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N. 87 - Marzo 2015 (CXVIII)

Il MASSACRO DEL POPOLO HERERO
IL primo genocidio del Novecento

di Giorgio Giannini

 

Nella Colonia tedesca dell’Africa Sud Occidentale (odierna Namibia), tra l’agosto e l’ottobre 1904 fu attuato il primo genocidio del Novecento. Fu scientificamente eliminato l’80% degli Herero che avevano osato ribellarsi alle angherie del Governo coloniale. Un sorte simile ebbero anche i Nama.

 

La colonizzazione tedesca dell’Africa Sud Occidentale

 

Nell’ultimo decennio dell’Ottocento inizia tra gli Stati europei una corsa alla conquista di Colonie in Africa.

 

I primi insediamenti europei nel Continente Nero si verificano in seguito alla firma di Trattati Commerciali o di Protettorato, fatti dalle Compagnie Commerciali e dai Governi con i Capi indigeni locali, raggirati spesso con l’offerta di doni risibili. 

 

Il Cancelliere tedesco Bismarck fino al 1880 si dichiara contrario all’acquisizione di colonie, in quanto la ritiene molto dispendiose per le finanze nazionali,inutili per l’economia tedesca ed anche pericolose per il mantenimento di buoni rapporti con la Gran Bretagna.

 

In quegli anni però, in seguito alle forti pressioni degli ambienti pangermanisti, sostenuti dall’Alta Finanza e dalla Marina,che pensano alla costituzione di un impero coloniale tedesco, sia per motivi di prestigio che come sbocco per i capitali e per l’emigrazione, anche il Governo tedesco si getta nell’avventura coloniale.

 

La Conferenza di Berlino del 1884-1885 cerca di mettere ordine alla “corsa” dei Governi europei all’accaparramento delle Colonie in Africa.

 

La Germania, pur essendo uno gli ultimi Paesi impegnati nella spartizione coloniale, ottiene vari possedimenti e precisamente: in Africa, il Protettorato sull’Africa Sud Occidentale, sul Camerum e sul Togo (nel 1884) e sull’Africa Orientale (nel 1885); nell’Oceano Pacifico, la Terra dell’Imperatore Guglielmo nella Nuova Guinea, l’Arcipelago di Bismarck (nel 1884) e le isole Marshall (nel 1885). Negli anni seguenti ottiene nel Pacifico anche le isole Marianne, Caroline, Palau, Samoa Occidentali (nel 1899) ed in Estremo Oriente il porto di Kiaochow

(nel 1898).

 

Con gli anni, nessuno degli obiettivi per i quali è iniziata l’avventura coloniale, è raggiunto: l’impero coloniale comporta continue nuove spese e la maggior parte del flusso migratorio dalla Germania continua a riversarsi verso gli Stati Uniti ed il Brasile.

 

In particolare,l’avventura coloniale tedesca nell’Africa Sud Occidentale (Namibia) inizia nella primavera 1883 con l’insediamento nella baia di Angra Pequena del commerciante di Brema, F. Luderitz, che l’acquista da un Capo indigeno. Il 24 aprile 1884, il Governo tedesco assume la protezione delle proprietà di Luderitz e nell’agosto e settembre successivi, con due Decreti, costituisce il Protettorato sulla regione compresa tra i fiumi Orange e Cunene, che segnano, rispettivamente, il confine con la Colonia inglese del Capo e quella portoghese dell’Angola.

 

Gli Herero

 

Gli Herero, appartenenti alla Famiglia Linguistica Bantu, arrivano nella Namibia nel XVII secolo, in seguito ad una lunga migrazione, iniziata probabilmente nella regione dei Grandi Laghi. Il loro territorio va dal massiccio del Kaokoveldt fino alla regione dell’Altopiano Centrale (Damaraland), in cui sorge la città di Windhoek, Capitale della Regione.

 

Gli Herero sono un popolo di abili allevatori di bovini. Per la necessità di assicurarsi le terre per il pascolo,sono spesso in conflitto con le altre popolazioni dell’Altopiano Centrale, in particolare con i Nama, che sono anch’essi allevatori di bovini e di ovini oltre che cacciatori. Nel periodo 1835-1860, i Nama, guidati da Jonker Afrikaaner sottomettono gli Herero, i quali però, dopo la morte di Jonker si ribellano alla dominazione dei Nama, guidati da Tjamuha Maharero e da suo figlio Samuel Maharero. Inizia quindi una guerra, molto cruenta (perché combattuta con le armi da fuoco) tra le due popolazioni, che dura fino al 1870; poi di nuovo dal 1880 al 1892.

 

Nel 1885, il Capo degli Herero accetta il Protettorato tedesco, sperando di ricevere un aiuto nella guerra contro i Nama. In quel periodo gli Herero sono circa 80.000.

 

Le prime rivolte

 

Dopo la costituzione del Protettorato (1884),molti coloni tedeschi si insediano sull’Altopiano Centrale, ad una altitudine tra i 1600 ed i 1700 metri, dato che le condizioni climatiche sono considerate favorevoli in quanto simili a quelle della Germania. Per venire incontro alle esigenze dei coloni,le Autorità coloniali, nonostante le proteste di alcuni missionari,soprattutto cattolici, espropriano rapidamente tutte le terre fertili e gran parte delle mandrie degli Herero e dei Nama, che diventano nullatenenti e quindi, per vivere,devono andare a lavorare nelle fattorie dei coloni.

 

I primi a ribellarsi sono, nel 1893, i Nama, guidati da Hendrik Witbooi, ma nel 1894 vengono sconfitti. Nel 1896 si ribellano gli Herero, ma anche loro sono rapidamente sconfitti.

 

Nel 1897 la situazione economica delle popolazioni locali peggiora in seguito allo scoppio di una epidemia di peste bovina che falcidia le poche mandrie ancora in possesso degli Herero e dei Nama, che non hanno altra alternativa, per sopravvivere, che ribellarsi, nel 1899 Questa volta, però, sono uniti nella lotta contro i colonizzatori tedeschi. La loro ribellione, però, è duramente repressa nel 1900,con l’ausilio di truppe venute dalla Germania,ben equipaggiate con armi moderne.

 

Negli anni 1903-1904 si ribella la tribù dei Bondei, stanziata nella parte meridionale della Colonia, vicino al fiume Orange, che segna il confine con la Colonia inglese del Capo; anche la loro insurrezione è duramente repressa.

 

Confidando nella loro superiorità miliare,che avrebbe consentito di domare qualsiasi altra rivolta, le Autorità coloniali tedesche non tengono in alcun conto delle cause economiche che hanno causato alla ribellione i Nama, gli Herero ed i Bondei e quindi persistono nella loro politica di espropriazione delle terre e delle mandrie delle popolazioni locali.

 

Vengono anche attuate gravi violazioni degli usi e dei costumi delle popolazioni locali, profanando addirittura i luoghi a carattere religioso. A questo riguardo, nel 1903, vengono abbattuti gli “alberi sacri” del cimitero herero di Okahandja per costruirvi una fattoria. Questo fatto è la scintilla che causa la terza ribellione degli Herero, nel 1904.

 

La terza rivolta degli Herero e dei Nama nel 1904

 

Nel 1903, le Autorità coloniali tedesche, per reprimere la rivolta dei Bondei, inviano gran parte delle truppe al sud, sguarnendo il territorio settentrionale della colonia. Il 14 gennaio 1904,gli Herero approfittano di questa situazione per insorgere per la terza volta ed in poco tempo prendono il controllo di tutta le Regione settentrionale della Colonia. Si scatenano contro i coloni tedeschi, scaricando su di loro la rabbia per le angherie subite, a lungo repressa. In particolare, annientano l’intero presidio militare di Waterberg e distruggono la linea ferroviaria tra Windhoek e Swakopmund, sulla costa. Invece, non attaccano i coloni di origine boera ed inglese.

 

Gli Herero pensano di aver vinto e di essersi liberati dalla oppressiva dominazione tedesca e si ritirano sull’altopiano di Waterberg. I Nama non insorgono a loro volta, unendosi agli Herero, come avevano fatto nel 1899. Se l’avessero fatto, probabilmente i tedeschi avrebbero ricevuto una sconfitta cocente dalla quale non si sarebbero più riprendersi. Invece, i Nama insorgono dopo che è stata repressa nel sangue la rivolta degli Herero; sono a loro volta sconfitti e subiscono anch’essi una brutale repressione.

 

I tedeschi quindi affrontano le rivolte delle due popolazioni locali separatamente, riuscendo facilmente a sconfiggerle.

 

L’11 giugno ed il 20 luglio 1904 sbarcano nella colonia ingenti truppe provenienti dalla Germania, ben armate, al comando del gen. Lotha von Trotha, che aveva schiacciato, negli anni 1891-1898, la rivolta degli Hehe, una tribù della Regione centrale della Colonia del Tanganika, che avevano avuto circa 120.000 morti. La testa mozzata del loro Capo, Mkwawa, era stata inviata in Germania (è stata restituita nel 1954).

 

Nell’agosto 1904, le truppe tedesche attaccano di sorpresa gli Herero accompagnati vicino al fiume Hamakari. Pur appesantiti dalla presenza degli armenti e dell’intera tribù, con le donne ed i bambini, gli Herero riescono, dopo una sanguinosa battaglia, ad aprirsi un varco verso Est, inseguiti dalla cavalleria tedesca, che li spinge verso il deserto di Omaheke, ad est delle paludi di Etosha, dove la maggior parte di loro muoiono di stenti per la fame e la sete.

 

I soldati tedeschi ricevono dal gen. Von Trotha l’ordine di sparare a vista contro qualunque indigeno, compresi le donne ed i bambini. Solo alcune migliaia di Herero, guidati dal Capo Samuel Maharero, riescono a salvarsi, attraversando la frontiera con la Colonia inglese del Bechuanaland (odierno Botswana) ed adattandosi a vivere nel deserto del Kalahari, dove ancora oggi vivono i loro discendenti.

 

Dei circa 80.000 Herero presenti nel 1885, nel 1905 ne erano rimasti solo 12.000. Considerato l’incremento naturale della popolazione nel periodo 1885-1905, si calcola che oltre l’80% della popolazione è stata eliminata in soli tre mesi, tra l’agosto e l’ottobre 1904.

 

Il genocidio degli Herero è la prima “soluzione finale” di un popolo del XX secolo.

Il ricordo della guerra e dello spietato sterminio subito, è ancora molto vivo nella memoria del popolo Herero. È tramandato oralmente di generazione in generazione ed ha contribuito al sorgere di un forte sentimento di identità nazionale e di un senso di orgoglio per la propria cultura e la propria storia.

 

Alla fine del 1904 si ribellano di nuovo i Nama, che però,nel 1907, sono definitivamente sconfitti nonostante un’attiva guerriglia condotta sull’Altopiano dal Capo Jacob Morenga. Anch’essi subiscono una dura repressione, tanto che muore oltre la metà della popolazione: nel 1911 sono infatti meno di 10.000, cioè la metà dei 20.000 che si presume fossero prima della guerra.

 

Nel 1907 è emanato il nuovo “Codice del Lavoro”, che costringe i nativi al lavoro forzato. Infatti, essi non possono scegliere né cambiare il lavoro e non hanno alcun diritto di organizzarsi. In questo modo, si attua il “genocidio culturale” dei nativi locali superstiti, che non possono più svolgere le loro attività tradizionali: l’allevamento e l’agricoltura.

 

Le terre degli Herero, e dei Nama, vengono distribuite tra i coloni tedeschi che hanno partecipato alla campagne militari nei reparti di “volontari”. I nativi sopravvissuti diventano manodopera a basso costo per i coloni bianchi, sia nelle fattorie che nelle miniere, che si stanno aprendo per sfruttare le immense ricchezze del sottosuolo.

 

Mentre le popolazioni locali sono state sterminate, le perdite tedesche nell’intera campagna militare contro gli Herero ed i Nama del 1904-1907 sono state minime; infatti, le perdite ufficiali ammontano a soli 2.348 uomini.

 

A Windhoek viene eretto un monumento al soldato tedesco a cavallo, di cui le popolazioni locali hanno chiesto invano la rimozione.

 

Le motivazioni del genocidio

 

 

L’ordine di sterminio (Vernichtungsbefehl) degli Herero, emanato dal gen. Von Trotha recita: «All’interno del territorio tedesco si sparerà contro tutti gli uomini della tribù degli Herero armati o disarmati, con o senza bestiame. Nel territorio non verranno accolti nemmeno donne e bambini: essi verranno ricondotti al loro popolo o fucilati. Questa è l’ultima parola rivolta agli Herero da me, il grande generale del potente imperatore di Germania».

 

L’ordine ha quindi il chiaro scopo di cancellare la presenza degli Herero all’interno della Colonia tedesca. Per la prima volta, nella storia moderna, è attuato un sistematico progetto di genocidio della popolazione locale degli Herero e dei Nama, realizzato lucidamente dalle Autorità militari, supportate da quelle politico- amministrative della Colonia ed anche dal Governo tedesco. Infatti, gli Herero erano stati sconfitti ed alcuni dei loro Capi avevano chiesto, inutilmente, di arrendersi.

 

Invece, le Autorità militari tedesche non accettano la resa perchè gli Herero (e poi i Nama) devono essere sterminati per eliminare definitivamente, per il futuro, il rischio di una nuova ribellione.

 

Questa “ volontà di genocidio “ trova i suoi fondamenti nella cultura pangermanica e razzista, dominante in Germania nella seconda metà dell’Ottocento, che porta ad una progressiva intolleranza razziale che poi trova la piena attuazione nel nazismo. Basti pensare che il partito di orientamento antisemita aumenta notevolmente la presenza in Parlamento, passando da 5 seggi nel 1890 a 16 nel 1893 ed a 21 nel 1907.

 

Questa “volontà di genocidio” probabilmente è stata determinata dalla volontà del Governo tedesco di punire gli Herero per l’onta della sconfitta subita da parte di un esercito appiedato,non addestrato e male armato e dal desiderio di trasformare la Colonia in una Regione di popolamento tedesca, come i Boeri avevano progettato di fare nel Transvaal e gli inglesi nel Kenya. Infatti, il clima dell’Altopiano Centrale è molto simile a quello della Germania. Però, l’emigrazione nella Colonia, per quanto incentivata, rimane molto contenuta, anche se superiore a quella registrata verso le altre Colonie tedesche. Ancora oggi, a Windhoek c’è una forte presenza tedesca, peraltro di cultura politica conservatrice.

 

Le conseguenza del genocidio in Germania

 

Le notizie del genocidio degli Herero trapelano fuori dalla colonia tedesca soprattutto ad opera di alcuni missionari, soprattutto cattolici, che da tempo denunciano le brutalità ed i soprusi dell’Amministrazione coloniale contro la popolazione locale.

 

Pertanto, gli ambienti cattolici tedeschi contestano sia la politica coloniale che la cruenta repressione attuata dai militari nelle Colonie. Infatti, nel 1905 le truppe tedesche reprimono duramente, dopo due anni di guerra, la rivolta dei Mahj-Mahj nell’Africa Orientale (Tanganika), dove vengono sterminati oltre 100.000 nativi.

 

Le proteste dei missionari cattolici trovano in Germania un ascoltatore nel Deputato del Partito del Centro Cattolico M. Eszberger, che denuncia nel Reichstag non solo la dura repressione attuata dai militari contro i nativi, contraria alla morale cristiana, ma anche la presenza di alcuni gravi scandali nell’Amministrazione Coloniale,soprattutto in Africa, che portano alla revoca del Governatore del Camerun.

 

Così il Governo tedesco è costretto a richiamare il gen. von Trotha ed a mandare nell’Africa Sud Occidentale un nuovo Governatore, che revoca l’ordine di sterminio ed istituisce, con l’aiuto dei missionari, dei campi per accogliere i superstiti del popolo Herero.

 

Nel dicembre 1906, il Governo tedesco non riesce a far approvare, per l’opposizione del Centro Cattolico e dei Socialdemocratici, finanziamenti supplementari per l’intervento militare nell’Africa Sud Occidentale.

 

Il Cancelliere von Bulow scioglie il Reichstag ed indice nuove elezioni, nelle quali la coalizione di centrodestra ottiene un’ampia maggioranza, che approva i finanziamenti per la campagna militare. Viene anche istituito il Ministero per le Colonie. Gli ambienti reazionari e pangermanici, appoggiati dalla Società Coloniale esultano e sulle atrocità commesse nelle Colonie contro le popolazioni locali (in particolare contro gli Herero ed i Nama) cala una cortina di oblio.

 

Dopo l’inizio della Prima Guerra Mondiale,il Sudafrica invade la colonia tedesca ed occupa il primo maggio 1915 la capitale Windhoek. Le popolazioni locali offrono il loro aiuto contro i tedeschi, ma i sudafricani lo rifiutano per motivi razziali.

 

Ben presto, tra i tedeschi ed i boeri si instaura un clima di collaborazione, non solo per le affinità culturali, ma anche per la comune ideologia razzista, che li porterà ad adottare per molti anni severe misure di apartheid nei confronti della popolazione di colore.



 

 

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