari
sulla
base
delle
esperienze
e
delle
ricerche
finora
effettuate”,
soprattutto
da
Ritter.
La
Polizia
deve
schedare,
con
uno
specifico
formulario,
“le
persone
che
per
il
loro
aspetto,
i
loro
usi
e
costumi
possono
apparire
zingari
o
meticci
zingari”
ed
anche
“le
persone
che
vanno
in
giro
alla
maniera
degli
zingari”.
I
dati
devono
essere
trasmessi
all’Ufficio
Centrale
del
Reich
per
la
lotta
alla
piaga
zingara,
a
Berlino.
Ai
Rom
e
Sinti
stranieri
si
vieta
l’ingresso
nel
Reich,
mentre
a
quelli
che
si
trovano
nel
Reich,
e
che
sono
dichiarati
Zigeuner
(Zingari
puri)
sulla
base
delle
perizie
razziali,
si
impone
la
scelta
tra
la
sterilizzazione
e
l’internamento
in
appositi
Lager,
dato
che
essi
appartengono
ad
una
razza
considerata
“nociva
al
nuovo
ordine
tedesco”.
In
questo
modo,
la
“questione
zingara”
e
non
è
più
un
“problema
di
ordine
pubblico”,
per
la
prevenzione
della
criminalità,
considerata
la
naturale
tendenza
a
delinquere
dei
Rom,
ma
diventa
una
“questione
di
razza”,
come
per
gli
ebrei.
Il
Regolamento
per
l’attuazione
del
Decreto,
emanato
il
primo
marzo
1939,
specifica
che
lo
“scopo
delle
misure
adottate
dallo
Stato
vuole
essere
la
separazione
definitiva
della
stirpe
gitana
dalla
stirpe
germanica,
quindi
la
regolamentazione
delle
condizioni
di
vita
degli
zingari
razzialmente
puri
e
dei
semizingari”.
Successivamente,
le
Autorità
naziste
prendono
in
considerazione,
su
proposta
di
Ritter,
la
sterilizzazione
obbligatoria
di
tutti
i
Rom
e
Sinti.
In
questo
modo,
impedendone
la
riproduzione
(tanto
più
che
essi
hanno
un
alto
tasso
di
natalità)
si
ritiene
che,
con
il
tempo,
si
arriverà
alla
loro
scomparsa.
Così,
si
sarebbe
risolto
“naturalmente”
il
problema
della
loro
presenza
che
contamina
la
“purezza
razziale”
del
popolo
tedesco.
Il
2.9.1939,
il
giorno
dopo
l’invasione
della
Polonia,
che
segna
l’inizio
della
seconda
guerra
mondiale,
si
proibisce
il
nomadismo,
ufficialmente
per
motivi
di
sicurezza
militare.
L’obiettivo
però
è
quello
di
facilitare
la
raccolta
dei
Rom
al
fine
della
loro
“trasferimento”
ad
Est.
Infatti,
poco
dopo,
si
decide,
come
per
gli
ebrei,
la
deportazione
dei
Rom
nel
territorio
polacco
occupato
militarmente,
chiamato
Governatorato
Generale.
Il
provvedimento
non
riguarda
all’inizio
i
Sinti,
che
però
vengono
successivamente
anch’essi
deportati.
Il
7.10.1939,
Himmler
diventa
Commissario
del
Reich
per
il
rafforzamento
della
nazione
tedesca,
e
quindi
assume
la
competenza
per
l’adozione
dei
provvedimenti
più
opportuni
per
il
“trasferimento
delle
popolazioni
indesiderate”,
cioè
per
la
deportazione
nel
Governatorato
Generale
dei
gruppi
etnici
considerati
razzialmente
inferiori
(polacchi,
ebrei
e
zingari).
La
giurisdizione
su
questa
operazione
di
“igiene
razziale”
è
delegata
ad
Himmler
dal
Ministro
della
Giustizia
Otto
Thierack.
Il
17.10.1939,
in
preparazione
alla
deportazione
dei
Rom
e
Sinti
nel
Governatorato
Generale,l’Ufficio
Centrale
per
la
Sicurezza
del
Reich
(Reichsicherheitshauptamt-
RSHA,
nuova
denominazione
del
RKPA,
diretto
dal
Generale
delle
SS
Heinrich
Heydrich)
emana
il
Decreto
di
stabilizzazione
n.
149
in
base
al
quale
essi
non
possono
lasciare
il
luogo
in
cui
si
trovano.
Tra
il
25
ed
il
27
ottobre
si
procede
al
loro
censimento.
Intanto,
gli
uffici
di
Polizia
allestiscono
i
Lager
nei
quali
deportarli.
Il
27.4.1940,
è
emanato
dall’Ufficio
Centrale
per
la
Sicurezza
del
Reich-
RSHA
il
Decreto
VB
n.
95/40
che
dispone
il
trasferimento
dei
Rom
nel
Governatorato
Generale.
Il
primo
trasferimento
è
attuato
il
16
maggio
1940
con
la
deportazione
di
circa
2.800
Rom
(un
decimo
di
quelli
che
si
trovano
nel
Reich)
provenienti
da
ogni
Regione
dello
Stato.
I
Rom
vengono
in
parte
rinchiusi
nei
ghetti,
già
allestiti
per
gli
ebrei,
di
Lodz,
Varsavia,
Radom
ed
in
parte
vengono
lasciati
liberi,
in
gruppi
familiari,
con
il
divieto
di
rientrare
in
Germania,
pena
l’internamento
nei
Lager.
Sono
emanate
anche
una
serie
di
norme
che
limitano
o
annullano
i
diritti
degli
zingari,
nella
scuola,
nel
lavoro,
nel
matrimonio,
analoghe
a
quelle
emanate
nel
1935
per
gli
ebrei.
In
particolare,
un’Ordinanza
del
7
agosto
1941,
codificando
la
classificazione
di
Ritter,
distingue
tra
zingari
di
razza
pura
(Z),
zingari
al
50%
(ZM),
zingari
per
più
o
meno
del
50%
(ZM+,
ZM-)
e
non
zingari
(ZN).
Il
destino
dei
Rom,
sia
nella
Germania
che
nei
territori
occupati,
diventa
analogo
a
quello
degli
ebrei:
dopo
la
persecuzione,
c’è
la
deportazione
prima
nei
ghetti
e
poi
nei
Lager
per
la
“soluzione
finale”
della
“questione
zingara”,
con
la
loro
eliminazione
fisica.
Così,
il
2..7.
1941,
Heydrich
(Capo
del
RSHA)
emana
l’Ordine
di
liquidazione
(Liquidierungsbefehl)
nel
quale
si
dispone
“l’uccisione
di
tutti
gli
indesiderabili
dal
punto
di
vista
razziale
e
politico,
in
quanto
pericolosi
per
la
sicurezza”,
che
sono
raggruppati
in
quattro
categorie:
funzionari
comunisti
(soprattutto
i
“commissari
politici”
inquadrati
nei
reparti
delle
forze
armate
sovietiche);
asiatici
di
razze
inferiori;
ebrei
;
Rom
e
Sinti.
Il
28.3.1942,
è
emanato
il
Decreto
RSHA
V
251/42
che
estende
ai
Rom
e
Sinti
la
normativa
sul
lavoro
in
vigore
per
gli
ebrei.
Il
successivo
Decreto
RSHA
V AZ
2551/42
del
28.8.1942
esclude
i
Rom
dall’Esercito.
Così,
alcune
centinaia
di
militari
Rom,
compresi
degli
ufficiali,
vengono
deportati
nei
Lager
nonostante
alcuni
abbiano
ottenuto
decorazioni
al
valore
militare.
Il
18.9.1942,
durante
una
Conferenza
delle
SS
sul
problema
degli
“allogeni”
razzialmente
inferiori,
Himmler
dispone
che
gli
“asociali”
di
origine
polacca,
russa,
ucraina,
bielorussa
e
Rom,
condannati
a
pene
superiori
a 3
anni,
devono
essere
consegnati
alle
SS
per
essere
sottoposti
ad
un
regime
detentivo
molto
duro
attraverso
il
lavoro
nei
Lager.
Il
13.10.1942,
è
emanato
il
Decreto
RSHA
V AZ
2260/42
secondo
il
quale
i
Sinti
puri
ed i
Lalleri
(gruppi
particolari
di
Rom)
devono
essere
inviati
in
un
luogo
specifico
(il
Distretto
di
Odenburg)
dove
possono
vivere
secondo
i
loro
usi
e
costumi,
svolgendo
le
loro
attività
tradizionali.
Però
il
progetto
di
Himmler
di
conservare
gli
zingari
“puri”,
per
farne
un
“museo
vivente”
fallisce
perché
il
16.12.1942
è
emanato
il
cosiddetto
Decreto
Auschwitz
(Auschwitzerlass)
in
base
al
quale
tutti
i
Rom
e
Sinti,
senza
alcuna
eccezione,
devono
essere
internati
ad
Auschwitz-Birkenau.
La
soluzione
finale
della
“questione
zingara”
I
Rom
e
Sinti
deportati
a
Birkenau
ricevono
il
tatuaggio
sul
braccio
con
la
lettera
Z
(Zigeuner)
ed a
molti
è
apposto
sulla
casacca
il
triangolo
nero
(contrassegno
di
comportamento
asociale
e
criminale).
Nel
settore
B
IIe
di
Birkenau,
è
creata
un’apposita
Sezione,
a
loro
destinata,
denominata
Zigeunerlager
(Campo
degli
zingari),
composta
da
32
baracche,
due
blocchi
cucina
e
quattro
blocchi
destinati
a
bagni.
Quì
i
Rom
ed i
Sinti
vivono
in
condizioni
particolari,
diverse
da
quelle
degli
altri
internati.
Infatti
le
famiglie
rimangono
unite;
dopo
la
rasatura
iniziale
(come
per
gli
altri
prigionieri)
i
capelli
non
vengono
più
tagliati;
le
donne
partoriscono
ed i
loro
figli
sono
registrati
(il
primo
bambino
nasce
l’11
marzo
1943;
complessivamente
nascono
nel
Lager
379
bambini);
non
subiscono
le
periodiche
selezioni
per
le
camere
a
gas;
non
sono
obbligati
al
lavoro
e
quindi
non
sono
iscritti
nei
Registri
del
lavoro
(Arbeitseinsatz).
Comunque,
le
condizioni
di
vita
nel
Campo
degli
zingari
sono
molto
pesanti,
analoghe
a
quelle
degli
altri
deportati.
Infatti,
la
mortalità
è
elevata
per
le
ricorrenti
epidemie
di
tifo
e di
dissenteria,
dovute
alle
precarie
condizioni
igieniche
per
il
sovraffollamento.
L’unica
differenza
è
data
dalla
relativa
libertà
di
cui
godono.
Anche
per
questo
motivo,
si
registrano
meno
tentativi
di
evasione
(38)
rispetto
a
quelli
di
altre
categorie
di
deportati
(i
polacchi
attuano
ben
396
tentativi
di
evasione).
A
Birkenau
vengono
compiuti
esperimenti
pseudoscientifici
dal
dott.
Mengele
(ufficiale
medico
delle
SS,
tristemente
noto
come
l’angelo
della
morte),
che
ha
installato
nella
baracca
32
dello
Zigeunerlager,
il
laboratorio
per
gli
esperimenti,
utilizzando
anche
i
bambini
Rom
per
i
suoi
studi
sui
gemelli,
sul
nanismo
e
sul
noma
(un
tumore
della
pelle,
causato
dalla
denutrizione
e
particolarmente
diffuso
tra
i
bambini
Rom).
Nell’estate
1943,
fa
sistemare,
nella
vicina
baracca
n.
31
circa
150
bambini
di
età
inferiore
a 6
anni
sui
quali
attua
i
suoi
esperimenti.
Si
ritiene
che
complessivamente,
fino
all’agosto
1944,
i
Rom
e
Sinti
internati
a
Birkenau
siano
circa
23.0000,
non
solo
tedeschi,
ma
anche
provenienti
dai
Paesi
occupati,anche
se
quelli
“registrati”
nel
Lager
sono
20.982
(10.094
uomini
e
10.888
donne
e
bambini
fino
a 14
anni).
Le
baracche
sono
sovraffollate
ed
in
alcune
vivono
anche
mille
persone
(normalmente
ci
possono
stare
circa
300
persone).
Le
pessime
condizioni
di
vita
sono
comunque
accettate
dai
Rom,
essendo
abituati
a
vivere
in
condizioni
molto
precarie.
Nell’estate
1944,
molti
Rom
e
Sinti
abili
al
lavoro
sono
trasferiti
in
altri
Lager.
La
notte
tra
il
primo
ed
il
due
agosto
1944,
le
circa
4.500
persone
rimaste
nel
Zigeunerlager,
sono
quasi
tutte
eliminate
nelle
camere
a
gas.
Si
salvano
solo
alcuni
uomini
addetti
ai
lavori
del
Lager
e 24
gemelli,
utilizzati
da
Mengele
come
cavie
per
i
suoi
esperimenti.
All’appello
del
17.1.1945
(10
giorni
prima
della
liberazione
da
parte
dei
soldati
russi)
rispondono
solo
4
uomini
e
una
decina
di
bambini.
Il
tardivo
risarcimento
delle
vittime
Anche
se i
Rom
e
Sinti
eliminati
ad
Auschwitz-Birkenau
sono
circa
23.000,
si
ritiene
che
ne
siano
stati
eliminati
dai
nazisti
in
tutto
il
periodo
bellico
circa
500.000,la
maggior
parte
dei
quali
sono
stati
trucidati
“in
massa
e
sommariamente”
dagli
Einsatzgruppen
(Reparti
Speciali)
operanti
nei
territori
orientali
al
seguito
delle
Armate
tedesche.
Così
in
tutti
i
Paesi
dell’Est
occupati
(soprattutto
dove
la
presenza
Rom
è
maggiore
come
in
Polonia,
Ucraina,
Bielorussia,
Ungheria,
Romania,
Jugoslavia),
gli
zingari,
come
gli
ebrei,
vengono
eliminati
sommariamente
appena
arrivano
le
truppe
tedesche.
Particolarmente
efferata
è
l’eliminazione
dei
Rom
in
alcuni
Paesi
da
parte
delle
milizie
paramilitari
filonaziste,
come
in
Croazia
da
parte
degli
Ustascia.
Lo
sterminio
del
popolo
zingaro
non
è
stato
messo
in
evidenza
né
nel
Processo
di
Norimberga,
anche
se
vi
hanno
testimoniato
numerosi
sopravvissuti
Rom
e
Sinti,
che
hanno
raccontato
le
loro
drammatiche
esperienze
soprattutto
come
cavie
del
dott.
Mengele.
Pertanto,nella
sentenza
finale
del
Processo
solo
pochissime
righe
sono
dedicate
al
loro
genocidio.
Con
il
tempo,
il
genocidio
è
stato
dimenticato,
anche
perché
la
negazione
della
“questione
razziale
zingara”
consentiva
al
Governo
della
nuova
Germania
di
non
pagare
il
risarcimento
alle
vittime,
come
stabilito
dalla
Convenzione
di
Bonn
del
1949.
Comunque,
le
numerose
richieste
di
risarcimento,
avanzate
dai
sopravvissuti
e
dai
parenti
delle
vittime,
hanno
indotto
la
Corte
Suprema,
nel
1956,
ad
emanare
una
sentenza,
molto
discussa:
infatti,
è
stata
riconosciuta
la
deportazione
nei
Lager
dei
Rom
e
Sinti
per
motivi
razziali
(e
non
per
motivi
di
polizia),
che
comportava
il
loro
risarcimento,
solo
dal
marzo
1943.
Invece,
i
Rom
e
Sinti
tedeschi,
sono
stati
perseguitati
razzialmente
dal
regime
nazista
almeno
dal
9
marzo
1937,
quando
c’è
stato
il
primo
internamento
in
massa.
Pertanto,i
sopravvissuti
ed i
parenti
delle
vittime,supportati
dalle
loro
Associazioni
e
dagli
Organismi
umanitari
nazionali
ed
internazionali,
hanno
continuato
a
presentare
le
richieste
di
risarcimento,
che
hanno
portato,alla
metà
degli
anni
sessanta,all’annullamento
della
sentenza
del
1956.
Finalmente,
nell’aprile
1980,
anche
in
seguito
alle
continue
proteste
dei
Rom
e
Sinti
e
delle
Associazioni
umanitarie,
che
hanno
trovato
un’eco
anche
a
livello
internazionale,
il
Governo
tedesco
ha
riconosciuto
ufficialmente
sia
l’esistenza
del
genocidio
degli
zingari
da
parte
del
regime
nazista
che
la
sua
attuazione
per
motivi
razziali.
Purtroppo,
il
Governo
ha
riconosciuto
il
diritto
al
risarcimento
solo
a
livello
individuale,sulla
base
di
una
apposita
istanza
personale.
Questo
provvedimento,
comunque,
è
positivo
perchè
dopo
quasi
40
anni,
ha
consentito
il
risarcimento
alle
vittime
e la
restituzione
dei
beni
loro
confiscati
dal
regime
nazista.
Però,
il
genocidio
dei
Rom
e
Sinti
rimane
ancora,
sia
nell’opinione
pubblica
che
nella
ricerca
storica,
un
genocidio
“dimenticato”.
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